Simona e Simona: un simbolo di un mondo diverso



Segnalo alcuni stralci tratti da un articolo di Guglielmo Ragozzino sul Manifesto di oggi.
Mi sono piaciuti.
A.M.

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Il ritorno a casa di Simona Pari e di Simona Torretta è una vittoria importante per il il movimento della pace. La pace è davvero possibile. La pace non basta chiederla a gran voce, non basta sfilare per le città; bisogna agire, bisogna fare qualcosa: bisogna costruirla.

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Per venti giorni, discutendo, tra pochi o tra molte persone, nell'altalena di speranze e di timori, era sempre più necessario chiedersi chi o cosa le avesse spinte là fuori: e si faceva strada l'idea che erano là per tutti noi; e al tempo stesso, esaminando l'esperimento delle due Simone, la pace appariva sempre più come una bella patria, per la quale, se è il caso, si può anche morire; ma per la quale è splendido vivere, tutti insieme; e operare per difenderla e allargarla.

Una pace concreta; e due ragazze che hanno rincorso il proprio imperativo morale, lontano, fino a Baghdad. Per costruire o ricostruire qualcosa «qui e subito», dare una mano, portare acqua e cibo, medicine e coperte. Insegnare un gioco e una canzone a bambini di guerra.

La pace è «Un Ponte per...».

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Per venti giorni le due ragazze, insieme, sono state un simbolo di un mondo diverso, possibile, più ragionevole di quello che si disputano eserciti e rapitori: questi e quelli sono stati costretti a darsi da fare, a salvarle, trovando una soluzione.

Il pubblico, in Italia e altrove, se ne è accorto; e la pace ha fatto un passo in avanti.