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Re: gino strada
- Subject: Re: gino strada
- From: Comitato Paul Rougeau - RM <prougeau at tiscali.it>
- Date: Tue, 28 Sep 2004 11:00:39 +0200
Mancava, finora, un'analisi intelligente, completa e coraggiosa come questa. Dovremo ancora riflettere e ricercare, magari dopo l'auspicata liberazione dei quattro ostaggi. Complimenti e tanta solidarietà a Gino Strada! Giuseppe A 09.10 28/09/2004 +0200, vous avez écrit : >GINO STRADA > >L'ultima puntata dell'orrore iracheno - il rapimento di operatori umanitari >pone domande non più eludibili. Servono analisi e proposte: dobbiamo capire >e agire, e in fretta. >L'ultimo rapimento di Baghdad non è stato un fatto "occasionale", favorito >da circostanze, da occasioni che lo hanno reso possibile. E' stato >preparato, organizzato, premeditato, voluto. Perché? E' possibile che >Simona Torretta e Simona Pari siano state rapite in quanto italiane. Nel >settembre del 2002 venne lanciata in Italia la campagna "Fuori l'Italia >dalla guerra". Si disse, allora, che il ripudio della guerra sarebbe stato >un atto di etica e di civiltà, oltre che di rispetto per la Costituzione. >Ma si disse anche che l'Italia non avrebbe potuto imboccare a senso unico >la via della guerra. Perché quella é sempre una via a doppio senso, e a >carreggiate multiple: mentre si esporta guerra, la si sta anche importando, >anche se si cerca di nasconderlo. Contro la Costituzione, contro il diritto >internazionale e contro la volontà della maggioranza degli italiani il >parlamento e il governo italiani hanno deciso invece di portare il nostro >paese in guerra, in questa guerra. Le nostre truppe sono parte della forza >di aggressione al popolo iracheno, e possono continuare a restare in Iraq >solo se sparano contro gli iracheni. Ci siamo dentro fino al collo, oggi il >nostro paese e i suoi cittadini sono considerati nemici e quindi esposti >alla ritorsione. Così finisce che un essere umano possa diventare un >bersaglio solo perché italiano. Adesso siamo in guerra, e iniziano le >vittime anche dalla nostra parte. Non solo tra i "nostri ragazzi" militari >comandati ad essere occupanti. Perfino tra gli operatori di pace. Italiani: >basta la parola. >Oppure il senso dell'ultimo odioso atto è un altro? In Cecenia, nel paese >che "l'amico Vladimir" ha ridotto a un cumulo di macerie il governo russo >decise alcuni anni fa di non volere testimoni scomodi, possibili fonti di >informazioni sgradite. L'assassinio di sei operatori umanitari della croce >rossa internazionale - freddati nel sonno a Grozny con pistole col >silenziatore - ebbe l'effetto di far evacuare dalla Cecenia tutte le >organizzazioni umanitarie. Obiettivo raggiunto. E se così fosse anche ora? >Se questa fosse la strategia prodotta dagli ultimi eventi, dal rapimento >dei due giornalisti francesi, dall'assassinio di Enzo Baldoni? Non ci >sarebbe da stupirsi. Chi fa il tiro a segno sui civili, chi spiana villaggi >con le bombe, chi ha creato Abu Ghraib (e Guantanamo) non vede certo di >buon occhio la presenza in Iraq di operatori di pace, né di giornalisti che >non siano embedded. Rendere la loro scomoda presenza sempre più a rischio, >perfino eliminarla: può essere benissimo l'obiettivo dell' "amico George", >come lo è stato per l'amico Vladimir. "Non disturbate il manovratore". E >via tutti. E' successo in Cecenia, è successo in Afghanistan, e lo stesso >tentativo potrebbe essere in atto in Iraq. Ciò implicherebbe, naturalmente, >dirette e pesanti responsabilità dei servizi Usa e probabilmente anche dei >paesi che sostengono l'aggressione statunitense, inglesi e italiani in >prima fila. Nel mondo dei servizi segreti, chi fa che cosa e chi sta con >chi non è mai chiaro. Ne sia dimostrazione il fatto che tutti i servizi si >vantano di avere confidenti informatori e spie nel campo avverso, il che >vuol dire che sono tutti permeabili, manovrabili. >Ma c'è anche un'altra ipotesi. Che il tiro a segno e il rapimento di >persone di pace siano, semplicemente, un altro sintomo - gravissimo e con >prognosi infausta - del cancro della guerra. Altro che civiltà e >democrazia: quello cui stiamo assistendo in Iraq è un tragico e deprimente >esempio di barbarie. >E' una guerra dove opera, con significativa frequenza, anche il terrorismo >kamikaze. Se ne parla comunque troppo poco, e non a caso. Non si tratta di >un elemento "tecnico" - chi non ha a disposizione aerei senza pilota, >finisce col fare da pilota a una cintura imbottita. C'è molto di più. C'è >la decisione in molti di considerare la propria vita "a perdere", di >uccidersi >mentre uccide. Quando si arriva a quel punto, quando non si ha più alcun >rispetto per la propria vita, perché dovrebbe interessare il destino di >chiunque altro? Quella che si innesca è allora una catena di disumanità, >ferocia, odio. Ogni chiave di lettura ha un senso, e forse non c'è una >ragione soltanto. Per certo, lo scenario che abbiamo davanti è >agghiacciante. >Siamo entrati in un tunnel: ci ritroviamo in mezzo a una guerra >pericolosissima che la maggior parte dei cittadini non vuole per molte >ragioni, per esempio perché è un film già visto e non a lieto fine. Invece >noi, oggi, ci siamo dentro, ci ha portato il "club degli amici". >Non sono stati i soli, purtroppo. A favore della aggressione >all'Afghanistan votò oltre il 90% dei parlamentari, e ancora oggi alcuni >leader di coloro che si preparano - o aspirano - a governare (il termine >"opposizione" mi sembra davvero fuori luogo) rivendicano la giustezza di >quella decisione. Prima di questo governo di centrodestra, ci aveva portato >in guerra il governo di centrosinistra. E in un modo ancora più devastante, >se non altro per le >coscienze. Siamo stati trascinati in una guerra "umanitaria". Non si è >trattato solo di una menzogna volgare; la teoria della guerra umanitaria di >dalemiana memoria è la più vigliacca espressione di razzismo. Perché >autorizza in nome dei diritti umani a uccidere altri esseri umani >considerati evidentemente inferiori, visto che non si pensa a proteggere i >loro diritti >umani, primo tra tutti quello di essere vivi e di restarci il più a lungo >possibile. Una volta formulata e praticata, la "guerra umanitaria" è una >rottura con il pensiero sociale e civile degli ultimi due secoli, e trova >compimento e sviluppo nella "guerra preventiva". Se è lecito uccidere per i >diritti umani, perché non farlo per gli interessi nazionali o per garantire >il tenore di vita dei cittadini Usa? Anche interessi nazionali e tenore di >vita sono, in fondo, "diritti umani". E se è lecito ammazzare, perché >aspettare? Lo si faccia il prima possibile, nel modo (per loro) più >indolore ed efficiente. >Uniti nel portarci in guerra. E oggi uniti "contro il terrorismo". Uniti >nel raccontarci la bugia più grande, che la guerra sia qualcosa di diverso >dal terrorismo, e il terrorismo dalla guerra. La chiamano "unità >nazionale". La definirei piuttosto una sintonia di casta, come successe ai >tempi della guerra contro l'Afghanistan. Il paese invece, i cittadini, sono >perlopiù da >un'altra parte, non credo proprio siano d'accordo sull'essere in guerra. Ma >è la casta a decidere. Nel nostro paese c'è ormai così poca democrazia che >nessuno pensa di consultare i cittadini sulla decisione più importante che >pone a rischio la loro stessa vita: la guerra o la pace. Come la pensano >gli italiani? Perché non ce lo chiedono? Sarebbe semplice ma non credo >succederà, la casta non ama rischiare brutte sorprese. >Il movimento per la pace è chiamato oggi a un compito decisivo: elaborare >nuove forme di organizzazione dei cittadini e nuove strategie, perché in >Italia possa tornare a crescere la democrazia, si rispetti la Costituzione, >si inizi a percorrere il cammino del dialogo e della non-violenza, >abbandonando quello del razzismo e della bestialità. Nessuno farà regali, >non facciamoci illusioni. Il ripudio della guerra, che impone il ritiro >delle nostre truppe dall'Iraq, non verrà dall'"unità nazionale". Da lì, >finora, sono venute solo la teoria e la pratica della guerra. Il movimento >per la pace sono milioni di persone che vogliono tornare - o forse >incominciare - a essere cittadini, non semplici consumatori o strumenti del >consenso. E che credono nella democrazia come strumento per realizzare i >diritti umani, perché solo nel pieno rispetto dello sviluppo della persona, >e quindi di tutti gli esseri umani, sta la condizione indispensabile per la >pace. >Dall'altra parte sta chi pensa che la democrazia sia un puro gioco >elettorale, che i diritti umani siano un optional, e che si possa ammazzare >e torturare a piacimento. Sta al movimento per la pace fare in modo che >nessuno, in futuro, possa considerare i nostri concittadini, e noi stessi, >come "nemici". Lo deve anche a tutti coloro che hanno perso o che stanno >rischiando la vita per la guerra. Lo deve anche a Simona Torretta e Simona >Pari, che speriamo di vedere libere al più presto, con i loro colleghi >iracheni. > >-- >Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink. >Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html >Archivio messaggi: http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html >Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace >Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: >http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html > >
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