Re: Altri morti sulle "loro" coscienze



... sulle "NOSTRE" coscienze... io nn mi tiro indietro dalle mie responsabilità... forse e senza forse sono troppo inadeguato ad "abbattere" questi sconci... nn sono pronto a  rinunciare al fatto di sentirmi dalla parte del giusto senza fare nulla di tangibile... mi beo della mia "giustezza"...gli altri ne godono... tanto...dicono... parlano parlano ma i padroni del vapore siamo noi...decidiamo noi quanti morti ci servono per il ....MERCATO... ho comprato le margherite...ma perchè mi sento triste? 

angela bernardini <gorangero at tele2.it> wrote:Non so chi di voi ha letto oggi Repubblica. L'articolo in questione è sul
sito www.repubblica.it, non so se è anche sul giornale perchè oggi non l'ho
comprato. E' intitolato "L'Italia taglia i fondi per l'Aids.Sono troppe le
spese in Iraq" di Francesca Caferri. Mi sono venuti i brividi a leggerlo. Ve
lo copio, senza commenti, se non che, dopo i morti civili sotto le bombe,
gli ostaggi, i soldati, il nostro Paese avrà altre vittime sulla coscienza
per questa assurda carneficina che è la guerra in Iraq.




Bloccati i finanziamenti al Fondo globale sotto egida Onu nonostante
l'impegno ribadito durante il G8 del 2003
L'Italia taglia i fondi per l'Aids. Sono troppe le spese in Iraq
E' un caso unico fra i paesi donatori
Prossima scadenza a fine settembre
di FRANCESCA CAFERRI



ROMA - I soldi per la lotta all'Aids non ci sono: e non solo perché
l'economia non brilla e lo Stato taglia le spese dove può. Ma soprattutto
perché i fondi destinati sono in parte già stati spesi per altri "impegni
inderogabili assunti nel corso dell'anno", primo fra tutti la missione in
Iraq. Si riassume così la vicenda del mancato finanziamento 2004 da parte
dell'Italia al Fondo globale per la lotta all'Aids e alla Tubercolosi,
organismo che gestisce e coordina sotto le insegne delle Nazioni Unite la
lotta mondiale contro l'Aids e che proprio dall'Italia e dal presidente del
consiglio Silvio Berlusconi fu fortemente voluto e istituito nel G8 del 2001
a Genova.

Proprio al Fondo, che di quel vertice fu considerato dalla presidenza
italiana il massimo successo, Roma sta facendo mancare il suo sostegno,
nonostante l'impegno ribadito di fronte al mondo nel G8 dello scorso anno ad
Evian, in Francia. E in un momento in cui sull'impegno italiano nel mondo la
Farnesina sta giocando la partita per ottenere un seggio permanente nel
Consiglio di sicurezza dell'Onu.

La vicenda ha radici lontane: nel 2001 l'Italia, insieme agli altri membri
del G8 e ad altri paesi che hanno successivamente aderito, si è impegnata a
versare il proprio contributo - pari a 100 milioni di dollari annui - nelle
casse del Fondo Globale, che li avrebbe poi destinati ai paesi dove la lotta
contro l'Aids è più difficile. L'impegno è stato rispettato con puntualità
nel 2002 e nel 2003: non nel 2004. Alla prima scadenza - 31 luglio - Roma è
stata l'unico fra i paesi donatori a non versare la propria quota: e si
avvia verso un triste bis alla seconda scadenza, quella del 30 settembre,
considerata fondamentale a Ginevra. È in base ai soldi arrivati a quella
data infatti che gli Stati Uniti versano il proprio contributo, che non può
superare 1/3 del totale versato dagli altri paesi. Se non ci saranno i 100
milioni italiani dunque il totale sarà più basso e più basso il contributo
americano: un danno ulteriore stimato in 40 milioni di dollari.


A impedire il pagamento è stato il disegno di legge sull'assestamento del
Bilancio dello Stato in discussione alla Camera. In pratica, dovendo far
quadrare i conti, il ministro del Tesoro Domenico Siniscalco ha tagliato tre
capitoli di spesa del ministero degli Esteri per un totale di 250 milioni di
euro. Nel primo - il 2180 - erano compresi i 100 milioni di dollari del
Global fund: gli altri due contenevano invece i finanziamenti per gli
organismi multilaterali - Nazioni Unite in primis - e per le organizzazioni
non governative.

Il taglio ha generato una vera e propria sollevazione. Sollecitati da
politici, responsabili di ong e tecnici i ministri competenti, Sirchia per
la Salute e Frattini per gli Esteri, si sono impegnati a fare pressioni su
Siniscalco perché i fondi fossero ripristinati. Interrogato giovedì in
commissione Esteri della Camera da un gruppo di parlamentari guidati da
Valdo Spini e Laura Cima, il ministero degli Esteri, per bocca del
sottosegretario Mantica, si è impegnato a far di tutto per la "revisione di
queste misure" ma ha anche fatto presente la difficoltà del compito, dato
che "altri impegni inderogabili assunti nel corso dell'anno, tra i quali i
contributi all'assistenza umanitaria in Iraq e per la lotta alla
poliomielite, sono stati fatti gravare sugli stessi fondi". Come dire, i
soldi sono già stati spesi, dovremmo provare a trovarne altri.

Impegno che il governo sta provando a mantenere: giovedì in commissione
bilancio della Camera sono stati presentati alcuni emendamenti volti proprio
a liberare soldi per la lotta all'Aids. Ma in parte questi emendamenti sono
già stati dichiarati inammissibili, e quelli ammissibili, qualora fossero
approvati, sposterebbero solo due milioni di euro, una cifra del tutto
insufficiente.

Se poi, in extremis, il governo si muovesse con un provvedimento autonomo e
Roma riuscisse a saldare il debito entro dicembre - in modo da non risultare
insolvente per il 2004 - resterebbe il danno dovuto alla perdita dei soldi
americani. Comunque vada insomma, per colpa del ritardo italiano la lotta
all'Aids potrà contare nel 2004 su una cifra compresa fra i 40 e i 140
milioni di dollari in meno. Per capire gli effetti "reali" di ciò, basta un
calcolo: la terapia anti-retrovirale annuale per un malato di Aids nei paesi
in via di sviluppo costa fra i 250 e i 600 dollari. Far mancare milioni di
dollari significa condannare a morte migliaia di persone.


(26 settembre 2004)






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