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"La scuola di Beslan" di Evghenij Evtushenko
- Subject: "La scuola di Beslan" di Evghenij Evtushenko
- From: "Daniele Barbieri" <pkdick at fastmail.it>
- Date: Thu, 16 Sep 2004 18:52:22 +0200
La scuola di Beslan di Evghenij Evtushenko Io sono uno che non ha mai finito una scuola in vita sua Uno che ha sempre pagato per le malefatte altrui ma ora vengo a te, Beslan, per imparare davanti alle rovine della scuola tua. Beslan, lo so, sono un cattivo padre io, ma davvero dovrò assistere alla fine di tutti i cinque figli miei sopravvivendo nella vecchiaia per castigo? Lo so, non sono in una città straniera mentre cerco il mio cuore tra i fiotti del dolore inciso goffamente col coltello in quell'ultimo banco bruciato della scuola. Che cosa sarai mai in Russia tu, o poeta? Paragonato al tritolo, sei un moscerino. E non abbiamo oggi scusa alcuna se sulla terra tutto questo accade. Come ad un tratto lì a Beslan tutto si fonde ancora: l'inafferrabilità, il caos, l'orrore l'imperizia di saper salvare senza fare vittime e al tempo stesso tutte quelle storie di coraggio. E il passato, guardandoci, trema e il futuro, promessa innocente, tra i cespugli si sottrae al presente che gli spara alla schiena. Ma la mezza luna abbraccia la croce. Tra i banchi bruciati e tra i cespugli come fratelli vagano Maometto e Cristo raccogliendo dei bambini i pezzi. Oh Dio dai tanti nomi, abbracciaci tutti! Che davvero dovremo seppellire senza gloria accanto ai bambini di ogni credo noi stessi nel cimitero di Beslan? Quando andavano i convogli in Kazakhstan, stracolmi di ceceni ammassati l'un sull'altro, il terrore futuro si stava generando là, nel liquido amniotico di quei nascituri. Laggiù, in quella prima culla sempre più cattivi, si stringevano loro, felici di nascondersi così, eppur sentivano attraverso il grembo della madre il calcio dei fucili sulle teste. E certo non pregavano Mosca che li confinava nella steppa, dove tutto è piatto e spoglio, come se per incanto sulla terra Satana avesse cancellato i monti antichi. Ma la lama ricurva della luna, lì tra le fessure nei tetti delle case di terra ricordava loro il segreto dell'Islam tra gli slogan sovietici dell'inganno E l'arroganza plebea di Eltsin, e la fanfaronata di Graciov su quella "guerra-lampo" li spinsero poi verso i primi attentati, e allora alla guerra non ci fu più scampo... Le kamikaze cecene portano esplosioni sul petto, alla vita, e al posto della collana al collo. E come sempre, tanti più morti si lasciano alle spalle tanto più basso è il prezzo della vita. Com'è cambiato il volto del firmamento, la tenebra a Beslan esplode solo per i tank, e ha sussultato al pensiero della fine in quella scuola e il quel campo di basket laggiù la mina innescata da Stalin. Ma a niente serve la vendetta. Salvaci, Dio dai molti nomi, dalla vendetta. Finché ci sono ancora bimbi vivi, non ci dimentichiamo la parola "insieme". Nessuno di noi è eroe da solo, ma dinnanzi alla nuda verità tutti noi siamo nudi. Io sto insieme ai bambini bruciati. Sono anch'io uno di loro... Uno della scuola di Beslan. (traduzione di Nadia Cicognini)
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