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del mondo kurdo n20
- Subject: del mondo kurdo n20
- From: "uiki.onlus" <uiki.onlus at fastwebnet.it>
- Date: Mon, 30 Aug 2004 20:41:54 +0200
Del Mondo Kurdo n20 A cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia - Via Gregorio VII n. 278, 00165 Roma Tel. 06636892 - Fax. 0639380273 - Email: uiki.onlus at fastwebnet.it - Internet: www.kurdistan.it Sommario : 1. 376 richieste in 20 giorni al Göç-Der di Van 2. Il Governatorato ha ammonito il Direttore del Corso di Lingua Kurda affinché non venga esposta la fascia tricolore rossa, gialla e verde 3. Luoghi di sepoltura di massa scoperti Bitlis 1. 376 richieste in 20 giorni al Göç-Der di Van,/ DIHA-10 agosto 2004 Negli ultimi 20 giorni 376 persone si sono rivolte al Göç-Der (Associazione Migranti per la Cooperazione Sociale e la Cultura), presentando richieste di risarcimento danni sulla base della legge numero 5233 del 2004 sul "risarcimento dei danni derivanti dal terrorismo e dall'azione di contrasto del terrorismo", approvata dal Parlamento e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 17 luglio 2004. Le denunce sono state raccolte dal Göç-Der, attraverso la compilazione di appositi formulari compilati e il mandato è stato poi conferiti a un gruppo di legali. Secondo le dichiarazioni del responsabile del Göç-Der di Van, Giyessetin Gultepe, ogni giorno pervengono nuove richieste e le denunce vengono a volte presentate collettivamente da più persone. È il caso di 286 abitanti del quartiere Yalivermez di Van che hanno sporto denuncia contemporaneamente. Richieste di risarcimento stanno giungendo anche da molte persone emigrate dalla zona di Hakkari. Sempre secondo Giyessetin Gultepe, il numero delle denunce presentate potrebbe aumentare notevolmente e presto si potrebbe arrivare a 1000 richieste di risarcimento presentate.. 2. Il Governatorato ha ammonito il Direttore del Corso di Lingua Kurda affinché non venga esposta la fascia tricolore rossa, gialla e verde/ DIHA-21 agosto 2004 Con un intervento nel mondo dei colori il Governatorato di Diyarbakir ha intimato che durante il Corso di Lingua Kurda si rinunci ad esporre la fascia contenente i colori rosso, giallo e verde. Il direttore del Corso, Mehmet Vahit Gunes, ha dichiarato che il Governatorato lo ha ammonito verbalmente proprio riguardo all'uso della fascia, senza però adottare atti formali: "Il Governatorato non intendeva risolvere la questione ricorrendo alla forza e pertanto ci ha richiesto di rimuovere la fascia", ha affermato Gunes. Nell'ultimo periodo, lo svolgimento del Corso d'Insegnamento Privato di Lingua Kurda ha incontrato, proprio a causa dell'esposizione della fascia tricolore che porta anche il nome del corso stesso. Per tre giorni consecutivi, funzionari della stazione di polizia di Diyarbakir si sono recati presso la sede del Corso, con l'intento di far eliminare la fascia tricolore. Il direttore del Corso ha dichiarato: "Teniamo tre fasce differenti unicamente a scopo pubblicitario e abbiamo utilizzato questi colori, amati dalla gente di questa regione, sia per cercare di attrarre l'attenzione, sia per il loro significato filosofico e mitologico. Delle tre fasce esposte, tuttavia solo una è stata ritenuta idonea ai protocolli ufficiali e il Governatorato, senza adottare alcun atto ufficiale, ha pertanto richiesto la rimozione delle altre due fasce. Se l'intenzione del Governatorato è di continuare nella richiesta di rimuoverle, qualcuno dovrà venire qui e farlo di forza perché noi non abbiamo nessuna intenzione di farlo spontaneamente ". Gunes non è l'unico a dover affrontare questa situazione, che si ripete anche a Batman, Van, Adana e Urfa. Benchè non vi sia ancora nessun intervento dell'autorità giudiziaria, il direttore della sezione dell'Associazione Diritti Umani (IHD) di Diyarbakir, Selahattin Demirtas, si è recato nella sede del corso per fornire consulenza giuridica, dichiarando: "Questo corso è stato istituito adempiendo ad ogni obbligo. La fascia è stata esposta conformemente alle procedure previste. Le due fasce in discussione sono esposte come richiamo pubblicitario e la normativa pubblica riguardante i vessilli non dovrebbe potersi applicare a fasce espose per scopi "commerciali". Conseguentemente non interpretiamo l'intimazione del Direttorato per l'Istruzione Nazionale di Diyarbakir come una richiesta legale vincolante". Demirtas ha anche aggiunto: "Non solo sosterremo il Corso d'Insegnamento Privato della Lingua Kurda a Diyarbakir ad ogni costo e interverremo a fronte di qualsiasi violazione dei diritti culturali, ma ci aspettiamo che, qualora questa diatriba arrivi al cospetto di un tribunale, il tribunale stesso ci dia il permesso di esporre codeste fasce". 3. Luoghi di sepoltura di massa scoperti Bitlis./ DIHA-23 agosto 2004 Lugubre scoperta a Tatavan, nel distretto di Bitlis, dove in due luoghi distinti, sono state scoperte altrettante fosse comuni. Le fosse, probabilmente risalenti al 1994, contenevano i resti di guerriglieri del PKK, calzature di foggia particolare, denominate Mekap, solitamente utilizzate dagli esponenti del PKK, e vari indumenti di tipo militare. Varie fonti concordano nel sostenere che nella fossa comune rinvenuta sul monte Kender sarebbero contenuti i resti di 13 persone, morti a seguito di un'operazione militare, durante la quale le forze governative turche uccisero anche 30 civili. Tra coloro che persero la vita a seguito degli scontri e che lì sono stati sepolti figurano il Comandante Lokman e un giovane di nome Aytekin Sezgin, nato nel 1973 e originario dell'area di Batman. La ricostruzione dei fatti è stata resa possibile anche grazie alla testimonianza di un abitante di un villaggio dell'area, che si recò segretamente a visitare il luogo di sepoltura a seguito delle operazioni e che ha riferito che i soldati turchi, con la collaborazione di infami guardiani di villaggio, provarono a celare i cadaveri ricoprendoli non solo di rami e cespugli,, ma anche di rifiuti e macigni. Quanto alla fossa comune rinvenuta alla sommità del Monte Bindaki, si ritiene che siano presenti i resti di 19 guerriglieri che persero la vita a seguito di scontri con l'esercito turco che si protrassero per circa un triennio. Tre abitanti di villaggi dei dintorni, che, per proteggersi, hanno preferito non dichiarare i loro nomi, affermano che i guerriglieri furono catturati vivi e che i soldati turchi, dopo aver legato loro le mani dietro la schiena, li uccisero con raffiche di fucili mitragliatori. Fu un'esecuzione! Un pastore sessantenne della zona ha inoltre raccontato di un altro fatto avvenuto nei mesi estivi del 1994. In quel periodo componenti dell'esercito turco, con l'aiuto di collaboratori in abiti civili, giunsero in un'area distante circa una decina di chilometri dai luoghi in cui sono situate le fosse comuni . Un giorno, il pastore, che nonostante i rilevanti movimenti di truppe aveva portato le pecore a pascolare in quella zona. Udì un'improvvisa raffica di mitragliatrici. Cessati gli spari il pastore-testimone, radunato il proprio bestiame, si accinse ad allontanarsi dalla zona ma lungo il cammino s'imbatté in una trentina di cadaveri coperti alla meno peggio da rami e fogliame. Tutti i deceduti indossavano abiti civili. L'uomo ha aggiunto di esser ritornato sul luogo un paio d'anni orsono e di aver rinvenuto ossa tra i rami e il fogliame. Il luogo presentava lo stesso aspetto che aveva allorché il pastore vi era passato otto anni prima, nel 1994. Agli occhi di chi le ha scoperte quest'anno, le fosse comuni ricordano tristemente quelle rinvenute in Bosnia e Kosovo. Agli abitanti della zona, peraltro, le fosse sono note da 10 anni; il timore di subire persecuzioni da parte delle autorità statali e militari, ha però impedito che ai corpi fosse data appropriata sepoltura. proprio a causa delle scarsa accuratezza della sepoltura, si ritiene, inoltre, che altri resti siano stati in seguito tascinati puù a valle a seguito dello sciglimento delle nevi, e risultano dispersi nell'aria. La zona in cui sono state rinvenute le fosse comuni sono state dichiarate "non accessibili" dall'esercito turco e pertanto la popolazione locale è stata costretta ad abbandonare i villaggi non potendo più abitarvi. Le foto a www.kurdistan.it , www.uikionlus.com
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