30/06 Genova: un'ora in silenzio per la pace



Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

Incollo di seguito il testo del volantino che verrà distribuito domani, 30
giugno 2004, durante la centoventiquattresima "ora in silenzio per la pace"
che si terrà sui gradini del palazzo ducale di Genova
Norma Bertullacelli 010 5740871 347 3204042
Sergio Tedeschi 010 460483

Finchè c'è guerra c'è speranza

di far soldi, ma a che prezzo?

Le armi uccidono due volte: la prima perchè tolgono la vita, la seconda
perché tolgono risorse per le spese civili e sociali. Ne sanno qualcosa i
paesi poveri che sono costretti a comprare armi invece di affrancare i loro
popoli dalla fame e dalle malattie.


Dopo l '11 settembre 2001 c'è stata una ripresa nella produzione e nel
commercio delle armi. Il mercato tira.


Ci dicono che occorre essere armati per combattere il terrorirsmo quando
tutti sanno bene che l'attacco alle torri gemelle fu portato con temperini e
armi simili. Le "nazioni civili" combattono il terrorismo impiegando
micidiali, sofisticatissimi e costosissimi strumenti di morte.


Il SIPRI (Stockholm Inernational Peace Research Institute), che è la più
qualificata e riconosciuta fonte di informazione a livello mondiale sulla
produzione e il commercio di armi e sistemi d'arma, informa che dopo l'11
settembre si sta stabilizzando una spesa militare globale di 956 miliardi di
dollari per anno.

Questo spreco militare, dice sempre il SIPRI, supera largamente l'intero
debito dei paesi poveri verso gli altri . I paesi ricchi impiegano meno di
un decimo annuo della loro spesa militare per gli aiuti ai paesi poveri.


In questo quadro il Parlamento del nostro paese ha modificato la legge 185
sul commercio delle armi svincolando così la produzione ed il commercio da
una serie di condizioni, controlli e restrizioni che rendevano la 185 una
legge tra le più avanzate in materia (per esempio limitava il flusso di armi
verso paesi belligeranti, regimi sanguinari, dittature ecc.).


Ribelliamoci a questa logica di morte


Paghiamo per la pace e non per la Guerra