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Le Forze di difesa popolare interrompono il cessate il fuoco unilaterale
- Subject: Le Forze di difesa popolare interrompono il cessate il fuoco unilaterale
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- Date: Tue, 1 Jun 2004 13:59:42 +0200
UIKI-ONLUS Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia Comunicato stampa Le Forze di difesa popolare interrompono il cessate il fuoco unilaterale Il Congresso straordinario del KONGRA-Gel, che si è appena concluso sulle montagne del Kurdistan meridionale, tenutosi per una discussione inerente alcune problematiche interne e il proseguimento delle attività statutarie, ha deciso di sostenere e confermare la strategia di risoluzione politica della questione kurda, nell'ambito di una democratizzazione degli stati in cui il popolo kurdo vive, secondo le linee indicate dal presidente Abdullah Ocalan, ma ribadendo la decisione presa dalle Forze di difesa popolare (HPG), che a seguito delle pesantissime operazioni militari ha indicato nella giornata del 1. giugno 2004 la fine del cessate il fuoco unilaterale. Il KONGRA-Gel ha deciso di proseguire con azioni di tipo democratico verso la realizzazione, nello specifico attuale, di una costituzione federativa dell'Iraq, e di risoluzione politica della questione kurda in Medioriente. Nel dicembre 1998 Adbullah Ocalan, l'indiscusso leader del popolo kurdo, durante la sua permanenza in Italia ha inteso proseguire la sua strada propositiva di risoluzione della questione kurda e più volte fece appello alle forze democratiche italiane ed europee per istituire una Conferenza Internazionale per la soluzione politica della questione kurda in Turchia e in Medioriente. La volontà kurda di proporre ed elaborare delle soluzioni compiute e percorribili è stata sempre ignorata a livello internazionale, concedendo alla Turchia ogni volta nuovi alibi per non affrontare in maniera seria la questione. Ne è stata un esempio la tragica conclusione della vicenda giudiziaria nei confronti dei due gruppi di pace del PKK, che nel 2000 sono stati inviati in Turchia, dall'Europa e dalle montagne, come azioni simboliche della determinazione della parte kurda alla pace. Nonostante azioni come queste, nel silenzio della comunità internazionale, la parte kurda ha proseguito per sei anni nella sua intenzione di non ricorrere alla violenza e alla morte per la soluzione del problema kurdo, un problema che riguarda venti milioni di kurdi che vivono in Turchia, milioni di esuli nel mondo, 4mila villaggi distrutti, decine di migliaia di vittime del conflitto ignorato dal mondo e definito a bassa intensità dai generali turchi. Oggi, Abdullah Ocalan si trova imprigionato ad Imrali dove ha trascorso gli ultimi cinque anni, come unico prigioniero, nell'oblio generale, esattamente come è per il popolo kurdo. Le autorità turche non hanno mai voluto prendere in considerazione il ruolo pacificatore che Abdullah Ocalan ha svolto in questi anni, dopo aver dato al popolo kurdo una speranza di rinascita. È stato lui stesso infatti a dichiarare due settimane fa alle autorità e all'opinione pubblica internazionale, attraverso i suoi difensori, gli unici che possono incontrarlo, che il suo ruolo ispiratore di pace, vista la condotta e l'atteggiamento dei militari e delle autorità turche, ormai si affievoliva, lasciando così nelle mani delle Forze di difesa popolare (HPG) ogni decisione. Sono ormai alcuni mesi che nel Kurdistan turco gli scontri tra esercito e guerriglieri si sono fatti sempre più sanguinosi e per questa ragione la legittima difesa, che spingeva le Forze di Difesa Popolare all'azione, non ha più senso, la guerra nel Kurdistan turco è ormai di nuovo realtà (in allegato la dichiarazione completa delle HPG). Purtroppo l'inserimento del Kongra-Gel nella lista delle organizzazioni terroriste dell'UE, motivato falsamente dal suo essere una mera prosecuzione del PKK, non ha fatto altro che dare il lasciapassare alle forze militari turche per proseguire sulla strada del terrorismo di stato e dell'annientamento di un popolo. L'Europa, attraverso l'indifferenza dei suoi governi, non ha mai voluto intervenire a sostegno e per il riconoscimento della parte kurda come interlocutore politico per facilitare e avviare un reale processo di risoluzione della questione, così oggi potrà e dovrà ritenersi complice del precipitare degli eventi. Da oggi il Kurdistan turco è nuovamente teatro di guerra, da oggi non si avranno che nuove vittime da entrambe le parti ad insanguinare l'area e gli animi della popolazione. Una popolazione che tenacemente si è battuta da cinque anni per avviare una vera democratizzazione della Repubblica turca nella fratellanza e nella pace, popolazione che per prima si è sentita criminalizzata da questa decisione. Non c'è stata la volontà internazionale di sostenere i kurdi nella loro lotta di risoluzione pacifica e politica, i kurdi sono stati lasciati soli a morire sulle montagne kurde nel silenzio generale, nell'indifferenza, lasciando che la Turchia continuasse ad imporre la guerra come soluzione. Del resto che cosa ci si poteva aspettare da un Occidente democratico che si arma in guerre preventive senza senso e distruttrici, oltre che della vita, della dignità dei popoli? Facciamo appello affinché da ogni parte d'Italia e d'Europa si diffonda il grido di dolore che il popolo kurdo da oggi, una volta ancora e una volta in più, lancia chiedendo una soluzione della questione in Turchia e nel Medioriente. Roma, 1 giugno 2004 Via Gregorio VII n. 278 - 00165 Roma Tel. 06636892 Fax. 0639380273 Email: uiki.onlus at tin.it
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