TORTURA




17 maggio 2004

17/05/1954 Brown vs. Board of Education of Topeka



Non mi preoccupano le foto false. Mi preoccupano le torture vere.
Mi inquieto nel vedere gli inglesi occuparsi di quello che scrivono i loro
giornali e non di quello che combinano i loro soldati e i loro governanti.
I terroristi, islamici o cattolici che siano, mi spaventano, ma ancor più
mi sgomenta la tranquillità con cui soldati "democratici" si possono
trasformare in torturatori. Irritante è lo starnazzare degli americanisti
da quattro soldi: quelli che strillano che le democrazie individuano le
mele marce e le puniscono, quelli che credono che gli iracheni debbano
essere orgogliosi di essere torturati a morte da qualche depravato, quelli
che credono che una testa mozzata pareggi tutto, quelli che non leggono i
rapporti dello Human Rights Watch e di Amnesty International.

Questa storia poi delle mele marce è una balla colossale. In realtà non ci
sono mele marce. Ci sono organizzazioni marce. Ancor più grande è la balla
delle punizioni. In Israele nessuno ha pagato per torture e uccisioni. La
Francia non ha ancora fatto i conti con la tortura in Algeria e la Gran
Bretagna con quella in Irlanda del nord. Noi italiani, nel nostro piccolo,
non li abbiamo fatti con Bolzaneto. Nelle normali carceri americane la
tortura è endemica e nelle carceri in Iraq, Afganistan e a Guantanamo è
programmata al più alto livello. La tanto citata strage di Mi Lay fu
preceduta da stragi accuratamente nascoste (lo sappiamo solo ora grazie al
Toledo Blade) e la famosa punizione, per centinaia di civili inermi
torturati, stuprati e assassinati, si ridusse a tre giorni di carcere per
il solo Ten, Calley. In Iraq si vuol far sparire la faccenda il più
velocemente possibile e persino le tre scimmiette che ci governano si
dovrebbero preoccupare dell'incredibile velocità con cui si sono approntati
i processi ai torturatori.

L'unica cosa positiva in tutta questa spaventosa faccenda è la rivincita
dei diritti umani. Dati per morti sono in realtà più vivi che mai, anche se
l'opinione pubblica mondiale si è svegliata solo dopo la pubblicazione
delle fotografie.

Claudio Giusti





Può darsi che qualcuno di voi sia finito per sbaglio nella mia rubrica.
FATE CIRCOLARE QUESTO MESSAGGIO!

Non dimenticate mai che la lotta per i diritti umani e contro la pena di
morte è la stessa in tutto il mondo

COMITATO "3 LUGLIO 1849"
Per i diritti umani, contro la pena di morte
Membro fondatore della World Coalition Against Death Penalty
 DOTT. CLAUDIO GIUSTI

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La Repubblica Romana fu il primo stato sovrano a scrivere nella propria
costituzione l'abolizione totale della pena di morte, il 3 luglio 1849. Il
Comitato, ispirandosi alla tradizione libertaria ed abolizionista del
nostro Paese, si batte contro la pena di morte e per il rispetto dei
diritti  umani indicati agli articoli  2 - 21 della Dichiarazione
Universale.