[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
E_mail A Sinistra_maggio 2004
- Subject: E_mail A Sinistra_maggio 2004
- From: "A Sinistra" <giancanuto at email.it>
- Date: Sun, 16 May 2004 21:28:34 +0200
A SINISTRA Movimento Politico Antiliberista BRINDISI www.asinistra.it INFORMAZIONI DA BRINDISI E PROVINCIA Invio questa e.mail con qualche giorno di ritardo perché il nostro Movimento è stato colpito, la sera del 13 maggio, dalla dolorosa e prematura scomparsa di Franco Esperti. A seguito di una lunga malattia (definita ancora "incurabile" dalla medicina) "sopportata" con Fede, speranza, dignità e pazienza da questo "sconosciuto" testimone del nostro tempo che è stato Franco, uno dei nostri più cari amici e socio fondatore di A Sinistra. Utilizzeremo in futuro, appena avremo la serenità per poterlo fare al meglio, altre occasioni per ricordarlo come cristiano, operatore di pace, lavoratore, sindacalista, artista e poeta oltre che padre di famiglia ed insostituibile compagno di convivialità e baldoria. Per ora solo la calorosa vicinanza di tutti gli amici alla moglie Anna Cavaliere (fondatrice anch'essa di A Sinistra) ed alla figlia Raffaella. Così come il nostro Movimento è vicino alla famiglia dell'avv. Carlo De Carlo, co-fondatore del Forum Ambiente-Sviluppo e Salute, che il 9 di maggio si è spento dopo una dolorosa malattia e non prima di aver sottoscritto gli ultimi comunicati che allego a questa e.mail di informazioni. Antico testimone di battaglie ambientaliste nella città di Brindisi che ora altri proveranno a continuare anche in suo nome. Sommario delle info di questa e.mail * La drammatica e ampiamente annunciata escalation degli orrori della guerra in Iraq in questo ultimo articolo di Michele DI SCHIENA; * A Bari il 9 maggio approfittando dei festeggiamenti per "San Nicola" patrono della città, il Sindaco uscente Di Cagno Abbrescia ha tenuto un vero e proprio comizio in Chiesa. Di seguito un commento, apparso sulle pagine della "Repubblica" di Bari, sempre di Michele DI SCHIENA; * Una dura nota a commento della richiesta di archiviazione che la Procura della Repubblica di Brindisi ha depositato per i reati di omicidio colposo relativi ai decessi di lavoratori del petrolchimico collegabili all'esposizione al cloruro di vinile e ad altre sostanze cancerogene. * Il Forum prende le distanze da un'intesa trasversale, tra partiti e alcune associazioni ambientaliste, che vanifica l'imponente manifestazione del 27 marzo contro il rigassificatore proponendone solo lo spostamento di sito. * Una cisterna esplode in un deposito del porto mercantile di Taranto con rischi incalcolabili. Un commento del dr. Maurizio Portaluri, di Medicina Democratica Appuntamenti * MARTEDI' 18 MAGGIO '04, inaugurazione sede Cobas Scuola di Brindisi. alle ore 18, presso la Scuola Media "L.da Vinci" (alle spalle del "Cesare Braico di Via Appia) incontro dibattito sul tema "Quale futuro per la scuola pubblica" Interviene Piero BERNOCCHI portavoce Nazionale COBAS Scuola; alle ore 20 inaugurazione della Sede in Via Settimio Severo 59 sempre con piero Bernocchi * SABATO 22 MAGGIO '04 alle ore 19 a Mesagne (BR) presso il Teatro "Shalom" dei Padri Carmelitani (nei pressi della Stazione Ferroviaria) Incontro dibattito su "I limiti dello sviluppo: scelte di un futuro sostenibile" con Alberto Castagnola. Incontro organizzato da una "rete" di associazioni di Mesagne; Giancarlo CANUTO - A SINISTRA - Brindisi AVVERTENZA - Legge 675/96: tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento di dati personali. Gli indirizzi e-mail provengono da conoscenze personali di amici e conoscenti, da contatti avuti sulla rete o da elenchi e servizi di pubblico dominio pubblicati su internet, da dove sono stati prelevati. Secondo l' articolo n. 1618 Par. 111 deliberato al 105° congresso USA, questo messaggio non può essere considerato SPAM poichè gli indirizzi utilizzati non sono presenti in nessuna lista. Questo messaggio ti è stato inviato perché, in un modo diretto o indiretto, sei entrato in contatto con la nostra attività di informazione. Se non vuoi ricevere queste informazioni basta semplicemente (senza messaggi di minaccia o altro) inviare una e-mail a giancanuto at aliceposta.it con in oggetto cancella GLI ORRORI DELLA GUERRA di Michele DI SCHIENA L'inferno si è materializzato in Iraq: bombardamenti a tappeto con armi di distruzione di massa su intere città e popolosi quartieri, attentati che provocano vittime anche fra donne e bambini in ogni contrada del Paese, cadaveri per le strade, feriti gravi senza ricovero e senza adeguata assistenza, morte e sofferenza, devastazioni e miserie, prigionieri sottoposti a torture da parte di militari delle forze occupanti con tecniche perfide e con inaudito sadismo, ostaggi uccisi o minacciati di morte, vendette inumane e crudeli ritorsioni che segnano il trionfo della ferocia e dell'odio e si spingono fino alla decapitazione di un giovane americano innocente. Ma l'inferno si è anche da anni insediato in Palestina dove gruppi di disperati uccidono e si uccidono, dove l'esercito israeliano spara all'impazzata distruggendo abitazioni civili e strutture pubbliche, dove il governo di Sharon emette e fa eseguire condanne a morte senza regole e senza processi. Un governo, quello di Tel Aviv, che, dovendo essere l'espressione di un popolo che ha tanto sofferto per ostracismi e stermini ad opera del razzismo, non dovrebbe riservare trattamenti persecutori in danno di un altro popolo che ha il diritto di costituirsi in Stato su una terra che gli è stata riconosciuta come propria dalla storia e da risoluzioni obbliganti sul piano del diritto internazionale. Uno scenario che provoca negli uomini degni di questo nome ribrezzo, repulsione ed orrore. Orrore per i disastrosi effetti di politiche imperiali e di guerre, effetti non "collaterali" ma diretti e prevedibili dei quali si accetta il rischio con lucida e cinica consapevolezza; orrore per la pervasività di una cultura fondata sulle ragioni della "potenza" che plaude alla forza ed irride la ragionevolezza e la mitezza; orrore per decisioni che nei fatti mortificano ed offendono il diritto alla vita ed altri diritti fondamentali; orrore per le dimensioni di una crisi morale che impedisce all'Occidente di capire come la "sua" globalizzazione sia un pugnale senza impugnatura che ferisce anche chi irresponsabilmente lo usa; orrore per una politica mondiale che accumula ricchezze in favore di pochi ed in danno dei più servendosi anche di un potenziale bellico in grado di annientare ogni tradizionale resistenza alimentando così il terrorismo. Il fatto è che dalla fine degli anni ottanta del secolo passato abbiamo assistito ad un crescente ricorso alla forza militare: l'occupazione di Panama per il controllo del canale, la guerra del Golfo, l'invasione di Haiti, gli interventi militari in Somalia ed in Ruanda, le due guerre balcaniche della Bosnia e del Kossovo, l'intervento in Afghanistan, oggi la guerra in Iraq e domani forse quella in Iran. Flagello questo al quale vanno aggiunte le persecuzioni del popolo palestinese, le violenze contro i ceceni, i curdi e i tibetani e molti altri popoli emarginati ed oppressi, il tutto condito dalle atrocità di un crescente terrorismo internazionale. A questa terribile escalation ha corrisposto l'inerzia o l'impotenza delle Nazioni Unite che sono apparse sottoposte ad un permanente ricatto da parte del governo americano e di altre grandi potenze. La Carta dell'Onu fu un patto solenne con il quale fu messo al bando, come è scritto nel suo preambolo, il flagello della "guerra", che per due volte nel corso della stessa generazione aveva provocato indicibili sofferenze all'umanità. In essa fu definito, contro le minacce alla pace, un complesso di misure tra le quali l'uso controllato della forza nelle forme e alle condizioni stabilite dal capo VII. All'indomani del secondo conflitto mondiale fu insomma stabilito, al fine di conseguire con mezzi pacifici la soluzione delle controversie internazionali, il monopolio della forza in capo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu attraverso l'istituzione di organismi militari permanenti alle sue dipendenze chiamati a svolgere di fatto funzioni di polizia internazionale. Quel patto è stato oggi dimenticato così come l'art. 11 della nostra Costituzione che ripudia la guerra, una grande disposizione di civiltà che è stata ripetutamente violata nel solco di una tendenza rivolta a considerarla inesistente o, quanto meno, caduta in desuetudine. E' in corso insomma un'operazione politica di normalizzazione costituzionale della guerra che punta a privare l'art. 11 di ogni valore vincolante. Ma il ripudio della guerra appartiene in dote al popolo italiano al quale spetta oggi la responsabilità di ripristinarlo delegittimando le scelte in senso contrario dei passati governi e soprattutto di quello attuale. Oggi più che mai è importante che una larga mobilitazione popolare impugni la bandiera dell'art. 11, una bandiera che i bipartisan di casa nostra hanno irresponsabilmente ammainato. Una mobilitazione perché l'Italia si tragga subito fuori dalla guerra in Iraq con la richiesta che sia l'Onu ad assumere la piena e concreta responsabilità per la possibile normalizzazione e pacificazione della situazione in quel martoriato Paese. Brindisi, 14 maggio 2004 IL COMIZIO IN CHIESA DEL SINDACO DI BARI di Michele DI SCHIENA San Nicola avrebbe "guidato" il lavoro del sindaco uscente di Bari Simeone Di Cagno Abbrescia che dopo due mandati consecutivi non più candidarsi alla carica di primo cittadino ma è capolista di Forza Italia nella consultazione elettorale per il rinnovo dell'amministrazione comunale che si svolgerà nel capoluogo pugliese il 12 e 13 giugno in concomitanza con le elezioni europee. La sorprendente "rivelazione" di questa celeste guida, di questa altissima sollecitudine è stata fatta dallo stesso beneficiario di tanta preziosa protezione in una sorta di comizio che egli ha potuto tenere dall'altare durante la solenne celebrazione eucaristica svoltasi il 9 maggio in occasione dei festeggiamenti in onore di san Nicola, patrono di Bari. Il sindaco Di Cagno Abbrescia, anche se in fascia tricolore, ha parlato nel suo intervento più in rappresentanza di se stesso che della città finora da lui amministrata dal momento che si è autoincensato affermando di aver svolto bene il suo mandato ed assicurando i partecipanti all'assemblea eucaristica che porterà avanti la sua opera positiva e fruttuosa (come d'altronde avrebbe potuto non considerarla tale convinto come è apparso dei "santi" favori di cui avrebbe goduto?) nel nuovo ruolo amministrativo al quale punta con la sua attuale candidatura. L'intervento del sindaco di Bari si commenta da sé, ma duole che vi sia stato quanto meno un difetto di prudenza da parte di chi ha consentito all'uomo politico di parlare durante la Messa senza peraltro - come i fatti fanno presumere - averlo pregato di centrare il suo discorso sulla sensibilità religiosa del popolo barese e sulle grandi domande di solidarietà, di giustizia e di pace che i suoi concittadini pongono all'attenzione della politica senza lasciarsi andare ad inopportuni straripamenti di carattere propagandistico. Una cautela questa suggerita anche alle gerarchie ecclesiastiche, ci pare, dal consiglio evangelico di essere "prudenti come serpenti", oltre che "semplici come colombe", una cautela doverosa che sarebbe risultata anche in linea con le direttive contenute nella Istruzione vaticana Redemptionis sacramentum, documento reso noto il 23 aprile scorso che, tra l'altro, così si esprime al n. 74: "Se vi fosse l'esigenza di fornire informazioni o testimonianze di vita cristiana ai fedeli radunati in Chiesa, è generalmente preferibile che ciò avvenga al di fuori della Messa. Tuttavia, per una grave causa, si possono offrire tali informazioni o testimonianze quando il sacerdote abbia pronunciato la preghiera dopo la comunione. Questo uso, tuttavia, non diventi consueto". E non sembra invero il 9 maggio nella Basilica di San Nicola ricorresse l'ipotesi di una "grave causa" per consentire, dopo la preghiera della comunione, il disinvolto intervento del sindaco di Bari che non aveva certo per contenuto una "informazione" religiosa né tanto meno una "testimonianza". Ora, l'Istruzione vaticana sugli abusi liturgici che è stata in alcuni ambienti cattolici oggetto di rilievi critici perché sembra porre sullo stesso piano cose diverse come la profanazione delle sacre specie e la "concelebrazione" di sacerdoti cattolici con ministri protestanti, è apparsa a molti credenti un freno alla creatività della comunità eucaristica locale e agli sviluppi positivi di quella concezione della Chiesa come "popolo di Dio" che è stata una delle più rilevanti ed illuminanti novità del Concilio Vaticano II. E non vi è dubbio che le perplessità ed i disagi che tale documento ha provocato per il minuzioso elenco dei comportamenti e degli atteggiamenti vietati, sarebbero destinati ad aggravarsi se il rigore che caratterizza il documento medesimo risultasse nella pratica, come è accaduto a Bari, a senso unico e cioè rivolto a comprimere la creatività del "popolo di Dio" a fronte di improprie ed ingiustificabili aperture verso le espressioni del potere politico comunque colorato e di qualsiasi altro potere. Vogliamo ritenere che si sia trattato solo, per la Chiesa di Bari, di un brutto infortunio largamente addebitabile alla intraprendenza elettoralistica di chi ha ritenuto di cogliere una propizia occasione per fare dall'altare un comizio seguito poi da un volantinaggio all'esterno della Basilica con la distribuzione di materiale propagandistico riproducente l'immagine del sindaco. Resta comunque il fatto che la distanza dal potere è condizione indispensabile per dare credibilità e slancio alla missione di evangelizzazione e di promozione umana che la Chiesa è chiamata a svolgere ponendosi solo al servizio della forza liberante e trasformatrice del vangelo. Brindisi, 11 maggio 2004 COMUNICATO STAMPA LA PROCURA DI BRINDISI CHIEDE ARCHIVIAZIONE PER I REATI DI OMICIDIO COLPOSO DEI LAVORATORI DEL PETROLCHIMICO Apprendiamo dalla stampa che la Procura della Repubblica di Brindisi ha depositato una richiesta di archiviazione per i reati di omicidio colposo relativi ai decessi di lavoratori del petrolchimico collegabili all'esposizione al cloruro di vinile e ad altre sostanze cancerogene. Prendiamo quindi atto che le parti lese, costituite da lavoratori ammalati e da famigliari di operai deceduti, potranno finalmente essere messe in condizione di esercitare il diritto di difesa opponendosi ad una decisione della Procura resa nota oltre un anno e mezzo addietro. Nel merito del provvedimento manifestiamo le più ampie riserve fondate su quanto abbiamo potuto finora sentire e leggere in TV e sulla stampa locale. Saranno ora i legali delle parti lese che svolgeranno in sede propria le loro argomentazioni con l'intento di dare un utile apporto all'accertamento della verità in modo che sia fatta veramente giustizia. Resta il fatto che le malattie correlabili alle sostanze impiegate nel petrolchimico continuano a manifestarsi tra gli ex lavoratori mentre nulla ci risulta essere stato ancora fatto, sia sul piano di possibili indagini che su quello epidemiologico e degli interventi istituzionali, per approfondire iniziali ma inquietanti evidenze di effetti morbosi collegabili alle predette sostanze anche tra le popolazioni residenti intorno all'area industriale. Con riferimento a taluni annunci riportati dalla stampa ci preme precisare che la consulenza posta a base della richiesta di archiviazione non è stata fornita - e non poteva ovviamente esserlo - dall'Istituto Superiore di Sanità o dall'Organizzazione Mondiale della Sanità ma da singoli esperti sotto la propria esclusiva responsabilità. Così come non è da trascurare che proprio altri illustri esperti, prima il Prof. Cesare Maltoni, successivamente deceduto, e poi il dott. Pietro Comba, risultano aver espresso pareri non certo in linea con le conclusioni poste a base della richiesta di archiviazione. Ci confortano le disponibilità ad assistere nelle loro ragioni le parti lese offerte da stimati studiosi della materia, di fama nazionale ed internazionale, i quali potranno dare un utile contributo all'accertamento dei fatti anche avvalendosi della "provvidenziale" pubblicazione di recentissimi studi che attribuiscono ulteriore forza persuasiva agli assunti delle parti lese. Le nostre associazioni che hanno svolto finora una vigilante opera di sensibilizzazione sulla vicenda, specialmente sul versante dei suoi risvolti sociali e politici, esprimono piena fiducia nel lavoro di approfondimento, di valutazione e di decisione che l'Ufficio del GIP si accinge a svolgere sospendendo pertanto ogni specifico intervento sulla vicenda processuale in questione fino alla conclusione dell'attuale fase. Brindisi, 6 maggio 2004 Forum Ambiente Salute e Sviluppo Medicina Democratica Comitato Vittime del Petrolchimico FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO c/o studio avv.Carlo De Carlo Via Casimiro 6 - Brindisi Tel.0831/524136 - fax 524137 --------------------------------- Brindisi, 8 maggio 2004 RIGASIFICATORE: UN'INTESA INACCETTABILE, NON CREDIBILE E TRASVERSALE La sbandierata intesa fra alcune associazioni ambientaliste ed i candidati di Centro destra e di Centro sinistra a Sindaco di Brindisi e a Presidente della Amministrazione Provinciale sullo spostamento del rigasificatore dalla sede originaria di Capo Bianco in un sito diverso, tra le aree protette delle Saline e di Cerano-Tramazzone, è a giudizio del Forum inaccettabile nei contenuti, inattendibile perché influenzata da interessi elettorali e preoccupante sul piano democratico perché appare sorretta da una logica politica trasversale e compromissoria i cui danni al territorio sono sotto gli occhi di tutti. E' per noi tale intesa inaccettabile perché contraddice la domanda espressa dalla manifestazione popolare del 27 marzo scorso durante la quale migliaia di cittadini si sono pronunciati, in quanto convocati su tale piattaforma, per una netta opposizione "senza se e senza ma" alla installazione del rigasificatore sul territorio della nostra provincia. Una opposizione motivata dall'ovvia considerazione che un impianto pericoloso per l'incolumità dei cittadini e pregiudizievole per l'economia locale non può diventare una realtà positiva se spostato di qualche chilometro da Capo Bianco in zone sempre vicine alla città e vicine anche ad altri agglomerati urbani che meritano certo uguale attenzione e tutela. E poi, come si può non considerare folle il fantomatico progetto di allocare un impianto offshore tra le aree protette delle Saline e di Cerano-Tramazzone per gli insostenibili impatti economici e territoriali che esso comporterebbe. Ed è anche chiara la fumosità e la strumentalità di quel "patto" ove si consideri che alcuni candidati continuano a ribadire la loro linea per la quale la questione del rigasificatore dovrà essere esaminata e decisa dai nuovi Consigli eletti a seguito delle prossime elezioni ricorrendo in tal modo ad una penosa tecnica del rinvio che punta chiaramente a lasciare le cose così come stanno. Quanto alle riserve che la cosiddetta intesa suscita per il momento elettorale in cui cade, ribadiamo la nostra persuasione per la quale il vecchio governo dell'economia locale ha provocato i disastri ed i danni che tutti conosciamo anche per la sua comprovata trasversalità che ha di fatto annullato qualsiasi differenza programmatica tra i due schieramenti mortificando la politica e trasformandola in pura gestione del potere fine a se stessa. Sorgono allora alcune domande. Si vuole,straparlando di rinnovamento, proseguire sulla vecchia strada che ci ha portato al punto in cui siamo? Sono solo i candidati e i parlamentari e non anche le forze politiche a livello soprattutto nazionale che devono prendere precisi impegni su questioni cruciali per il futuro della nostra città e della nostra provincia? Non avevamo forse appreso che alcuni partiti, segnatamente quelli di sinistra e di centro-sinistra, avevano espresso nelle loro direttrici programmatiche e nei loro programmi un netto orientamento di opposizione al rigasificatore ovunque lo si volesse installare sul nostro territorio? Per quanto ci riguarda proseguiremo con chiarezza e coerenza nel nostro impegno sociale rivolto a rivendicare un "autentico" mutamento del modello di sviluppo che, per essere veramente tale, deve necessariamente implicare il rifiuto del rigasificatore e di altri impianti pericolosi o dannosi. E lo faremo collegandoci appunto a quella forte domanda popolare che è stata espressa dalla manifestazione del 27 marzo, domanda che nessuno dovrebbe avere l'ardire di interpretare disinvoltamente a suo piacimento. Annino Baroni - Giovanni Caputo - Carlo De Carlo - Michele Di Schiena - Raffaella Guadalupi - Teodoro Marinazzo - Achille Noia - Mario Panessa -Michele Polignano - Maurizio Portaluri QUANDO I PERICOLI DERIVANO DALL'ECCESSO DI DELEGA di Maurizio Portaluri Una cisterna esplode in un deposito del porto mercantile di Taranto, un lavoratore rimane ferito, una nube nera si alza nel cielo della città. Si risvegliano gli incubi di un disastro o i timori per malattie che restano sopite per decenni e poi si manifestano quando nessuno più conserva memoria della esposizione nociva. Altri stabiliranno se vi siano colpe nell'accaduto, saranno stimati i danni alle persone ed alle cose, forse qualcuno stimerà il tipo di sostanze coinvolte nell'esplosione, la loro quantità e natura ed i volumi dei tossici dispersisi con la combustione. Qualcun altro si chiederà se c'era un piano di emergenza per la popolazione, obbligatorio per legge da oltre un decennio, e se gli abitanti di quella città sono stati istruiti circa le precauzioni da adottare in caso di incidenti come quello accaduto. Saranno gli organi di informazione a tenere desta l'attenzione sul problema insieme a qualche tenace spezzone della società civile. Ma non è in fondo questa la realtà della nostra vita urbana nella Puglia del XXI secolo? Una realtà fatta di pericoli antichi e recenti, alcuni noti ed altri nascosti, alcuni legati ad attività in corso ed altri eredità di imprese dismesse che hanno operato incautamente. E il tutto vicino a centinaia di migliaia di abitanti inconsapevoli. La memoria ci porta ad altri rischi presenti nella stessa città di Taranto, con il suo eccesso di tumori in generale e da amianto in particolare, una città dove è sufficiente transitare nella periferia per avvertire gli odori pesanti dell'industrializzazione. Come si può non pensare a Brindisi, alle immense quantità di carbone concentrate in pochi chilometri quadrati, al via vai di petroliere, al progetto di attracco per sommergibili nucleari e - tra tutto questo - a quello del grandissimo rigasificatore. Ci viene in mente Bari, con la tragedia non ancora conclusa della Fibronit le cui polveri hanno colpito anche le popolazioni prossime allo stabilimento e perfino gli inconsapevoli bagnanti. Non dimentichiamo Manfredonia che aspetta ancora la bonifica del sito Enichem così duramente interessato dall'arsenico noto cancerogeno. Non bastano più le leggi a tutela delle popolazioni e dei lavoratori. Leggi pregevoli erano state varate negli anni '50 eppure non sono riuscite ad evitare i continui decessi di lavoratori a cui assistiamo da venti anni a questa parte. Qualcosa evidentemente non ha funzionato. Si dirà che non hanno funzionato i controlli perché c'era una classe politica e tecnica incapace di fronteggiare l'industrializzazione e si potrebbero facilmente attribuire colpe a diversi soggetti sociali e politici che sono stati attori principali in questi decenni. Neppure la giustizia riesce a rimediare i guasti di certo modo distorto di lavorare così come non rimedia ai guasti della politica da quando ha potuto cimentarsi in questo settore. Non esiste probabilmente alternativa alla presa di coscienza collettiva dei rischi e dei diritti. Come le angurie messe a raffreddare nel cloruro di vinile a Brindisi, così gli scherzi con le polveri di amianto ci dovrebbero far comprendere non solo quanti danni abbia prodotto la mancata informazione dei soggetti esposti al rischio ma anche il ruolo negativo svolto dalla delega ai tecnici, ancorché capaci, di ogni valutazione sul "cosa" e "come" produrre. Le leggi ci sono sempre state, i controlli ambientali registrano ancora ritardi ma quello che è sempre mancato è stata la capacità di entrare nel merito di "cosa" e di "come" si produce. Anche le nuove industrializzazioni, da Manfredonia al Salento, continuano ad essere gravate da questo vizio che impedisce, se non rimosso, di evitare gli errori del passato giacché intendono sottrarsi non già ad una asettica valutazione di impatto ambientale ma ad una partecipata valutazione di impatto politico. La grande assente non è la "scienza" e neppure la "tecnologia sicura" ma la "politica" nel suo senso autentico, la partecipazione alla città ed ai suoi problemi. Una partecipazione che si sta ritirando da tutti i luoghi di vita e di lavoro lasciando il posto all'aumento dei rischi, dei pericoli e delle malattie, l'altra faccia della disoccupazione, del precariato e del profitto a vantaggio di pochi. Brindisi, 6 maggio 2004 -- Email.it, the professional e-mail, gratis per te: http://www.email.it/f Sponsor: Clicca qui: http://adv.email.it/cgi-bin/foclick.cgi?mid=&d-5
- Prev by Date: uruknet.info: ogni giorno, nuove notizie
- Next by Date: appello Gush Shalom
- Previous by thread: uruknet.info: ogni giorno, nuove notizie
- Next by thread: appello Gush Shalom
- Indice: