E_mail A Sinistra_maggio 2004



A SINISTRA
Movimento Politico Antiliberista
BRINDISI
www.asinistra.it
INFORMAZIONI DA BRINDISI E PROVINCIA

      Invio questa e.mail con qualche giorno di ritardo perché il nostro
Movimento è stato colpito, la sera del 13 maggio, dalla dolorosa e
prematura scomparsa di Franco Esperti. A seguito di una lunga malattia
(definita ancora "incurabile" dalla medicina) "sopportata" con Fede,
speranza, dignità e pazienza da questo "sconosciuto" testimone del nostro
tempo che è stato Franco, uno dei nostri più cari amici e socio fondatore
di A Sinistra.
      Utilizzeremo in futuro, appena avremo la serenità per poterlo fare al
meglio, altre occasioni per ricordarlo come cristiano, operatore di pace,
lavoratore, sindacalista, artista e poeta oltre che padre di famiglia ed
insostituibile compagno di convivialità e baldoria.
      Per ora solo la calorosa vicinanza di tutti gli amici alla moglie
Anna Cavaliere (fondatrice anch'essa di A Sinistra) ed alla figlia
Raffaella.
      Così come il nostro Movimento è vicino alla famiglia dell'avv. Carlo
De Carlo, co-fondatore del Forum Ambiente-Sviluppo e Salute, che il 9 di
maggio si è spento dopo una dolorosa malattia e non prima di aver
sottoscritto gli ultimi comunicati che allego a questa e.mail di
informazioni. Antico testimone di battaglie ambientaliste nella città di
Brindisi che ora altri proveranno a continuare anche in suo nome.


Sommario delle info di questa e.mail

* La drammatica e ampiamente annunciata escalation degli orrori della
guerra in Iraq in questo ultimo articolo di Michele DI SCHIENA;
* A Bari il 9 maggio approfittando dei festeggiamenti per "San Nicola"
patrono della città, il Sindaco uscente Di Cagno Abbrescia ha tenuto un
vero e proprio comizio in Chiesa. Di seguito un commento, apparso sulle
pagine della "Repubblica" di Bari, sempre di Michele DI SCHIENA;
* Una dura nota a commento della richiesta di archiviazione che la Procura
della Repubblica di Brindisi ha depositato per i reati di omicidio colposo
relativi ai decessi di lavoratori del petrolchimico collegabili
all'esposizione al cloruro di vinile e ad altre sostanze cancerogene.
* Il Forum prende le distanze da un'intesa trasversale, tra partiti e
alcune associazioni ambientaliste, che vanifica l'imponente manifestazione
del 27 marzo contro il rigassificatore proponendone solo lo spostamento di
sito.
* Una cisterna esplode in un deposito del porto mercantile di Taranto con
rischi incalcolabili. Un commento del dr. Maurizio Portaluri, di Medicina
Democratica

Appuntamenti

* MARTEDI' 18 MAGGIO '04, inaugurazione sede Cobas Scuola di Brindisi.
alle ore 18, presso la Scuola Media "L.da Vinci" (alle spalle del "Cesare
Braico di Via Appia) incontro dibattito sul tema "Quale futuro per la
scuola pubblica" Interviene Piero BERNOCCHI portavoce Nazionale COBAS
Scuola;
alle ore 20 inaugurazione della Sede in Via Settimio Severo 59 sempre con
piero Bernocchi
* SABATO 22 MAGGIO '04 alle ore 19 a Mesagne (BR) presso il Teatro "Shalom"
dei Padri Carmelitani (nei pressi della Stazione Ferroviaria) Incontro
dibattito su "I limiti dello sviluppo: scelte di un futuro sostenibile" con
Alberto Castagnola. Incontro organizzato da una "rete" di associazioni di
Mesagne;


 Giancarlo CANUTO - A SINISTRA - Brindisi

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GLI ORRORI DELLA GUERRA
di Michele DI SCHIENA
   L'inferno si è materializzato in Iraq: bombardamenti a tappeto con armi
di distruzione di massa su intere città e popolosi quartieri, attentati che
provocano vittime anche fra donne e bambini in ogni contrada del Paese,
cadaveri per le strade, feriti gravi senza ricovero e senza adeguata
assistenza, morte e sofferenza, devastazioni e miserie, prigionieri
sottoposti a torture da parte di militari delle forze occupanti con
tecniche perfide e con inaudito sadismo, ostaggi uccisi o minacciati di
morte, vendette inumane e crudeli ritorsioni che segnano il trionfo della
ferocia e dell'odio e si spingono fino alla decapitazione di un giovane
americano innocente. Ma l'inferno si è anche da anni insediato in Palestina
dove gruppi di disperati uccidono e si uccidono, dove l'esercito israeliano
spara all'impazzata distruggendo abitazioni civili e strutture pubbliche,
dove il governo di Sharon emette e fa eseguire condanne a morte senza
regole e senza processi. Un governo, quello di Tel Aviv, che, dovendo
essere l'espressione di un popolo che ha tanto sofferto per ostracismi e
stermini ad opera del razzismo, non dovrebbe riservare trattamenti
persecutori in danno di un altro popolo che ha il diritto di costituirsi in
Stato su una terra che gli è stata riconosciuta come propria dalla storia e
da risoluzioni obbliganti sul piano del diritto internazionale.
   Uno scenario che provoca negli uomini degni di questo nome ribrezzo,
repulsione ed orrore. Orrore per i disastrosi effetti di politiche
imperiali e di guerre, effetti non "collaterali" ma diretti e prevedibili
dei quali si accetta il rischio con lucida e cinica consapevolezza; orrore
per la pervasività di una cultura fondata sulle ragioni della "potenza" che
plaude alla forza ed irride la ragionevolezza e la mitezza; orrore per
decisioni che nei fatti mortificano ed offendono il diritto alla vita ed
altri diritti fondamentali; orrore per le dimensioni di una crisi morale
che impedisce all'Occidente di capire come la "sua" globalizzazione sia un
pugnale senza impugnatura che ferisce anche chi irresponsabilmente lo usa;
orrore per una politica mondiale che accumula ricchezze in favore di pochi
ed in danno dei più servendosi anche di un potenziale bellico in grado di
annientare ogni tradizionale resistenza alimentando così il terrorismo.
   Il fatto è che dalla fine degli anni ottanta del secolo passato abbiamo
assistito ad un crescente ricorso alla forza militare: l'occupazione di
Panama per il controllo del canale, la guerra del Golfo, l'invasione di
Haiti, gli interventi militari in Somalia ed in Ruanda, le due guerre
balcaniche della Bosnia e del Kossovo, l'intervento in Afghanistan, oggi la
guerra in Iraq e domani forse quella in Iran. Flagello questo al quale
vanno aggiunte le persecuzioni del popolo palestinese, le violenze contro i
ceceni, i curdi e i tibetani e molti altri popoli emarginati ed oppressi,
il tutto condito dalle atrocità di un crescente terrorismo internazionale.
A questa terribile escalation ha corrisposto l'inerzia o l'impotenza delle
Nazioni Unite che sono apparse sottoposte ad un permanente ricatto da parte
del governo americano e di altre grandi potenze. La Carta dell'Onu fu un
patto solenne con il quale fu messo al bando, come è scritto nel suo
preambolo, il flagello della "guerra", che per due volte nel corso della
stessa generazione aveva provocato indicibili sofferenze all'umanità. In
essa fu definito, contro le minacce alla pace, un complesso di misure tra
le quali l'uso controllato della forza nelle forme e alle condizioni
stabilite dal capo VII.
   All'indomani del secondo conflitto mondiale fu insomma stabilito, al
fine di conseguire con mezzi pacifici la soluzione delle controversie
internazionali, il monopolio della forza in capo al Consiglio di Sicurezza
dell'Onu attraverso l'istituzione di organismi militari permanenti alle sue
dipendenze chiamati a svolgere di fatto funzioni di polizia internazionale.
Quel patto è stato oggi dimenticato così come l'art. 11 della nostra
Costituzione che ripudia la guerra, una grande disposizione di civiltà che
è stata ripetutamente violata nel solco di una tendenza rivolta a
considerarla inesistente o, quanto meno, caduta in desuetudine. E' in corso
insomma un'operazione politica di normalizzazione costituzionale della
guerra che punta a privare l'art. 11 di ogni valore vincolante. Ma il
ripudio della guerra appartiene in dote al popolo italiano al quale spetta
oggi la responsabilità di ripristinarlo delegittimando le scelte in senso
contrario dei passati governi e soprattutto di quello attuale. Oggi più che
mai è importante che una larga mobilitazione popolare impugni la bandiera
dell'art. 11, una bandiera che i bipartisan di casa nostra hanno
irresponsabilmente ammainato. Una mobilitazione perché l'Italia si tragga
subito fuori dalla guerra in Iraq con la richiesta che sia l'Onu ad
assumere la piena e concreta responsabilità per la possibile
normalizzazione e pacificazione della situazione in quel martoriato Paese.
   Brindisi, 14 maggio 2004


IL COMIZIO IN CHIESA DEL SINDACO DI BARI
di Michele DI SCHIENA
   San Nicola avrebbe "guidato" il lavoro del sindaco uscente di Bari
Simeone Di Cagno Abbrescia che dopo due mandati consecutivi non più
candidarsi alla carica di primo cittadino ma è capolista di Forza Italia
nella consultazione elettorale per il rinnovo dell'amministrazione comunale
che si svolgerà nel capoluogo pugliese il 12 e 13 giugno in  concomitanza
con le elezioni europee. La sorprendente "rivelazione" di questa celeste
guida, di questa altissima sollecitudine è stata fatta dallo stesso
beneficiario di tanta preziosa protezione in una sorta di comizio che egli
ha potuto tenere dall'altare durante la solenne celebrazione eucaristica
svoltasi il 9 maggio in occasione dei festeggiamenti in onore di san
Nicola, patrono di Bari.
   Il sindaco Di Cagno Abbrescia, anche se in fascia tricolore, ha parlato
nel suo intervento più in rappresentanza di se stesso che della città
finora da lui amministrata dal momento che si è autoincensato affermando di
aver svolto bene il suo mandato ed assicurando i partecipanti all'assemblea
eucaristica che porterà avanti la sua opera positiva e fruttuosa (come
d'altronde avrebbe potuto non considerarla tale convinto come è apparso dei
"santi" favori di cui avrebbe goduto?) nel nuovo ruolo amministrativo al
quale punta con la sua attuale candidatura. L'intervento del sindaco di
Bari si commenta da sé, ma duole che vi sia stato quanto meno un difetto di
prudenza da parte di chi ha consentito all'uomo politico di parlare durante
la Messa senza peraltro - come i fatti fanno presumere - averlo pregato di
centrare il suo discorso sulla sensibilità religiosa del popolo barese e
sulle grandi domande di solidarietà, di giustizia e di pace che i suoi
concittadini pongono all'attenzione della politica senza lasciarsi andare
ad inopportuni straripamenti di carattere propagandistico.
   Una cautela questa suggerita anche alle gerarchie ecclesiastiche, ci
pare, dal consiglio evangelico di essere "prudenti come serpenti", oltre
che "semplici come colombe", una cautela doverosa che sarebbe risultata
anche in linea con le direttive contenute nella Istruzione vaticana
Redemptionis sacramentum, documento reso noto il 23 aprile scorso che, tra
l'altro, così si esprime al n. 74: "Se vi fosse l'esigenza di fornire
informazioni o testimonianze di vita cristiana ai fedeli radunati in
Chiesa, è generalmente preferibile che ciò avvenga al di fuori della Messa.
Tuttavia, per una grave causa, si possono offrire tali informazioni o
testimonianze quando il sacerdote abbia pronunciato la preghiera dopo la
comunione. Questo uso, tuttavia, non diventi consueto". E non sembra invero
il 9 maggio nella Basilica di San Nicola ricorresse l'ipotesi di una "grave
causa" per consentire, dopo la preghiera della comunione, il disinvolto
intervento del sindaco di Bari che non aveva certo per contenuto una
"informazione" religiosa né tanto meno una "testimonianza".
   Ora, l'Istruzione vaticana sugli abusi liturgici che è stata in alcuni
ambienti cattolici oggetto di rilievi critici perché sembra porre sullo
stesso piano cose diverse come la profanazione delle sacre specie e la
"concelebrazione" di sacerdoti cattolici con ministri protestanti, è
apparsa a molti credenti un freno alla creatività della comunità
eucaristica locale e agli sviluppi positivi di quella concezione della
Chiesa come "popolo di Dio" che è stata una delle più rilevanti ed
illuminanti novità del Concilio Vaticano II. E non vi è dubbio che le
perplessità ed i disagi che tale documento ha provocato per il minuzioso
elenco dei comportamenti e degli atteggiamenti vietati, sarebbero destinati
ad aggravarsi se il rigore che caratterizza il documento medesimo
risultasse nella pratica, come è accaduto a Bari, a senso unico e cioè
rivolto a comprimere la creatività del "popolo di Dio" a fronte di
improprie ed ingiustificabili aperture verso le espressioni del potere
politico comunque colorato e di qualsiasi altro potere.
   Vogliamo ritenere che si sia trattato solo, per la Chiesa di Bari, di un
brutto infortunio largamente addebitabile alla intraprendenza
elettoralistica di chi ha ritenuto di cogliere una propizia occasione per
fare dall'altare un comizio seguito poi da un volantinaggio all'esterno
della Basilica con la distribuzione di materiale propagandistico
riproducente l'immagine del sindaco. Resta comunque il fatto che la
distanza dal potere è condizione indispensabile per dare credibilità e
slancio alla missione di evangelizzazione e di promozione umana che la
Chiesa è chiamata a svolgere ponendosi solo al servizio della forza
liberante e trasformatrice del vangelo.
   Brindisi, 11 maggio 2004


COMUNICATO STAMPA

LA PROCURA DI BRINDISI CHIEDE ARCHIVIAZIONE PER I REATI
DI OMICIDIO COLPOSO DEI LAVORATORI DEL PETROLCHIMICO
  Apprendiamo dalla stampa  che la Procura della Repubblica di Brindisi ha
depositato una richiesta di archiviazione per i reati di omicidio colposo
relativi ai decessi di lavoratori del petrolchimico collegabili
all'esposizione al cloruro di vinile e ad altre sostanze cancerogene.
  Prendiamo quindi atto che le parti lese, costituite da lavoratori
ammalati e da famigliari di operai deceduti, potranno finalmente essere
messe in condizione di esercitare il diritto di difesa opponendosi ad una
decisione della Procura resa nota oltre un anno e mezzo addietro.
  Nel merito del provvedimento manifestiamo le più ampie riserve fondate su
quanto abbiamo potuto finora sentire e leggere in TV e sulla stampa locale.
Saranno ora i legali delle parti lese che svolgeranno in sede propria le
loro argomentazioni con l'intento di dare un utile apporto all'accertamento
della verità in modo che sia fatta veramente giustizia. Resta il fatto che
le malattie correlabili alle sostanze impiegate nel petrolchimico
continuano a manifestarsi tra gli ex lavoratori mentre nulla ci risulta
essere stato ancora fatto, sia sul piano di possibili indagini che su
quello epidemiologico e degli interventi istituzionali, per approfondire
iniziali ma inquietanti  evidenze di effetti morbosi collegabili alle
predette sostanze anche tra le popolazioni residenti intorno all'area
industriale.
  Con riferimento a taluni annunci riportati dalla stampa ci preme
precisare che la consulenza posta a base della richiesta di archiviazione
non è stata  fornita - e non poteva ovviamente esserlo - dall'Istituto
Superiore di Sanità o dall'Organizzazione Mondiale della Sanità ma da
singoli esperti sotto la propria esclusiva responsabilità. Così come non è
da trascurare che proprio altri illustri esperti, prima il Prof. Cesare
Maltoni, successivamente deceduto, e poi il dott. Pietro Comba, risultano
aver  espresso pareri non certo in linea con le conclusioni poste a base
della richiesta di archiviazione.
  Ci confortano le disponibilità ad assistere nelle loro ragioni le parti
lese offerte da stimati studiosi della materia, di fama nazionale ed
internazionale, i quali potranno dare un utile contributo all'accertamento
dei fatti anche avvalendosi della "provvidenziale" pubblicazione di
recentissimi studi che attribuiscono ulteriore forza persuasiva agli
assunti delle parti lese.
  Le nostre associazioni che hanno svolto finora una vigilante opera di
sensibilizzazione sulla vicenda, specialmente sul versante dei suoi
risvolti sociali e politici, esprimono piena fiducia nel lavoro di
approfondimento, di valutazione e di decisione che l'Ufficio del GIP si
accinge a svolgere sospendendo pertanto ogni specifico intervento sulla
vicenda processuale in questione fino alla conclusione dell'attuale fase.
  Brindisi, 6 maggio 2004
Forum Ambiente Salute e Sviluppo
Medicina Democratica
Comitato Vittime del Petrolchimico


FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO
c/o studio avv.Carlo De Carlo
Via Casimiro 6 - Brindisi
Tel.0831/524136 - fax 524137
---------------------------------

Brindisi, 8 maggio 2004

RIGASIFICATORE: UN'INTESA INACCETTABILE,
NON CREDIBILE E TRASVERSALE
  La sbandierata intesa fra alcune associazioni ambientaliste ed i
candidati di Centro destra e di Centro sinistra a Sindaco di Brindisi e a
Presidente della Amministrazione Provinciale sullo spostamento del
rigasificatore  dalla sede originaria di Capo Bianco in un sito diverso,
tra le aree protette delle Saline e di Cerano-Tramazzone, è a giudizio del
Forum inaccettabile nei contenuti, inattendibile perché influenzata da
interessi elettorali e preoccupante sul piano democratico perché appare
sorretta da una logica politica trasversale e compromissoria i cui danni al
territorio sono sotto gli occhi di tutti.
  E' per noi tale intesa inaccettabile perché contraddice la domanda
espressa dalla manifestazione popolare del 27 marzo scorso durante la quale
migliaia di cittadini si sono pronunciati, in quanto convocati su tale
piattaforma, per una netta opposizione "senza se e senza ma" alla
installazione del rigasificatore sul territorio della nostra provincia.
  Una opposizione motivata dall'ovvia considerazione che un impianto
pericoloso per l'incolumità dei cittadini e pregiudizievole per l'economia
locale non può diventare una realtà positiva se spostato di qualche
chilometro da Capo Bianco in zone sempre vicine alla città e vicine anche
ad altri agglomerati urbani che meritano certo uguale attenzione e tutela.
E poi, come si può non considerare folle il fantomatico progetto di
allocare un impianto offshore tra le aree protette delle Saline e di
Cerano-Tramazzone per gli insostenibili impatti economici e territoriali
che esso comporterebbe.
  Ed è anche chiara la fumosità e la strumentalità di quel "patto" ove si
consideri che alcuni candidati continuano a ribadire la loro linea per la
quale la questione del rigasificatore dovrà essere esaminata e decisa dai
nuovi Consigli eletti a seguito delle prossime elezioni ricorrendo in tal
modo ad una penosa tecnica del rinvio che punta chiaramente a lasciare le
cose così come stanno.
  Quanto alle riserve che la cosiddetta intesa suscita per il momento
elettorale in cui cade, ribadiamo la nostra persuasione per la quale il
vecchio governo dell'economia locale ha provocato i disastri ed i danni che
tutti conosciamo anche per la sua comprovata trasversalità che ha di fatto
annullato qualsiasi differenza programmatica tra i due schieramenti
mortificando la politica e trasformandola in pura gestione del potere fine
a se stessa. Sorgono allora alcune domande. Si vuole,straparlando di
rinnovamento, proseguire sulla vecchia strada che ci ha portato al punto in
cui siamo? Sono solo i candidati e i parlamentari e non anche le forze
politiche a livello soprattutto nazionale che devono prendere precisi
impegni su questioni cruciali per il futuro della nostra città e della
nostra provincia? Non avevamo forse appreso che alcuni partiti,
segnatamente quelli di sinistra e di centro-sinistra, avevano espresso
nelle loro direttrici programmatiche e nei loro programmi un netto
orientamento di opposizione  al rigasificatore ovunque lo si volesse
installare sul nostro territorio?
  Per quanto ci riguarda proseguiremo con chiarezza e coerenza nel nostro
impegno sociale rivolto a rivendicare un "autentico" mutamento del modello
di sviluppo che, per essere veramente tale, deve necessariamente implicare
il rifiuto del rigasificatore e di altri impianti pericolosi o dannosi. E
lo faremo collegandoci appunto a quella forte domanda popolare che è stata
espressa dalla manifestazione del 27 marzo, domanda che nessuno dovrebbe
avere l'ardire di interpretare disinvoltamente a suo piacimento.

Annino Baroni - Giovanni Caputo - Carlo De Carlo - Michele Di Schiena -
Raffaella Guadalupi - Teodoro Marinazzo - Achille Noia - Mario Panessa
-Michele Polignano - Maurizio Portaluri



QUANDO I PERICOLI DERIVANO DALL'ECCESSO DI DELEGA
di Maurizio Portaluri
  Una cisterna esplode in un deposito del porto mercantile di Taranto, un
lavoratore rimane ferito, una nube nera si alza nel cielo della città. Si
risvegliano gli incubi di un disastro o i timori per malattie che restano
sopite per decenni e poi si manifestano quando nessuno più conserva memoria
della esposizione nociva. Altri stabiliranno se vi siano colpe
nell'accaduto, saranno stimati i danni alle persone ed alle cose, forse
qualcuno stimerà il tipo di sostanze coinvolte nell'esplosione, la loro
quantità e natura ed i volumi dei tossici dispersisi con la combustione.
Qualcun altro si chiederà se c'era un piano di emergenza per la
popolazione, obbligatorio per legge da oltre un decennio, e se gli abitanti
di quella città sono stati istruiti circa le precauzioni da adottare in
caso di incidenti come quello accaduto. Saranno gli organi di informazione
a tenere desta l'attenzione sul problema insieme a qualche tenace spezzone
della società civile. Ma non è in fondo questa la realtà della nostra vita
urbana nella Puglia del XXI secolo? Una realtà fatta di pericoli antichi e
recenti, alcuni noti ed altri nascosti, alcuni legati ad attività in corso
ed altri eredità di imprese dismesse che hanno operato incautamente. E il
tutto vicino a centinaia di migliaia di abitanti inconsapevoli.
  La memoria ci porta ad altri rischi presenti nella stessa città di
Taranto, con il suo eccesso di tumori in generale e da amianto in
particolare, una città dove è sufficiente transitare nella periferia per
avvertire gli odori pesanti dell'industrializzazione. Come si può non
pensare a Brindisi, alle immense quantità di carbone concentrate in pochi
chilometri quadrati, al via vai di petroliere, al progetto di attracco per
sommergibili nucleari e - tra tutto questo - a quello del grandissimo
rigasificatore. Ci viene in mente Bari, con la tragedia non ancora conclusa
della Fibronit le cui polveri hanno colpito anche le popolazioni prossime
allo stabilimento e perfino gli inconsapevoli bagnanti. Non dimentichiamo
Manfredonia che aspetta ancora la bonifica del sito Enichem così duramente
interessato dall'arsenico noto cancerogeno.
  Non bastano più le leggi a tutela delle popolazioni e dei lavoratori.
Leggi pregevoli erano state varate negli anni '50 eppure non sono riuscite
ad evitare i continui decessi di lavoratori a cui assistiamo da venti anni
a questa parte. Qualcosa evidentemente non ha funzionato. Si dirà che non
hanno funzionato i controlli perché c'era una classe politica e tecnica
incapace di fronteggiare l'industrializzazione e si potrebbero facilmente
attribuire colpe a diversi soggetti sociali e politici che sono stati
attori principali in questi decenni. Neppure la giustizia riesce a
rimediare i guasti di certo modo distorto di lavorare così come non rimedia
ai guasti della politica da quando ha potuto cimentarsi in questo settore.
  Non esiste probabilmente alternativa alla presa di coscienza collettiva
dei rischi e dei diritti. Come le angurie messe a raffreddare nel cloruro
di vinile a Brindisi, così gli scherzi con le polveri di amianto ci
dovrebbero far comprendere non solo quanti danni abbia prodotto la mancata
informazione dei soggetti esposti al rischio ma anche il ruolo negativo
svolto dalla delega ai tecnici, ancorché capaci, di ogni valutazione sul
"cosa" e "come" produrre. Le leggi ci sono sempre state, i controlli
ambientali registrano ancora ritardi ma quello che è sempre mancato è stata
la capacità di entrare nel merito di "cosa" e di "come" si produce. Anche
le nuove industrializzazioni, da Manfredonia al Salento, continuano ad
essere gravate da questo vizio che impedisce, se non rimosso, di evitare
gli errori del passato giacché intendono sottrarsi non già ad una asettica
valutazione di impatto ambientale ma ad una partecipata valutazione di
impatto politico. La grande assente non è la "scienza" e neppure la
"tecnologia sicura" ma la "politica" nel suo senso autentico, la
partecipazione alla città ed ai suoi problemi. Una partecipazione che si
sta ritirando da tutti i luoghi di vita e di lavoro lasciando il posto
all'aumento dei rischi, dei pericoli e delle malattie, l'altra faccia della
disoccupazione, del precariato e del profitto a vantaggio di pochi.
  Brindisi, 6 maggio 2004



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