Articolo sulla Pace e sul Papa



Roberto Maraglino

Delegato Comunicazioni Sociali

Gioventù Francescana di Puglia e Molise




La Pace sarà l'ultima parola della Storia.

Giovanni Paolo II profeta di pace. E' lui l'uomo che più di ogni altro ha
saputo tenere le redini di un mondo che sembra impazzito. Alle logiche
"della guerra preventiva", del potere economico che valica ogni rispetto e
ad ogni degenerazione dell'uomo ha saputo rispondere con una "bontà
disarmante" imponendo la scelta dei valori. Da alcuni mesi ormai, non passa
giorno e occasione in cui Giovanni Paolo II non intervenga confermando e
approfondendo il suo insegnamento sulla pace, magistero che ha conosciuto
in questi ultimi anni un autentico accrescimento e approfondimento.
Innanzitutto l'affermazione, controcorrente e vigorosa, che la pace è
frutto non solo della giustizia, ma anche del perdono.
Madre Teresa aveva affermato nel suo cammino semplice che la Pace è il
frutto e la meta di un cammino che passa per il silenzio, la preghiera, la
fede, l'amore ed il servizio. Una definizione di Pace cristiana nelle sue
accezioni può tuttavia essere desunta solo dall'analisi congiunta dei tanti
discorsi e dichiarazioni che il Papa nel suo apostolato petrino non ha mai
ostentato a difesa della Pace.
"La Pace come il contrario della guerra è solo uno dei tanti significati
che abbiamo imparato a conoscere e analizzare". Parlare di Pace è oggi per
noi cristiani più semplice anche grazie ad un dialogo interreligioso e
interculturale che è strato ulteriormente rafforzato dal Papa. Un esempio:
l'assemblea interreligiosa convocata dal Papa ad Assisi - città della Pace
- o 13 anni dopo, nel 1999 a Roma. E' un Papa che ha saputo guardare oltre
i limiti e le incoerenze. In uno storico "mea culpa", ha saputo chiedere a
Dio di perdonare i Cattolici per i peccati commessi contro i Cristiani
ortodossi durante i loro mille anni di separazione. Ma ha saputo anche
perdonare il suo attentatore Ali Agca che lo ferì gravemente il 13 maggio
del 1981.
Ma oltre il perdono è sufficiente ricordare i titoli dei messaggi delle
giornate mondiali della Pace per ricalcare i passi di un cammino verso la
pace: "Un impegno sempre attuale: educare alla pace - Pacem in terris: Un
impegno permanente - Non c'è pace senza giustizia. Non c'è giustizia senza
perdono - Dialogo tra le culture per una civiltà dell'amore e della pace -
"Pace in terra agli uomini, che Dio ama"- Nel rispetto dei diritti umani il
segreto della pace vera - Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per
tutti - Offri il perdono, ricevi la pace - Diamo ai bambini un futuro di
pace! - La donna educatrice di pace - Dalla famiglia nasce la pace della
famiglia umana - "Se cerchi la pace, và incontro ai poveri" - I credenti
uniti nella costruzione della pace - Se vuoi la pace rispetta la coscienza
di ogni uomo - Per costruire la pace rispettare le minoranze - Pace con Dio
creatore, pace con tutto il creato - La libertà religiosa condizione per la
pacifica convenienza - Sviluppo e solidarietà : due chiavi per la pace - La
pace è un valore che non ha frontiere - La pace e i giovani camminano
insieme - La pace nasce da un cuore nuovo - Il dialogo per la pace una
sfida per il nostro tempo - La pace, dono di dio affidato agli uomini - Per
servire la pace rispetta la libertà - La verità, forza della pace - Per
giungere alla pace , educare alla pace". E' il percorso tracciato da un
profeta e un missionario di Pace.
Ha mosso eserciti di preghiera e marce di pace. Ha educato e ribadito la
necessità della pace tracciando passo passo le vie da percorrere. Come
saggio pastore ha sostenuto le scelte valide del suo gregge, anche quelle
più difficili. L'associazione Beati i Costruttori di Pace, Pax Christi, i
ragazzi del Sermig (l'arsenale della Pace) e tutti coloro che si battono
per la Pace alimentati come dei veri Papaboys.
L'appello del messaggio per la Giornata del 2003, di cui si è colta
l'urgenza sotto l'incalzare degli eventi che hanno visto di fatto un
disprezzo del diritto internazionale da parte di chi ha dichiarato guerra
all'Iraq, ha espresso la convinzione della necessità di una "nuova
organizzazione dell'intera famiglia umana per assicurare la pace e
l'armonia tra i popoli". "Il Papa è stato estremamente esplicito: non si
tratta di un "super-stato globale" - e tantomeno di un "nuovo ordine
mondiale", concetto del tutto estraneo al diritto internazionale - ma una
forma di organizzazione mondiale capace di rappresentare i diritti di tutti
i popoli ed essere così strumento di pacificazione e di giustizia nel
mondo. Questo continuo ricordare e invocare un'autorità internazionale
nasce dalla consapevolezza, acquisita dalla chiesa in virtù dell'esperienza
storica, che una potenza unica nel mondo, un'unica super-potenza è tentata
di totalitarismo: non può essere diversamente, e la chiesa lo sa!" A questo
controbilanciamento , in mancanza di validi interlocutori, siamo chiamati
tutti per costituire una "superpotenza mondiale ossia l'opinione pubblica"
(Padre Alex Zanotelli) che è in grado di ribaltare qualsiasi eccesso di
potere.
"Altra convinzione di Giovanni Paolo II è che la chiesa oggi misura la
propria fedeltà al  Signore e compie nel contempo il suo servizio di
evangelizzazione soprattutto attraverso "il vangelo della pace", cioè
l'annuncio della pace tra le nazioni e tra gli uomini, mostrando ai non
cristiani il proprio rifiuto verso ogni forma di intolleranza religiosa e
qualsiasi scontro tra culture e religioni: nessun spirito di crociata è più
possibile, né alcuna demonizzazione dell'islam, unica religione abitata, al
pari del cristianesimo, da un anelito universalistico e missionario.
Si è tentato di attutire la portata dei messaggi del Papa, disquisendo su
sfumature di linguaggio e vivisezionando espressioni e toni usati, invece
di riconoscere la trasparenza e la coerenza di una ammonizione veramente
profetica" (Enzo Bianchi). Non si dovrebbe dimenticare che già in occasione
della guerra del Golfo nel 1991 era avvenuto qualcosa di analogo, "anche se
allora la voce del Papa aveva avuto minore accoglienza e coralità". Proprio
per la trasparenza della sua posizione, il Papa ha potuto affermare in un
discorso ai cappellani militari che "il vasto movimento contemporaneo a
favore della pace traduce la convinzione di ogni continente e ogni cultura
che la guerra come risoluzione delle contese tra stati va ripudiata".
Sicuramente questa "martellante insistenza del Papa a favore della pace ha
trovato enorme ricezione anche nel mondo musulmano che ha capito come
questa guerra sia una guerra anglo-americana e non cristiana", come invece
Bin Laden e altri si erano immaginati o forse auspicavano. Autorità
musulmane di ogni paese hanno espresso apprezzamento e gratitudine per le
parole di Giovanni Paolo II e per gli sforzi operati dalla Santa Sede
scongiurando così una più devastante situazione internazionale-religiosa.
E' un atteggiamento - quello del Papa, condiviso dalle massime autorità
delle diverse chiese cristiane, d'oriente e d'occidente - che ha tolto ogni
credibilità alla ostentata fede cristiana di George W. Bush, un uomo che fa
sapere di iniziare ogni riunione politica con la preghiera, che invoca Dio
contro il Male. Ma anche ha tolto credibilità ad ogni governo che ha
sostenuto una campagna militare per interessi propri ma in nome della
tutela della libertà dei popoli. Una guerra di Pace? E le altre 60 guerre
dimenticate? Il Papa ha  ricordato dal canto suo che "il bene è la pace, il
male è la guerra" per chiarire a tutti le idee molto ma molto condizionate
da interessi unicamente economici. Una nota del portavoce vaticano ha
evocato il momento supremo e ultimo, ammonendo che "chi decide questa
guerra se ne assume la responsabilità davanti a Dio, alla propria coscienza
e alla storia". La chiesa disarmata cerca di fermare la follia delle armi e
l'ultimo monito è quello che fa appello al giudizio di Dio, nella fede che
esso un giorno avrà luogo e renderà manifesta tutta l'empietà di chi ha
invocato Dio in proprio favore calpestando in nome suo il vangelo. Nel
frattempo però, nei giorni bui che sono i nostri, simili atteggiamenti non
potranno che avere tragiche conseguenze. Come ha ricordato mons. Jean-Louis
Tauran, avendo rinunciato a "far prevalere la forza del diritto sul diritto
della forza, Š questa guerra genererà tutti gli estremismi possibili, anche
quello islamico, Š provocherà terrorismo e infliggerà una grande ferita al
dialogo tra cristianesimo e islam". E' questa una pagina buia di profetismo
che ovviamente ci auguriamo non si realizzi non adempiendosi le tragiche
conseguenze di cui il Papa ha parlato. La preghiera sarà l'arma della
nostra guerra nonviolenta. Inoltre sono sorte tante valide azioni
nonviolente nel nome della pace; una per tutte: Pace da tutti i balconi
ossia la famosa bandiera della Pace che ancora oggi invitano e invitiamo ad
esporre.
Educare alla Pace è la vera sfida a cui noi cristiani siamo chiamati
schierandoci, tanto per cominciare, per la Pace senza mezze misure. E'
l'unica vera scelta e azione globale e radicale che possiamo e dobbiamo
intraprendere: educare alla Pace vivendo nella Pace perchè "se la Pace è
possibile è anche doverosa". La Pace non conosce fazioni politiche o
strumentalizzazioni varie. Valica ogni diatriba e controversia. E' gratuita
e distrugge ogni orgoglio. E' la mezza misura fra mio e tuo e nasce dal
dialogo e dal rispetto delle diversità. E' la convivialità delle
differenze. Beati i costruttori di Pace!
"Occorre riconoscere che forse in questi anni non si è investito molto per
difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse
all'acquisto di armi. È stato come se si 'sprecasse' la pace. Non poche
speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre
continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Paesi più
poveri"
E ancora. "La pace vincerà se dialoghiamo - pone in luce il rapporto
stretto che esiste fra il rispetto degli altri, il dialogo e la pace. Nella
nostra epoca, caratterizzata da una fitta rete di scambi fra diverse
culture e religioni, occorre promuovere ed agevolare l'accoglienza e la
reciproca comprensione fra gli individui e i popoli". (2004) Desidero
ribadire che, in tali delicate circostanze, dialogo e negoziato sono il
cammino obbligato per raggiungere la pace. La disponibilità delle parti ad
accettarsi ed a dialogare è un requisito indispensabile per arrivare a
un'equa soluzione di problemi complessi che possono attentare seriamente
alla pace. Al contrario, il rifiuto del dialogo può aprire la porta alla
violenza". (1989) Era l'anno della crisi e del crollo del comunismo da
molti addebitato alla pressante politica e azione del pontefice.
"La pace è opera nostra: essa esige, da parte nostra, un'azione coraggiosa
e solidale. Ma la pace è insieme e prima di tutto un dono di Dio: essa
esige la nostra preghiera. I cristiani devono essere in prima linea tra
coloro che pregano ogni giorno per la pace, e devono anche educare a
pregare per la pace. Essi ameranno pregare con Maria, Regina della Pace.
A tutti, cristiani, credenti e uomini di buona volontà, io dico: Non
abbiate paura a puntare sulla pace, a educare alla pace! L'aspirazione alla
pace non sarà giammai delusa. Il lavoro per la pace, ispirato dalla carità
che non tramonta, produrrà i suoi frutti. La pace sarà l'ultima parola
della Storia".

Roberto Maraglino
Delegato Comunicazioni Sociali della
Gioventù Francescana di Puglia e Molise
gifra at email.it