Appello agli Europei



Cari amici,
                  vi invio l'Appello agli Europei promosso da Pio Parisi s. j.

E' un messaggio molto importante, che propone un radicale cambiamento di
vedute, quanto mai necessario e urgente.

Merita di essere profondamente meditato e diffuso a tutti i nostri conoscenti.

Con grande amicizia da parte di Pio e mia
Giuseppe Lodoli

N. B. Si può replicare direttamente a Pio:  ass.mpolverari at tiscalinet.it
         Mi scuso in anticipo per eventuali invii multipli
         Uso la casella del C.P.R. per entrare in lista ma questo e' un
messaggio personale

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APPELLO AGLI  EUROPEI
                                                            

UN EVENTO

Non e' un appello per le elezioni, per votare questa o quella lista ne'
semplicemente per non trascurare il dovere di andare a votare, cosa di cui
peraltro riconosciamo l'importanza.
E' un appello, in occasione dell'allargamento dell'Europa, a cambiamenti
radicali nella propria vita che possono avere un grande significato politico.

Cominciamo da alcune informazioni essenziali sull'allargamento dell'Europa.

In un periodo di trentotto anni, dal 1957 al 1995, la Comunita' Europea ha
attraversato quattro successivi allargamenti, diventando Unione europea. E'
passata da sei (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda) a
nove Stati membri nel 1973 (Danimarca, Irlanda e Regno Unito), per arrivare
a dieci nel 1981 (Grecia), a dodici nel 1986 (Portogallo e Spagna) ed a
quindici nel 1995 (Austria, Finlandia, Svezia). A cio' va aggiunta la
riunificazione della Germania completata nel 1990.
Tuttavia, nessun momento di questo processo puo' paragonarsi al percorso
intrapreso dall'Unione europea all'inizio degli anni '90. 

Il punto di partenza e' stato la caduta del muro di Berlino nell''89, che
ha dato l'avvio ad una ridefinizione dell'assetto europeo. 
Nel corso degli anni '90 sono stati conclusi con gli otto Paesi
centro-europei, cosi' come con Malta e Cipro diversi anni prima, accordi di
associazione, avviando in tal modo rapporti bilaterali tra questi Paesi e
l'Unione europea.


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L'Europa si allarga

Nel '93, il Consiglio europeo di Copenhagen ha dato concretamente il via
all'attuale processo di allargamento, stabilendo i criteri necessari per
divenire membri dell'Unione europea, i cosiddetti "criteri di Copenhagen".
I Paesi candidati devono garantire: una stabilita' istituzionale che
assicuri la democrazia; lo Stato di diritto; la tutela dei diritti umani e
delle minoranze; l'esistenza di un'economia di mercato funzionante, in
grado di resistere alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato
esistenti nell'Unione; la capacita' di assumersi gli obblighi derivanti
dall'appartenenza all'Unione, ivi compresa l'adesione agli obiettivi
dell'Unione politica, economica e monetaria. 

L'allargamento a 10 Paesi comportera' per l'Unione un aumento di quasi il
20%  in termini di popolazione: dagli attuali 380 milioni si passera' a 455
milioni di cittadini dell'Unione. A cio' corrispondera' un aumento del 23%
in termini di superficie: dagli attuali 3.190.000 kmq a ben 3.930.000 kmq.
L'incremento del PIL (prodotto interno lordo) si prevede pari al 5%. Per
contro, aggregando i dati dei dieci nuovi Stati membri si prospetta, con
l'allargamento, un inevitabile indebolimento nella sfera sociale: il tasso
di disoccupazione aumentera' dall'8% al 9%; si registrera' una leggera
flessione rispetto alla speranza di vita media; peggioreranno gli
indicatori relativi a mortalita' infantile, speranza di vita alla nascita e
istruzione.

L'attuale processo di riforma dei trattati, che passa attraverso il lavoro
della Convenzione europea prima, della  Conferenza intergovernativa poi,
ridisegnera' l'architettura istituzionale, mettendola in condizione di
funzionare con un numero di membri anche superiore a 25. Una Convenzione di
rappresentanti istituzionali ha scritto un testo che ora una conferenza
intergovernativa dovra' approvare. E' un processo esclusivamente di
vertice. Nella storia delle carte costituzionali, invece, c'e' sempre stata
una sede costituente eletta dal popolo, che esprimeva un mandato, un
indirizzo, una prospettiva.

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Nel Dicembre 2002, dopo un lungo periodo di preparazione e negoziato, e'
stata presa la storica decisione di consentire, nel 2004, l'ingresso
nell'Unione a Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia e
Ungheria; agli Stati baltici, Estonia, Lettonia e Lituania; alle isole
mediterranee di Cipro e Malta. L'ingresso dei nuovi Stati membri e' stato
stabilito per il 1º maggio 2004, in modo da consentire anche ai cittadini
dei dieci Paesi ammessi la partecipazione alle elezioni del Parlamento
europeo in giugno.

L'allargamento dell'Unione segna profondamente il processo di
trasformazione dei Paesi d'Europa centrale ed orientale e la conseguente
fine della divisione dell'Europa in due sfere d'influenza: costituisce
l'occasione storica per l'Europa di unirsi dopo secoli di profonde
divisioni e lacerazioni. 

La prospettiva dell'adesione all'Unione ha favorito la stabilita' politica
nei Paesi candidati e l'Unione europea allargata potra' contribuire ad
assicurare la pace nel Continente, sostenere l'economia, creare nuove
opportunita' per gli investimenti e per il commercio, dunque per
l'occupazione; potra' altresi' potenziare per il prossimo futuro il welfare
europeo che, al contrario, rischia lo smantellamento anche negli Stati dove
e' ancora presente.


ALLARGHIAMO I NOSTRI ORIZZONTI

C'e' un risveglio di attenzione all'Europa - se ne parlera' molto anche se
con diverse profondita' dei discorsi - il che potra' essere per il popolo,
o per i diversi popoli europei, un'importante occasione di allargamento
degli orizzonti.

Ci rivolgiamo al popolo, cioe' a tutti e non solo a qualche categoria
particolare come intellettuali, politici, economicamente potenti, gerarchie
civili ed ecclesiastiche, o in genere a quelli che contano di piu'. Ci
rivolgiamo a tutti, in quanto sono piccoli e poveri in tanti modi diversi,
e pensiamo con questo di non escludere nessuno. Si puo' essere piccoli
anche quando, nella considerazione di molti, si e' considerati grandi ...
benefattori o malfattori. Usiamo i termini piccoli e poveri, grandi e
ricchi, ben sapendo che possono avere diversi significati; ci rimettiamo al
senso comune nell'uso di queste qualifiche e, per chi crede nel Vangelo, al
posto centrale che esse hanno nella rivelazione del disegno di Dio.

Allargare gli orizzonti significa superare, per quanto e' possibile, il
ripiegamento su se stessi, sui propri guai e sulle proprie fortune
(realizzate o sognate) sul proprio piccolo mondo, sul proprio paese e sulla
stessa Europa. Significa aprirsi agli orizzonti reali che abbracciano
l'umanita' intera nel suo divenire storico -  quindi con il suo passato e
il suo incerto futuro -  cercando di adeguare ad essi l'orizzonte della
nostra mente e del nostro cuore.

E' necessaria una seria riflessione per rendersi conto anche degli
orizzonti della cosiddetta cultura occidentale, certamente influenti su
quelli del popolo europeo. La cultura occidentale ha oggi un punto di
riferimento molto forte e, per altro verso, molto negativo negli Stati
Uniti d'America.

Una descrizione e una valutazione della cultura occidentale e' impresa che
si presenta quasi impossibile, con rischi gravissimi di violente
semplificazioni. Pensiamo tuttavia che qualche rilievo in proposito puo'
essere utile e forse necessario per trovare la via dell'allargamento degli
orizzonti del popolo europeo.

Accanto allo straordinario progresso tecnico e scientifico in Europa va
rilevata la riduzione dell'idea di "benessere" a quella di "ben avere":
benessere come fatto puramente economico. C'e' poi un grave scollamento dei
singoli soggetti dalla societa'.
 
Limite gravissimo della cultura occidentale e' poi la tendenziale chiusura
alle altre culture ed ai loro grandi valori, anche se non accompagnati
dallo sviluppo tecnico e scientifico. C'e' fra noi una convinzione di
essere superiori in tanti campi e di possedere il piu' alto livello di
civilta', mentre non sono mancati e non mancano abissi di barbarie. La
globalizzazione apre i mercati, ma chiude la cultura occidentale ai valori
culturali del resto del mondo. E tutto rischia di rimanere soffocato sotto
la stessa cappa.

Allargare gli orizzonti significa rendersi conto e tener sempre presenti
alcuni dati fondamentali e incontrovertibili su come stiamo noi e come
stanno tantissimi altri. Insieme alle situazioni con i propri immensi
squilibri, vanno ricercate e tenute ben presenti le cause passate e
presenti delle medesime.

Uno sforzo sincero di aprirci all'umanita' intera ci mette in primo luogo
di fronte ad enormi disuguaglianze economiche. In maniera molto schematica,
possiamo dire che un quarto degli uomini sono molto poveri, la meta' degli
uomini sono poveri e il restante quarto degli abitanti della terra - tra
cui gli abitanti dell'Europa occidentale - sono ricchi. Questo comporta,
fra l'altro, che in alcune aree del mondo le persone manchino del minimo
necessario di calorie giornaliere mentre in altre parti del mondo gli
esseri umani si ammalino per il troppo mangiare.


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Ricchi e Poveri nel mondo

I ricchi hanno molto piu' potere dei poveri. Di qui una loro maggiore
responsabilita' nella creazione, nel mantenimento e nell'aggravamento di un
ingiusto stato di cose di cui, con la 'globalizzazione' del mondo, tutti
sono in varia misura responsabili.

I ricchi divorano la gran parte delle risorse materiali disponibili nel
mondo, contribuendo in proporzione al degrado dell'ambiente. I poveri non
possono usufruire in pari misura delle risorse esistenti a causa
dell'accaparramento che ne fanno i ricchi, ma anche perche' il loro
progresso economico secondo i canoni del mondo dei ricchi comporterebbe una
crescita della degradazione ambientale sufficiente a produrre una
catastrofe ecologica globale.

Le aree geopolitiche dei ricchi sono assediate da poveri che le minacciano
con ondate migratorie disordinate, con l'instabilita' politica e militare,
col terrorismo, con l'incremento demografico. I governi dei ricchi
intervengono per mantenere tali minacce al disotto di un certo livello,
facendosi aiutare da coloro che governano i poveri. I poveri sono vittime
delle dittature, delle guerre, dei genocidi, delle migrazioni forzate,
della fame, delle malattie, delle catastrofi naturali. Ai dittatori - salvo
eccezioni - si consente ogni arbitrio verso i poveri a condizione che
mantengano una notevole deferenza nei riguardi dei ricchi. Ma un lento
acuirsi dell'ingiusto 'ordine mondiale' - con l'aumento della forbice
economica tra ricchi e poveri e del degrado ambientale - non e' neanche la
peggiore delle prospettive per l'umanita'. Avvenimenti piccoli o grandi, od
anche insignificanti, possono innescare da un momento all'altro una qualche
catastrofe planetaria - cataclisma ecologico o guerra nucleare solo per
fare due esempi - capace di scardinare il sistema mondiale. Confidando che
la probabilita' di una catastrofe planetaria si mantenga abbastanza bassa,
i ricchi ritengono di poter mantenere l'equilibrio attuale per svariati
decenni - magari apportando un minimo di correttivi alla struttura globale
- prima che scattino inesorabilmente i timer di disastri incombenti in
grado di portare ricchi e poveri insieme alla rovina. 

Nel frattempo i ricchi si propongono di concedere un credito - avarissimo -
ad una parte dei poveri affinche' progrediscano quel tanto che consenta un
allargamento dei mercati. In questo progetto risiede anche
l'autogiustificazione dei ricchi. Sta di fatto che uno sviluppo selvaggio e
disarmonico ad andamento esponenziale dell'economia mondiale (da un
prodotto globale lordo di 6.400 miliardi di dollari nel 1950 si e' arrivati
ad uno di 40.000 nel 2000) si accompagna al sacrificio di miliardi di
esseri umani esclusi e sfruttati.

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Tutto avviene all'interno di un sistema dinamico che ha una sua provvisoria
solidita' derivante dall'integrazione di molteplici fattori di equilibrio,
come, ad esempio, le regole economiche dettate dalle grandi imprese e gli
interventi, anche militari, dei governi piu' forti. Non e' difficile vedere
nell'ordine prodotto da tali strumenti un'ingiustizia 'disumana'.

Oggi, tuttavia, si presenta a noi un'occasione per non lasciare immutata
questa realta': in vista dell'allargamento, l'Unione europea tenta di darsi
una Carta Costituzionale, in cui dovra' indicare, insieme a norme ed
istituzioni, anche i suoi valori e la missione che intende svolgere nel
futuro del mondo.

E' vero, molti hanno criticato lo strumento che ci si e' dati per arrivare
alla Carta Costituzionale. Ma questo non ci autorizza a disinteressarci di
questo evento, come se non ci riguardasse: anzi, a maggior ragione,
dovremmo richiedere alle istituzioni italiane, ancor prima che europee, di
essere informati e di poter esprimere il nostro parere di cittadini.

E questo parere e' oggi necessario, perche' il progetto di Carta, messo a
punto dalla Convenzione, non sembra rispondere adeguatamente alla realta'
terribile di ingiustizia e di sofferenza che sopra e' stata ricordata.
Anche se non mancano enunciazioni programmatiche rivolte all'esterno,
l'attenzione prevalente e' decisamente concentrata sulla difesa della
cittadella europea (vista come "spazio privilegiato della speranza umana")
sui "suoi" valori, i "suoi" interessi e diritti e il benessere dei "suoi"
popoli. Cio' sembra oltre che iniquo, anche illusorio: come si fermeranno i
milioni di donne e di uomini che lasciano le terre della miseria verso le
terre dell'opulenza e come si risanera' lo sconvolgimento climatico senza
un progetto che non sia planetario? Sara' possibile fermare l'odio
crescente verso i palazzi dei popoli "avanzati", senza un governo mondiale,
improntato a giustizia, dei processi di globalizzazione? E non e' chiamata
l'Europa a svolgere un ruolo per questo?  

Possiamo dire che tutto cio' non ci riguarda, che riguarda la "politica",
una sorta di professione di alcune persone, come ci sono i medici, gli
avvocati, i muratori, i ferrotranvieri? Magari limitandoci a gettare uno
sguardo sul preambolo della Carta, per vedere se sono citate le fondamenta
"cristiane" dell'Europa? Sembra quasi che sia piu' grave l'assenza di un
aggettivo che non l'assenza del ripudio della guerra, che la Costituzione
italiana proclama da piu' di cinquant'anni.


RIPENSIAMO LA NOSTRA VITA

Questo appello ad allargare gli orizzonti e' finalizzato, dunque, a un
cambiamento profondo nel modo di vivere del popolo europeo. Il cambiamento
e' possibile come fatto riguardante le strutture e, al tempo stesso, le
coscienze; come fatto personale individuale e sempre, per molti versi,
comunitario.

Riteniamo che si debba sempre partire dalla coscienza dei popoli e dei
singoli, da quel minimo o quel massimo di liberta' per cui ognuno e'
chiamato a scegliere. Per questo interpelliamo tutti, uno per uno,
cominciando da noi stessi firmatari convinti di non essere migliori di
nessuno.

Devo riflettere su me stesso prima di pensare al gruppo e alla
collettivita' di cui faccio parte e  che probabilmente mi condiziona in
larga misura. Riflettendo su tali condizionamenti capiro' meglio anche me
stesso.

Quanto mi interesso e mi preoccupo di come sta crescendo l'Europa, in
particolare dei contenuti della futura Costituzione europea?

Qual e' abitualmente il mio immaginario, cioe' l'insieme delle
rappresentazioni del mondo, delle fantasie e dei modelli di comportamento?
Quale autonomia conservo nei confronti dello sconvolgente operato della
televisione e degli altri media che stanno trasformando in spettacolo la vita?

Quali pensieri occupano ed ingombrano le mie giornate e forse parte delle
mie nottate? Salute, affari, mancati riconoscimenti per quello che faccio
in vari campi, problemi di chi mi e' piu' vicino, di tutti e specialmente
dei piu' tribolati: vecchi, bambini, ammalati, abbandonati...?

Quali sono le ansie e quali le speranze che accolgo e coltivo dentro di me
per l'oggi e per il domani, per il futuro mio, di altri, dell'umanita'?

La mia fatica quotidiana, la sopportazione e gli sforzi del lavoro e della
ricerca, da quali obiettivi sono sostenuti? Obiettivi personali oppure
riguardanti il bene di altri e quello sociale?

Come mi confronto con chi penso che stia meglio o peggio di me, con quale
serena oggettivita'?

La mia critica -  in particolare verso chi e' al di sopra o al di sotto di
me -  quanto e' animata dall'amore per  la verita' e contenuta dal rispetto
per ogni persona umana?

Chi e' oggetto della mia ammirazione fra i personaggi che vengono
presentati dai media e piu' ancora fra le persone che incontro nella
quotidianita'?

Le conversazioni a cui assisto o partecipo su quali argomenti vertono nei
momenti della convivialita', del lavoro, del riposo? Quale la mia
conversazione nel senso forte (la conversatio latina) cioe' i rapporti
sociali che coltivo e di cui mi giovo?

Quanto mi fermo a pensare a chi sono e al senso della mia vita che scorre?
Capisco e pratico il silenzio interiore che e' condizione per cogliere lo
spessore di ogni realta' e in particolare il mistero di ogni persona umana?

Se prego per ottenere delle grazie, lo faccio per me, per altri, per tutti,
specialmente per quelli che ritengo piu' bisognosi? Se prego con il "Padre
Nostro" con quale apertura mi rivolgo a Dio?

Quali sono le mie proprieta' e quale animo proprietario e' in me nei
confronti dei beni materiali e di quelli spirituali? Quale sicurezza,
conforto, ansia o preoccupazione trovo nell'essere proprietario?

Come uso dei beni materiali e spirituali di cui dispongo: diligenza nel
conservarli, sobrieta', spreco, donazione e condivisione con chi ne ha piu'
bisogno?

Qual e' il mio atteggiamento mentale e operativo nei confronti della natura?


La proposta di allargare gli orizzonti e' in vista di un cambiamento
interiore che deve riversarsi in un cambiamento esteriore anche del proprio
tenore e stile di vita.

La mancanza di riferimenti nella societa' attuale e' per molti causa di
ansia, di angoscia e di depressione: stati psichici usualmente considerati
nella loro negativita', che possono tuttavia disporre a cercare i
riferimenti fondamentali all'umanita' intera ed a cio' che la trascende.

Negli orizzonti piu' vasti si puo' trovare quella comunione universale che
aiuta a superare la depressione che e' sempre in qualche modo ripiegamento
su se stessi.

Per chi non e' credente questi stati d'animo negativi possono aiutare a
scoprire quell'umiliazione dell'intelligenza di cui parla mirabilmente
Bobbio come della sua religiosita'.

Per chi e' credente possono essere una via alla crescita e alla
purificazione della fede, che non e' riducibile all'osservanza rituale
della pratica religiosa. 

Per chi crede in Gesu' Cristo e nell'evento pasquale della Sua morte e
risurrezione sono una via privilegiata per aprirsi al mistero rivelato
della misericordia infinita di Dio.

Il nostro appello si rivolge a tutti, senza restringerlo ai credenti in
Gesu' Cristo. Riteniamo infatti che lo storico avvenimento che si compie il
1° maggio 2004 rappresenti una straordinaria, proficua occasione di dialogo
tra credenti e non credenti. Ci sembra, tuttavia, necessaria una speciale
considerazione delle Chiese e dei cristiani per i quali la "conversione" si
presenta con una particolarissima "urgenza".

In quali orizzonti si riceve e si trasmette il Vangelo? Quali riflessi ha
sulla propria salvezza, sulla propria comunita', sulla Chiesa? Siamo
convinti che la risposta a questi interrogativi non possa essere la ricerca
di un'unita' di azione dei cristiani in politica, finalizzata alla
conquista di uno spazio nei giochi di potere. In ogni momento della vita -
e, tanto piu', in ogni svolta della storia (com'e' il presente allargamento
dell'Europa) - la luce della "notizia pasquale" ci chiama ad un'unita' con
tutto il mondo.

La testimonianza e l'appello dei credenti non possono che essere un
prolungamento della chiamata fondamentale che e' il Vangelo: chiamata
all'esistenza, alla partecipazione alla vita divina, alla comunione con
Gesu' Cristo, verso la comunione universale: la Gerusalemme celeste che
scende dal cielo dove non vi sara' piu' il tempio (cfr. Apocalisse 21).


I primi firmatari di questo appello fanno parte di un gruppo di amici che
da tempo cerca un discernimento spirituale di quel che succede.

Franco Amatori, Pino Baldassari, Franco Battiato, Giovanni Bianchi, Marco
Bonarini, Paolo Bonfanti, Giuseppe Casale, Giulio Cascino, Aldo De Matteo,
Piero Fantozzi, Pier Ugo Foscolo, Francesco Giordani, Roberto Giordani,
Alberto La Porta, Ketty La Torre, Giuseppe Lodoli, Giuseppe Macrini,
Giorgio Marcello, Laura Marini, Giuseppe Marucci, Anna Maria Marzano,
Gianni Mattioli, Salvatore Nocera, Liborio Oddo, Massimo Panvini Rosati,
Luigi Parisi, Pio Parisi, Romolo Pietrobelli, Giuliano Tonello, Giuseppe
Trotta.

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