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Re: [beati] torture americane
- Subject: Re: [beati] torture americane
- From: Comitato Paul Rougeau - RM <prougeau at tiscali.it>
- Date: Fri, 30 Apr 2004 23:33:11 +0200
Sono quasi tre anni che vengono denunciati crimini di guerra, torture ed estesi maltrattamenti da parte degli Americani e dei loro 'alleati', giustificati - quando non pianificati - ad ogni livello nell'ambito della cosiddetta 'guerra al terrore'. L'indignazione di oggi (per quello che non e' soltanto il comportamento di 'pochi' devianti) seppure giustissima suona molto ipocrita. Giuseppe Lodoli P. s. Uso questa casella e-mail per entrare in lista, ma questo e' un mio messaggio personale. A 21.46 30/04/2004 +0200, vous avez écrit : >(dal sito www.repubblica.it) > >Sulla Cbs le immagini scattate nelle celle di Abu Ghraib Sospesa una donna >generale, sei militari alla Corte marziale Le foto che accusano il Pentagono > >La tv americana aveva il servizio da tempo, ma lo aveva tenuto fermo su >richiesta del capo di Stato maggiore Myers dal nostro corrispondente >ALBERTO FLORES D'ARCAIS > > > >NEW YORK - Prigionieri legati e incappucciati, altri costretti a mimare >rapporti sessuali, gente inerme picchiata a sangue e assalita da cani >feroci, piramidi di uomini nudi e a contorno soldati in uniforme che ridono >e scherzano. Le foto a colori arrivano dalla tristemente nota prigione di >Abu Ghraib, incubo degli iracheni durante il regime di Saddam, luogo di >terrore e tortura da dove a migliaia non sono usciti vivi. > >Quelle foto non risalgono però agli anni della dittatura e quegli uomini (e >donne) in uniforme non fanno parte della feroce Guardia Repubblicana: sono >soldati dell'esercito che è venuto a liberare l'Iraq, l'esercito degli >Stati Uniti. > >Sono foto "agghiaccianti", ha ammesso il Pentagono, foto che nessun >americano avrebbe mai voluto vedere. Mercoledì sera le hanno viste in >milioni sulla popolare trasmissione giornalistica Sixty Minutes II della >Cbs. Sono le foto della parte oscura di questa guerra che ha cacciato un >dittatore e che vuole "portare la democrazia" in Iraq, foto che mostrano >gli eccessi di pochi e che fanno male a molti, prima di tutto all'immagine >stessa dell'America. > >Le immagini dei soldati americani che abusano e umiliano i prigionieri >iracheni il Pentagono le aveva da tempo. Chi le aveva scattate - soldati, >uomini e donne, in servizio alla prigione di Abu Ghraib - lo aveva fatto >per divertimento, per pavoneggiarsi con gli amici, per avere un "ricordo" >di come si trattano i nemici dell'America. Dopo tanti passaggi di mano >erano finite a un soldato della polizia > > >Al Pentagono hanno reagito subito e con decisione. Con la situazione sul >terreno che diventa ogni giorno più complicata, con le sempre più numerose >bare che tornano in patria coperte dalla bandiera a stelle e strisce, le >immagini di soldati americani "torturatori" sarebbero state un boomerang. >Il mese scorso l'esercito aveva annunciato che 17 soldati in servizio in >Iraq - compreso un brigadiere generale - erano stati rimossi dall'incarico >dopo un'indagine per maltrattamenti. > >Le foto nel frattempo hanno preso a circolare, le ottiene anche la Cbs che >invia subito una troupe ad Abu Ghraib. Due settimane fa il servizio era già >pronto, ma il Pentagono chiede alla rete televisiva di rinviarlo. La >trattativa la conduce il capo delle Forze Armate generale Myers, la Cbs >accetta il rinvio. Negli ultimi giorni altri giornali fiutano lo scoop e la >Cbs decide di mandare tutto in onda, con l'ok del Pentagono che ottiene di >poter dare la propria versione sotto forma di intervista al generale >Kimmitt, l'uomo che ha pianificato l'attacco a Falluja. > >Da mercoledì sera quelle foto diventano pubbliche, la storia è ripresa dai >più grandi quotidiani e dieci milioni di americani le guardano in diretta >sulla Cbs. Sconvolti nel vedere prigionieri legati e minacciati di scariche >elettriche, uomini nudi circondati da donne soldato che li insultano e li >deridono. Soldati americani, uomini e donne, in uniforme che si mettono in >posa calpestando i prigionieri nudi, iracheni ammucchiati a piramide con il >corpo pieno di scritte offensive in inglese. In più di una i prigionieri >maschi sono messi in posa simulando atti sessuali fra loro; in quasi tutte >gli americani ridono, si mettono in posa e alzano l'indice nel tipico gesto >americano di ok. In una foto un cane attacca un prigioniero, proprio come >facevano i torturatori di Saddam. Un traduttore assunto per lavorare nella >prigione viene istigato o costretto a violentare un ragazzo prigioniero, la >porta della cella insonorizzata con coperte e una donna scatta la foto, >ridendo. In una foto un uomo sembra morto. > >"Sconvolto" è anche il generale Kimmitt che conferma che di quelle foto ce >ne sono "dozzine": "Siamo tutti danneggiati dall'azione di pochi. Ogni >giorno amiamo i nostri ragazzi ma francamente ci sono giorni in cui non >possiamo essere orgogliosi. La prima cosa da dire è che anche noi siamo >inorriditi. Questi sono i nostri soldati, gente con cui lavoriamo ogni >giorno e che ci rappresentano. Vestono la nostra stessa uniforme e hanno >fatto del male ai loro stessi compagni. Anche i nostri soldati posso essere >presi prigionieri e noi ci aspettiamo che siano trattati bene dal nemico. >Ma se non siamo in grado noi per primi di dare l'esempio su come trattare i >prigionieri, con dignità e rispetto, non possiamo chiedere agli altri paesi >che trattino bene i nostri soldati. Al popolo iracheno cosa posso dire? Che >quanto successo è profondamente sbagliato, che è da condannare. Ma quei >pochi non rappresentano i 150 mila soldati che abbiamo qui in Iraq. La >stessa cosa la dico al popolo americano: non giudicate il nostro esercito >dalle orribili azioni di pochi". > >Sei di quei "pochi" sono finiti davanti alla corte marziale e un generale >donna, Janis Karpinsky, ha finito anzitempo una prestigiosa carriera >nell'esercito. Uno di loro, il sergente della riserva Chip Frederick, ha >accettato di parlare con la Cbs, senza mostrare alcun pentimento: "Non >siamo addestrati. Ho iniziato chiedendo regole e nessuno mi ha risposto, >non ce ne sono. Ad Abu Ghraib ci sono americani di ogni genere, >intelligence militare e tutte le organizzazioni governative, Fbi, Cia. Loro >ci incoraggiavano a fare questo tipo di interrogatori. Ci dicevano "ottimo >lavoro". Noi li aiutiamo a far parlare i prigionieri, grazie al nostro >stile abbiamo un'ottima percentuale. Impariamo qualche parola di arabo, >giusto per dargli ordini secchi. Se non vogliono capire bisogna usare >maniere un po' più forti". > >Bob Baer è stato capo della stazione Cia in Iraq: "Ho visitato Abu Ghraib >un paio di giorni dopo la liberazione, è il posto più orribile che abbia >mai visto. Ho pensato: se c'è un motivo per rovesciare Saddam Hussein >questo è Abu Ghraib. C'erano corpi mangiati dai cani, evidenti prove di >torture pazzesche, le mura erano piene di fili elettrici". Bill Cowan, un >ex tenente colonnello dei marines incaricato degli interrogatori dei >prigionieri, aggiunge: "Siamo andati in Iraq per impedire che queste cose >continuassero e adesso scopriamo che continuano anche sotto il nostro >controllo". > > >-- >Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink. >Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html >Archivio messaggi: http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html >Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace >Si sottintende l'accettazione della Policy Generale: >http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html > >
- References:
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- From: "Edvino Ugolini" <edvinoug at tin.it>
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