Fw: Laperquisa 721 - [interviste] Action for Peace



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Sent: Wednesday, April 14, 2004 2:07 PM
Subject: Laperquisa 721 - [interviste] Action for Peace


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> Action for Peace
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> Tra il 15 e il 22 marzo una delegazione di 'Action for Peace' che
raggruppa le sigle internazionali del movimento per la pace è andata in
Palestina-Isralele. «E' un'iniziativa che si ripete nella possibilità di
comprendere la gravità del problema del conflitto israelo-palestinese e
cercare soluzioni di pace.» Sono le parole di Andrea Iori, militante
disobbediente, del laboratorio sociale Buridda di Genova, che in Palestina
era già stato due anni fa. «Nello stesso modo altre delegazioni lavorano in
Iraq, Kurdistan e Iran. Il nostro referente in Palestina è Mustafa
Barghouthi rappresentante del partito popolare palestinese che, insieme a
partiti e movimenti laici di sinistra, ha dato vita ad Al Mubadadra, che
significa 'iniziativa' e cerca la terza via, quella della democratizzazione,
alla risoluzione della crisi. Le altre vie le conosciamo tutti: Hamas,
quella del terrore, e Al Fatah, della corruzione. Al Mubadadr! a sta
prendendo piede nella società palestinese tanto da vinc!
> ere le elezioni che ci sono appena state nel sindacato chimici, contro la
coalizione Hamas-Al Fatah.»
>
> Hamas e Al Fatah insieme dunque?
>
> «C'è una convergenza nel mantenimento del potere, ma non una condivisione
della logica del terrorismo.»
>
> E Al Mubadadra?
>
> «E' l'unica alternativa. Combatte contro il fondamentalismo in due modi:
cercando di fermare il muro israeliano, che segrega fino alla morte la
popolazione palestinese, e iniziando opere di democratizzazione.»
>
> E voi che fate?
>
> «Per anni abbiamo provato a fare interposizione tra i due fronti, ma il
problema è che i soldati israeliani ci hanno sparato addosso. Esempi del
pericolo sono la morte di Raffaele Ciriello, il reporter napoletano ucciso
il 12 marzo del 2002 da colpi di fucile e l'americana Rachel Corrie, morta
il 16 di marzo scorso, investita da una ruspa mentre cercava di evitare
l'abbattimento di una casa. Nessuna magistratura ha voluto risolvere i due
casi. Anche a noi, a Damrha (vicino a Gerusalemme), sono stai sparati
proiettili di gomma. 40 palestinesi sono stati feriti in quell'occasione,
tre in modo molto grave. La nostra strategia attuale è duplice: progetti di
cooperazione per miglioramento delle condizioni della donna, fondamentale
per raggiungere la democrazia, e la denuncia, che mostra al mondo la
disumanizzazione in atto e il tentativo del governo israeliano di eliminare
fisicamente l'avversario.»
>
> Avete visto il muro. Quali impressioni?
>
> «A Kalkilia dieci mila persone sono imprigionate da un muro di cemento
armato, alto nove metri e spesso uno. L'unico cancello è aperto quindici
minuti al giorno. Abu Dis, quartiere periferico di Gerusalemme, storicamente
un buon quartiere, distava dalla città, dove sono gli ospedali, le scuole e
università, quindici minuti di macchina. Ora ci vuole un'ora e mezza, e si
devono passare due check point. Anche le autoambulanze vengono perquisite.
Molte donne non raggiungono l'ospedale e partoriscono sul mezzo di soccorso.
Il check point chiude alle dieci di sera. Noi stessi siamo stati fermati
alle undici di sera per ben un'ora e abbiamo dovuto urlare ai soldati che ci
tenevano sotto la mira dei fucili che eravamo internazionali e dovevamo
passare. Una settimana per noi è stata scomoda, difficile, dura. Non riesco
neanche ad immag! inare una vita in quelle condizioni»
>
>
> Lodox
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