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Ds vs PdCI: la verità
- Subject: Ds vs PdCI: la verità
- From: "COMUNISTI ITALIANI" <danielcavasino at libero.it>
- Date: Thu, 25 Mar 2004 23:55:13 +0100
Il Tempo parla di "rissa a sinistra tra Quercia e comunisti", il Giornale descrive il comunicato dei Ds, uscito sabato pomeriggio, come "una nota studiata a freddo contro l'asse Occhetto-Diliberto". Martedì 23 il giornalista Piero Sansonetti in una lettera sull'Unità riporta la cronaca completa dei fatti di sabato pomeriggio che tanto hanno interessato i media italiani: la contestazione subita da Fassino durante la manifestazione. Una manifestazione bella e grandiosa, nel giorno in cui si manifestava in tutto il mondo per la pace, una manifestazione che la BBC (alla quale poco interessano i disordini con i Ds) ha definito la più grande tra quelle in corso; una manifestazione che solo il provincialismo dei nostri mezzi di informazione ha ridotto alla cronaca delle contestazioni e alle polemiche che da sabato sera ad oggi ne sono seguite. Ma poiché questo episodio ha tanto interessato ed è stato occasione di un attacco feroce verso il PdCI, intendiamo anche noi ripercorrere la cronaca di quell'ora e mezza di manifestazione. Sabato, a manifestazione iniziata, un piccolo gruppo di Ds ed il segretario Fassino si sono inseriti nel corteo, cercando di entrare nello spezzone in cui sfilavano prima i Cobas e poi i "disobbedienti": una scelta che, o è stata pensata a tavolino per motivi che non osiamo immaginare, o dovrebbe richiedere la rimozione del responsabile del servizio d'ordine di Fassino. Questa considerazione e le altre che seguiranno hanno come premessa - che considero anche inutile perché ovvia - la condanna di chiunque alle manifestazioni crei tensioni, tafferugli e contestazioni che non siano verbali. Ma torniamo alla cronaca: la Cgil per un po' ha fatto da spartiacque tra Ds e disobbedienti, finché data la lentezza del corteo la Cgil ed altri gruppi dello spezzone hanno preso le vie laterali per raggiungere il Circo Massimo. A questo punto è iniziato il quarto d'ora più caldo della manifestazione con circa un centinaio di persone che, alle contestazioni e ai fischi, hanno aggiunto lancio di uova e monetine, a cui sono seguiti una serie di spintoni tra contestatori e servizio d'ordine Ds. Fassino è costretto a lasciare il corteo e a questo punto inizia un'altra cronaca. Alle 19 circa una nota stampa dei Ds commenta la contestazione a Fassino e parla di "un gesto ricercato e preparato da giorni", e aggiunge che "in questi giorni vi è stato chi con parole e messaggi irresponsabili ha stimolato azioni così sciagurate". Queste personalità, proseguono i Ds, "sono state elette sotto le insegne dell'Ulivo". Insomma nella nota dei Ds un identik dei presunti "istigatori" con tanto di minaccia. Con il passare delle ore i dirigenti Ds perfezionano le accuse ed indicano nei leader dei Comunisti Italiani e, con meno enfasi, dei Verdi, coloro che avrebbero creato un clima tale da determinare la contestazione a Fassino. Intanto però i Ds incassano alle 19,35 la solidarietà di Bondi e alle 20,34 quella di Castelli (il ministro che salta con i giovani padani al suono di "chi non salta italiano è"). Fassino dichiara: "Ora basta. Non porgeremo più l'altra guancia", non è chiaro a chi dovrebbero porgerla, e "ora basta" forse non è tanto rivolto all'episodio di sabato quanto a dire basta a chi non ne può più del moderatismo dei Ds e sta per essere conquistato dal dire e fare qualcosa di sinistra del PdCI. Questa potrebbe sembrare dietrologia da quattro soldi ma analizzando i fatti si capisce che i Ds hanno fatto un uso non solo falso ma completamente schizofrenico delle notizie. Hanno unito tra loro due informazioni che non avevano nulla in comune (la contestazione dei disobbedienti e i leader del PdCI) e nessun nesso di causa-effetto, facendone una notizia completamente falsa ma che in un primo momento sembrava plausibile: il PdCI, contrario alla guerra e favorevole al ritiro dei militari dall'Iraq, ha mandato i disobbedienti a contestare Fassino. Non ripeto gli assurdi motivi di tale assunto, è stato ampiamente fatto da Diliberto, Cossutta e Rizzo. Ripeto, invece, la domanda: perché? Roberto Scafuri sul Giornale riporta le parole di un diessino: "Il nemico non è Bertinotti, nessuno dei nostri è mai passato a Rifondazione". Questo è il punto, questo giustifica la scompostezza delle reazioni in casa Ds, questo giustifica l'arrogante riferimento ai collegi dell'Ulivo che vengono considerati dai Ds un loro patrimonio che generosamente hanno elargito un po' ai Verdi, un po' al PdCI. Il terreno dei collegi è assai delicato, basti pensare a quanti cittadini volevano il ritiro dei militari dall'Iraq e invece hanno visto i loro rappresentanti astenersi! Ma ora spegniamo la polemica e magari consigliamo ai Ds che, se veramente volevano sfilare sabato, potevano unirsi ai 10 mila compagni del PdCI che, con il loro spezzone ordinato e organizzato, alle ore 16 stavano già al Circo Massimo.
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