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MA NOI NON CI SAREMO
- Subject: MA NOI NON CI SAREMO
- From: ponte <ponte at ecn.org>
- Date: Fri, 19 Mar 2004 17:23:54 +0100
MA NOI NON CI SAREMO Tutti i governi, con una sfacciataggine sorprendente, hanno sempre affermato a affermano che i preparativi militari e le guerre stesse sono necessarie per mantenere la pace L.Tolstoj La guerra anche se mascherata da missione di pace, con o senza avvallo ONU, è necessaria alla società del dominio e dello sfruttamento. Per questo diciamo il nostro irreversibile NO ALLA GUERRA che è sempre ingiusta perché è una guerra, perché come tale non fa altro che riprodurre oppressione e sfruttamento. Guerra, interventismo militare, patriottismo, neocolonialismo, sono tutte forme della società del dominio. Esiste infatti un legame indissolubile tra guerra e sfruttamento. Ci pare che la manifestazione del 20 non dica abbastanza forte queste cose, lasciando spazio aperto a furbesche manovre elettorali di chi è complice in parlamento e nel paese di questo progetto neocolonialista. E' passato un anno dall'invasione dell'iraq: milioni di persone scesero in piazza per protestare contro quella che era, visibilmente, una guerra neocoloniale malamente camuffata da "guerra contro il terrorismo" e giustificata dal presunto possesso da parte dell'iraq di armi di distruzione di massa. Un anno dopo possiamo dire che questi pretesti si sono rivelati essere tali: di armi di distruzione di massa nemmeno l'ombra, e in quanto al terrorismo, pare che non sia mai stato così bene come ora. D'altro canto non c'è da stupirsene, cosa c'è di più terroristico della guerra? E come si fa seriamente a pensare che si possa combattere il terrore con un terrore ancora più grande? La guerra ufficiale ha lasciato spazio all'occupazione militare, che non è altro che la prosecuzione della guerra, e neanche con altri mezzi; uccisione quotidiana di civili, rastrellamenti, bombardamenti, arresti illegali, torture psicologiche e fisiche sui prigionieri: tuto questo è l'occupazione statunitense. In Irak ma anche in Afganistan. A ciò non poteva non corrispondere il sorgere e intensificarsi di una resistenza autoctona, inizialmente legata al defunto regime, ma poi sempre più evidentemente indipendente e formati da gruppi di varia estrazione politica, etnica e religiosa, tutti uniti dall'opposizione contro l'invasore. L'occupazione a cui partecipano anche i militari italiani viene oggi giustificata anche da parte di chi si diceva contrario alla guerra e "pacifista" con la necessità di ricostruire l'iraq e stabilizzarlo. In realtà ci si dimentica che bisogna ricostruire l'iraq soltanto perché qualcuno lo ha precendentemente distrutto proprio per poterlo ricostruire e intascare la differenza. Ci si dimentica che, se la motivazione delle armi di distruzione era falsa, era vero invece l'interesse per le risorse petrolifere del paese, che infatti sono controllate (grazie all'ONU) da USA e GB. Condannare la guerra e non condannare l'occupazione e ritenerla legittima se avvallata dall'ONU, è un pò come condannare un rapimento e poi chiedere una più equa distribuzione del bottino. Ci si dimentica che il sempre maggiore interventismo nel mondo cosidetto occidentale, anche se mascherato da "missione di pace", "interventismo democratico" e via delirando, è motivato dalla necessità di controllare le risorse, far ripartire l'economia attraverso il business di guerra, controllare i mercati emergenti, imporre la propria egemonia, ed è un tassello fondamentale della cosidetta economia globalizzata. Ci si dimentica che il corollario dell'interventismo è necessariamente il militarismo: questo significa militarizzazione crescente della società, aumento del peso politico delle lobby militari affaristiche, diminuzione dei diritti e delle libertà interne. Infatti, se bisogna essere uniti contro il nemico esterno che per giunta viene chiamato terrorista, negandogli così ogni umanità e motivazione, è evidente che chi non aderisce a questo modello sia ritenuto un alleato, magari inconsapevole del nemico Questa militarizzazione crescente della società viene mascherata come da copione dal patriottismo, magari in salsa buonista, che esalta non più il soldato conquistatore, ma il distributore di cioccolatini.... Questo patriottismo con il solito mito dell'italiano "brava gente", porta alla riabilitazione dei "ragazzi di Salò" che ammazzavano e torturavano in quanto alleati dei nazisti, ma siccome lo facevano per la "patria" questo diviene accettabile. E' per noi evidente il legame tra guerra esterna e attacco ai diritti sociali anche se mascherata da una "democratica" accettazione della globalizzazione e delle sue regole inumane. La manifestazione del 20 non dice con abbastanza chiarezza queste cose, per noi basilari, e ci sono evidenti le manovre di quanti, pur avendo costellato la propria azione politica di se e di ma, e perfino condannato le azioni di disobbedienza alla guerra (come il blocco dei treni della morte) hanno fiutato l'aria di elezioni e vogliono approfittare della ghiotta occasione per fare del movimento della pace un sol boccone. Riteniamo che sia urgente invece un azione meno spettacolare e ad uso dei massmedia, ma più radicata sul territorio ,perché la guerra è ormai nel quotidiano di ogni singolo abitante del pianeta. Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa --
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