Una risposta europea a una tragedia europea



Con il titolo "Madrid e la risposta di Bruxelles" è uscito oggi su "Europa"
il seguente articolo nella rubrica "Europa federale".

Nicola Vallinoto

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Una risposta europea a una tragedia europea

di Guido Montani

L'esito delle elezioni spagnole mostra che il pacifismo dei cittadini
europei non era affatto un'ondata emotiva, ma corrispondeva ad una ferma
contrarietà all'intervento militare in Irak. Sembra dunque lecito chiedersi:
'se vi fosse stato un governo europeo, l'Europa sarebbe entrata in guerra?
In ogni caso, sarebbero i paesi europei oggi attaccati ad uno ad uno dal
terrorismo? Infine, quale dovrebbe essere la politica estera dell'Unione, se
vi fosse un governo europeo deciso a vincere la sfida del terrorismo
globale?' 

L'Unione attuale non solo non ha una strategia adeguata, ma non ha neppure i
mezzi per una propria politica estera. Al contrario, una strategia americana
esiste e sta producendo effetti rilevanti. Gli USA, dopo l'11 settembre
2001, hanno sferrato un attacco militare al regime islamico in Afganistan e
a quello di Saddam Hussein in Irak. Queste guerre sono state vinte. Non il
terrorismo, che è cresciuto e dilagato, colpendo obiettivi europei a
Istanbul e a Madrid. Vi sono dunque buone ragioni per proporre piani
alternativi.

Tuttavia, la risposta dell'Unione è già scritta in un trito copione. Si
intensificheranno e si coordineranno i controlli 'nazionali' di polizia. Si
chiuderanno ulteriormente le frontiere. Ma non si creerà alcun governo
europeo capace di agire. Il coordinamento delle misure nazionali è un
palliativo. Alla lunga, il terrorismo si vince solo se si estirpano le cause
che lo provocano, ottenendo la solidarietà di tutte le popolazioni coinvolte
con la forza della democrazia e dello stato di diritto. Negli anni settanta,
in Italia e in Germania, il terrorismo è stato vinto grazie al ripudio dalla
società civile. Ora, la medesima lotta va fatta su scala internazionale. Si
tratta di un compito gigantesco, che impegnerà la politica europea per i
prossimi decenni. La cooperazione euro-mediterranea attuale non basta.
L'Europa deve lanciare un grande piano per la pace, la solidarietà e lo
sviluppo del Mediterraneo, del Medio Oriente e dell'Africa. Non lo ha fatto
nel passato. Ha lasciato che il conflitto tra Israele e Palestina si
incancrenisse. Ha aspettato che fossero gli USA a togliere le castagne dal
fuoco. Ma la pace nel Mediterraneo è un problema prima di tutto europeo.

Oggi, l'Unione europea non ha i mezzi adeguati per affrontare la nuova
realtà mondiale. L'economia si è globalizzata. La società, compreso il
crimine organizzato, è interdipendente su scala mondiale. Solo giganti
continentali, come gli USA, la Cina, l'India e la Russia riescono a far
valere la loro volontà. Ma l'Europa  resta divisa in piccoli stati nazionali
(25 nani), ciascuno dei quali si illude di fare una propria politica estera.
L'Europa non può parlare al mondo con una sola voce perché non esiste un
governo europeo.

In questo momento grave, vi è una sola cosa che i partiti europei dovrebbero
fare per dare ai cittadini una speranza. Nello scorso dicembre, i governi
nazionali, a Bruxelles, hanno fatto fallire il progetto di Costituzione
europea. Meschini interessi di parte sono prevalsi sull'interesse europeo.
Ebbene, il Parlamento europeo e, in Italia, il Parlamento italiano,
approvino subito il progetto di Costituzione europea. I cittadini europei
chiedono una Costituzione. I loro rappresentanti abbiano il coraggio di
affermare la volontà di pace, di democrazia e di unità che solo una
Costituzione  può garantire.

(in collaborazione con il Movimento federalista europeo)

Campagna "La costituzione europea con chi ci sta"
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