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20 marzo 2003: un anno di guerra in Iraq
- Subject: 20 marzo 2003: un anno di guerra in Iraq
- From: "Infoslai" <infoslai at fastwebnet.it>
- Date: Wed, 17 Mar 2004 11:45:27 +0100
20 marzo 2003: un anno di guerra in Iraq manifestazioni di protesta in tutto il mondo In Iraq non c'è alcuna "operazione di pace", è in corso un'occupazione militare che prosegue la guerra combattendo la resistenza all'invasione. Le truppe occidentali sono impiegate in operazioni antiguerriglia e di controllo del territorio iracheno. Questa guerra non è stata fatta per: … rendere inoffensive le famose "armi di distruzione di massa", che non sono mai state trovate, ad eccezione delle bombe inesplose lanciate sulla popolazione dai bombardieri statunitensi. … "portare la democrazia". Se questo fosse stato il vero fine, perché gli eserciti occidentali non hanno attaccato anche stretti alleati degli Stati Uniti come l'Arabia Saudita e gli emirati del Golfo Persico, detronizzando i vari monarchi assoluti e imponendo la "democrazia" con la forza? … per garantire l'autodeterminazione dei Kurdi. Se così fosse, perché le truppe occidentali non hanno occupato anche l'area kurda della Turchia, paese dove il solo uso della lingua kurda è vietato e si rischia la prigione se si parla di kurdi invece che di "turchi del nord"? Questa guerra è stata voluta per affermare nuovi equilibri politici e economici nell'area mediorientale e nel mondo, maggiormente favorevoli agli USA e ai loro più stretti alleati. Una guerra in cui c'entrano anche gli appetiti per il petrolio e in cui hanno le mani in pasta gli stessi italiani. Il giornale della Confindustria, il Sole 24 ore del 13/11/2003, riportava che l'ENI fin dai tempi di Saddam Hussein era interessata ai giacimenti petroliferi di Nassiriya da 300 mila barili al giorno e con riserve tra i 2 e i 2,6 miliardi di barili. A giugno 2003 una delegazione dell'ENI stava già trattando con Paul Bremen (la massima autorità dell'occupazione) per ottenere l'affidamento dei pozzi, ma l'attentato alla caserma di Nassiriya ha fatto rimandare la conclusione dell'affare al 2004. RITIRO IMMEDIATO, SENZA CONDIZIONI, DELLE TRUPPE IMPEGNATE IN IRAQ, A COMINCIARE DA QUELLE ITALIANE. Questa è l'unica concreta risposta alla guerra, al nuovo ordine mondiale di sfruttamento imposto con il terrorismo "legale" degli eserciti e dei bombardamenti. I lavoratori di tutto il mondo non hanno nulla da guadagnare da questa spirale di guerra e di terrorismo. Il barbaro attentato dell'11 marzo a Madrid, effettuato con la stessa logica dei bombardamenti aerei sulle città (colpire la popolazione inerme per terrorizzarla), senza distinguere tra sfruttati e sfruttatori, tra chi si è opposto alla guerra e chi la conduce, è un altro atto di questa stessa guerra che colpisce i lavoratori di tutti i paesi. Ma chi conduce guerre in tutto il mondo, che si fanno con bombardamenti e eserciti che uccidono e massacrano innanzitutto e in maggior numero civili, non ha alcun "diritto" di inorridire di fronte alla barbarie dell'attentato di Madrid. Ricordiamoci che il più grande episodio di terrorismo della storia umana è stato il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. La guerra chiama guerra ed è questa spirale che dobbiamo interrompere. Una volta di più il nemico non è oltre la frontiera, è in casa nostra. Il nemico è questo sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo che, per superare la propria crisi, sul piano internazionale genera guerra e su quello interno peggiora le condizioni di vita e di lavoro di tutti i proletari. Infatti il 2003 è stato: un altro anno di guerra ai lavoratori in Italia Licenziamenti che continuano silenziosamente in tante piccole e medie aziende, precarizzazione sempre più accentuata dei rapporti di lavoro, nuovo attacco alle pensioni, aumento dei prezzi e salari fermi, mancata applicazione di contratti firmati (gli autoferrotranvieri), innalzamento dei ritmi di lavoro e straordinari al sabato (Alfa di Pomigliano d'Arco) mentre si chiude uno stabilimento dello stesso gruppo e si gettano sulla strada i lavoratori (Alfa di Arese), privatizzazioni, servizi sempre più carenti e costosi (sanità, scuola, trasporti), perdita di diritti in ogni posto di lavoro. Guerra militare e guerra ai lavoratori sono due facce dello stesso dominio capitalista. Slai Cobas Milano Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale Viale Liguria 49, 20143 Milano, tel.fax 02/8392117, fip. 16.3.2004 @mail: slaimilano at slaicobasmilano.org http://www.slaicobasmilano.org
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