del mondo kurdo n8



Del Mondo Kurdo n8
 A cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia
Via Quintino Sella 41, 00187 Roma Tel 0642013576 / Fax. 0642003550 /
uiki.onlus at tin.it / www.kurdistan.it
        C/C bancario n. 12257 intestato a UIKI-Onlus, Banca Popolare di
Milano, ag. 252


1. Newroz ed elezioni, il clima politico in Turchia
2. La tortura sempre in prima fila. Ozgur Politika, 6 marzo 2004
3. Bilancio sulle violazioni dei diritti umani nel febbraio 2004
4. Gli uomini mascherati uccidono, Ozgur Politika 10 marzo
5. Impressioni da Mahmura, Ceni - Ufficio delle Donne Kurde per la Pace, 5
marzo 2004
6. Si torna a parlare di Jitem. Ozgur Politika, 11 marzo 2004
7. Coraggio cara LEYLA ZANA da Sirin EBADI e Danieelle MITTERAND - Le Monde
11 marzo 2004


1. Newroz ed elezioni, il clima politico in Turchia
    Dopo che per tre settimane gli avvocati non sono riusciti ad incontrare
Abdullah Ocalan, finalmente ieri si è svolta la visita ad Imrali e gli
avvocati hanno portato all'opinione pubblica il sostegno e il saluto del
presidente Ocalan alla Coalizione Democratica.
    Intanto, per ostacolare la libertà di manifestare nella campagna
elettorale l'AKP sta usando il suo potere di forza governativa introducendo
nuove disposizioni antiliberali, inoltre il CHP insieme all'AKP sta
cercando d'instaurare un clima di tensione. Negli ultimi giorni infatti una
dichiarazione del presidente del CHP, Deniz Baykal, secondo il quale la
Coalizione Democratica sarebbe una coalizione regionale i cui candidati non
sono altro che i nominati da Imrali. A tale dichiarazione ha risposto il
presidente del partito SHP, Murat Karayalcin, che ha sfidato il CHP ha
provare con i fatti le proprie dichiarazioni, se così fosse sarebbe si
dichiara pronto a ritirare il suo partito dalla Coalizione Democratica
altrimenti Baykal dovrebbe dimettersi.
    Ci sono state però partecipate manifestazioni di piazza per la giornata
internazionale della donna, l'Ottomarzo, con le strade di Diyarbakir
addobbate a festa in onore delle donne della città.
    In questo clima, sono cominciati i comizi elettorali delle forze della
Coalizione Democratica nelle città kurde, a partire da Urfa, dove 20mila
persone hanno accolto i rappresentanti dei partiti. Bakirhan, presidente
del Dehap.  ha dichiarato alla folla che voi siete la risposta a chi ci da
per dispersi, adesso è il momento dell'unità e della vittoria. A Kiziltepe
ha detto "questa unione l'abbiamo realizzata perché i problemi di Kiziltepe
siano i problemi di Samsun. Il problema di Edirne come se fosse di Mardin".
La coalizione senza sosta ha girato nell'area kurda passando per Derik,
Batman, Kiziltepe, Mardin, Diyarbakir e continuerà fino ad Antep ed altre
città. Bakirhan ha ricordato che in ogni cittadina si stanno avviando i
lavori dei comitati elettorali della coalizione, in occasione di questi
eventi dei veri e propri comizi con grande partecipazione si svolgono in
ogni luogo, come a Diyarbakir, ad Hakkari con 5000 persone e migliaia nelle
quattro sedi di Antep. A diyarbakir, nel municipio di Sur all'apertura ha
dichiarato che l'AKP sta cercando in ogni modo di ostacolarci e vincere le
amministrative nelle città kurde, in maniera speciale a Diyarbakir,
approfittando del suo essere forze di governo, "questo popolo non lascerà
nelle loro mani la città di Amed" ha detto. La candidata del municipio di
Baglar-Diyarbakir, Yurdusev Ozsokmenler, che è turca, ha dichiarato che si
lavorerà per far brillare il sole nel cielo e ha detto "il primo ministro
ci dice che se non ci pensi il problema kurdo non esiste. Il presidente ci
ricorda che noi esistiamo sia che lui ci pensi o non ci pensi!". Inoltre la
candidata ha detto che si costituiranno assemblee di donne attraverso le
quali le donne parteciperanno attivamente all'amministrazione della città.
La Colazione Democratica anche a Mersin e nelle altre città turche, come
Akdeniz, si presenta e riceve una forte partecipazione popolare.
    Infine, è ormai certo che le celebrazioni del Newroz non potranno
essere fatte a nome del capodanno, e quindi come evento strettamente
culturale, ma rientreranno fra gli eventi della campagna elettorale. In
questo modo saranno concesse le autorizzazioni e la popolazione potrà
celebrare il 21 marzo in massa in ogni luogo.
    Organizzate dai vari uffici d'informazione partono numerose delegazioni
come osservatori per il Nerwoz e le elezioni: 50 persone dalla Germania, 45
dalla Svezia, 58 dalla Francia, 20 dall'Inghilterra e 80 dall'Italia,
compresi gli esponenti della Carovana per il Medioriente. Queste
delegazioni secondo i propri programmi svolgeranno un'attività di
monitoraggio ed osservazione della situazione in ogni città kurda.

2. La tortura sempre in prima fila. Ozgur Politika, 6 marzo 2004
    Il presidente dell'Associazione per i diritti umani (IHD) di Diyarbakir
l'avv. Selahattin Demirtas, ha dichiarato che nel mese di febbraio sono
stati 383 i casi di violazione dei diritti umani nelle città kurde. E in
prima fila ci sono casi di tortura.
    Selahattin Demirtas ha reso noto "il rapporto di febbraio sulle
violazioni dei diritti umani nella regione" in occasione di una conferenza
stampa nella sede dell'IHD di Diyarbakir. Ha attirato l'attenzione il fatto
che anche nel mese di febbraio i casi di tortura sono in prima fila nel
rapporto, dicendo che specialmente durante gli attacchi nelle
manifestazioni e nelle riunioni, viene fatto un esagerato ed inutile uso
della forza. Ha anche dichiarato che "ancora i casi di tortura sono molto
seri, in questa zona sono diventati ormai una pratica normale, da un
meeting a una piccola manifestazione, in ogni attività di tipo sociale".
    Dopo la tortura colpisce il dato sui "fermi di polizia" ha detto
Demirtas, per una piccola indagine le persone vengono portate alla polizia,
poi subito dal giudice secondo quanto previsto dalla legge, in realtà, dopo
che sono stati fermati passano dalle 24 ore fino a 4 giorni in polizia,
solo allora vengono portati davanti al procuratore. "Questo comportamento è
chiaramente contro la legge" ha detto Demirtas. Inoltre ha aggiunto
Demirtas che si costituirà una commissione per lo svolgimento democratico e
legale delle elezioni amministrative.

3. Bilancio sulle violazioni dei diritti umani nel febbraio 2004
Durante gli scontri: 2 morti
Esecuzioni extragiudiziali: 4 morti
Esplosione di mine e materiali esplosivi: 2 feriti
Fermo di polizia: 162
Tortura e maltrattamenti: 32
da parte della gendarmeria: 8
da parte delle autorità di sicurezza:23
da parte delle autorità esecutive di difesa:1
Numero dei casi di rilevanza sociale:3
Fermo di polizia durante i casi di rilevanza sociale: 49
Feriti durante i casi di rilevanza sociale:33
Attività e manifestazioni bandite:5
Suicidi e tentativi di suicidio: 18
Reati d'opinione e politici: 75
Richieste di cura: 4
Problemi carcerari: 1
Richiesta di trasferimento dal carcere: 1
Reati non politici ma ufficiali: 7

4. Gli uomini mascherati uccidono, Ozgur Politika 10 marzo
    Imam Boztas (49 anni), abitante nel villaggio di Xozan (in turco
Alanyazi) nella provincia di Mazgirt (Dersim) è stato assassinato da due
persone mascherate che lo hanno costretto ad uscire dalla sua casa. Si è
saputo che Boztas 10 giorni fa era tornato da Istanbul, dove era fuggito
per essere stato minacciato dall'amministrazione della caserma di
Bulgurcular. Boztas, era stato in carcere tra il 1995 e 1998 per aver
sostenuto il partito comunista marxista-leninista turco (TKPML/TIKKO).
    Il presidente del Baro (Ass. dei giuristi) Huseyin Aygun, insieme al
candidato alle amministrative si sono recati al villaggio Xozan per capire
lo svolgimento del caso e hanno parlato con la madre e il padre di Boztas.
La mamma ha dichiarato che mentre si trovata fuori casa a prendere della
legna per la stufa ha visto due persone nei pressi della loro abitazione.
Avevano il viso coperto e delle armi in mano, hanno suonato il citofono
dopo qualche minuto che era rientrata in casa e lei ha aperto la porta.
Chiesero se fosse quella la casa di Imam, dopo aver avuto una risposta
positiva hanno chiesto se stava a casa e che, in quanto loro amici dovevano
parlare con lui. La madre rispose che Imam non era in casa e visto che la
porta dell'altra stanza era aperta il figlio uscì da lì. Dopo averlo visto
lo hanno chiamato ad uscire dalla casa e lui rispose che non li conosceva e
chiese dove sarebbero andati a parlare se lui fosse uscito, hanno insistito
e lui è uscito pur non volendo. La donna ha gridato inutilmente, appena la
porta si chiuse gli hanno sparato 5 proiettili al petto e uno al braccio
uccidendolo.  Anche se la caserma del villaggio si trova a soli 2 km di
distanza i gendarmi sono arrivati 3 ore dopo.
    Il padre di Imam ha detto che i militari lo hanno minacciato mentre
coltivava la terra, nell'ottobre del 2003, "il comandante venendo dove
lavoravamo ci ha detto che i terroristi venivano nel villaggio. Hanno poi
chiamato mio figlio Imam alla caserma. Imam al ritorno è venuto da me
dicendomi 'mi uccideranno, devo andarmene via' per questo gli avevo dato
dei soldi per andare ad Istanbul ". Secondo i contadini della zona sono
stati i militari ad assassinarlo.
Anche il cugino ha dichiarato di alcune minacce che il comandante della
Caserma di Bulgurcu  aveva fatto loro 2 mesi prima. Gli era stato chiesto
di collaborare pena la vita. "Mio cugino - ha detto - è stato assassinato
perché non ha accettato l'offerta del comandante della Caserma."

5. Impressioni da Mahmura, Ceni - Ufficio delle Donne Kurde per la Pace, 5
marzo 2004
    Inge von Alvensleben è una pediatra recatasi come volontaria al Campo
di Mahmura. Vi presentiamo alcune impressioni che ci ha inviato circa la
situazione del campo.
    Quando l'UNHCR decise di evacuare il campo di Mahmura, vista la legge
turca sul pentimento, gli abitanti del campo non hanno voluto far ritorno
in Turchia alle condizioni attuali. Il sindaco del campo a tale proposito
ha indetto una conferenza stampa  per dichiarare la decisione della
popolazione. Oltre a ciò non ci sono segni di un'imminente evacuazione dal
campo, mentre intanto un'organizzazione delle NU ha cominciato a
distribuire sementi per alberi, benché sfortunatamente gli alberi da frutto
e i vegetali necessitano per crescere di molta più acqua di quanta non ne
sia disponibile. Chiunque qui è pronto a combattere finché non si
otterranno i servizi necessari, visto che da quando hanno dovuto lasciare
la zona del Botan in Turchia, dieci anni fa, hanno dovuto affrontare
ripetutamente embraghi e attacchi intesi a mandarli via anche da qua.
    Attualmente anche per l'elettircità ci sono difficoltà, ma corre voce
della possibilità di fornire una connessione per Internet.
    Nel campo ci sono piccoli spacci che smerciano vegetali e frutti, anche
se molta gente non può permettersi di acquistarli. La fornitura base che
l'UNHCR rifornisce non comprende il cibo fresco ed è povera di vitamine, si
tratta di farina, riso, zucchero, detersivo, tè, lenticchie, olio e latte.
Ci sono molti bambini troppo piccoli e malnutriti, certamente è difficile
che essi seguano quotidianamente una dieta equilibrata.
    L'ospedale viene gestito da tre medici di Hewler ed Erbil attraverso
un'associazione svedese che si chiama "Quandil". Una settimana fa
un'organizzazione italiana, Emergency, ha aperto un piccolo centro medico
per la cura delle vittime della guerra (fisioterapia e protesi). Essi
vogliono anche aprire un ospedale vero che andrebbe ad installarsi o nella
cittadina di Mahmura o nel campo stesso. Ancora questo non è chiaro, visto
che naturalmente l'amministrazione del KDP facente capo a Barzani lo
vorrebbe nella cittadina.
    Per maggiori informazioni a riguardo contattare: Ceni, Kurdish Women's
Peace Office, email:
    ceni_frauen at agm.de ; www.ceni-kurdistan.de

6. Si torna a parlare di Jitem. Ozgur Politika, 11 marzo 2004
    La piattaforma democratica di Diyarbakir, mostrando i quotidiani Ulkede
Ozgur Gundem, in Europa Ozgur Politika, Il sicario dello stato racconta,
chiama i procuratori ad assumersi la responsabilità di far chiarezze, come
evento storico, sugli anni bui degli omicidi extragiudiziari.
    Circa 150 persone, far i quali esponenti del DEHAP, avvocati del Baro
di Diyarbakir, le mogli dei personaggi uccisi, si sono riunite di fronte
alla sede del DEHAP hanno marciato e gridato slogan indicando il sicario di
Vedat Aydin e hanno chiesto che venissero ritrovati tutti. La polizia ha
voluto impedire gli slogan e in una dichiarazione stampa Alì Oncu, uno dei
responsabili della Piattaforma, ha detto che vedat Aydin e gli altri sono
stati uccisi perché volevano la pace e la fratellanza, ma siamo in molti
quelli che hanno preso la loro eredità. "In questi anni abbiamo perso molti
giovani, intellettuali, imprenditori, Vedat Aydin, Musa Anter, Mehmet
Sincar e decine di kurdi abbiamo perso in questi anni bui. Le persone sono
state prese di giorno mentre uscivano dalle loro case, sulle strade e dopo
pochi giorni venivano ritrovati morti nei cestini, sotto i ponti o sul
ciglio della strada. Non fare chiarezza su ciò, non trovare i colpevoli
lascia ancora tutti noi sotto minaccia" ha detto Necdet Atalay, segretario
della camera degli ingegneri meccanici di Diyarbakir.
    Ha parlato, infatti, nei giorni scorsi Abdulkadir Aygan, esponente fra
i sette che fondarono e segnarono alcuni dei giorni più bui della storia
turca negli anni Novanta con il Jitem (Squadre Speciali) artefice degli
omicidi extragiudiziari di intellettuali, artisti, scrittori, attivisti
politici e difensori dei diritti umani fra i quali quelli di Musa Anter e
Vedat Aydin. Abdulkadir Aygan ha spiegato chiaramente all'opinione pubblica
come l'organizzazione agiva per ordine ricevuto direttamente da Ankara, il
quartier generale e il cervello del Jitem, ancora oggi mai accettato dalle
autorità. Aygan e gli altri, benché si sentano anche colpevoli per quanto
hanno fatto, si trovano a vivere come impiegati dello stato, con sulla
coscienza tali misfatti, senza che nessuno abbia mai voluto ammettere che
il Jitem esistesse. Queste persone, questi sicari di stato sono liberi e
hanno ucciso centinaia di persone.

7. CORAGGIO CARA LEYLA ZANA da CHIRINE EBADI e DANIELLE MITTERAND - LE
MONDE 11 MARZO 2004
    Cara Leyla Zana,
    questo mese di marzo 2004 rappresenta un ben triste anniversario per te
ed i tuoi amici. Fanno 10 anni che sei in prigione. Nel 1994 il Tribunale
di Sicurezza dello Stato n° 1 di Ankara ti ha condannato per aver difeso i
diritti culturali dei tuoi concittadini curdi, per aver difeso la pace e
promosso l'amicizia e la fraternità fra i turchi ed i curdi in Turchia.
    Dalla prigione di Ulucanlar, nelle tue lettere ci ricordi che l'essere
rinchiusa fra quattro mura non fa diminuire la tua sete di un mondo
migliore nel quale le donne, "uguali e giuste" partecipino attivamente alla
costruzione della pace, della democrazia, e veglino per il rispetto di
tutte le libertà.
     Cara amica,
    per scriverti, non abbiamo dovuto riflettere molto. I nostri cuori e i
nostri pensieri, rivolti al tuo coraggio ed alla giustezza delle cause che
difendi, ci hanno dettato queste parole: dirti a che punto ci manchi. Come
manchi a Mehdi, tuo marito (che ha passato 11 anni nelle prigioni turche);
a Ronahi e Ruken, i tuoi figli; come manchi al tuo popolo che ti ha eletta
al Parlamento affidandoti il mandato di difendere i suoi millenari diritti
culturali. Come manchi, Leyla, alla Libertà. Il rinvio dell'undicesima
udienza del vostro processo, cominciato un anno fa, e che fa seguito a
dieci successivi precedenti rinvii nel corso dei quali tu e i tuoi colleghi
deputati siete apparsi ammanettati e circondati dalle forze di sicurezza,
ci ha profondamente turbate. Le richieste di liberazione presentate dai
vostri avvocati vengono sistematicamente respinte, senza alcuna
motivazione, in totale violazione del vostro diritto nazionale e della
Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Ed ancora oggi rimanete
imprigionati.
     Cara Leyla,
    Anche se importanti rappresentanti politici europei pensano che, poiché
nel tuo paese sono state fatte varie riforme per soddisfare i criteri di
Copenhagen, adesso esso sia  all'altezza di instaurare un vero partenariato
con l'unione Europea,  i tuoi amici, loro, sono scandalizzati: il vostro
processo politico è in effetti altamente rappresentativo delle
contraddizioni con le quali i dirigenti del tuo paese si scontrano.In vista
di ottobre 2004, costoro aspirano ad ottenere una data di inizio delle
trattative per l'adesione. Ma mentre questi dirigenti politici manifestano
una volontà di riforma, di democratizzazione e d'apertura, l'apparato
giudiziario turco, al contrario, testimonia numerose resistenze. Così, le
riforme adottate per ciò che concerne il popolo curdo, rimangono lettera
morta. Il diritto a diffondere trasmissioni radio-televisive in lingua
curda è di fatto bloccato da una miriade di decisioni amministrative o
giuridiche.Il diritto alla preservazione della cultura curda ( per esempio
mettere dei nomi kurdi ai bambini) nei fatti è molto limitata da
restrizioni linguistiche. Le scuole che dovrebbere impartire l'insegnamento
in lingua curda, a causa di vari impedimenti amministrativi, non riescono
ad aprire le porte. I difensori dei diritti dell'uomo vengono perseguitati
e spesso sottomessi a processo. I dirigenti del tuo paese, cara Leyla,
avranno la volontà necessaria a mettere in pratica le riforme che hanno
avuto il coraggio di adottare?
    Ovviamente, le mentalità non potranno cambiare bruscamente  da un
giorno all'altro. La messa in pratica ed il rispetto della democrazia e di
tutte le libertà hanno bisogno di una autentica e forte volontà, ma anche
di coraggio, franchezza e fermezza da parte dei dirigenti politici di
qualsiasi nazione.
    Cara Leyla, cara amica,
    i giorni e gli anni passano e tu resti in prigione. Per quanto tempo
ancora?
Il 12 marzo si deve tenere la dodicesima udienza del vostro processo. Per
quest'occasione invitiamo i difensori dei diritti dell'uomo, i parlamentari
europei ed i rappresentanti delle Nazioni Unite ad unirsi a noi nel
chiedere con forza la tua liberazione e quella dei tuoi colleghi per
l'instaurazione della democrazia e della pace.
Chirine Ebadi, avvocatessa iraniana, é Premio Nobel per la pace 2003.
Danielle Mitterand è presidentessa della Fondazione France Liberté ARTICOLO
APPARSO NELL'EDIZIONE DELL'11.03.04