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[fermiamolaguerra] COMUNICATO STAMPA
- Subject: [fermiamolaguerra] COMUNICATO STAMPA
- From: "ass.del2000" <ass.gentedel2000 at katamail.com>
- Date: Thu, 4 Mar 2004 09:19:59 +0100
- Disposition-notification-to: "ass.del2000" <ass.gentedel2000 at katamail.com>
Subject: [fermiamolaguerra] COMUNICATO STAMPA -Da :Associazioni,Coordinamento del Movimento per la Pace Caserta e prov. c/o:AGNESE Ginocchio In data 3 Marzo 2004 si è costituito a Caserta il:Comitato 20 Marzo Cc: "sergiocarozza" <sergiocarozza at libero.it> Sent: Wednesday, March 03, 2004 9:07 PM Subject: Comunicato Stampa Si è costituito (il 3 Marzo 2004 a Caserta presso la sede della CGIL), sulla base di posizioni diverse ma convergenti, il comitato organizzatore casertano per preparare iniziative di sostegno verso la grande manifestazione pacifista del 20 Marzo. I promotori sono certi di raccogliere ancora una volta le tante energie che diedero vita al grande 15 febbraio di un anno fa. Come allora le diverse organizzazioni aderiscono al "Comitato fermiamo la guerra". Rispondendo all'appello dei pacifisti americani, fatto proprio dal Forum di Bombay, il 20 marzo ad un anno dall'invasione dell'Iraq - parteciperemo ad una grande giornata di mobilitazione mondiale contro la guerra, per chiedere la fine dell'occupazione e il ritorno dei militari italiani. La manifestazione nazionale si terrà a Roma e partirà alle 14 da Piazza della Repubblica per concludersi a Piazza San Giovanni. La giornata sarà preparata in città con una grande assemblea pubblica che si terrà il giorno 14 alla quale il Comitato Organizzatore invita le organizzazioni, le reti, i movimenti, i gruppi spontanei, i cittadine e i cittadini per affernare una forte richiesta di pace per il popolo iracheno. L'asseblea del 14 sarà anche l'occasione per salutare l'arrivo in città della carovana della pace. Le carovana partita il 28 febbraio da Sigonella [Catania] è stata pensata come una occasione per contaminare la mobilitazione mondiale contro la guerra del 20 marzo con le iniziative dei movimenti sociali locali e coinvolgere in ogni tappa tanti cittadini in un momento di democrazia diretta dal basso che rappresenta la risposta migliore alla democrazia belligerante dall'alto. Con la sosta della carovana in città sarà possibile firmare le bandiere della pace da inviare ai movimenti pacifisti statunitensi e promuovre mozioni nei consigli comunali della provincia di Caserta per chiedre al governo di rititare le nostre truppe. Sergio Carozza -giornalista- 3382982842 ____________________________________________________________________________________________________________ (Presenti alla prima riunione:CGIL,Arci,Rifondazione Comunista,Rifugiati politici,Rete Immigrati,Padri Sacramentini,Suore Orsoline,Agesci,Pax Christi,Libera,Peacelink,Rete sociale per i diritti globali,Movimento Studenti Universitari...) ____________________________________________________________________________________________________________ Perugia, 3 marzo 2004 Alle Associazioni e Organizzazioni in indirizzo Cari amici, vi invio l'ultimo documento della Tavola della Pace " In Iraq un altro intervento è possibile (e necessario)!", che vuole dare un contributo positivo al dibattito parlamentare sull¹impegno dell¹Italia per l¹Iraq e sostanziare la scelta dell¹Onu che noi tutti stiamo promuovendo. Rinnoviamo inoltre l'invito a partecipare e ad aderire all'appello della Tavola della Pace per la giornata mondiale contro la guerra del prossimo 20 marzo, inviando un'e-mail all'indirizzo: 20marzo at perlapace.it Sul sito della Tavola della Pace (www.tavoladellapace.it) potete trovare l¹appello del movimento per la pace degli Stati Uniti e gli aggiornamenti sull¹organizzazione della manifestazione. Con i migliori auguri di buon lavoro, Flavio Lotti Coordinatore nazionale ----- In occasione del dibattito alla Camera dei Deputati sul rifinanziamento della missione militare italiana in Iraq, la Tavola della pace presenta un documento intitolato ³In Iraq un altro intervento è possibile e necessario² con il quale chiediamo a tutti i deputati di negare ogni sostegno al decreto con cui il governo intende prolungare l¹attuale missione e di promuovere una conseguente iniziativa parlamentare per non abbandonare il popolo iracheno impegnando il governo italiano ad investire subito sull¹Onu e fare ogni sforzo per favorire il suo rapido rientro in Iraq. Il documento indica precise proposte concrete tese a sostanziare la scelta che l¹Italia deve assumere se vuole davvero contribuire alla fine della tragedia irachena: la scelta dell¹Onu. L¹Italia scelga l¹Onu. L¹occupazione è illegale. In Iraq un altro intervento è possibile (e necessario)! Non è vero che proseguire la missione militare italiana a Nassiriya è ³la cosa migliore² o ³la sola cosa² che l¹Italia può fare per aiutare il popolo iracheno ad uscire dal pantano in cui è finito a causa della guerra. Premessa. 1. La guerra condotta in Iraq è stata fatta, in modo inequivocabile, in violazione del diritto internazionale. E¹ stato dunque un atto illegale. 2. Anche l¹occupazione, conseguenza di atto illegale, è essa stessa illegale. Nessun ³realismo politico², nessuna prassi omertosa può legittimare la strategia del fatto compiuto. 3. La guerra è stata giustificata con manipolazioni e inganni adducendo pericoli e motivazioni false e inconsistenti. 4. La guerra ha provocato la fine del regime di Saddam Hussein ma ha gettato il paese nel caos e nella violenza. Per il popolo iracheno le sofferenze non solo non sono finite ma per molti aspetti sono addirittura aumentate. In questo senso non è vero che la guerra è finita. La guerra continua in forme nuove e terribili. 5. L¹Iraq del cosiddetto ³dopo-guerra² è diventato il principale campo di battaglia per la guerra. Non una guerra tra le tante ma ³la² guerra delle guerre: quella degli Stati Uniti contro il terrorismo, quella contro l¹occupazione americana, quella dei fondamentalisti contro l¹America e l¹occidente, quella interna per la conquista del potere. 6. Questa situazione allarmante descrive una sola cosa: l¹ennesimo clamoroso fallimento dell¹opzione militare. La guerra non è uno strumento utile per ³migliorare il mondo². La guerra non risolve i problemi: li aggrava. Ne chiude uno e ne provoca molti altri. 7. Coloro che hanno fatto la guerra hanno dimostrato di saper distruggere ma di non saper costruire né la libertà, né la pace né la democrazia. Hanno avuto ottimi piani di guerra e pessimi piani di pace. 8. I piani di ricostruzione delle potenze occupanti non hanno portato alcun beneficio diffuso alla popolazione irachena. Il piano di ricostruzione (definito di ³democrazia del libero mercato²) che stanno cercando di realizzare è molto efficace nella distruzione (distruzione delle istituzioni esistenti, smantellamento dell¹esercito, privatizzazione delle imprese di stato,Š) e del tutto fallimentare nella costruzione di un nuovo stato democratico. Lo stesso modo in cui le truppe d¹occupazione gestiscono la sicurezza (spesso affidata anche a imprese private e mercenari) non è di alcun aiuto alla popolazione civile. 9. Il risultato è che tra la popolazione civile cresce il senso di insicurezza, di umiliazione, di frustrazione e malcontento; si rafforzano gli estremismi religiosi, etnici e tribali, si diffonde la criminalità organizzata e si finisce di devastare la società irachena, si aumenta la frammentazione e si scivola verso la balcanizzazione dell¹Iraq. Altro che passaggio dalla dittatura alla libertà! 10. Il governo italiano, dopo aver sostenuto la guerra (senza partecipare direttamente ai combattimenti) ha inviato una missione militare in Iraq a sostegno dei piani di occupazione e ricostruzione delle potenze occupanti senza dare ai nostri soldati una adeguata preparazione (come denunciato anche dall¹Unione Nazionale dell¹Arma dei Carabinieri); senza alcun coinvolgimento dell¹Unione Europea; senza alcun rispetto della legalità internazionale; senza concordare alcuna copertura da parte dell¹Onu; confondendo i soldati e gli aiuti italiani con quelli di coloro che hanno fatto la guerra. Un altro intervento è possibile (e necessario). Il Parlamento italiano deve scegliere di abbandonare l¹opzione militare e di assumere l¹opzione democratica. L¹opzione democratica richiede: 1. un maggiore e non un minore impegno in Iraq dell¹Italia, dell¹Europa e della comunità internazionale; 2. una forte iniziativa per ridare centralità, credibilità e sostegno all¹azione dell¹Onu. L¹Onu non è e non dispone di una bacchetta magica per risolvere i disastri provocati dalla guerra. Tuttavia quella dell¹Onu è la strada maestra per mettere un freno alla violenza che dilaga, per scongiurare il rischio di guerra civile, per ridurre lo spazio e il sostegno ai terroristi, per promuovere e proteggere i diritti umani degli iracheni. Il solo invio di una ³Missione² delle Nazioni Unite per discutere con tutte le parti irachene le modalità per realizzare libere elezioni in Iraq ha contribuito ad aprire nuove importanti prospettive basate sul dialogo e consenso. La ³debolezza² o la forza dell¹Onu dipende solo dalla volontà degli Stati che ne sono parte, a cominciare dai membri del Consiglio di Sicurezza. Nessuno può dunque giustificare la sua esclusione o messa ai margini se non con motivazioni politiche. Sino ad oggi le potenze occupanti hanno di fatto impedito l¹intervento dell¹Onu in Iraq. L¹Italia deve investire sull¹Onu, fare ogni sforzo per favorire il suo rapido rientro in Iraq e sostenere concretamente la sua azione a partire da quelle missioni che la stessa Risoluzione 1511 elenca: … assicurare la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione; … favorire una rapida transizione politica in modo che ³il popolo iracheno possa determinare liberamente il proprio futuro politico e controllare le proprie risorse naturali²; … favorire ³il dialogo nazionale e la costruzione del consenso² che dovrà portare alla stesura della nuova costituzione e alla convocazione di elezioni democratiche; … accelerare gli sforzi per costruire istituzioni locali e nazionali democratiche e rappresentative, promuovere la protezione dei diritti umani in tutto il paese, favorire lo sviluppo di media indipendenti, sostenere lo sviluppo della società civile irachena e delle sue organizzazioni indipendenti, etc... ³ … promuovere la ricostruzione economica. Gli stessi iracheni chiedono con gran forza l¹intervento delle Nazioni Unite per accelerare e gestire il passaggio dei poteri e l¹organizzazione di elezioni nazionali libere e democratiche. L¹Italia deve dunque: 1. accogliere e sostenere attivamente le raccomandazioni formulate dalla ³Missione² delle Nazioni Unite per l¹organizzazione di elezioni nazionali libere e democratiche in Iraq a partire dal mantenimento della data del 30 giugno 2004 quale termine ultimo per il trasferimento dei poteri ad un governo iracheno provvisorio che a sua volta deve essere definito con il più ampio consenso possibile tra tutte le parti irachene e dalla istituzione di una Commissione Elettorale Irachena autonoma e indipendente. 2. lavorare perché il Consiglio di Sicurezza dell¹Onu dia un chiaro e inequivocabile mandato e un sostegno concreto al Segretario Generale dell¹Onu nella gestione di questa importantissima quanto difficile fase di transizione. 3. operare perché questa diventi posizione e iniziativa comune dell¹Unione Europea o almeno del maggior numero possibile dei paesi europei sollecitando la solidarietà e la collaborazioneŠ; 4. non rifinanziare la missione militare italiana in corso sotto il comando delle potenze occupanti e, in ossequio all¹articolo 11 della Costituzione, mettere, con una dichiarazione formale e solenne in Parlamento e all¹Onu, tutte le proprie risorse di qualsiasi natura sotto diretta autorità delle Nazioni Unite per sostenere il loro ³ruolo vitale² in Iraq; 5. sostenere l¹intervento diretto in Iraq delle organizzazioni italiane e internazionali della società civile e delle Istituzioni Locali impegnate nella promozione e difesa dei diritti umani; 6. assumere tutte le iniziative concrete necessarie per mettere fine alla violenza e alle quotidiane violazioni dei diritti umani, all¹occupazione e agli attentati in Palestina e Israele e, finalmente, avviare la costruzione di una pace giusta e duratura basata sul principio ³Due stati per due popoli: stessa dignità, stessi diritti, stessa sicurezza². Tavola della pace, 2 marzo 2004
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