pantani e la condanna a vincere



Società
PANTANI AVVERTE: VINCERE E' UN PERICOLO

La cultura del vincere è micidiale per lo stesso vincitore. Il caso estremo
di Pantani (che sia suicidio o malore) oggi ce lo mostra, come alcuni
psicologi dello sport (GR1 delle 7 del 16 febbraio) cominciano a spiegare:
reggere il peso del successo, la solitudine del primo posto obbligatorio, le
regole della competizione assoluta, è superiore alle forze umane, se non è
accompagnato da grande virtù e umiltà, cioè da antidoto interiore al mito
del vincere.
Lo sport guerresco di oggi, senza regole limitanti, è immagine della tetra
pervasiva cultura che condanna a vincere. La felicità è nell'insieme, non
nel sopra gli altri.
Così, la natura genuina della politica (arte del convivere in pace) non è
nel potere sugli altri, neppure nell'avere numeri di voti superiori agli
altri (il numero non è qualità), ma nella capacità del decidere insieme (lo
mostra bene Hannah Arendt nella critica della violenza).
Naturalmente non sa accettare di decidere insieme, contemperando i suoi
interessi, chi ha il culto capitalistico del vincere, cioè di abbassare gli
altri, dissociandosi dalla società.
Competere è infelicità perché divide, cooperare è felicità perché unisce. La
nostra società competitiva è infelice.
Pietà per le vittime, ignorate le più, adorate e sacrificate alcune, come
Pantani. Pietà e meditazione per noi tutti.
Enrico Peyretti
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