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Gen. Tricarico: «Meno diritti per combattere il terrorismo»
- Subject: Gen. Tricarico: «Meno diritti per combattere il terrorismo»
- From: Marco Trotta <mrta at bfsf.it>
- Date: Fri, 5 Dec 2003 08:24:08 +0100
Corriere della Sera giovedì, 4 dicembre, 2003 Pag. 005 «Meno diritti per combattere il terrorismo» Il generale : «Non si può affrontare un' emergenza come questa con leggi ordinarie» «Altrimenti si arriva al doppio e discutibile binario della giustizia Usa per i detenuti di Guantanamo» «A volte per tutelare la privacy non si può svolgere un' efficace attività di prevenzione» ALLARME TERRORISMO PARLA IL CONSIGLIERE DI PALAZZO CHIGI Sarzanini Fiorenza ROMA - «Non si può pensare di gestire una situazione di emergenza come questa con leggi ordinarie. Per garantire la sicurezza dei cittadini è necessario rinunciare ad alcuni diritti e privilegi». La riflessione del generale Leonardo Tricarico , ex comandante delle forze aeree italiane durante la guerra del Kosovo e adesso consigliere militare di Palazzo Chigi, arriva al termine di giorni drammatici per l' Italia. E mentre resta altissimo l' allarme per un possibile atto terroristico. Che cosa vuol dire rinunciare a diritti e privilegi? «La nostra legislazione prevede norme che regolano il "tempo di pace", ma che spesso si rivelano inadatte per fronteggiare situazioni di crisi. Dunque vuol dire rivedere alcuni principi in modo da consentire alla collettività di difendersi. Quella contro il terrorismo è una guerra e come tale va combattuta. Altrimenti...». Altrimenti? «Si arriva a situazioni paradossali come il doppio e discutibile binario della giustizia statunitense nei confronti dei detenuti di Guantanamo». Facciamo esempi concreti. La prima norma da modificare? «Il diritto alla riservatezza. Quando l' amministrazione americana ha chiesto i dati personali di tutti i viaggiatori verso gli Stati Uniti, l' Italia si è trovata in grave difficoltà perché questo non è consentito dal nostro ordinamento. Ci sono voluti otto mesi per arrivare a un accordo di massima, ma una soluzione reale non è stata ancora trovata. Esistono dei casi in cui per tutelare la privacy del singolo ci si trova nell' impossibilità di svolgere una efficace attività di prevenzione». Ma in questo modo non si rischia di tornare indietro rispetto alle garanzie per i cittadini? «La cornice deve essere un quadro giuridico appropriato, ma senza dimenticare che per affrontare un' emergenza globale come quella terroristica bisogna accettare qualche rinuncia. Secondo provvedimento. «Approvazione di alcune procedure che possano essere applicate in via ordinaria in caso di pericolo. Penso alla chiusura degli spazi aerei, degli scali aeroportuali, alla soppressione di alcuni collegamenti. Durante la guerra del Kosovo io finii sotto inchiesta proprio per aver preso misure di questo tipo. E' un rischio che non si può e non si deve più correre. Così come è impensabile che il provvedimento di espulsione per sette integralisti islamici firmato dal ministro dell' Interno Giuseppe Pisanu scateni critiche e polemiche». Lei lo ritiene giusto? «Se esiste la prova che alcune persone sono pericolose per la sicurezza nazionale, non solo è giusto ma è sacrosanto. E in quel caso mi pare che gli elementi raccolti fossero sin troppo evidenti. E questo non riguarda soltanto le persone». A che cosa si riferisce? «Ci sono luoghi di culto dove si incita all' odio e alla violenza, dove si reclutano nuovi militanti, dove si fabbricano e si vendono documenti falsi. Centrali del crimine nei confronti delle quali attualmente non si può prendere alcun provvedimento». Pensa alla chiusura di alcune moschee? «Penso alla possibilità di interdire alcuni luoghi nel momento in cui rappresentano un rischio per i cittadini. So bene che la libertà di religione va tutelata in ogni modo, ma non quando c' è il pericolo che prevarichi la libertà degli altri». Chi deve occuparsi di queste revisioni? «Io credo che il problema vada affrontato a livello internazionale, in sede di G8 o della Nato, ma posso dire che l' Italia ha già fatto la sua parte e potrebbe continuare a farla. Abbiamo approvato una legislazione antiterrorismo che ci pone all' avanguardia rispetto a molti altri Paesi. Abbiamo intrapreso la strada giusta ed è su questa che dobbiamo continuare a camminare». Una vita nell' aviazione italiana IL PROFILO Il generale Leonardo è consigliere militare di Palazzo Chigi. Durante la guerra in Kosovo (1999) è stato comandante delle operazioni aeree della 5° Forza Aerea Tattica Alleata della Nato da Vicenza. Proprio per la sua conduzione delle operazioni, è stato insignito dall' allora presidente americano Bill Clinton della prestigiosa «Legion of Merit». Sessantunenne, è entrato in aviazione nel 1961. Fra le molte onorificenze ricevute, anche una dal governo tedesco e un' altra da quello peruviano
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