da nablus



dal presidio di pace a nablus riceviamo ed inoltriamo
ricordiamo che diario e foto sono su
http://assopace.blog.tiscali.it


Lunedi 1 Dicembre 2003 ore 19:10:05
Oggi siamo andati al seguito della Mobile Clinic del Medical Relief , con il dottor S. ed il suo staff, fino al villaggio di Cabalan, a circa 15 Km da Nablus. 
Cabalan e' un villaggio di 7000 abitanti esteso lungo pendii di alcune colline. Per poterci arrivare e' necessario passare due check-points, Hawara, che soffoca l'intera citta' di Nablus ed un'altro all'incrocio con la strada per Ari'el.
L'impatto con Hawara e' stato ancora una volta difficile. L'arroganza dei soldati israeliani ci lascia senza parole. A grandi gesti ci intimano da lontano di rimanere in coda, ANCHE SE SIAMO UN'AMBULANZA. Appena ci riavviciniamo al check-point un soldato, che ha deciso che questo non e' il nostro turno, ci obbliga ad aspettare a lato dove c'e' gia' un'altra ambulanza, urlando contro di noi e battendo i pugni prepotentemente contro la porta dell'ambulanza. Senza ascoltare le richieste di spiegazioni del personale medico ci apre le porte, chiude i finestrini dall'interno e risbattendo le porte si allontana. L'attesa si prolunga e le ambulanze a lato della strada diventano tre, mentre sfilano davanti ai nostri occhi camion e furgoni carichi di merci. Noi almeno siamo seduti, dall'altro lato della strada la gente e' in piedi con bambini e borse, in attesa di passare. 
Fortunatamente arriva e riesce a passare un'auto della Croce Rossa. La gente a bordo, rendendosi conto della situazione paradossale, aiuta il dottor S. nella lunga trattativa per ottenere il permesso di passare.
Finalmente ci viene dato, ma solo dopo che lo stesso soldato di prima ci perquisisce l'ambulanza e ci rivolge un sarcastico "How are you?" ed insiste aggiungendo "If you are not well, you will get well.".
Ci domandiamo come si possa costruire la sicurezza di uno stato tramite l'umiliazione di un'altro. E'forse questo il compito dell'Israeli Defence Force?
Finalmente arriviamo al villaggio, passando piu' agevolmete il secondo check-point.
Guardiamo i nostri orologi, sono le 10, un'ora e mezza per compiere 15 km.
Mentre il personale medico allestisce la clinica,in un'edificio letteralmente invaso da anziani, donne e bambini bisognosi di cure, noi conosciamo Y. che si offre di portarci a visitare il villaggio.
La visita e' piacevole: la scuola e il campo da calcio in costruzione e i punti panoramici dai quali pero' si notano tristemente le colonie israeliane poste in cima a quasi tutte le colline circostanti.
Visitiamo anche i campi coltivati ad agricoltura biologica dal fratello di Y.
Dopo un caffe' a casa del nostro amico, ritorniamo all'ambulatorio ricavato all'interno dei locali del PARC (Palestinian Agricolture Relief Commitee)dove un'altro fratello di Y. lavora e dove ancora una volta siamo colpiti dall'ospitalita' di questa gente: ci viene offerta una buonissima torta e del succo di frutta. 
Verso le 13.30 il lavoro nell'ambulatorio e' finito e ci dirigiamo verso Nablus.
Nell'ambulanza scorgiamo negli occhi del personale medico la soddisfazione per esser riusciti, nonostante tutto, a portare un po' di sollievo tra la propria gente. Cosi', affrontiamo piu' tranquilli e sereni i due check-points sulla strada del ritorno, che comunque superiamo senza troppi problemi.