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Invio comunicato da pubblicare.
- Subject: Invio comunicato da pubblicare.
- From: "albertgian\@libero\.it" <albertgian at libero.it>
- Date: Sun, 23 Nov 2003 12:34:17 +0100
22 Novembre 2003 SVEGLIATEVI PACIFISTI ! Che l'attentato subìto dai nostri militari in Iraq inducesse a far proseguire la permanenza italiana, come si sta delineando, questo proprio non lo ci si sarebbe immaginato, perchè normalmente il buon senso porterebbe ad agire all'opposto contrario. Lo sconcerto è che gran parte dei mass media che nei mesi precedenti lo scoppio della guerra esprimevano la loro contrarietà ad un intervento militare dell'Italia, ora sembra che abbiano cambiato orientamento adducendo che l'agire diversamente risulterebbe una capitolazione al terrorismo. Capita addirittura che taluni giornali dell'area del Centrosinistra, manipolando alla grande i sondaggi d'opinione, arrivano ad annunciare che il popolo italiano approva la missione. E' vero la partecipazione italiana alla guerra ufficiale non c'è stata, ciò sicuramente per merito delle imponenti manifestazioni pacifiste di piazza che si sono avute, ma poi dopo la proclamazione di Bush della fine della guerra, Berlusconi, a causa del suo fortissimo desiderio di dimostrarsi fedele alleato degli USA, è riuscito, con abile colpo di mano, a far partire un contingente militare spacciandolo per missione di pace. Grandissima parte degli Italiani l'hanno intesa come operazione veramente umanitaria, ciò probabilmente perchè l'Italia in passato con i suoi militari aveva sempre svolto, tranne che per l'intervento in Afghanistan, operazioni di mantenimento della pace con la copertura internazionale dell'ONU. Adesso, vista l'evoluzione della guerriglia irachena, che quella dell'Italia non sia una missione umaitaria non c'è più ombra di dubbio, perchè si è alleati degli occupanti USA e perchè, come ha detto un esponente dell'Arma dei Carabinieri, il compito del mantenimento dell'ordine pubblico in un Paese occupato militarmente significa far rispettare le regole imposte dagli occupanti. Non si voglia neppure giustificare la missione dei nostri militari come operazione di lotta contro il terrorismo, perchè tale termine riferito alla situazione irachena non è corretto ma frutto di faziosità se non di pura propaganda, poichè chi lo usa in questo caso a ragion di logica lo dovrebbe applicare ai partigiani italiani della II guerra mondiale. Quindi da tutto questo deriva che in pratica l'Italia si trova in guerra senza che il Parlamento l'abbia dichiarata. Ma la cosa più inquietante legata all'attentato di Nassiriya è l'aver visto scene di patriottismo sul genere della prima metà del secolo scorso, ciò è accaduto vuoi per l'invito da parte di esponenti della Destra di esporre il tricolore, molto probabilmente in contrapposizione alla bandiera arcobaleno, vuoi per l'enfatizzazione della vicenda attuata dai mass media. Certamente il popolo italiano ha ed ha sempre avuto tanta simpatia e fiducia per l'Arma dei Carabinieri, ma non si può speculare su questo sincero e profondo sentimento nei momenti di dolore dell'intera nazione per ingenerare un errato senso patriottico di stile nazionalistico, per far accettare in futuro sempre più pesanti ed impegnativi interventi di guerra. L'Italia ha bisogno semmai di un patriottismo in sintonia con la costituzione. Ma allora cosa c'è dietro a questi fenomeni inaspettati del voler far proseguire a tutti i costi la missione in Iraq e del vedere scene da nazionalismo patriottico? C'è la controffensiva di quella parte politica e della società italiana che non ha accettato lo stop all'intervento dell'Italia nella fase della guerra ufficiale all'Iraq e che ha mire di protagonismo sulla scena mondiale. E la contoffensiva è in atto anche all'interno della Chiesa cattolica. Ma i pacifisti cosa stanno facendo? Dopo le imponenti manifestazioni, dopo il successo dell'iniziativa di porre le bandiere della pace ai balconi, dopo le temerarie azioni di contrasto alla movimentazione dei mezzi militari, svanita l'emotività e la passione generale per una causa che ci aveva preso profondamente, non si è fatto quasi più nulla! Di tutta quella miriade di piccole e grosse iniziative che nascevano, di tutto quel fervore nell'attivarsi che c'era per fermare la guerra, cosa c'è rimasto? Ben poco direi! Da maggio in poi il movimento pacifista avrebbe dovuto darsi delle strutture più solide ed atte a durare nel tempo, avrebbe dovuto creare un coordinamento nazionale tra i vari gruppi per gestire e programmare le future iniziative, avrebbe dovuto determinare degli obiettivi raggiungibili da perseguire nell'immediato (come il ritiro del contingente dall'Iraq) e far attivare la base per realizzarli, invece si è dormito lasciando tempo e spazio alla parte reazionaria di organizzarsi (vedasi come esempio il sito Web http://www.ragionpolitica.it/catechismi.html). In questa delicatissima fase storica, dove, se si vuole evitare un devastante scontro tra civiltà, occorre comprendere e rapportarsi serenamente con il mondo islamico, riconoscendo, memori della storia dei secoli passati, gli errori attuali dell'Occidente ed agendo coerentemente di conseguenza. Ma per realizzare ciò è assolutamente indispensabile che i pacifisti si impongano su quella folle minoranza militarista, che sta creando un clima da crociate con il rischio di portare l'Italia e l'Europa alla rovina. G. Albertini
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