Del Mondo Kurdo n 23



Del mondo kurdo n. 23 - anno 3
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Corsi di lingua kurda in Turchia?- Flash Bulten / 6 novembre'03

La scuola di lingue di Aydin Unesi è pronta a dare il via a corsi di lingua
kurda: sei classi sono state predisposte per l'uso, i libri di testo sono
stati ordinati e 200 studenti si sono già iscritti.  Ma a quasi sette mesi
dalla presentazione della richiesta di autorizzazione, le autorità turche
non hanno ancora dato il via libera necessario ad iniziare i corsi di
lingua, legalizzati l'anno scorso come richiesto dall'Unione europea.
Secondo gli attivisti per la difesa dei diritti umani, al momento nessuna
scuola di lingua ha il permesso di organizzare corsi di lingua kurda. Il
ritardo mette in luce gli ostacoli esistenti nel dare attuazione a riforme
che, approvate anche da lungo tempo, sono di fatto rimaste sulla carta o
sono imprigionate nelle maglie della burocrazia turca. Mercoledì l'Unione
europea ha lodato la Turchia per "le riforme di grande respiro che hanno
interessato il sistema legale e politico" ma ha anche invitato la Turchia
ad attuarle entro dicembre 2004 quando i leaders europei dovranno decidere
circa l'apertura dei negoziati di adesione con la Turchia.  Lo scorso anno,
il Parlamento ha esteso i diritti della popolazione kurda - circa 12
milioni di persone che rappresentano un quinto della popolazione del Paese
- permettendo trasmissioni radio televisive e corsi di lingua kurda.
L'Unione europea ha evidenziato come le riforme adottate abbiano però avuto
scarsi effetti pratici.  Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan, salito al
potere lo scorso anno, ha fatto dell'ingresso della Turchia nell'UE
l'obiettivo principale, promettendo l'attuazione delle riforme entro la
fine del 2004. Mercoledì, il Ministro degli Esteri Abdullah Gul ha
commentato le perplessità europee, ammettendo l'esistenza di problemi e
impegnandosi per una loro soluzione.  "E' vero che ci sono dei difetti
nell'attuazione di quanto programmato ma questi verranno superati nei
prossimi mesi - ha affermato Gul - noi desideriamo per i turchi gli stessi
standard di vita offerti da Germania, Inghilterra e Francia".

Unesi ha specificato che dalla presentazione, il 17 aprile scorso, della
richiesta di apertura  di una scuola di lingue nel sud est del Paese, nella
provincia di Batman, ben poco è successo. "Siamo al cento per cento pronti
- ha detto Unesi - le autorità locali di Batman hanno accettato la nostra
richiesta ma stiamo ancora in attesa della risposta da Ankara". Husnu
Ondul, presidente dell'Associazione per i Diritti Umani (Human Rights
Association) ha detto che ci sono altre otto scuole nella stessa
situazione, tutte situate nel sud est del Paese. Nessuna di queste scuole è
stata in grado di iniziare regolarmente i corsi. "E' semplice - ha aggiunto
Ondul - le riforme non sono state attuate". Unesi ha anche detto di aver
richiesto, ai primi di quest'anno, un'autorizzazione temporanea per un
corso di due settimane di lingua kurda, ma neppure in quell'occasione le
richieste sono state prese in considerazione.  Mercoledì, la scuola del
sig. Unesi ha aperto le pre-iscrizioni sperando che questo possa essere
d'aiuto alla causa della scuola. Le 200 iscrizioni arrivate finora
dimostrano l'interesse della popolazione, in particolare di studenti
universitari e delle superiori.  Le Turchia è stata riluttante nel
permettere sia le trasmissioni sia i corsi di lingua kurda, temendo che
questo possa dividere la popolazione secondo l'appartenenza etnica, timore
acutizzato anche dalla maggiore influenza esercitata nell'ultimo periodo
dai kurdi irakeni nel vicino Irak dopo la fuoriuscita di Saddam, creando un
precedente per i kurdi di Turchia. Dopo 15 anni di guerra, che ha lasciato
sul campo 37.000 persone, e dopo la cattura del Presidente Ocalan nel 1999,
i ribelli kurdi hanno dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, ma
ultimamente gli scontri si sono fatti più intensi.  Come i corsi di lingua,
anche le trasmissioni radio televisive sono bloccate dalla burocrazia turca.

Recentemente la Tuchia ha anche concesso alle famiglie kurde di dare nomi
kurdi ai propri figli, proibendo però l'uso delle lettere "x, w, q" molto
in uso nella lingua kurda. Nonostante tutto, Unesi si è detto ancora
fiducioso nell'inizio dei corsi sperando che il continuo rimandare delle
autorità turche abbia presto fine.

 L'avvocatessa del Presidente del KADEK Abdullah Ocalan, in Svizzera per
una serie di incontri ha visto il Comitato di Prevenzione della Tortura
(CPT) criticando il suo non aver intrapreso alcun passo. MHA/Ginevra, 7
novembre 2003

Aysel Tugluk, del collegio difensivo di Abdullah Ocalan ha criticato
l'Unione Europea, il Parlamento Europeo e il CPT di essere rimasti passivi
nella soluzione della questione kurda. "Ocalan ha fermato la violenza, si è
presentato molto ragionevole e realista nei confronti della soluzione. Egli
vuole che l'esistenza dei kurdi sia rispettata, in libertà d'espressione
culturale e politica e che la Turchia diventi finalmente democratica. La
Tugluk ha detto che: "Queste sono richieste adatte all'Europa e per questo
motivo sono nate, riconoscendole un ruolo attivo nella soluzione. Però
l'Europa sta facendo soltanto finta di ascoltare e vigilare. Nonostante che
gli europei ci diano ragione, riconoscendo  importanza al nostro impegno,
fare da mediatori per creare un dialogo è quello che ci aspettiamo da essa.
L'Europa deve prendere l'iniziativa per la soluzione democratica delle
questione kurda, la cui fondamentale politica deve essere quella della
trasformazione in questo contesto".  "Posso dire, ha continuato, che si
stanno sacrificando i diritti fondamentali di un popolo per l'interesse
internazionale. Se l'Europa vuole una Turchia democratica allora deve
determinare una politica per la soluzione della questione kurda. Quelle
politiche che appoggiano le forze che restano senza proposte di soluzione,
anche se indirettamente devono essere fermate. Senza una soluzione per la
questione kurda non si può portare democrazia né in Turchia, né in
Medioriente. La questione si deve affrontare da questo punto di vista. Da
parte mia propongo all'Europa di organizzare una conferenza kurda a livello
internazionale. Perché questa possa portare gradualmente alla soluzione".
L'avvocatessa ha concluso che "l'Unione Europea può sentirsi motivata in
una politica più attiva nei confronti della Turchia, in senso di
determinarne le politiche nei confronti della questione kurda".
L'isolamento continua pesantemente, il CPT ha il dovere, come lo stesso
Ocalan chiede, analizzare nuovamente la situazione. La Tugluk ha detto che
"Il CPT deve portare a compimento la sua missione, senza che sia necessario
che noi l'incontriamo di nuovo". Anche se le autorità governative e la
Procura si comportano con molta serietà circa il fatto che non abbiamo più
incontri con il nostro assistito, noi spieghiamo i nostri motivi, loro
accettano i difetti, ma senza avvicinarsi alla soluzione. È passato un anno
da quando l'AKP è salito al potere ha detto Tugluk aggiungendo che "In un
anno le condizioni di Ocalan sono diventate più gravi. Si tratta di una
politica che non vuole giungere alla soluzione della questione kurda,
proseguendo con i soliti atteggiamenti. Benché siano saliti al potere
impegnandosi per la democrazia, non hanno potuto determinare alcuna
politica su questa strada. Erdogan si sta dimostrando più arretrato dei
governi precedenti. Rendendo fertile il terreno per nuove operazioni
militari".

 Morti quattro bambini e sette feriti - DIHA/Sirnak 03/11/2003

Nella provincia Uludere (Sirnak) nel villaggio Andac, vicino alla scuola
elementare a causa dell'esplosione di un lancia granate sono morti 4
bambini e sette sono rimasti feriti. Secondo le informazioni vicino alla
scuola elementare del villaggio di Andac, è esploso un ordigno metallico
che 11 bambini hanno trovato nei pressi della strada. Zahir Olmez (14
anni), Vabid Olmez (5 anni) e Songul Olmez (7 anni) sono morti subito,
invece la bambina Sevim Olmez (7 anni) ha perso la sua vita mentre veniva
portata in ospedale.  Newroz Olmez, Zebeyde Olmez, Ferdi Olmez, Sehriban
Olmez, Emine Olmez, Gulsin Olmez e Cilek Olmez che sono rimasti feriti sono
stati portati all'ospedale militare di Sirnak.

 Il dilemma turco o una rondine non fa primavera! - Iniziativa
Internazionale/Colonia, 10 novembre 2003

 Adesso è ufficiale. La Commissione europea ha pubblicato la relazione sui
progressi fatti dai paesi candidati per entrare nell'Unione europea, tra
questi c'è anche la Turchia, che ha fatto sì progressi sulla strada per la
messa in atto dei criteri di Copenhagen, ma tuttavia in Turchia questi
progressi sembrerebbero poco visibili nella vita di ogni giorno. Di
conseguenza, la Turchia viene esortata a far seguire coi fatti le riforme
annunciate. In questo si mostra la misura del dilemma turco. Sono state sì
proposti in un battibaleno cambiamenti legislativi, che tra l'altro
concedono anche ai kurdi maggiori libertà culturali, ma nella concreta
messa in atto la frenesia riformatrice ha subito velocemente un arresto.
Sia gli onnipotenti militari, come pure la burocrazia Kemalista del Paese,
sono scettici di fronte alle grandi riforme. Ciò ha come conseguenza che le
riforme effettivamente esistono solo sulla carta. La situazione dei diritti
umani continua ad essere catastrofica. Come sempre le più semplici
richieste democratiche dell'opposizione sono represse. Solo di poco si
avverte un cambiamento del modo di pensare. L'Unione europea però si limita
ad una posizione d'osservatore. La fiducia nelle dinamiche che si mettono
in moto per via evolutiva, esclusivamente a partire dai criteri di
Copenhagen, quale strumento di soluzione per tutti i problemi di un paese
che deve entrare nell'Unione, nel caso della Turchia non si realizza, ossia
sfiora la realtà, ma non diventa realtà. La questione kurda non è un
problema tra i tanti. Piuttosto è per la Turchia il problema principale.
Cova ancora un conflitto, che sinora è costato la vita a 40.000 persone e
ha causato sofferenza a milioni. Manca ancora una soluzione. La soluzione
di un problema è solo possibile quando lo si riconosce ed esplicitamente lo
si nomina. Questo vale sia per le parti in causa che per gli strateghi
dell'allargamento dell'Unione europea. Nuovamente, nel loro ultimo rapporto
la Commissione Europea teme di parlarne, come se indietreggiasse. Il suo
ruolo rimane poco costruttivo. La tutela della sicurezza e della stabilità
dei confini esterni della EU non è l'esclusivo compito dei candidati ad
entrare nell'Unione. Un ruolo più attivo dell'Unione europea è
assolutamente richiesto. Particolarmente se il conflitto turco-kurdo
subisce una escalation. Nel frattempo la situazione di prigionia  di Öcalan
crea tensioni tra la popolazione kurda. Spesso si arriva a scontri con le
forze di sicurezza turca in occasione di azioni di protesta. Solo nello
scorso fine settimana si sono radunati 15.000 kurdi a Van, città della
Turchia orientale, per protestare contro le condizioni di detenzione in
isolamento di Abdullah Öcalan, che proseguono da quando è stato
imprigionato nel carcere sull'isola di Imrali. Contrariamente ad ogni norma
di diritto internazionale, Abdullah Öcalan viene tenuto prigioniero sotto
pesanti condizioni detentive. La sua salute è seriamente compromessa dalla
detenzione in isolamento. I crescenti scontri tra ribelli kurdi e militari
turchi indicano come sia fragile la tregua. Attualmente è in vigore, ma il
1. dicembre finisce definitivamente, il cessate il fuoco unilaterale
dichiarato da parte kurda.  Dovesse lo Stato turco non intraprendere dei
passi effettivi per la soluzione della questione kurda, una ripresa della
guerra appare molto probabile.  Se la si possa evitare affidandosi
unicamente alla fiducia nell'attuazione dei criteri di Copenhagen sembra
molto dubbio.

 Scontri tra polizia e manifestanti kurdi in Turchia  ISTANBUL / 12
Novembre 2003

Spari in aria e gas lacrimogeni, questi i mezzi usati dalla polizia di
Istanbul contro un gruppo di 400 attivisti kurdi che manifestava per la
liberazione del loro leader Abdullah Ocalan. I manifestanti hanno risposto
lanciando sassi e pietre. Le agitazioni sono iniziate quando a un gruppo di
manifestanti, molti dei quali appartenenti al partito filo - kurdo DEHAP, è
stato impedito di salire su un autobus diretto alla vicina città di Gemlik
per protestare contro il peggioramento delle condizioni di detenzione di
Ocalan. Secondo le dichiarazione rese da una portavoce del DEHAP alcuni
membri del partito sono stati arrestati e molti sarebbero i feriti. Circa
90 gli autobus bloccati dopo il no delle autorità allo svolgimento della
manifestazione, finalizzata a chiedere al governo di Ankara di trasferire
in una prigione ordinaria Abdullah Ocalan, detenuto in un carcere di
massima sicurezza sull'isola di Imrali. Il peggioramento delle condizioni
di salute di Ocalan, causato dalle condizioni di detenzione, è stato più
volte denunciato, richiedendo anche un'ispezione della prigione da parte
del Consiglio d'Europa.  Secondo gli ispettori del Consiglio d'Europa che
hanno più volte visitato Ocalan le sue condizioni sono soddisfacenti, anche
se è stata sottolineata la necessità di alleggerire la situazione di
isolamento.

AFP - Attivisti per i diritti umani processati per gli scioperi della fame
nelle prigioni turche  ANKARA / 12 Novembre 2003

Nove membri di uno dei più importanti comitati per i diritti umani in
Turchia sono stati chiamati davanti al giudice a causa dei prolungati
scioperi della fame condotti da alcuni prigionieri per protestare contro la
controversa riforma penitenziaria. Gli imputati, che fanno parte della
Fondazione per i Diritti Umani in Turchia (THIV), tra i quali c'è anche il
Presidente Yavuz Onen, se considerati colpevoli, potrebbero essere rimossi
dai loro posti esecutivi. Il processo è la conseguenza di un'ispezione
dalla quale sarebbero emerse donazioni ricevute via Internet dalla
Fondazione a favore degli scioperanti, in violazione delle leggi turche.
Secondo quanto dichiarato dai rappresentanti della Fondazione, i soldi
sarebbero donazioni di privati che vogliono contribuire agli sforzi
dell'organizzazione nel sostenere i prigionieri che hanno gravi problemi di
salute come conseguenza degli scioperi della fame.  Secondo gli ispettori,
la Fondazione avrebbe anche preso contatti e cooperato con altre
organizzazioni internazionali per i diritti umani, in violazione delle
disposizioni di legge che prevedono l'obbligo dell'autorizzazione
governativa per questo tipo di rapporti.  All'udienza di mercoledì scorso,
il giudice ha rinviato il processo al 20 gennaio. Oltre alla Fondazione per
i Diritti Umani, altre organizzazioni sono sotto tiro a causa del loro
ruolo  nella campagna contro le nuove prigioni in cui celle singole o per
un massimo di tre persone dovrebbero sostituire quelle che ospitano fino a
20 detenuti. Secondo molti dei detenuti che stanno protestando contro
questo tipo di prigioni porterebbe a maggiori rischi isolamento e di
maltrattamenti.  Sessantasei persone sono morte a causa degli scioperi
della fame. Tredici membri di un'altra associazione di grande importanza in
Turchia, l'Associazione per i Diritti Umani, erano stati precedentemente
incriminati per le proteste e le dichiarazioni rilasciate contro le
condizioni di carcerazione, accusati di aiutare e sostenere organizzazioni
criminali. Gli imputati sono poi stati prosciolti da ogni accusa a seguito
dei cambiamenti normativi approntati dal Parlamento per adeguarsi ai
livelli dei Paesi membri dell'UE. La Turchia è infatti sotto grande
pressione per l'avvicinarsi della data di apertura dei negoziati per
l'adesione, previsti per il dicembre 2004.

 L'esercito turco ha avviato contro i guerriglieri della HPG un'operazione
nell'area del monte Cudi Sirnak- MHA 12.11.2003

Le forze armate turche hanno avviato a Sirnak, nei pressi del monte Cudi,
un'ampia operazione contro le Forze di Difesa del Popolo (HPG). I soldati,
appartenenti al comando della divisione di Sirnak e al commissariato di
zona, sono passati con 250 mezzi militari oggi, verso mezzogiorno, verso il
monte Cudi nella zona di Avika Masiya.

  L'incontro di Gemlik ha fatto paura - Ozgur Politika, 12 novembre 2003
Bursa/Izmir/Mersin

Il comunicato stampa per richiamare l'attenzione sulle condizioni di salute
del leader del popolo kurdo Abdullah Ocalan che ieri a Gemlik (Bursa),
luogo d'incontro per i migliaia che a partire da ieri hanno realizzato una
cerimonia maestosa provenienti da tutte le parti del Kurdistan e della
Turchia. Cinque mila persone da tutte le parti della Turchia, sono partite
per partecipare "all'incontro di Gemlik" sono stati fermati, hanno fatto un
sit-in al confine di Bursa. Al sit-in hanno bloccato il traffico e gridato
slogan "Biji serok Apo", "Be Serok jiyan nabe", poi hanno fatto vedere le
carte d'identità con lo slogan "kimliksiz yasamak istemiyoruz" ("non
vogliamo vivere senza identità"). Dopo il presidente di TUHAY-DER
(Associazione per l'aiuto ai parenti di detenuti e condannati) ha fatto una
dichiarazione: "Il nostro paese si trova in un momento di svolta, in
Turchia l'atmosfera pacifica che prosegue da cinque anni attualmente si
trova in pericolo. Nonostante le insistenze della parte kurda per la pace,
la Turchia sta trascinando le parti in un periodo pericoloso. Il governo di
AKP non vede le richieste di pace e democrazia dei kurdi", ha continuato
Tas, "con un approccio decisamente arretrato il premier turco Erdogan
sostiene che il popolo kurdo e la loro questione non esistono, non ci si
deve pensare.   Tas ha chiamato il governo di AKP dicendo che "Sosteniamo
l'azione avviata da Ocalan ormai da 7 settimane e ne sosteniamo le
richieste democratiche, che vogliamo siano rispettati. Invitiamo il governo
ad impegnarsi per la pace e la democrazia, rispettando le culture e
l'identità degli altri popoli. La responsabilità del clima sfavorevole che
si sta alimentando in Turchia è del governo." La gendarmeria ha più volte
tentato di fermare "l'incontro di Gemlik" a Manisa, Izmir, Bursa, Gebze,
Amed, Mardin, Adana e Batman.