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Del Mondo Kurdo n 23
- Subject: Del Mondo Kurdo n 23
- From: "Ufficio d'Informazione del Kurdistan" <uiki.onlus at tin.it>
- Date: Wed, 19 Nov 2003 15:29:32 +0100
Del mondo kurdo n. 23 - anno 3 A cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia Via Quintino Sella 41, 00187 Roma Tel 0642013576 / Fax. 0642013799 / uiki.onlus at tin.it / www.kurdistan.it C/C bancario n. 12257 intestato a UIKI-Onlus, Banca Popolare di Milano, ag. 252 Corsi di lingua kurda in Turchia?- Flash Bulten / 6 novembre'03 La scuola di lingue di Aydin Unesi è pronta a dare il via a corsi di lingua kurda: sei classi sono state predisposte per l'uso, i libri di testo sono stati ordinati e 200 studenti si sono già iscritti. Ma a quasi sette mesi dalla presentazione della richiesta di autorizzazione, le autorità turche non hanno ancora dato il via libera necessario ad iniziare i corsi di lingua, legalizzati l'anno scorso come richiesto dall'Unione europea. Secondo gli attivisti per la difesa dei diritti umani, al momento nessuna scuola di lingua ha il permesso di organizzare corsi di lingua kurda. Il ritardo mette in luce gli ostacoli esistenti nel dare attuazione a riforme che, approvate anche da lungo tempo, sono di fatto rimaste sulla carta o sono imprigionate nelle maglie della burocrazia turca. Mercoledì l'Unione europea ha lodato la Turchia per "le riforme di grande respiro che hanno interessato il sistema legale e politico" ma ha anche invitato la Turchia ad attuarle entro dicembre 2004 quando i leaders europei dovranno decidere circa l'apertura dei negoziati di adesione con la Turchia. Lo scorso anno, il Parlamento ha esteso i diritti della popolazione kurda - circa 12 milioni di persone che rappresentano un quinto della popolazione del Paese - permettendo trasmissioni radio televisive e corsi di lingua kurda. L'Unione europea ha evidenziato come le riforme adottate abbiano però avuto scarsi effetti pratici. Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan, salito al potere lo scorso anno, ha fatto dell'ingresso della Turchia nell'UE l'obiettivo principale, promettendo l'attuazione delle riforme entro la fine del 2004. Mercoledì, il Ministro degli Esteri Abdullah Gul ha commentato le perplessità europee, ammettendo l'esistenza di problemi e impegnandosi per una loro soluzione. "E' vero che ci sono dei difetti nell'attuazione di quanto programmato ma questi verranno superati nei prossimi mesi - ha affermato Gul - noi desideriamo per i turchi gli stessi standard di vita offerti da Germania, Inghilterra e Francia". Unesi ha specificato che dalla presentazione, il 17 aprile scorso, della richiesta di apertura di una scuola di lingue nel sud est del Paese, nella provincia di Batman, ben poco è successo. "Siamo al cento per cento pronti - ha detto Unesi - le autorità locali di Batman hanno accettato la nostra richiesta ma stiamo ancora in attesa della risposta da Ankara". Husnu Ondul, presidente dell'Associazione per i Diritti Umani (Human Rights Association) ha detto che ci sono altre otto scuole nella stessa situazione, tutte situate nel sud est del Paese. Nessuna di queste scuole è stata in grado di iniziare regolarmente i corsi. "E' semplice - ha aggiunto Ondul - le riforme non sono state attuate". Unesi ha anche detto di aver richiesto, ai primi di quest'anno, un'autorizzazione temporanea per un corso di due settimane di lingua kurda, ma neppure in quell'occasione le richieste sono state prese in considerazione. Mercoledì, la scuola del sig. Unesi ha aperto le pre-iscrizioni sperando che questo possa essere d'aiuto alla causa della scuola. Le 200 iscrizioni arrivate finora dimostrano l'interesse della popolazione, in particolare di studenti universitari e delle superiori. Le Turchia è stata riluttante nel permettere sia le trasmissioni sia i corsi di lingua kurda, temendo che questo possa dividere la popolazione secondo l'appartenenza etnica, timore acutizzato anche dalla maggiore influenza esercitata nell'ultimo periodo dai kurdi irakeni nel vicino Irak dopo la fuoriuscita di Saddam, creando un precedente per i kurdi di Turchia. Dopo 15 anni di guerra, che ha lasciato sul campo 37.000 persone, e dopo la cattura del Presidente Ocalan nel 1999, i ribelli kurdi hanno dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, ma ultimamente gli scontri si sono fatti più intensi. Come i corsi di lingua, anche le trasmissioni radio televisive sono bloccate dalla burocrazia turca. Recentemente la Tuchia ha anche concesso alle famiglie kurde di dare nomi kurdi ai propri figli, proibendo però l'uso delle lettere "x, w, q" molto in uso nella lingua kurda. Nonostante tutto, Unesi si è detto ancora fiducioso nell'inizio dei corsi sperando che il continuo rimandare delle autorità turche abbia presto fine. L'avvocatessa del Presidente del KADEK Abdullah Ocalan, in Svizzera per una serie di incontri ha visto il Comitato di Prevenzione della Tortura (CPT) criticando il suo non aver intrapreso alcun passo. MHA/Ginevra, 7 novembre 2003 Aysel Tugluk, del collegio difensivo di Abdullah Ocalan ha criticato l'Unione Europea, il Parlamento Europeo e il CPT di essere rimasti passivi nella soluzione della questione kurda. "Ocalan ha fermato la violenza, si è presentato molto ragionevole e realista nei confronti della soluzione. Egli vuole che l'esistenza dei kurdi sia rispettata, in libertà d'espressione culturale e politica e che la Turchia diventi finalmente democratica. La Tugluk ha detto che: "Queste sono richieste adatte all'Europa e per questo motivo sono nate, riconoscendole un ruolo attivo nella soluzione. Però l'Europa sta facendo soltanto finta di ascoltare e vigilare. Nonostante che gli europei ci diano ragione, riconoscendo importanza al nostro impegno, fare da mediatori per creare un dialogo è quello che ci aspettiamo da essa. L'Europa deve prendere l'iniziativa per la soluzione democratica delle questione kurda, la cui fondamentale politica deve essere quella della trasformazione in questo contesto". "Posso dire, ha continuato, che si stanno sacrificando i diritti fondamentali di un popolo per l'interesse internazionale. Se l'Europa vuole una Turchia democratica allora deve determinare una politica per la soluzione della questione kurda. Quelle politiche che appoggiano le forze che restano senza proposte di soluzione, anche se indirettamente devono essere fermate. Senza una soluzione per la questione kurda non si può portare democrazia né in Turchia, né in Medioriente. La questione si deve affrontare da questo punto di vista. Da parte mia propongo all'Europa di organizzare una conferenza kurda a livello internazionale. Perché questa possa portare gradualmente alla soluzione". L'avvocatessa ha concluso che "l'Unione Europea può sentirsi motivata in una politica più attiva nei confronti della Turchia, in senso di determinarne le politiche nei confronti della questione kurda". L'isolamento continua pesantemente, il CPT ha il dovere, come lo stesso Ocalan chiede, analizzare nuovamente la situazione. La Tugluk ha detto che "Il CPT deve portare a compimento la sua missione, senza che sia necessario che noi l'incontriamo di nuovo". Anche se le autorità governative e la Procura si comportano con molta serietà circa il fatto che non abbiamo più incontri con il nostro assistito, noi spieghiamo i nostri motivi, loro accettano i difetti, ma senza avvicinarsi alla soluzione. È passato un anno da quando l'AKP è salito al potere ha detto Tugluk aggiungendo che "In un anno le condizioni di Ocalan sono diventate più gravi. Si tratta di una politica che non vuole giungere alla soluzione della questione kurda, proseguendo con i soliti atteggiamenti. Benché siano saliti al potere impegnandosi per la democrazia, non hanno potuto determinare alcuna politica su questa strada. Erdogan si sta dimostrando più arretrato dei governi precedenti. Rendendo fertile il terreno per nuove operazioni militari". Morti quattro bambini e sette feriti - DIHA/Sirnak 03/11/2003 Nella provincia Uludere (Sirnak) nel villaggio Andac, vicino alla scuola elementare a causa dell'esplosione di un lancia granate sono morti 4 bambini e sette sono rimasti feriti. Secondo le informazioni vicino alla scuola elementare del villaggio di Andac, è esploso un ordigno metallico che 11 bambini hanno trovato nei pressi della strada. Zahir Olmez (14 anni), Vabid Olmez (5 anni) e Songul Olmez (7 anni) sono morti subito, invece la bambina Sevim Olmez (7 anni) ha perso la sua vita mentre veniva portata in ospedale. Newroz Olmez, Zebeyde Olmez, Ferdi Olmez, Sehriban Olmez, Emine Olmez, Gulsin Olmez e Cilek Olmez che sono rimasti feriti sono stati portati all'ospedale militare di Sirnak. Il dilemma turco o una rondine non fa primavera! - Iniziativa Internazionale/Colonia, 10 novembre 2003 Adesso è ufficiale. La Commissione europea ha pubblicato la relazione sui progressi fatti dai paesi candidati per entrare nell'Unione europea, tra questi c'è anche la Turchia, che ha fatto sì progressi sulla strada per la messa in atto dei criteri di Copenhagen, ma tuttavia in Turchia questi progressi sembrerebbero poco visibili nella vita di ogni giorno. Di conseguenza, la Turchia viene esortata a far seguire coi fatti le riforme annunciate. In questo si mostra la misura del dilemma turco. Sono state sì proposti in un battibaleno cambiamenti legislativi, che tra l'altro concedono anche ai kurdi maggiori libertà culturali, ma nella concreta messa in atto la frenesia riformatrice ha subito velocemente un arresto. Sia gli onnipotenti militari, come pure la burocrazia Kemalista del Paese, sono scettici di fronte alle grandi riforme. Ciò ha come conseguenza che le riforme effettivamente esistono solo sulla carta. La situazione dei diritti umani continua ad essere catastrofica. Come sempre le più semplici richieste democratiche dell'opposizione sono represse. Solo di poco si avverte un cambiamento del modo di pensare. L'Unione europea però si limita ad una posizione d'osservatore. La fiducia nelle dinamiche che si mettono in moto per via evolutiva, esclusivamente a partire dai criteri di Copenhagen, quale strumento di soluzione per tutti i problemi di un paese che deve entrare nell'Unione, nel caso della Turchia non si realizza, ossia sfiora la realtà, ma non diventa realtà. La questione kurda non è un problema tra i tanti. Piuttosto è per la Turchia il problema principale. Cova ancora un conflitto, che sinora è costato la vita a 40.000 persone e ha causato sofferenza a milioni. Manca ancora una soluzione. La soluzione di un problema è solo possibile quando lo si riconosce ed esplicitamente lo si nomina. Questo vale sia per le parti in causa che per gli strateghi dell'allargamento dell'Unione europea. Nuovamente, nel loro ultimo rapporto la Commissione Europea teme di parlarne, come se indietreggiasse. Il suo ruolo rimane poco costruttivo. La tutela della sicurezza e della stabilità dei confini esterni della EU non è l'esclusivo compito dei candidati ad entrare nell'Unione. Un ruolo più attivo dell'Unione europea è assolutamente richiesto. Particolarmente se il conflitto turco-kurdo subisce una escalation. Nel frattempo la situazione di prigionia di Öcalan crea tensioni tra la popolazione kurda. Spesso si arriva a scontri con le forze di sicurezza turca in occasione di azioni di protesta. Solo nello scorso fine settimana si sono radunati 15.000 kurdi a Van, città della Turchia orientale, per protestare contro le condizioni di detenzione in isolamento di Abdullah Öcalan, che proseguono da quando è stato imprigionato nel carcere sull'isola di Imrali. Contrariamente ad ogni norma di diritto internazionale, Abdullah Öcalan viene tenuto prigioniero sotto pesanti condizioni detentive. La sua salute è seriamente compromessa dalla detenzione in isolamento. I crescenti scontri tra ribelli kurdi e militari turchi indicano come sia fragile la tregua. Attualmente è in vigore, ma il 1. dicembre finisce definitivamente, il cessate il fuoco unilaterale dichiarato da parte kurda. Dovesse lo Stato turco non intraprendere dei passi effettivi per la soluzione della questione kurda, una ripresa della guerra appare molto probabile. Se la si possa evitare affidandosi unicamente alla fiducia nell'attuazione dei criteri di Copenhagen sembra molto dubbio. Scontri tra polizia e manifestanti kurdi in Turchia ISTANBUL / 12 Novembre 2003 Spari in aria e gas lacrimogeni, questi i mezzi usati dalla polizia di Istanbul contro un gruppo di 400 attivisti kurdi che manifestava per la liberazione del loro leader Abdullah Ocalan. I manifestanti hanno risposto lanciando sassi e pietre. Le agitazioni sono iniziate quando a un gruppo di manifestanti, molti dei quali appartenenti al partito filo - kurdo DEHAP, è stato impedito di salire su un autobus diretto alla vicina città di Gemlik per protestare contro il peggioramento delle condizioni di detenzione di Ocalan. Secondo le dichiarazione rese da una portavoce del DEHAP alcuni membri del partito sono stati arrestati e molti sarebbero i feriti. Circa 90 gli autobus bloccati dopo il no delle autorità allo svolgimento della manifestazione, finalizzata a chiedere al governo di Ankara di trasferire in una prigione ordinaria Abdullah Ocalan, detenuto in un carcere di massima sicurezza sull'isola di Imrali. Il peggioramento delle condizioni di salute di Ocalan, causato dalle condizioni di detenzione, è stato più volte denunciato, richiedendo anche un'ispezione della prigione da parte del Consiglio d'Europa. Secondo gli ispettori del Consiglio d'Europa che hanno più volte visitato Ocalan le sue condizioni sono soddisfacenti, anche se è stata sottolineata la necessità di alleggerire la situazione di isolamento. AFP - Attivisti per i diritti umani processati per gli scioperi della fame nelle prigioni turche ANKARA / 12 Novembre 2003 Nove membri di uno dei più importanti comitati per i diritti umani in Turchia sono stati chiamati davanti al giudice a causa dei prolungati scioperi della fame condotti da alcuni prigionieri per protestare contro la controversa riforma penitenziaria. Gli imputati, che fanno parte della Fondazione per i Diritti Umani in Turchia (THIV), tra i quali c'è anche il Presidente Yavuz Onen, se considerati colpevoli, potrebbero essere rimossi dai loro posti esecutivi. Il processo è la conseguenza di un'ispezione dalla quale sarebbero emerse donazioni ricevute via Internet dalla Fondazione a favore degli scioperanti, in violazione delle leggi turche. Secondo quanto dichiarato dai rappresentanti della Fondazione, i soldi sarebbero donazioni di privati che vogliono contribuire agli sforzi dell'organizzazione nel sostenere i prigionieri che hanno gravi problemi di salute come conseguenza degli scioperi della fame. Secondo gli ispettori, la Fondazione avrebbe anche preso contatti e cooperato con altre organizzazioni internazionali per i diritti umani, in violazione delle disposizioni di legge che prevedono l'obbligo dell'autorizzazione governativa per questo tipo di rapporti. All'udienza di mercoledì scorso, il giudice ha rinviato il processo al 20 gennaio. Oltre alla Fondazione per i Diritti Umani, altre organizzazioni sono sotto tiro a causa del loro ruolo nella campagna contro le nuove prigioni in cui celle singole o per un massimo di tre persone dovrebbero sostituire quelle che ospitano fino a 20 detenuti. Secondo molti dei detenuti che stanno protestando contro questo tipo di prigioni porterebbe a maggiori rischi isolamento e di maltrattamenti. Sessantasei persone sono morte a causa degli scioperi della fame. Tredici membri di un'altra associazione di grande importanza in Turchia, l'Associazione per i Diritti Umani, erano stati precedentemente incriminati per le proteste e le dichiarazioni rilasciate contro le condizioni di carcerazione, accusati di aiutare e sostenere organizzazioni criminali. Gli imputati sono poi stati prosciolti da ogni accusa a seguito dei cambiamenti normativi approntati dal Parlamento per adeguarsi ai livelli dei Paesi membri dell'UE. La Turchia è infatti sotto grande pressione per l'avvicinarsi della data di apertura dei negoziati per l'adesione, previsti per il dicembre 2004. L'esercito turco ha avviato contro i guerriglieri della HPG un'operazione nell'area del monte Cudi Sirnak- MHA 12.11.2003 Le forze armate turche hanno avviato a Sirnak, nei pressi del monte Cudi, un'ampia operazione contro le Forze di Difesa del Popolo (HPG). I soldati, appartenenti al comando della divisione di Sirnak e al commissariato di zona, sono passati con 250 mezzi militari oggi, verso mezzogiorno, verso il monte Cudi nella zona di Avika Masiya. L'incontro di Gemlik ha fatto paura - Ozgur Politika, 12 novembre 2003 Bursa/Izmir/Mersin Il comunicato stampa per richiamare l'attenzione sulle condizioni di salute del leader del popolo kurdo Abdullah Ocalan che ieri a Gemlik (Bursa), luogo d'incontro per i migliaia che a partire da ieri hanno realizzato una cerimonia maestosa provenienti da tutte le parti del Kurdistan e della Turchia. Cinque mila persone da tutte le parti della Turchia, sono partite per partecipare "all'incontro di Gemlik" sono stati fermati, hanno fatto un sit-in al confine di Bursa. Al sit-in hanno bloccato il traffico e gridato slogan "Biji serok Apo", "Be Serok jiyan nabe", poi hanno fatto vedere le carte d'identità con lo slogan "kimliksiz yasamak istemiyoruz" ("non vogliamo vivere senza identità"). Dopo il presidente di TUHAY-DER (Associazione per l'aiuto ai parenti di detenuti e condannati) ha fatto una dichiarazione: "Il nostro paese si trova in un momento di svolta, in Turchia l'atmosfera pacifica che prosegue da cinque anni attualmente si trova in pericolo. Nonostante le insistenze della parte kurda per la pace, la Turchia sta trascinando le parti in un periodo pericoloso. Il governo di AKP non vede le richieste di pace e democrazia dei kurdi", ha continuato Tas, "con un approccio decisamente arretrato il premier turco Erdogan sostiene che il popolo kurdo e la loro questione non esistono, non ci si deve pensare. Tas ha chiamato il governo di AKP dicendo che "Sosteniamo l'azione avviata da Ocalan ormai da 7 settimane e ne sosteniamo le richieste democratiche, che vogliamo siano rispettati. Invitiamo il governo ad impegnarsi per la pace e la democrazia, rispettando le culture e l'identità degli altri popoli. La responsabilità del clima sfavorevole che si sta alimentando in Turchia è del governo." La gendarmeria ha più volte tentato di fermare "l'incontro di Gemlik" a Manisa, Izmir, Bursa, Gebze, Amed, Mardin, Adana e Batman.
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