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Tremila italiani a Parigi per il Forum sociale di metà novembre
- Subject: Tremila italiani a Parigi per il Forum sociale di metà novembre
- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55 at virgilio.it>
- Date: Thu, 6 Nov 2003 16:41:56 +0100
di Valentina Petrini http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=30259 È trascorso già un anno dal Forum sociale di Firenze 2002, il primo forum ad essere stato organizzato in Europa. Oggi l'appuntamento si ripete. Per Parigi 2003 è quasi tutto pronto. Dal 12 al 16 novembre, la capitale francese ospiterà i seminari, le plenarie, gli approfondimenti promossi dal movimento con una mole di partecipanti, che secondo le ultime previsioni degli organizzatori, dovrebbe superare di gran lunga i 60 mila di Firenze. Dalla lotta contro la privatizzazione dell'acqua al tema della pace e del no alla guerra; dalla campagna per la cancellazione del debito a quella per la difesa e salvaguardia di un'Europa sociale; dalle proposte della nuova Costituzione europea al problema immigrazione. Insomma nulla di nuovo nei temi e nelle battaglie sociali che già Firenze aveva portato a galla. Molto di nuovo se si pensa agli avvenimenti che si sono susseguiti in questo ultimo anno. «Il primo elemento di novità rispetto al Forum fiorentino è proprio la guerra in Iraq» spiega Alessandra Mecozzi della segreteria nazionale della Fiom, presente alla conferenza stampa per il lancio della partecipazione italiana ai lavori di Parigi 2003. «Oggi quella guerra si è fatta ed è ancora in corso». Cambia lo scenario internazionale, dunque, si rafforza l'avversità dei "movimenti" al predominio di una politica liberista. Ma Parigi sarà diversa da Firenze anche per altri due motivi. In primis si parlerà di Europa e «di come costruire un'alternativa allo smantellamento dell'Europa sociale operata da questa Costituzione europea», sottolineano i portavoce del "Gruppo di continuità" del Forum sociale europeo. Entro il 9 maggio la bozza di Costituzione europea dovrà essere ultimata. E sono già tante le accuse mosse dal Forum: innanzi tutto che si tratti di una Costituzione non costruita dal basso, secondo che si ispiri a dei valori liberisti, terzo che perda di vista i principali problemi alla base di un' unità equa e paritaria tra i popoli. Il 15 novembre, dietro le mille sigle che hanno dato la loro adesione all' appuntamento di Parigi, la Francia ospiterà la manifestazione conclusiva con lo slogan "Per un'Europa dei diritti e della pace", proprio come accadde il 9 novembre 2002 e il 15 febbraio 2003. Non sarà il solo appuntamento di piazza: oltre alla caratteristica manifestazione dei migranti presenti ad ogni Forum anche con seminari e tavole di discussione, il 12, giorno dell' apertura dei lavori, l'inaugurazione sarà preceduta da una manifestazione del movimento femminista. Prevista anche la partecipazione di delegazioni pacifiste irachene, iraniane e israeliane. L'accesso ai dibattiti è libero e tutte le informazioni inerenti il programma si possono trovare sul sito internet www.fse-esf.org. Dall'Italia sembra partiranno almeno 3000 mila persone per partecipare ai lavori del Forum con pullman, treni e aerei. Molte le carovane organizzate anche se è difficile reperire notizie. «Per questo consigliamo a tutti gli interessati di chiamare le sedi locali delle associazioni aderenti al Forum», dicono dall'ufficio stampa. Parigi avrà anche un altro elemento di novità rispetto a Firenze. «I Forum diventano con Parigi un luogo dove i gruppi si organizzano e lanciano proposte» spiega Vittorio Agnoletto, portavoce del Fse «Lanceremo campagne mondiali che impegnino le singole realtà nazionali. Proporremo per esempio che il forum mondiale del 2006 si tenga negli Stati Uniti e, ancora più imminente, faremo proposte per l'organizzazione di Bombay, che è successiva all'appuntamento di Parigi». Per quanto riguarda i legami tra le attività e la politica del Forum italiano e le nostre questioni nazionali, una riflessione a parte è dedicata alla partecipazione alla manifestazione indetta da Cgil,Cisl, Uil della Toscana contro il terrorismo il prossimo 19 novembre. «Non siamo disposti a cadere in questa trappola» spiega Luciano Mhbauer dei SinCobas «siamo contro il terrorismo ed è scritto anche nella nostra carta dei principi nata a Porto Alegre. Non siamo un partito quindi non diamo orientamenti alle masse. Quando i sindacati avranno definito il programma della manifestazione, ogni associazione deciderà. Riteniamo strumentale la proposta di Berlusconi di trasformare questo appuntamento in una giornata di protesta unitaria». Perché? Perché l'Italia è un paese in guerra, dicono, perché ha sposato la linea liberista e «soprattutto perché ha scagliato sulle piazze e i sindacati la responsabilità di fungere da copertura per il terrorismo».
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