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Leyla Zana: Processo alla Turchia
- Subject: Leyla Zana: Processo alla Turchia
- From: a at ranchdeiviandanti.it
- Date: Tue, 4 Nov 2003 10:14:58 +0100
Leyla Zana: Processo alla Turchia LA SCORSA UDIENZA del rifacimento del processo contro Leyla Zana e gli altri parlamentari kurdi incarcerati si e' tenuta ad Ankara il 17 ottobre; la PROSSIMA sara' il 21 novembre. Appena pronto, verra' messo a disposizione dei lettori della Kurdish Mailing List il resoconto completo della udienza di ottobre curato da Silvana Barbieri, della quale si riporta qui, per ora, un "Breve ragguaglio" di tale ultima udienza. Si ricorda che i resoconti e le rassegne stampa di tutte le udienze (anche in italiano) sono su: http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/Retrial/it.html Per informazioni generali su Leyla Zana, cfr.: http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/home.html Ma cio' che in questa e-mail si vuole principalmente esporre, riguarda l'udienza di SETTEMBRE, forse la piu' significativa di questo processo, perche' in tale udienza e' stata la Corte ad essere... messa sul banco degli imputati. Infatti, dopo l'udienza del 15 agosto, in cui i parlamentari kurdi imputati avevano rifiutato di parlare per protesta contro le illegali modalita' di tutto il decorso del processo, nell'udienza del 15 settembre Leyla Zana e gli altri parlamentari kurdi hanno invece pronunciato assai lunghi interventi, nei quali hanno esposto e dettagliatamente argomentato le loro durissime critiche al funzionamento dell'intero sistema giudiziario turco, denunciandone tra l'altro l'assenza di rispetto dei diritti della difesa e la mancanza di una reale indipendenza della Magistratura, la quale risulta invece operare in base a tesi precostituite "dettate" dagli effettivi detentori del potere politico, che, come e' noto, in Turchia continuano ad essere soprattutto i militari, nonostante le recenti riforme "di facciata" (come sostiene anche l'ultimo rapporto della Commissione europea sullo stato d'avanzamento di Ankara nei preparativi per l'ingresso nell'Unione: cfr. ASCA-AFP, Bruxelles, 31 X 2003). La dura denuncia effettuata dagli interventi dei parlamentari kurdi processati trova purtroppo un riscontro nelle recenti notizie sulla attuale situazione della Turchia. L'ultimo rapporto semestrale dell'associazione turca sui diritti umani, IHD, del 6 agosto, rileva un netto peggioramento, come e' stato riferito al Senato italiano in una interrogazione del 21 ottobre, al cui testo (reperibile al Link qui sotto indicato, assiema al rapporti IHD) si rinvia per maggiori informazioni. Cfr.: "La situazione in Turchia nell'estate 2003" http://www.ranchdeiviandanti.it/kurds/aaaDoc/bbNews/0308S_2003.html Si riporta dunque qui di seguito l'intervento di Leyla Zana all'udienza di SETTEMBRE, seguito poi dal menzionato "Breve ragguaglio" di Silvana Barbieri dell'udienza di OTTOBRE, rinviando ai Link citati per gli interventi di settembre degli altri parlamentari kurdi, come pure per tutta la documentazione sul processo. ==----------- L'intervento di Leyla Zana Ankara, 15 settembre 2003 Intervento dell'imputata Leyla Zana nella settima udienza del processo La giustizia, cosi' inizia, viene rappresentata da una donna, perche' si vuole esprimere una purezza di intenzioni. Gli occhi di questa donna sono coperti da una benda, perche' si vuole esprimere l'imparzialita' del giudizio. La bilancia nelle mani di questa donna simboleggia l'eguaglianza dinanzi alla legge. E la spada simboleggia la forza del diritto, perche' appoggiato dallo stato. La giustizia oggi in Turchia se vuole rispettare questi simboli deve diventare il rifiuto di cio' che e' stata e continua a essere. La giustizia deve tornare in Turchia libera dal potere politico, deve tornare a essere indipendente, deve tornare a rifarsi ai principi universali del diritto. Nel nostro paese alla giustizia e' stata tolta a suo tempo la benda, cosi' essa e' diventata parziale, mentre la spada che ha in mano non e' la sua, potrebbe essere quella di un generale o di un capo della mafia o di un aspirante alla dittatura personale o di un qualsiasi altro tipo di potere dispotico. La giustizia in Turchia quando nel 1980 ci fu il colpo di stato si pose al servizio dello stato autoritario. Sorsero tribunali speciali, nuovi tribunali dell'Inquisizione - le Corti per la Sicurezza dello Stato - che si scagliarono e continuano a scagliarsi contro chiunque critichi il potere. In ogni paese dove tutto questo e' accaduto ne sono sempre derivate cose molto negative. Veniamo da un secolo di barbarie, ci sono state due guerre mondiali e massacri terribili. In queste guerre e in questi massacri sono morte molte donne e molte altre hanno curato i feriti. Cosi' alla fine di questo secolo le donne si sono trovate molto forti. Hanno quindi cominciato a spezzare le loro catene e a giocare un loro ruolo importante nei cambiamenti sociali. Le donne sono diventate alla fine di questo secolo simbolo di lotta per la pace, la liberta' e la democrazia. Offendendo la dea della giustizia in Turchia si e' voluto percio' colpire in primo luogo le donne. La nostra lotta e' la lotta del nuovo contro il vecchio, della luce contro il buio. C'e' un'immensa differenza tra noi e i nostri avversari. E' per questa natura totalmente vecchia e buia dei nostri avversari che in Turchia e' cosi' difficile il cambiamento. Il Primo ministro Erdogan ha presentato all'Unione Europea l'elenco delle riforme in cantiere e ha dichiarato che l'80% della popolazione turca e' a favore dell'ingresso nell'Unione Europea. Il Ministro della Giustizia ha accettato, a sua volta, il rifacimento del nostro processo. Persino il capo dell'esercito ha lanciato un messaggio di cambiamento, dichiarando che il potere deve fondarsi sulla saggezza, non sulla forza delle armi e sullo spargimento di sangue. Abbiamo cosi' sperato che la giustizia venisse liberata, che le riforme progredissero davvero, che cadessero i tabu' nei confronti dei diritti dei curdi. Abbiamo lanciato messaggi di pace e di fraternita' con cuore sincero. D'altro canto noi siamo innocenti di quanto ci si accusa. Tuttavia successivamente e' accaduto che stiamo arretrando. Erdogan ha affermato che i curdi non esistono come popolo, quindi che non esiste una questione curda in Turchia. Anche lui come me ha subito una condanna per avere dissentito dal governo in carica; pero' oggi sostiene solamente le riforme che gli convengono. E a sua volta questa Corte continua a rifiutarsi come tribunale imparziale. Nella scorsa udienza non abbiamo voluto intervenire proprio per protesta contro il carattere illegittimo di questo processo. La questione curda pero' esiste lo stesso; esisteva ieri, esiste oggi, continuera' a esistere se non si giungera' a dare una risposta democratica alla domanda da parte dei curdi di riconoscimento dei loro diritti. Dopo il colpo di stato del 12 settembre 1980 mio marito (Mehdi Zana era sindaco a Diyarbakir) venne arrestato. Quando andai trovarlo in carcere vidi che era stato torturato. Non sapevo parlare in turco e gli chiesi "come stai" in curdo. Le guardie che mi accompagnavano mi dissero che il curdo era vietato e che dovevo parlare a mio marito guardandolo in faccia. Dovetti quindi rimanere in silenzio. In quel momento capii la mia realta'. Signori giudici, io come voi sono un prodotto del colpo di stato del 12 settembre 1980. Ero una donna di casa, non appartenevo a nessuna tribu' e non avevo nessun sostegno, dopo le torture a mio marito mi sono trasformata in una donna sensibile alle questioni della societa'. Ho scoperto che tante persone erano state picchiate davanti alle Corti per la Sicurezza dello Stato mentre protestavano contro la repressione e mi sono aperta al loro dolore. Ho poi conosciuto direttamente la violenza dello stato. Nel 1990 la questione curda era piu' che mai terreno minato, per questo siamo stati arrestati e condannati a 15 anni di carcere. Con questa condanna venne praticata la condanna di un intero popolo. Una guerra sporca scatenata in quegli stessi anni contro questo popolo si prefiggeva di cancellarne definitivamente l'identita'. Invece i protagonisti del potere di allora oggi non contano piu' nulla. Diyarbakir e' di nuovo il cuore della cultura curda. Gli intellettuali curdi sono oggi impegnati in una lotta per la democratizzazione che attraversa tutta la Turchia e che riguarda la Turchia come tale. Signori giudici, io e voi apparteniamo alla stessa generazione. Mentre io ho lottato per la pace, la solidarieta' tra i popoli della Turchia e la liberta', voi avete lottato per il contrario, e continuate a farlo. Voi continuate a voler ribaltare il corso della storia. Non capite che la societa' oggi chiede cambiamenti, che non vuole piu' la guerra civile, che ha in se' un profondo desiderio di pacificazione, di fraternita', di fiducia tra tutte le sue componenti. Voi giudici vi ostinate a negare l'esistenza di un popolo e i suoi diritti piu' elementari. E avete in mano in questo momento una grande responsabilita': quella di determinare l'andamento della lotta in Turchia tra il vecchio e il nuovo. Se imporrete una decisione di questo processo a partire dalle vostre posizioni la Turchia subira' una sconfitta grave. Se la resistenza al cambiamento prevarra', a partire da questo processo, piu' in generale nella realta' della Turchia, ancora molto sangue verra' versato, e alla fine lo stato si disintegrera'. E le vostre coscienze non potranno piu' essere tranquille: pensateci. La sentenza di questo processo probabilmente e' gia' stata emessa. Avevamo sperato che ci fosse un passo in avanti, pare che ci siamo sbagliati. Comunque la vostra decisione per noi personalmente non e' molto importante. Una nostra nuova condanna sara' invece una condanna definitiva delle Corti per la Sicurezza dello Stato dinanzi alla storia. Il nostro impegno per una Turchia democratica continuera' ugualmente, e alla fine ce la faremo, anche contro queste Corti. .................................................................... NB.: Per l'intero resoconto dettagliato di tutte le udienze del processo, e, in particolare, per gli interventi degli altri parlamentari kurdi nella medesima udienza del 15 settembre (tutti di grande interesse) cfr. : http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/Retrial/it.html ==----------- Silvana Barbieri, Breve ragguaglio sulla ottava udienza del processo "Leyla Zana" Il 17 ottobre si è tenuta ad Ankara l'ottava udienza del processo a Leyla Zana e agli altri tre ex parlamentari del DEP. Quest'udienza si è caratterizzata per la estrema gravità della violazione dei diritti della difesa. Eccone un breve ragguaglio. In apertura è stato letto il verbale della deposizione di un testimone dell'accusa, un ex "guardiano del villaggio". Questa deposizione è stata resa nelle settimane scorse nel carcere di Mardin, dove attualmente il testimone è detenuto. In questa deposizione egli afferma che Leyla Zana nell'ottobre del 1991 si trovava in un campo del PKK in Libano. In questo campo era presente anche lui, in quanto allora militante del PKK. Leyla Zana avrebbe preso parte in questo campo a corsi politici ma non militari. Abdullah Öcalan la avrebbe invitata a darsi da fare nel contesto della campagna elettorale in corso per il rinnovo del Parlamento, in modo che fossero eletti in esso rappresentanti di fatto del PKK stesso. Il testimone infine in questa deposizione dichiara di non aver mai conosciuto gli altri tre imputati e di non sapere nulla riguardo a loro. L'avvocato Yusuf Alatas, che presiede il collegio della difesa, è intervenuto chiedendo che il testimone in questione venga a testimoniare in aula. Ha rilevato come in precedenti deposizioni il testimone avesse elencato fatti a carico oltre che di Leyla Zana anche degli altri tre imputati. Ha dichiarato di avere una lettera di colui che a quei tempi era prefetto di Diyarbakir, il quale dichiara che Leyla Zana, nel periodo in cui sarebbe stata nel campo del PKK, era invece attivamente impegnata in manifestazioni e comizi nel quadro della campagna elettorale del DEP, e ha chiesto alla Corte di mettere agli atti questa lettera. Ha chiesto alla Corte di accertare presso il Ministero degli Interni se risulti oppure no dalla documentazione in suo possesso che Leyla Zana stava in quel periodo facendo molte iniziative elettorali. Ha chiesto alla Corte di accertare presso il Ministero degli Esteri se in quel periodo risultasse documentato l'espatrio di Leyla Zana. Al termine dell'udienza il Presidente della Corte ha comunicato che la Corte respingeva tutte quante queste richieste della difesa. Il processo è aggiornato al 21 di novembre. Silvana Barbieri --------------------------------------------- This message was sent using Endymion MailMan. http://www.endymion.com/products/mailman/
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