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proposta di riunione gruppo di lavoro turchia-kurdistan
- Subject: proposta di riunione gruppo di lavoro turchia-kurdistan
- From: "associazione culturale punto rosso" <puntorosso at puntorosso.it>
- Date: Mon, 29 Sep 2003 23:31:51 +0200
A tutti gli amici che sono interessati della condizione dei curdi e per quella dei diritti umani in Turchia In Punto Rosso stiamo costituendo un gruppo di lavoro sulla condizione dei curdi e dei diritti umani in Turchia e sull'evoluzione della situazione politica in questo paese, anche in vista della possibile apertura di trattative a fine 2004 per l'ingresso nell'Unione Europea. E' da qualche anno che stiamo seguendo queste questioni. Punto Rosso è stato infatti promotore di una campagna per la scarcerazione di Leyla Zana e sta seguendo dal mese di marzo il rifacimento del processo, imposto dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, a Leyla Zana e ai suoi colleghi Selim Sadak, Hatip Dicle e Orhan Dogan. In tutti questi mesi abbiamo potuto così vedere con i nostri occhi come funziona la giustizia in Turchia, abbiamo parlato con compagni e dirigenti di Hadep (oggi Dehap), ci siamo incontrati con i rappresentanti delle diverse associazioni per i diritti umani e con quelle dei famigliari di carcerati e dei giuristi democratici. Possiamo perciò dire che un'idea ce la siamo fatta, magari incompleta ma sufficiente per intuire che la situazione in Turchia non sta evolvendo nella direzione democratica necessaria al suo ingresso nell'Unione Europea. Non solo. Ci sono oggi segnali molto preoccupanti di una volontà dell'esercito turco di riaprire la partita della guerra contro il popolo curdo. Questa possibilità ci era già stata segnalata dai rappresentanti delle associazioni dei diritti umani e del partito Dehap a Diyarbakir fin dall'aprile scorso: e oggi le notizie che abbiamo e i ripetuti appelli di Ocalan , sempre ignorati dai media italiani, ci confermano in questa ipotesi. D'altra parte se ci soffermiamo un poco a riflettere i due popoli che oggi non rientrano nella politica statunitense in Medio Oriente sono i palestinesi e i curdi. Lavorare oggi per costruire una sensibilità in Italia sul problema dei curdi in Turchia (e non solo in Turchia), una sensibilità non solo di opinione pubblica ma che trovi nel movimento un megafono e un punto di costruzione di legami di solidarietà, attraverso le ONG, il turismo solidale, la mobilitazione politica, l'iniziativa istituzionale, è l'ambizioso obiettivo che cerchiamo di darci con la costituzione di questo gruppo di lavoro. Siamo quindi aperti a tutti quelli che vorranno partecipare. Il gruppo di lavoro terrà la sua prima riunione * venerdì 3 ottobre alle ore 14,30 presso Punto Rosso - Via Morigi, 8 - Milano (MM1 Cairoli - MM2 Cadorna) E proprio in preparazione di questa riunione alleghiamo una nota di Emilio Molinari che mette a fuoco la situazione della Turchia. Pensiamo anche, con questo lavoro, di rendere onore alla memoria di Dino Frisullo. Fateci sapere se parteciperete o comunque se volete continuare ad essere informati. Per l'Associazione Culturale Punto Rosso - Verso il Kurdistan Emilio Molinari, Silvana Barbieri e Domenico Scoglio ------------------------------------------------------------------- ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso at puntorosso.it FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma at puntorosso.it LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE lup at puntorosso.it EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni at puntorosso.it VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA TEL. 02-874324 e 02-875045 (anche fax) www.puntorosso.it Kurdistan Turchia Europa. Ci siamo incontrati il 25 Giugno a Milano nella sede del Punto Rosso, con nel cuore il ricordo e l'impegnativo lascito di Dino Frisullo. Ognuno di noi con una propria esperienza fatta nel Kurdistan Turco e avendo in testa una propria opinione sulla situazione ed impegnato in diverse iniziative od attività in quell'area. Chi nel campo dell'associazionismo solidale, con le adozioni a distanza di detenuti, chi con progetti educativi e sanitari, chi con esperienze iniziali di turismo responsabile, chi mossi dalla volontà di far entrare la grande questione delle dighe sui fiumi Tigri ed Eufrate, con ciò che comporta internazionalmente e sul destino dei curdi, dentro ad un grande Movimento Mondiale sull'Acqua. L'intento originario: quello di confrontarci e formare sinergie solidali attorno a quella, se non dimenticata certamente un po' rimossa, questione dei 18-20 milioni di curdi che vivono privi di diritti in territorio turco, ha assunto i connotati di una riflessione più politica, alla luce di ciò che la guerra in Iraq ha determinato nell'area Mesopotamica e alla luce del processo di formazione dell'Europa, con il possibile ingresso della Turchia nell'Unione Europea In una parola, la domanda a cui siamo pervenuti è se questi nuovi scenari debbano dare una più forte attenzione e priorità alla questione curda, e in che modo, e se gli interventi frammentati di solidarietà, di cooperazione internazionale, o ambientali, o sull'acqua e le dighe ecc.., debbano moltiplicarsi ed essere ricondotti dentro ad una cornice unitaria, fortemente politica e di attualità come quella della costruzione dell'Europa. Così, con altrettanta convinzione, ci siamo posti la domanda se il Movimento dei Movimenti non debba, attorno alla formazione dell'Europa, definire molti dei propri contenuti e la propria politica, i propri obbiettivi ed interventi coordinati e mirati. A partire dalle proprie specifiche e diverse esperienze accumulate, che vanno appunto sviluppate e rese sinergicamente interagenti un unico quadro d'insieme. A questo proposito abbiamo cercato di mettere in fila gli argomenti, richiamando per prima cosa alcune questioni da tenere ben presenti sullo sfondo: - 1° Ricordiamoci che l'11 settembre ha cambiato nel mondo quasi tutto. - 2° Che in questo momento il Medio Oriente è nella strategia imperiale degli Usa, di governo unipolare, riordino mondiale e controllo delle risorse, l'area principale dove militarmente e direttamente sono impegnati: - 3° Che però in questa strategia imperiale la vera guerra è condotta contro l'Europa. Il formarsi di questo soggetto politico autonomo, indipendente e in grado di contrastare l'esclusività americana appare, con sempre più evidenza, essere il vero obbiettivo da colpire e in questo rientra il colpire la Germania per la sua potenza economica e l'asse franco - tedesco conseguentemente. - 4° Che oggi, la grande partita Politica che si sta giocando nel mondo, quella vera con la P maiuscola, ruota attorno a questo nodo di fondo: l'EUROPA indipendente o l'EUROPA americana? Ecco, pensiamo che attraverso questo nodo occorra leggere l'odierna realtà politica, gran parte degli avvenimenti che si susseguono, e misurare le politiche e le coerenze di tutti, comprese le nostre. Leggere in tal senso perciò: le guerre, il dibattito sulla Costituzione Europea, i soggetti che accedono all'Unione e in quale modo vi accedono, la "scoperta" dell'Africa da parte del presidente Bush, la sinistra europea che si incontra a Londra, la regia di Clinton e Blair, lo scontro sugli OGM, (Forse si dovrebbero leggere in questo quadro anche la visione berlusconiana della Grande Europa con l'ingresso nell'Unione di Turchia e Israele, o le sparate sue e della Lega, contro il "nazismo" di Schulz e dei tedeschi ). - - 5° Che oggi, gli Usa, sono militarmente insediati nel cuore del Medio Oriente e possono agire direttamente senza interposta nazione. Bene, fatte queste premesse, vale la pena di ricordare che nel recente passato, nel ruolo di gendarme, la Turchia pur ruotando in Europa, ha internazionalmente goduto di impensabili tolleranze. Occorre ricordare che un paese sostanzialmente fascista nel modo più classico, con un esercito che ha deciso i governi, sospeso il parlamento, messo fuori legge partiti e sindacati, un paese privo di stato di diritto, con 12000 prigionieri politici, la tortura, la pena di morte, le esecuzioni extra giudiziarie, arresti e processi arbitrari, carceri disumane, un paese dal nazionalismo esasperato, razzista, che non riconosce alle minoranze nessun diritto, nemmeno quello di parlare nella propria lingua, che ha pianificato e pianifica per questi popoli "soluzioni più o meno finali". Un paese presente nelle istituzioni europee che, unico caso al mondo, ha potuto per quasi 20 anni, condurre una guerra sporca, incendiare 3000 villaggi curdi, creare 3 milioni di profughi, senza che nessuna organizzazione internazionale o non governativa abbia sentito il dovere di intervenire o abbia potuto intervenire, colpevolmente coperta dall'ingerenza dei media, dove non esistono foto o filmati di guerra, delle distruzioni e dei morti. Oggi invece alla luce della guerra in Iraq, possiamo intravedere, se portata allo scoperto, quanto la situazione in Turchia si movimenti, diventi instabile, contraddittoria, in bilico tra USA ed Europa, mentre all'interno le relazioni tra esercito e governo si muovano dentro mutati rapporti di forza e con i curdi il conflitto rischia di riaccendersi per motivi diversi da quelli del passato. Possiamo intravvedere quanto la Turchia possa assumere nuova importanza politica, non più nel ruolo tradizionale di argine al comunismo prima e al mondo arabo poi, ma per la sua eventuale collocazione nella costruzione dell'Europa. La presenza diretta e militare degli USA nell'area e il ruolo assunto per necessità dai curdi Iracheni nella strategia americana in Iraq, mettono fortemente in discussione la tradizionale funzione strategica della Turchia e del suo esercito. La politica turca, per anni modellata sul ruolo di gendarme, entra in crisi, diviene tutta da ridefinire a partire dal suo rapporto con gli USA e con l'ingresso in Europa, così come entra in crisi il potere dei militari che si indebolisce internazionalmente e nazionalmente nei confronti del governo turco che può disporre di una maggiore autonomia. E con questo si ritorna di nuovo nel gioco della principale partita: l'Europa. L'ingresso in Europa della Turchia pone condizioni di democrazia, diritti umani e riconoscimento delle minoranze. Cambia tutto o meglio può cambiare tutto, dipende dalla volontà delle forze politiche e sociali europee. La questione dei detenuti politici, delle libertà democratiche, dei diritti umani, dei processi farsa, della tortura e dei profughi, dell'identità dei curdi, entrano ora nella politica e nei tavoli internazionali, ma possono diventare una specie di merce di scambio politico o possono diventare reali cambiamenti e oggetto di osservazioni internazionali democratiche, non solo istituzionali. La libera circolazione delle ONG e degli organismi internazionali, la libera circolazione di un turismo responsabile curioso e solidale diventano elementi da conquistare politicamente. Tutta la questione curda cambia, o è messa sul tappeto della politica o rischia di diventare oggetto di nuove provocazioni da parte di un esercito e di un apparato statale, che oggi può trovare legittimazione al proprio strapotere solo dal riaccendersi o dal provocare conflitti interni. La stessa questione del progetto GAP, delle dighe sul Tigri ed Eufrate acquista un'altra dimensione. Nata internazionalmente, con un pool di imprese europee, sotto l'egida USA, in accordo con Israele, e con lo scopo strategico di controllare, attraverso l'accesso all'acqua, l'intera zona Medio Orientale ed il petrolio Iracheno e per liquidare la resistenza curda spezzando le vie di comunicazione dei villaggi e "desplazando" 200000 persone, oggi la questione delle dighe, con gli USA che il petrolio Iracheno lo controllano direttamente e il conflitto con i curdi in attesa della democratizzazione, può rimanere in piedi per soddisfare gli interessi delle multinazionali europee, per permettere al nazionalismo turco di potersela giocare nei nuovi equilibri geostrategici o perché gli americani intendono controllare sia il petrolio che l'acqua mediorientale. Allo stesso tempo però, un eventuale ingresso turco in Europa pesa nella formazione stessa dell'entità europea. Il segno sotto il quale questo ingresso o non ingresso avviene, interagisce fortemente con le domande: quale Europa si va costituendo?Š ovvero quale possibilità che la formazione di tale soggetto possa interrompere l'unipolarità americana e possa sviluppare una politica diversa negli equilibri internazionali, nella gestione universale dei Beni Comuni, nei Diritti umani e Sociali Universali e verso i paesi in via di sviluppo? E ancora Š. Può esistere un'Europa soggetto politico autonomo ed indipendente, al di fuori di questi connotati politici e culturali? Oppure senza questi connotati, l'Europa è condannata ad esistere sì, ma come un area di libero scambio, priva di una propria politica, soggetta agli interessi USA e delle multinazionali? Il modo poi con il quale entra la Turchia, per il peso che ha e per il portato dei problemi che pone, è o non è un contenuto importante, delicato, ma inevitabile nella costruzione dell'Europa? Infine, affrontare l'insieme di queste questioni, non è forse un passaggio politico indispensabile per il movimento dei Social Forum a partire dalle proprie reali possibilità e dalle proprie specificità? Ecco perché pensiamo possa essere importante e necessario uno sforzo collettivo, della più ampia e diversa pluralità di soggetti che concordemente decidono di investire la Turchia con più iniziative. Sviluppare e moltiplicare azioni di solidarietà e cooperazione decentrata sugli affidi, sulla sanità o sui profughi, sui bambini, significa vincere sul campo il diritto alla presenza internazionale e la battaglia per una Turchia aperta. Lo stesso vale per l'osservatorio europeo sui processi, sui detenuti, o il moltiplicarsi di esperienze di turismo responsabile nelle zone curde, di rapporti con associazioni culturali eccŠAnche questo vuol dire conquistare la libertà di "vedere", di muoversi, di aprire al mondo una realtàŠ. Porre dentro il movimento dei Social Forum e per il Contratto Mondiale sull'Acqua, la questione della gestione dei grandi fiumi Tigri ed Eufrate e quindi delle dighe con la loro portata strategica, il loro valore culturale, archeologico di civiltà che essi rappresentano per tutta l'umanità e il significato di pace che hanno per il popolo curdo e per tutta l'area mediorientale. Portare il movimento con le sue personalità internazionali ad appuntamenti nel cuore stesso del Kurdistan a Diyarbakir , è universalizzare il confronto, è porre contenuti, è coinvolgere soggetti sociali nella politica, sottrarli alla disastrosa tenaglia: repressione, guerra, repressione, è prevenire le eventuali provocazioni dell'esercito turco. Mettere infine in comunicazione ed affrontare parimenti questa realtà, con il problema dell'acqua in Palestina e Israele,con incontri e convegni a Betlemme a Gerusalemme è per il Movimento costruire contenuti, identità politica e politica internazionale, iniziativa concreta e coraggiosa, diversa dall'inseguire manifestando le scadenze dei potenti. Concludendo, mettiamo in rete queste nostre considerazioni, sollecitando risposte politiche e rivolgendo a tutti l'appello a rendersi disponibili ad un incontro a Settembre Emilio Molinari (19.07.2003)
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