Fw:da roba.coop cancun; acqua una trattativa sottobanco



 A Cancun si arriverà al giro di boa del negoziato GATS, che si dovrebbe
 concludere il primo gennaio 2005, ma la diffidenza dei Paesi più poveri
 rispetto all'aggressività di UE e USA, che puntano a colonizzare i loro
 mercati dei servizi essenziali è ormai evidente. A metà luglio, nonostante
 la scadenza prevista fosse per la fine di marzo, erano ancora meno di
trenta
 su 146 i Paesi che avevano consegnato le loro offerte di liberalizzazione,
 quasi tutti Paesi occidentali ad alto grado di sviluppo. Nessun Paese
 africano aveva reso pubbliche le proprie offerte, e questo, è ormai
 evidente, non solo per le difficoltà tecniche ed i ritmi del negoziato.
 Eppure gli Stati Uniti e l'Unione Europea, le cui imprese multinazionali
 hanno molto da guadagnare da questo negoziato, cercano di imporre una
 dichiarazione politica che esiga che tutti i membri del WTO liberalizzino i
 loro mercati dei servizi, compresi quelli essenziali come l'acqua. E stanno
 utilizzando questo negoziato che a Cancun formalmente non dovrebbe essere
 affrontato come strumento di pressione, sottobanco, rispetto ai negoziati
in
 discussione.

 L'ACQUA DI CANCUN
 Cancun è una città-simbolo dell'utilizzo dell'acqua a scopo di lucro, dell'
 impatto negativo della speculazione sull'accesso dei più poveri alla
risorsa
 e dell'utilizzo dei fondi della Banca Mondiale come "incentivi" per le
 privatizzazioni dei beni comuni.
 La famiglia V. vive a meno di 100 metri da una pompa che porta acqua
 potabile da Cancun a Isla Mujéres. Eppure i loro figli bevono da una pozze
 infestata dagli insetti che si moltiplicano nell'acqua stagnante. E il loro
 impianto di potabilizzazione è stato distrutto più volte dagli imprenditori
 privati che tentano di cacciarli via dalla terra per prendere possesso
dell'
 intero terreno: una vera miniera di oro blu!
 Degli oltre 300mila residenti nell'interland della città secondo gli
esperti
 circa il 30% non ha accesso ai servizi essenziali quali l'acqua. La
regione,
 un tempo desertica, è stata popolata grazie agli agricoltori "deportati"
 dalla regione Nord di Sinaloa destinati a battersi contro quel suolo
 roccioso e secco. Le foreste furono abbattute per far posto ad hotel e
 negozi e la lacuna cominciò fin da subito ad essere inquinata dagli
 scarichi. Un caso evidente di autolesionismo dell'industria turistica.
 In Messico, secondo fonti governative, più di 12 milioni di cittadini non
 hanno accesso all'acqua potabile: una cifra che corrisponde a tutta la
 popolazione del Guatemala

 E IN CHIAPAS
 Se il caso più clamoroso di privatizzazione dell'acqua e della sua
 ripubblicizzazione sotto le pressioni della piazza in America Latina è
 stato, senza dubbio, quello della Colombia, anche in Chiapas le proteste
 stanno montando. Il governo di Vicente Fox ha lanciato nell'agosto 2002 un
 programma di privatizzazione dell'acqua in messico chiamato "Programa para
 la Modernizacion de los Prestadores del Servicio de Agua y Saneamiento"
 (PROMAGUA), gestito dalla Commissione nazionale dell'Acqua CONAGUA. . Lo
 scorso anno la Banca Mondiale ha versato al fondo $250 milioni di dollari
di
 finanziamento per consentire alle municipalità di ammodernare ed espandere
 le proprie infrastrutture idriche. I municipi possono accedere a questi
 fondi a condizione che negozino partnership con le imprese private per la
 realizazione dei lavori e la gestione delle nuove strutture, usando quindi
 questi soldi a garanzia degli investimenti privati secondo la formula,
ormai
 nota, de "full recovery cost". Nonostante la Costituzione messicana, all'
 articolo 27 disponga che "Son propiedad de la Nacion las aguas de los mares
 territoriales (...) las aguas marinas interiores; las de las lagunas y
 esteros (...) lagos interiores (...) las de los rios y sus afluentes (...)
 las de los manantiales (...)". La privatizzazione dell'acqua in Chiapas è
 cominciata il 30 gennaio 2003 con l'accordo firmato dal governatore Pablo
 Salazar Mendiguchia con il Banco Nacional de Obras y Servicios Publicos
 (Banobras) e la Commissione Nazionale, senza alcuna consultazione della
 cittadinanza. Il programma prevede la privatizzazione dei servizi isrici e
 fognari delle città con più di 50mila abitanti e, dunque la capitale della
 Tuxtla Gutierrez, poi Tapachula, Comitan e San Cristobal de Las Casas.
 In tutte queste città sono oggi attive mobilitazioni dei cittadini per
 impedire l'ingresso delle multinazionali dell'acqua nella gestione diretta.

 LA SETE DELL'UE
 Il mondo è abitato da circa 6 miliardi di persone. Teoricamente ci sarebbe
 acqua potabile sufficiente per 20 miliardi di abitanti, eppure l'85% dell'
 acqua del mondo viene utilizzata da appena il 12% della popolazione
 mondiale: ciò equivale a dire che mentre 12 persone hanno a propria
 disposizione 85 litri d'acqua, paradossalmente 88 persone si dividono i
 rimanenti 15 litri. Questo non ha impedito all'Unione Europea di promuovere
 una politica molto aggressiva in ambito WTO nei confronti dei Paesi più
 poveri del pianeta per invadere con le proprie multinazionali i loro
mercati
 dei servizi idrici. Nel maggio 2002 la Commissione Europea ha addirittura
 inviato a queste imprese due pagine di questionario perché le indicassero
 "il ventaglio di leggi. che limita l'accesso ai mercati", per studiare le
 richieste da avanzare nei negoziati.
 Sotto la pressione degli avvenimenti dell'11 settembre, nella ministeriale
 del Wto di Doha al negoziato sui servizi essenziali GATS è stato imposto,
 dopo lo Scacco di Seattle questo calendario:
 *entro il 30 giugno 2002 ogni Paese avrebbe dovuto presentare agli altri
 Stati aderenti al Wto la lista dei servizi dei che essi avrebbero dovuto
 liberalizzare, la cosiddetta «lista delle richieste»;
 *entro il 31 marzo 2003 ogni Paese avrebbe dovuto presentare la lista dei
 servizi che era disposto a liberalizzare in casa propria, la cosiddetta
 «lista delle offerte;
 *il negoziato dovrebbe concludersi con il nuovo assetto delle
 liberalizzazioni entro il 1 gennaio 2005, prevedendo a Cancun una tappa
 intermedia che dovrebbe fissare lo stato dell'arte.
 Pascal Lamy e il suo collega statunitense affermarono che il rispetto di
 queste scadenze avrebbe contribuito in modo determinante alla lotta al
 terrorismo.
 Il 30 giugno 2002 la Commissione Europea aveva inviato richieste di
 liberalizzazione a ben 109 Paesi. A ben 72 Paesi ha chiesto di
liberalizzare
 servizi pubblici essenziali. A 62 di questi, tra i quali i 7 più poveri del
 Pianeta, ha chiesto di immettere sul mercato i servizi idrici.
 L'atteggiamento aggressivo dell'UE ha diffuso Paura tra i Paesi deboli: a
 luglio erano meno di 30 i Paesi che avevano presentato le proprie offerte,
 tra loro nessun Paese africano. E la stessa Europa ha presentato la propria
 offerta solo il 28 aprile, aprendo al mercato i servizi che già secondo i
 trattati di Maastricht e di Amsterdam avrebbero dovuto esserlo: servizi
 finanziari, informatici, le telecomunicazioni, le poste e i trasporti.
 Il Parlamento Europeo non ha alcun controllo su questo processo: il 12
marzo
 scorso, più di un mese prima della consegna effettiva delle offerte, i
 deputati europei in una risoluzione approvavano le offerte non ancora
 presentate dalla Commissione: un assegno firmato in bianco.
 Eppure la Sotto-Commissione dei diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite,
 preoccupata dell'impatto del GATS sulla garanzia dei servizi universali, ha
 suggerito che l'accordo GATS, qualora raggiunto, potrebbe contraddire con
il
 dovere dei Paesi Membri di garantire i diritti umani.

 Per tutte queste ragioni i movimenti e le reti internazionali della società
civile in difesa dell'acqua e dei beni comuni chiedono alle delegazioni
 presenti a Cancun di fermare i negoziati in corso al giro di boa.

 A Cancun la Campagna Questo mondo non è in vendita organizza visite ai
 luoghi nei quali l'impatto delle privatizzazioni dei servizi sui diritti
dei
 cittadini è più evidente




 Ufficio stampa Campagna "Questo Mondo Non è in Vendita