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Fw:da roba.coop cancun; acqua una trattativa sottobanco
- Subject: Fw:da roba.coop cancun; acqua una trattativa sottobanco
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it>
- Date: Wed, 10 Sep 2003 13:41:10 +0200
A Cancun si arriverà al giro di boa del negoziato GATS, che si dovrebbe concludere il primo gennaio 2005, ma la diffidenza dei Paesi più poveri rispetto all'aggressività di UE e USA, che puntano a colonizzare i loro mercati dei servizi essenziali è ormai evidente. A metà luglio, nonostante la scadenza prevista fosse per la fine di marzo, erano ancora meno di trenta su 146 i Paesi che avevano consegnato le loro offerte di liberalizzazione, quasi tutti Paesi occidentali ad alto grado di sviluppo. Nessun Paese africano aveva reso pubbliche le proprie offerte, e questo, è ormai evidente, non solo per le difficoltà tecniche ed i ritmi del negoziato. Eppure gli Stati Uniti e l'Unione Europea, le cui imprese multinazionali hanno molto da guadagnare da questo negoziato, cercano di imporre una dichiarazione politica che esiga che tutti i membri del WTO liberalizzino i loro mercati dei servizi, compresi quelli essenziali come l'acqua. E stanno utilizzando questo negoziato che a Cancun formalmente non dovrebbe essere affrontato come strumento di pressione, sottobanco, rispetto ai negoziati in discussione. L'ACQUA DI CANCUN Cancun è una città-simbolo dell'utilizzo dell'acqua a scopo di lucro, dell' impatto negativo della speculazione sull'accesso dei più poveri alla risorsa e dell'utilizzo dei fondi della Banca Mondiale come "incentivi" per le privatizzazioni dei beni comuni. La famiglia V. vive a meno di 100 metri da una pompa che porta acqua potabile da Cancun a Isla Mujéres. Eppure i loro figli bevono da una pozze infestata dagli insetti che si moltiplicano nell'acqua stagnante. E il loro impianto di potabilizzazione è stato distrutto più volte dagli imprenditori privati che tentano di cacciarli via dalla terra per prendere possesso dell' intero terreno: una vera miniera di oro blu! Degli oltre 300mila residenti nell'interland della città secondo gli esperti circa il 30% non ha accesso ai servizi essenziali quali l'acqua. La regione, un tempo desertica, è stata popolata grazie agli agricoltori "deportati" dalla regione Nord di Sinaloa destinati a battersi contro quel suolo roccioso e secco. Le foreste furono abbattute per far posto ad hotel e negozi e la lacuna cominciò fin da subito ad essere inquinata dagli scarichi. Un caso evidente di autolesionismo dell'industria turistica. In Messico, secondo fonti governative, più di 12 milioni di cittadini non hanno accesso all'acqua potabile: una cifra che corrisponde a tutta la popolazione del Guatemala E IN CHIAPAS Se il caso più clamoroso di privatizzazione dell'acqua e della sua ripubblicizzazione sotto le pressioni della piazza in America Latina è stato, senza dubbio, quello della Colombia, anche in Chiapas le proteste stanno montando. Il governo di Vicente Fox ha lanciato nell'agosto 2002 un programma di privatizzazione dell'acqua in messico chiamato "Programa para la Modernizacion de los Prestadores del Servicio de Agua y Saneamiento" (PROMAGUA), gestito dalla Commissione nazionale dell'Acqua CONAGUA. . Lo scorso anno la Banca Mondiale ha versato al fondo $250 milioni di dollari di finanziamento per consentire alle municipalità di ammodernare ed espandere le proprie infrastrutture idriche. I municipi possono accedere a questi fondi a condizione che negozino partnership con le imprese private per la realizazione dei lavori e la gestione delle nuove strutture, usando quindi questi soldi a garanzia degli investimenti privati secondo la formula, ormai nota, de "full recovery cost". Nonostante la Costituzione messicana, all' articolo 27 disponga che "Son propiedad de la Nacion las aguas de los mares territoriales (...) las aguas marinas interiores; las de las lagunas y esteros (...) lagos interiores (...) las de los rios y sus afluentes (...) las de los manantiales (...)". La privatizzazione dell'acqua in Chiapas è cominciata il 30 gennaio 2003 con l'accordo firmato dal governatore Pablo Salazar Mendiguchia con il Banco Nacional de Obras y Servicios Publicos (Banobras) e la Commissione Nazionale, senza alcuna consultazione della cittadinanza. Il programma prevede la privatizzazione dei servizi isrici e fognari delle città con più di 50mila abitanti e, dunque la capitale della Tuxtla Gutierrez, poi Tapachula, Comitan e San Cristobal de Las Casas. In tutte queste città sono oggi attive mobilitazioni dei cittadini per impedire l'ingresso delle multinazionali dell'acqua nella gestione diretta. LA SETE DELL'UE Il mondo è abitato da circa 6 miliardi di persone. Teoricamente ci sarebbe acqua potabile sufficiente per 20 miliardi di abitanti, eppure l'85% dell' acqua del mondo viene utilizzata da appena il 12% della popolazione mondiale: ciò equivale a dire che mentre 12 persone hanno a propria disposizione 85 litri d'acqua, paradossalmente 88 persone si dividono i rimanenti 15 litri. Questo non ha impedito all'Unione Europea di promuovere una politica molto aggressiva in ambito WTO nei confronti dei Paesi più poveri del pianeta per invadere con le proprie multinazionali i loro mercati dei servizi idrici. Nel maggio 2002 la Commissione Europea ha addirittura inviato a queste imprese due pagine di questionario perché le indicassero "il ventaglio di leggi. che limita l'accesso ai mercati", per studiare le richieste da avanzare nei negoziati. Sotto la pressione degli avvenimenti dell'11 settembre, nella ministeriale del Wto di Doha al negoziato sui servizi essenziali GATS è stato imposto, dopo lo Scacco di Seattle questo calendario: *entro il 30 giugno 2002 ogni Paese avrebbe dovuto presentare agli altri Stati aderenti al Wto la lista dei servizi dei che essi avrebbero dovuto liberalizzare, la cosiddetta «lista delle richieste»; *entro il 31 marzo 2003 ogni Paese avrebbe dovuto presentare la lista dei servizi che era disposto a liberalizzare in casa propria, la cosiddetta «lista delle offerte; *il negoziato dovrebbe concludersi con il nuovo assetto delle liberalizzazioni entro il 1 gennaio 2005, prevedendo a Cancun una tappa intermedia che dovrebbe fissare lo stato dell'arte. Pascal Lamy e il suo collega statunitense affermarono che il rispetto di queste scadenze avrebbe contribuito in modo determinante alla lotta al terrorismo. Il 30 giugno 2002 la Commissione Europea aveva inviato richieste di liberalizzazione a ben 109 Paesi. A ben 72 Paesi ha chiesto di liberalizzare servizi pubblici essenziali. A 62 di questi, tra i quali i 7 più poveri del Pianeta, ha chiesto di immettere sul mercato i servizi idrici. L'atteggiamento aggressivo dell'UE ha diffuso Paura tra i Paesi deboli: a luglio erano meno di 30 i Paesi che avevano presentato le proprie offerte, tra loro nessun Paese africano. E la stessa Europa ha presentato la propria offerta solo il 28 aprile, aprendo al mercato i servizi che già secondo i trattati di Maastricht e di Amsterdam avrebbero dovuto esserlo: servizi finanziari, informatici, le telecomunicazioni, le poste e i trasporti. Il Parlamento Europeo non ha alcun controllo su questo processo: il 12 marzo scorso, più di un mese prima della consegna effettiva delle offerte, i deputati europei in una risoluzione approvavano le offerte non ancora presentate dalla Commissione: un assegno firmato in bianco. Eppure la Sotto-Commissione dei diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite, preoccupata dell'impatto del GATS sulla garanzia dei servizi universali, ha suggerito che l'accordo GATS, qualora raggiunto, potrebbe contraddire con il dovere dei Paesi Membri di garantire i diritti umani. Per tutte queste ragioni i movimenti e le reti internazionali della società civile in difesa dell'acqua e dei beni comuni chiedono alle delegazioni presenti a Cancun di fermare i negoziati in corso al giro di boa. A Cancun la Campagna Questo mondo non è in vendita organizza visite ai luoghi nei quali l'impatto delle privatizzazioni dei servizi sui diritti dei cittadini è più evidente Ufficio stampa Campagna "Questo Mondo Non è in Vendita
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