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Esiste in Italia una minaccia terrorista islamica ?
- Subject: Esiste in Italia una minaccia terrorista islamica ?
- From: "Daniele Barbieri" <barbieri at carta.org>
- Date: Wed, 10 Sep 2003 01:07:41 +0200
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art78.html Una quinta colonna da prima pagina Esiste in Italia una minaccia terrorista islamica? E' la domanda a cui cerca di rispondere un libro sulle inchieste della magistratura sulla presenza di al Qaeda tra i migranti islamici. Per l'autore del volume Carlo Corbucci, avvocato di molti dei sospettati, siamo di fronte alla costruzione mediatica di un pericolo inesistente per legittimare la partecipazione italiana alla guerra al terrorismo ANGELA LANO Il terrorismo islamico è, dall'11 settembre in poi, una minaccia che incombe anche sul nostro paese. Che sia così lo testimoniano titoli a caratteri cubitali, articoli che riempiono le pagine, occhielli, sottotitoli, foto, didascalie di molti dei quotidiani maggiormente venduti. I salotti televisivi, dal canto loro, fanno a gara per invitare l'esperto (o pseudo esperto) di turno affinché questa paura venga diffusa e spettacolarizzata. Insomma, l'argomento fa audience. Soprattutto quando, quasi sempre, si cita al-Qaida o Osama bin-Laden e li si mette in relazione con questo o quel gruppo scoperto in giro per l'Italia. Ma che percentuale del fenomeno «terrorismo islamico» costituisce una realtà oggettivamente dimostrata e quanto è invece frutto di disinformazione mediatica? Nessuno può negare l'esistenza di singoli o gruppi vicini a questo o quel movimento o rete di fondamentalisti islamici, ma le dimensioni, probabilmente, non sono quelle che gli si vuole attribuire. E' questa, in sinstesi, la tesi di un libro, in uscita in questi giorni per il Gruppo Editoriale Agorà, intitolato Il terrorismo islamico in Italia. Realtà e finzione. L'autore, Carlo Corbucci, è un avvocato che vive e lavora a Roma e che segue, da diversi anni, casi di criminalità comune o di «terrorismo» che hanno come protagonisti migranti di origine araba. Il legale, a dir il vero, di dubbi ne ha pochi: «il fenomeno del terrorismo islamico - afferma - per fortuna si basa spesso su bufale o su casi di criminalità comune (per intenderci, quella di chi falsifica passaporti, spaccia, ruba o commette altri reati). I casi da noi trattati, o in modo diretto, nella difesa (i bangladesci di piazza Vittorio, a Roma, i presunti falsificatori di documenti alla moschea al-Huda, sempre a Roma e, minori, di stranieri accusati di far parte di al-Qaida) o indiretto, come osservatori o consulenti delle famiglie o delle ambasciate (i 28 pakistani di Napoli, i presunti terroristi di Rovigo), si sono risolti in un'assoluzione per non aver commesso il fatto o in un immediato rilascio degli imputati. Nel caso dei bangladeshi, è risultata la loro completa estraneità da tutti i sospetti che le relazioni dei servizi americani, recepite da quelli italiani, riferivano sul loro conto quali affiliati alla più grande organizzazione di terrorismo islamico internazionale. Quello dei tre egiziani di Anzio, arrestati il 2 ottobre del 2002 perché trovati in possesso di un chilo di tritolo, di una pistola carica e di una piantina con gli obiettivi da colpire, e quello dei presunti avvelenatori di Roma, arrestati nel febbraio 2002 perché accusati di star praticando un buco sotterraneo in via Veneto per introdurre del "ferricianuro" nelle condutture idriche dell'ambasciata statunitense, si stanno dimostrando basati su prove infondate». Ma allora perché tanto clamore e tanta ansietà riversata sul pubblico dei lettori e dei telespettatori? Per Corbucci la risposta è semplice: a qualcuno interessa gettare gli italiani (e il resto dell'Occidente) nel panico. Facciamo un esempio: tra i capi di imputazione contro i tre egiziani di Anzio (attualmente in carcere a Rebibbia, che, il 15 settembre, compariranno davanti alla Corte di Assise), si evidenzia anche quello di «atti mirati a provocare la rottura diplomatica delle relazioni tra Italia ed Israele, a compromettere la stabilità nazionale, la pace nel mondo e a favorire la guerra; atti mirati alla destabilizzazione del sistema economico nazionale e mondiale e degli equilibri internazionali». Ecco, dunque, sottolinea Corbucci, la prova, chiara, inconfutabile, del pericolo islamico, presente anche in Italia, e pronto a colpire in mezzo alla popolazione, grazie alla sua organizzazione economica e logistica molto efficiente. Le relazioni dei servizi segreti americani, Cia e Fbi, prosegue l'autore, informano che si tratta di personaggi «notoriamente fanatici, che pregano molto, frequentano molto le moschee, fanno discorsi arrabbiati contro le società occidentali e le ingiustizie sociali, sono sicuramente stati in contatto con elementi della Bosnia durante quella guerra, istigano alla violenza, sicuramente odiano gli americani, Mac Donald's e sono pronti a tutto». Nelle operazioni che hanno condotto all'arresto dei tre di Anzio e dei presunti avvelenatori di Roma, sostiene sempre Corbucci, ci sono troppi elementi di stranezza, prove deboli, «elementi di sospetto»: «serve assolutamente che la gente si convinca di un reale pericolo islamico all'interno dell'Italia, perché si rompano gli indugi e si sposi con convinzione e con la necessaria carica emotiva, la causa della guerra contro l'Iraq e contro tutti quegli altri paesi accusati di appoggiare il terrorismo islamico nel mondo». Fin qui la denuncia di una costruzione dell'imminenza di un pericolo islamico può essere condivisa da quanti hanno prestato attenzione a certe cronache giudiziarie e giornalistiche degli ultimi anni e, parallelamente, al procedere della macchina bellica in Medio Oriente (con i recenti sviluppi sui dossier truccati in Gran Bretagna e Stati Uniti). Tuttavia, per quanto riguarda l'analisi delle cause, Corbucci è tentato di ricondurre il tutto all'interno di uno scontro tra «globalizzazione» e «antiglobalizzazione». Nel libro si legge infatti che le ragioni dell'ostilità alla globalizzazione da parte del mondo islamico sono «da ricercare (...) nella ferma opposizione che certi paesi dell'Oriente e del Medio Oriente, considerati, a torto o a ragione "arretrati" rispetto alle esigenze di una "civiltà" come quella moderna, oppongono a quel progetto, ormai quasi interamente attuato, di "globalizzazione economica" (e presto anche politica) che l'Occidente sta attuando. (...) A questo progetto "globale" in tal modo inteso, si oppongono ormai soltanto, sia pure su piani diversi, le forze idealistiche dei "new global" in un loro contesto, e l'Islam, in un altro contesto parallelo. (...) Da qui, la necessità impellente, di spazzare via questi due pericolosi ostacoli, al più presto possibile e mobilitando una vera e propria guerra, annunciata "lunga e difficile", secondo le stesse parole del presidente degli Stati Uniti d'America, Bush, in tutti i paesi del mondo». Al di là del fastidio che può provocare l'accostamento tra movimento no-global e il radicalismo islamico, la griglia analitica offerta dall'autore, seppur esposta chiaramente, lascia perplessi. In primo luogo, parlare di un islam omogeneo è in forte contraddizione con i risualtati di recenti inchieste e elaborazioni che contestano l'immagine unitaria che viene data della presenza islamica nei paesi europei. Si tratta infatti di realtà variegate, eterogenee e multiformi: per questo sarebbe meglio parlare di un islam al plurale. Lo stesso si può dire dell'islamismo politico. Perplessità la fornisce anche l'accettazione di un islam in rotta di collisione con la modernità. Che dire infatti delle sontuose «modernità» utilizzate da un paese come l'Arabia Saudita, nel cui seno sono cresciuti, per esempio, il wahhabismo o al - Qaida? Possiamo inoltre affermare con certezza che il miliardario Osama bin Laden rifiuti o sia estraneo ai processi di globalizzazione economica. Domande, queste, altrettante cruciali per la comprensione del fenomeno e le cui risposte aiuterebbero nella, giusta, battaglia contro la costruzione mediatica di una quinta colonna terroristica islamica nel nostro paese. Il libro è ordinabile presso ordini at libreriaislamica.it il costo è 15,00 euro + 1,00 contributo spedizione vi sarà recapitato mediante la posta e pagherete in contrassegno vedi http://www.libreriaislamica.it
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