Mumia Abu Jamal in pericolo di vita



di Nuovi Mondi Media - 27/08/03

“Il 13 giugno 1995, il giorno dopo la comunicazione della condanna a morte,
mi fu comunicata una ammonizione scritta, un verbale di cattiva condotta per
coinvolgimento attivo in affari o professione, cioè come giornalista. Lo
Stato ha talmente disapprovato il fatto che ho scritto ciò che ora state
leggendo che hanno iniziato a punirmi, mentre mi trovo nella sezione più
punitiva consentita dal sistema, per aver osato dire e scrivere la verità. L
’infrazione istituzionale? Il mio libro…Chiaramente ciò che vuole il governo
non è solo la morte, ma il silenzio…Nessuno, né un poliziotto, né una
guardia, può trovare una sola bugia nel mio libro; proprio a causa della sua
verità, invece, è un obiettivo dello Stato e dei suoi carcerieri. Una verità
che non vogliono che si veda. Riflettete: perché non avete visto, ascoltato
o letto qualcosa del genere in Tv, radio o sui giornali? I giornali, le
radio e le televisioni sono sempre più di proprietà di multinazionali o di
ricchi magnati e perciò riflettono la prospettiva del ricco o dell’
affermato, non quella del povero e del senza potere… Ho pagato un caro
prezzo per portarle fino a voi, e pagherò ancora; ma vi dico, lo rifarei un
migliaio di volte perché è giusto…Mentre leggerete questo libro, dunque,
saprete che sono stato punito dal governo per averlo scritto, per aver
scritto queste stesse parole. In realtà sono stato punito dal governo degli
Stati Uniti per i miei scritti sin dall’età di 15 anni, ma io avevo il
diritto di scrivere. Voi avete il diritto di leggere!” . E ancora: “La gente
dice di non interessarsi alla politica; non se ne sentono coinvolti o non
vogliono esserlo, ma lo sono. Il loro coinvolgimento è appena mascherato
dall’indifferenza o dalla disattenzione. E’ la sottomissione silenziosa dei
milioni che sostengono il sistema. Quando non si contrasta un sistema il
silenzio diventa approvazione…Molte persone dicono che è da folli opporsi al
sistema, ma in realtà è da folli non farlo”. (Death Blossoms, ed. Massari)
Chi scrive è Mumia Abu-Jamal, dal braccio della morte.
Mumia era un giornalista che si batteva contro la corruzione dell’
amministrazione e della polizia e soprattutto contro il razzismo. Nel 1980
divenne presidente della “Black Journalist Association” e Ministro dell’
Informazione delle Pantere nere. Creò il MOVE, un’associazione pacifista che
aveva lo scopo di sostenere gli esclusi, gli espropriati, i poveri, i
discriminati. Per questo venne denominato e divenne per tutti “La Voce dei
Senza Voce”. La voce degli oppressi.
Ma nel 1981 la polizia di Philadelphia attaccò improvvisamente la comunità
dei Move, con elicotteri e bombe. Morirono 11 persone, donne e bambini.
Questo attacco che doveva mettere a tacere Mumia ottenne lo scopo contrario.
Egli cominciò a fare denunce, a chiedere un’inchiesta, a scrivere articoli
raccontando dell’aggressione.
Mumia andava fermato.
 Così arrivò il 9 dicembre del 1981. Mumia aveva un appuntamento con il
fratello e quando giunse sul luogo concordato vide che un poliziotto stava
picchiandolo. Mumia attraversò di corsa la strada, gridando al poliziotto di
smettere subito ma quest’ultimo si voltò e gli sparò in pieno addome. Mumia
cadde a terra nel suo sangue e svenne. Qualcuno vide, o qualcuno non
aspettava altro. Questo qualcuno sparò tre volte al poliziotto uccidendolo.
Venne accusato Mumia.
Iniziò un improbabile processo farsa. I testimoni che avevano visto tutto
vennerò minacciati, l’avvocato difensore non venne concesso, i giurati erano
in maggioranza amici o addirittura parenti del poliziotto e il giudice,
Albert Sabo, era il più caro amico del capo della polizia. Sabo,
sopranominato “capestro” aveva condannato a morte già 32 persone. Trenta
erano di colore.
E “capestro” sostituì con un pretesto una giurata nera e presumibilmente
imparziale e impedì il controinterrogatorio di Robert Chobert (un testimone
che nella prima fase aveva scagionato l’imputato, poi disse di avere dei
ripensamenti e che forse poteva aver sparato Mumia). Eppure prove
fondamentali dimostravano l'innocenza di Jamal.
La tesi dell'accusa sosteneva che solo Jamal e suo fratello si avvicinarono
a Faulkner prima dell'arrivo dei poliziotti di rinforzo. Ma quattro
testimoni affermarono di aver visto un terzo uomo sparare a Faulkner e
fuggire dalla scena.
L’accusa ha prodotto come testimone una guardia di sicurezza dell'ospedale
che sosteneva di aver sentito Jamal confessare di aver sparato. Ma
l'ufficiale che tenne in custodia Jamal e rimase con lui tutto il tempo
riportò che Jamal era ferito in modo gravissimo, che non era in grado di
parlare, e che non aveva detto nemmeno una parola. La sua testimonianza non
fu presentata al processo. La difesa si sentì dire che il testimone era "in
vacanza" ed irreperibile. Testimonianze di altri testimoni oculari non
vennero accettate al processo…
Ma i documenti e le testimonianze scagionanti cominciavano a diventare
troppi, tanto che venne chiesta una revisione del processo.
E Albert Sabo era in pensione. Chiese un incarico speciale per essere lui a
decidere se concedere oppure no questa revisione. E condannò nuovamente
Mumia a morte.
Nulla di tutto questo ha messo a tacere quella tanto odiata “Voce dei Senza
Voce”, che dal braccio della morte si è schierata contro le ultime guerre
americane denunciandone l’ipocrisia e i malcelati intenti coloniali.
La scorsa settimana le condizioni di salute di Mumia sono peggiorate
enormemente, i dolori stanno diventando insopportabili, la sua vita è in
pericolo.
Gli hanno negato la possibilità di essere visitato dal suo medico.

Per approfondimenti:
http://www.freemumia.org/articlesnewspg/alert-8-21-03.html
http://www.mumia.malcolmx.it