sciopero della fame per campo palestinese a Baghdad



Da ELECTRONICIRAQ.NET (sorella di electronicintifada.net)
- le foto iraqene visualizzate nella pagina d'ingresso sono state scattate da James Longley, regista di GAZA STRIP.-
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INTERNATIONAL ACTIVISTS BEGIN SEVEN DAY HUNGER STRIKE
WITH PALESTINIAN REFUGEES IN BAGHDAD 

http://electroniciraq.net/news/959.shtml
Baghdad 17 July 2003
Nell’ambito di una settimana di protesta e mobilitazione organizzata dai responsabili dell'Accampamento Provvisorio per Rifugiati di “Al-Awda Diritto al Ritorno”,  nel centro culturale Haifa nel distretto di Baladiyat a Baghdad, attivisti palestino-iraqeni, internazionali e locali, intraprendono una settimana di sciopero della fame, dall’11 luglio, in solidarietà con le richieste dell'accampamento di avere sedi permanenti. 
Le altre attività includono una campagna d’invio di lettere di sensibilizzazione e manifestazioni. 
Attivisti da Irlanda, Polonia, Gran-Bretagna, Iraq, Libano, Francia, Palestina,Libano e Italia effettueranno una tenda di sette giorni di solidarietà e digiuno all'interno di Al-Awda nel tentativo d'attirare l'attenzione internazionale sullo stato di deterioramento del campo. Tra i gruppi rappresentati ci sono Voices in the Wilderness, Bridges to Baghdad, Christian Peacemaker Teams, e Occupation Watch.
 A seguito della caduta del Ba'ath e della successiva occupazione USA dell’Iraq, circa 300 famiglie residenti a Bagdad sono state sfrattate dai padroni di casa. Sotto Saddam, ad alcune famiglie palestinesi in Iraq era stato dato un alloggio sovvenzionato, il che ha creato rancori all'interno delle comunità irachene impoverite. Ci sono altre 600 famiglie palestinesi di Bagdad raggiunte da avvisi di sfratto e si prevede che la popolazione del campo sarà destinata ad aumentare nelle prossime settimane. 
E’ da notare che non tutte le famiglie palestinesi attualmente minacciate di sfratto ricevevano l’alloggio sovvenzionato. 
Negli ultimi tre mesi e mezzo, famiglie palestinesi hanno vissuto sul campo di calcio del centro culturale Haifa in tende di canapa, con acqua insufficiente, poca elettricità, scarsi approvvigionamenti alimentari e medici, così come inadeguati servizi igienici, nelle temperature roventi estive che raggiungeranno fino a 60 gradi il mese prossimo. 
Queste condizioni sono esacerbate dall'intensificazione dei rischi di sicurezza in Iraq (l'ospedale di Al-Kindi segnala un aumento fino a 150 volte nei crimini violenti), come l’aumento drastico di casi di stupro,  rapina e omicidio, che conseguono alla “stabilizzazione” dell'Iraq. 
In più, tre membri dell'ambasciata palestinese sono stati arrestati il 28 maggio dalle truppe di occupazione statunitensi. Sono stati privati dell'accesso a un avvocato e di contatto con i gruppi di attivisti per i diritti umani, ed anche del contatto con i parenti. Nessun motivo ufficiale è stato addotto per il loro arresto, né per la loro successiva detenzione a tempo indefinito. 
Ciò, associato all'aumento di attacchi contro target palestinesi a Bagdad, così come l'escalation in abusi sui diritti umani da parte delle forze d’occupazione in tutto l’Iraq, richiede una decisa azione internazionale. 
Malgrado i continui tentativi di negoziazione con l’Amministrazione americana occupante e le promesse di imminente rialloggiamento, nessun'azione è stata intrapresa per alleviare le condizioni dei rifugiati. 
I rappresentanti del campo hanno fatto le seguenti richieste come parte della settimana di mobilitazione: 
- Alloggi stabili provvisti dei servizi di base (acqua corrente ed elettricità) per tutte le famiglie sfrattate. 
- Che il mandato dell’UNRWA e dei relativi sussidi sia esteso a includere anche i rifugiati palestinesi che vivono in Iraq, oltre che quelli di Libano, Siria, Giordania, West Bank e Gaza.
- il rilascio immediato del personale dell'ambasciata Palestinese
- che ai rifugiati palestinesi ovunque residenti venga riconosciuto il loro storico diritto al ritorno, sistematicamente negato, nella terra natale occupata dal 1948. 
Le famiglie che vivono nel centro culturale Haifa hanno subito una doppia esperienza di trasferimento forzato. Dalle loro terre d’origine - molte di loro provengono da Haifa - alla loro situazione attuale, le dinamiche di discriminazione, razzismo e violazione dei diritti umani basilari si rispecchiano nella condizione di vita delle famiglie nella Palestina occupata e nel mondo. 

For more information:
Dr. Anwar Salem Al-Awawdeh, Head of the Palestinian Red Crescent Society, Iraq; 
Ewa Jasiewicz or Caoimhe Butterly (Voices in the Wilderness; Occupation Watch), tel. 001-914-360-9080 / 914-360-3634 /914 360 9079 or 008821 66 33 22 56 53



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