Foglio informativo del Centro Studi Difesa Civile luglio 2003



Foglio informativo del Centro Studi Difesa Civile luglio 2003

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INDICE

1 Iniziative in corso
a. Report attività 2002 del CSDC
b. Comunicato stampa conclusivo Forum "Verso i Corpi Civili di Pace"
c. Lettera aperta al Presidente della Repubblica

2 Contributi teorici
a. Consolidare l'impegno nella prevenzione dei conflitti violenti: priorità
per le presidenze greca ed italiana dell'Unione Europea nel 2003
b. Contributo Giovanni Scotto "La politica estera europea alla prova del Congo"

3 Formazione e volontari
a. "Campo Corpi Civili di Pace", training di formazione ad interventi in
zone di conflitto. 24 - 31 Luglio, Pruno di Stazzema (Lucca)
b. SCHEDA DI ISCRIZIONE "Campo Corpi Civili di Pace"

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1. Iniziative in corso

a. Report attività 2002 del CSDC

Il conflitto è una esperienza naturale ed inevitabile dell'esistenza umana.
La violenza, la guerra, la prevaricazione, l'arroganza ed il litigio sono
solo alcuni fra i modi possibili per affrontarlo. Il modo in cui gestiamo
i conflitti personali, sociali e internazionali è determinante  per la
realizzazione di una società equilibrata. Da sempre il nostro principale
obiettivo è quello di elaborare strategie, proposte e strumenti alternativi
per superare le controversie e gli egoismi.
E' stato pubblicato sul sito del CSDC il rapporto delle attività realizzate
nel corso del 2002, per scaricarlo visita l'indirizzo
http://www.pacedifesa.org

b. Comunicato stampa conclusivo Forum "Verso i Corpi Civili di Pace"

Si è tenuto a Bologna nei giorni 6, 7 e 8 giugno il forum "Verso i corpi
civili di pace: per una politica europea non armata".
Il forum ha preso la decisione di costituire una rete di associazioni e ong
che intervengono nelle zone di conflitto esercitando funzioni di
prevenzione, di interposizione e di diplomazia popolare. La rete vuole
creare una sinergia tra le organizzazioni che:
- faciliti il lavoro delle organizzazioni aderenti
- sostenga i volontari/e nel lavoro sul campo
- reperisca i fondi per sostenere la ricerca la formazione e l'azione
- acquisisca le relazioni dei monitoraggi dei volontari/e sul campo e ne
dia diffusione presso la società civile, i media e le istituzioni italiane
e internazionali
- metta in comune le conoscenze teoriche e pratiche sul tema
- operi per promuovere i contatti con i coordinamenti già esistenti sia a
livello europeo che internazionale
Si è altresì rilevata la necessità di ottenere un riconoscimento
istituzionale dell' utilità del lavoro dei volontari di pace in zona di
conflitto.
Come primo passo è stata lanciata una campagna volta a ottenere la
possibilità per i volontari dell'astensione dal lavoro per un periodo di
tre mesi avendo garantito il posto di lavoro, come già avviene per la legge
sulla protezione civile
E' stata inoltre inviata una lettera al Presidente del Consiglio dei
Ministri e al Presidente della Repubblica (di seguito) che richiama la
necessità di inserire il tema dei CCP, collocandolo nella sua giusta luce,
nella Carta Costituzionale Europea.

c. Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Signor Presidente della Repubblica,
il valore del servizio civile nella costruzione di un mondo di pace è stato
efficacemente e solennemente da Lei richiamato nelle celebrazioni del 2
giugno. Si offre oggi al nostro Paese una straordinaria occasione perché
questa convinzione trovi adeguato spazio nella Convenzione dell'Unione
Europea.
Era il maggio del 1995 quando, in un dibattito sul futuro dell'Unione, il
Parlamento Europeo ha adottato una proposta di Alexander Langer sulla
creazione di un Corpo Civile di Pace Europeo, primo passo alla prevenzione
dei conflitti. È certo che un'efficace gestione civile della crisi nei
Balcani avrebbe almeno evitato i suoi esiti più sanguinosi.
La proposta del '95 è stata ripresa nel '99 dal Parlamento Europeo come
raccomandazione al Consiglio. Ancora nella plenaria del 2001 il Parlamento
Europeo ha ribadito la necessità di istituire un Corpo Civile di Pace
Europeo, strumento di intervento dell'Unione in aree di crisi.
Nel testo predisposto per la Convenzione Europea, cioè per la base
costituzionale dell'Unione, deve a nostro avviso entrare il ripudio della
guerra, come previsto dall'articolo 11 della nostra Costituzione. Si
sottolinea poi che nel testo predisposto per la Convenzione Europea il
ruolo dei Corpi e del Servizio Civile è menzionato, ma in modo inadeguato
rispetto al compito disegnato dallo stesso Parlamento Europeo. Tali compiti
sono infatti confinati al pur importante ambito della protezione civile e
degli aiuti umanitari, mentre, a nostro parere, tali compiti dovrebbero far
parte dell'ambito della difesa-sicurezza.
Un Corpo Civile di Pace Europeo, che sappia unire la miglior
professionalità degli operatori con la valorizzazione delle esperienze
compiute da molte organizzazioni volontarie in situazioni di conflitto,
costituirebbe certamente uno strumento efficace di costruzione della pace
attraverso la mediazione, la riconciliazione, la promozione della fiducia
tra le parti, gli aiuti umanitari, il disarmo, la smobilitazione e il
reintegro dei profughi e degli ex combattenti, la riabilitazione, i
rispetto dei diritti delle donne, il monitoraggio dei diritti umani.
Il semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione, nel momento
in cui un italiano presiede la Commissione Europea, è la condizione
privilegiata perché i massimi organi dell'Unione diano seguito concreto a
proposte maturate e vagliate a livello parlamentare, portando a compimento
la felice intuizione di Alexander Langer. Momento significativo e
necessario è appunto l'inclusione a pieno titolo del Corpo Civile di Pace
Europeo nella Convenzione, riprendendo ed esplicitando il richiamo che
della stessa è contenuto così come l'inclusione di questo tema nell'ordine
del giorno delle prossime riunioni del Consiglio.
È questo l'appello che come organizzazioni riunite a Bologna dal 6 all'8
giugno sul tema "Verso i Corpi Civili di Pace - Per una politica europea
non armata" ci sentiamo di rivolgerLe, confidando nell'impegno delle
massime autorità dello Stato Italiano.

A loro assicuriamo il contributo della nostra esperienza e del nostro
impegno per la realizzazione di un comune obiettivo.

Con ogni considerazione,

Associazione Antica come le Montagne (Bologna), Associazione Eticonomia
(Prato), Associazione Orlando (Bologna), Associazione Papa Giovanni XXIII-
Operazione Colomba (Rimini), Associazione per la Pace (Roma), Associazione
radicale Giorgiana Masi (Bologna), Beati i Costruttori di Pace  (Padova),
Berretti Bianchi  (Lucca), Centro Studi Difesa Civile (Roma e Perugia),
Centro Studi Sereno Regis (Torino), Coordinamento Obiettori Forlivese
(Forlì), Donne in Nero (Roma), G.A.V.C.I. (Bologna), Fondazione Alex
Langher  (Bolzano), Lega Obiezione di Coscienza (Roma), Movimento
Internazionale della Riconciliazione (Torino), Movimento Nonviolento
(Verona), Pax Christi (Tavernuzze Firenze), Rete Lilliput - Nodo di
Bologna, Volontari di Action for Peace.


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2. Contributi teorici


a. Consolidare l'impegno nella prevenzione dei conflitti violenti: priorità
per le presidenze greca ed italiana dell'Unione Europea nel 2003


Continua la diffusione del policy paper, scritto su base annuale da
International Alert e Saferworld e sottoscritto da 30 ONG e reti di
associazioni europee, che si prefigge di accrescere l'impatto dell'Unione
Europea nella prevenzione dei conflitti violenti agendo in collaborazione
con la Presidenza di turno dell'UE, con gli stati membri, con i funzionari
chiave del Consiglio, del Parlamento e della Commissione Europea e con la
società civile in Europa e nelle aree interessate da conflitti. Il
documento può essere richiesto alla segreteria romana del CSDC o scaricato
dal sito: http://www.pacedifesa.org/ricerche.htm


Contributo Giovanni Scotto "La politica estera europea alla prova del Congo"

[Il presente articolo verrà pubblicato su "Azione nonviolenta" di luglio 2003]


Nel mese di giugno due eventi si sono sovrapposti a delineare l'Unione
europea del futuro. La Convenzione a cui e' stato affidato il compito di
redigere una bozza di costituzione europea ha completato il suo lavoro,
gettando le basi per un migliore funzionamento delle istituzioni
comunitarie e insieme per una più ampia rappresentatività democratica degli
organi di Bruxelles.
Allo stesso tempo, l'Unione invia sotto la propria egida un contingente
militare in Congo, da anni in preda a una guerra sanguinosa (le vittime si
contano a milioni), una guerra che ha  coinvolto numerosi stati della
regione, dal Ruanda, all'Uganda, all'Angola.
La coincidenza tra i due eventi non e' completamente casuale. Già nel 1992
l'entrata in vigore del trattato di Maastricht che creava l'Unione europea
si accompagnò a un tentativo da parte dei Quindici di gestire la crisi e le
guerre dell'ex Jugoslavia, prima con l'invio di un mediatore (lord
Carrington), successivamente, nel 1994, prendendo in carico
l'amministrazione della città di Mostar, distrutta dalle milizie
croato-bosniache in un assedio feroce.
Si ripete quindi, su scala più ampia, quello che e' successo un decennio
fa: i paesi europei cercano con successo una maggiore coesione interna e
sperimentano allo stesso tempo una politica estera comune.
Il precedente della politica europea in ex Jugoslavia non e' incoraggiante.
I politici dell'Unione non capirono la natura dei conflitti in Croazia e in
Bosnia-Erzegovina, non videro il potenziale di crisi insito nel Kosovo, si
divisero tra filocroati e filoserbi, abbandonando di fatto a se stessa la
Bosnia musulmana. Sull'amministrazione europea di Mostar ha scritto pagine
illuminanti Claudio Bazzocchi: gestita da diplomatici alla fine della
propria carriera e senza competenze specifiche, la missione a Mostar riuscì
a ricostruire gran parte delle infrastrutture distrutte durante l'assedio,
ma così facendo cementò la divisione della città su basi etniche e il
controllo del potere da parte delle forze nazionaliste.
Per quanto e' dato sapere, nessuna valutazione approfondita e' stata
effettuata dagli organi dell'Unione sull'esperienza di Mostar, che pure e'
stata la più impegnativa della politica estera comune negli anni novanta. I
due grandi limiti che hanno condannato all'insuccesso la missione a Mostar
sembrano ripetersi nel caso del Congo. Da un lato appare trattarsi di un
intervento ad hoc, senza una chiara guida politica e una visione di ciò che
l'Unione intende ottenere. Nel caso del Congo, le truppe di peace-keeping
europee saranno stazionate nei dintorni della città di Bunia per proteggere
la popolazione civile dalle milizie delle etnie Hendu e Lema. Ma il Congo
e' un paese vastissimo, in cui i focolai di conflitti armati sono assai
numerosi, e le diverse fazioni vengono appoggiate dai paesi confinanti.
Intanto a livello centrale si cerca di mettere in pratica un accordo del
dicembre scorso per la costituzione di un governo provvisorio. La
situazione e' estremamente complessa, e non può essere ridotta ad un solo
fattore. Neppure la questione cruciale dello sfruttamento delle enormi
ricchezze minerarie del paese definisce da sola le dinamiche della guerra
in Congo.
Il secondo pezzo mancante dell'iniziativa europea e' il raccordo con le
forze che all'interno del paese, o dall'esilio, lavorano per una soluzione
di pace. Negli ultimi anni in Africa si sono irrobustite le organizzazioni
della società civile impegnate nel lavoro di costruzione della pace,
trasformazione dei conflitti e riconciliazione: tra le esperienze più
interessanti possono essere annoverate Nairobi Peace Iniziative, con sede
in Kenia, che lavora in tutta l'Africa a sud del Sahara, e la rete di
organizzazioni West African Network for Peacebuilding.
Il Congo e' stato al centro dell'attenzione di diversi gruppi italiani: per
due anni di seguito delegazioni italiane hanno partecipato ad ampie
manifestazioni a sostegno della pace (a Butembo nel 2001 e a Kisangani nel
2002) e hanno cercato di sensibilizzare la nostra opinione pubblica sul
dramma congolese.
Sarebbe urgente oggi rafforzare i legami tra la società civile europea e
quella congolese, e costruire una piattaforma comune con le organizzazioni
che lavorano per la costruzione della pace nella regione. Un'alleanza tra
gli operatori di pace europei ed africani potrebbe trovare più facilmente
ascolto  presso i decisori politici dell'Unione, ed aiutare a rendere
costruttiva la presenza militare europea. Speriamo di poter imparare questa
volta dal fallimento europeo nell'ex Jugoslavia.

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3. Formazione e volontari


a. "Campo Corpi Civili di Pace", training di formazione ad interventi in
zone di conflitto. 24 - 31 Luglio, Pruno di Stazzema (Lucca)

Nei giorni 24-31 agosto (dalla cena del 24 al dopo prima colazione del 31)
si terra' a Pruno di Stazzema (Lucca) un training di formazione per le
persone interessate a partecipare ad interventi del tipo di quelli dei
Corpi Civili di Pace.
Gli argomenti trattati nel training, con l'uso di tecniche attive come
giochi di ruolo, di posizione, teatro forum, simulazioni, tempeste di idee,
ecc., saranno:
a) il lavoro con il se' ed il superamento delle proprie paure;
b) il lavoro di gruppo ed i metodi decisionali del consenso;
c) la diplomazia dal basso e l'interposizione nonviolenta;
d) il comportamento in situazioni calde o di conflitto acuto.

Il training e' aperto a persone che abbiano gia' fatto altri training di
base e, se possibile, operato in situazioni di conflitto anche non armato
(che avranno la precedenza sugli altri per l'accettazione dell'iscrizione),
oppure persone che abbiano fatto domanda di obiezione di coscienza o di
partecipazione al Servizio Civile Volontario, o si stanno preparando
professionalmente ad essere "operatori di pace". La preferenza sara'
accordata ai residenti della provincia di Lucca che abbiano le stesse
qualifiche degli altri. Il numero massimo dei partecipanti e' di 20
persone, che saranno selezionate dal gruppo dei trainer sulla base delle
schede di domanda.


Per l'iscrizione inviare la scheda di partecipazione debitamente compilata
a Sandro Mazzi entro il 31 luglio 2003 email: perugia at pacedifesa.org, tel.
328.8783637. L'eventuale accettazione verra' comunicata entro il 4 agosto
via e-mail, o per telefono.
La partecipazione alle attivita' formative del training e' gratuita. I
partecipanti dovranno invece pagare le spese di vitto e alloggio.
Un programma piu' dettagliato e le istruzioni per raggiungere Pruno
verranno inviate ai partecipanti effettivi al training.


Il corso di formazione per i Corpi Civili di Pace e' promosso da: Scuola
della Pace, Provincia di Lucca; Valversilia Projects Onlus; Ced/as. Venti
di Terra, Prato; Berretti Bianchi onlus; Centro Studi Difesa Civile, con il
contributo del Cesvot.


b. SCHEDA DI ISCRIZIONE "Campo Corpi Civili di Pace"

Training di formazione ad interventi in situazione di conflitto
Pruno di Stazzema 24-31 agosto 2003
Compilare e restituire a Sandro Mazzi, viale Mecenate 81, 52100 Arezzo.


Nome e cognome:
Indirizzo ed eventuale residenza (se diversa dal domicilio):
Telefono casa / cellulare:
E-mail:
Data di nascita:
- Ha qualche esperienza nel settore dell'intervento nonviolento in
situazioni conflittuali ?
- Se si', quali?
- Per quale motivo intende iscriversi al training?
- Ha fatto altri trainings o laboratori su queste tematiche?
- Se si quali?
- Quale soluzione alloggiativa preferisce? a) nell'ostello; b) in area
attrezzata con tenda propria; c) altra (specificare).


Firma

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