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lettera aperta ai democratici italiani
- Subject: lettera aperta ai democratici italiani
- From: "Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia" <uiki.onlus at tin.it>
- Date: Fri, 20 Jun 2003 14:31:10 +0200
Lettera aperta ai democratici italiani I kurdi chiedono alla Turchia l'Amnistia Generale, ma la situazione sociale e politica sta precipitando nel baratro. I diritti umani sono sempre più minacciati, i kurdi in Italia continuano a chiedere asilo politico, arrivano e perdono le loro vite nei Tir. Vogliamo richiamare l'attenzione di tutti sulla gravità della situazione che non soltanto riguarda direttamente le cronache italiane degli ultimi giorni, ma anche quelle della Turchia. Infatti, il 14 giugno, Gulbahar Gunduz, una dirigente della sezione donne della federazione del partito DEHAP di Istanbul è stata arrestata, torturata e violentata da 4 poliziotti in borghese. Durante il fermo i poliziotti la hanno minacciata dicendole "Perché voi donne siete alla testa della campagna per l'amnistia generale? Pensate che in quanto donne noi non vi molesteremo nelle strade? Che questo vi serva di lezione a tutte." Sequestrata alle 9 di mattina di fronte alla sede di Istanbul del DEHAP Gulbahar Gunduz è stata tenuta bendata e bastonata fino a farle perdere i sensi. Si è trattato di un fatto veramente grave ed efferato. Lo si può comprendere dalle parole che lei stessa ha pronunciato alla conferenza stampa organizzata ieri dall'IHD (Associazione dei diritti umani) "quando ho ripreso coscienza mi sono trovata in una stanza sotterranea caldissima. Qui sono stata interrogata, sempre con gli occhi bendati, e qui sono stata torturata. Mi hanno colpito con qualcosa di duro alla testa e mi hanno strappato la pelle della schiena e di altre parti del corpo facendo uso di un qualche altro oggetto metallico. Hanno spento le loro sigarette sul mio viso e mi hanno violentata imponendomi una penetrazione orale. Dopo otto ore mi hanno spinta in una macchina e mi hanno abbandonata sull'autostrada vicino a Gaziosmanpasha." Come anche è stato dichiarato dagli stessi aguzzini di Gulbahar Gunduz l'attacco contro di lei è al tempo stesso un attacco contro tutte le donne che si battono per la pace e la democrazia. La Turchia, sempre più vicina all'Europa, per ciò che sta accadendo al suo interno dovrebbe suscitare un forte interesse. Il fatto che vi sia una certa atmosfera di pace è da attribuirsi in larga misura al coraggioso approccio adottato dai kurdi, guidati dal KADEK (Congresso per la Libertà e la Democrazia in Kurdistan) e dal suo presidente, Abdullah Ocalan. Questi, nonostante le ripetute provocazioni, hanno compiuto sforzi per porre fine a un conflitto sanguinoso che si era protratto per 15 anni. La Turchia non ha mai risposto adeguatamente a tutti gli appelli per la pace proposti da parte kurda e dal KADEK, né ha mai risposto in maniera appropriata alle proposte di pace che sono state elaborate con attenzione. La proposta di Legge sul Pentimento che le autorità turche vogliono imporre viene intesa da parte kurda come una provocazione. Nonostante sia stata presentata dai politici turchi come un gesto democratico, la Legge offre di fatto ai guerriglieri kurdi una scelta orribile: o l'arrendersi completamente o la morte e la prigionia. Di fatto essa è volta non a portare la pace, ma ad alimentare le tensioni e a provocare la violenza. La piena democratizzazione della società e una soluzione pacifica e democratica della questione kurda in Turchia produrranno una forte accelerazione dello sviluppo della pace e della libertà, non solo per i popoli kurdo e turco, ma anche per tutti i popoli del Medio Oriente. I kurdi chiedono un attivo appoggio alla campagna internazionale avviata per l'amnistia generale in Turchia in opposizione alla Legge sul Pentimento. Sollecitano l'opinione pubblica a scrivere alle autorità turche sollevando il problema del bisogno di un riconoscimento della questione kurda e di una sua soluzione; a recarsi in Turchia per intrattenere discussioni con le organizzazioni per i diritti umani e gli ambienti politici sulla risoluzione della questione kurda; a scrivere ai governi e alle autorità turche esprimendo preoccupazione per le condizioni di prigionia e d'isolamento di Ocalan. La Turchia si trova al momento in una fase importante. Il paese è influenzato dai significativi sviluppi in Medio Oriente a partire dalla decomposizione dello status quo determinatosi dopo I e II Guerra Mondiale. La Turchia, che in questa fase ha a sua disposizione un notevole potenziale d'influenza, non è tuttavia riuscita a farla valere sufficientemente a causa della sua paura di sganciarsi dalla politica praticata senza soluzione di continuità negli ultimi ottant'anni. Come sottolineano in una dichiarazione alla stampa i 37 sindaci del DEHAP, "a Diyarbakir si tiene da tre anni un festival mediante il quale si dimostra al mondo che culture e lingue differenti possono convivere in pace e tolleranza. La società turca e lo stato turco dispongono, attraverso la loro considerazione e autorità, di una capacità di guida nella regione. Siamo convinti che una Turchia che abbia risolto la questione kurda possa essere un paese guida in Medio Oriente. A tal fine si dovrebbe tuttavia rinunciare a soluzioni palliative. Una soluzione efficace è possibile soltanto allorquando la questione Kurda venga riconosciuta come una questione strutturale per la Turchia e risolta complessivamente. Sia lo stato, che la società di Turchia devono liberarsi dalla paura delle lotte e del separatismo e dalla psicologia negativa a ciò collegata, intraprendendo un nuovo cammino di ricostruzione sociale. A tal fine sono però necessari passi coraggiosi. La popolazione di Diyarbakir e dell'intera regione si adopera, lavorando insieme alle organizzazioni della società civile e ad altre istituzioni, per una soluzione duratura. Proprio ora che un'amnistia generale e le Leggi di adattamento per l'ingresso nell'Unione Europea vengono discusse pubblicamente, lo stato e i suoi organi sono invitati a valutare queste manifestazioni di volontà. Siamo fermamente convinti che un'amnistia generale rappresenti la condizione più importante per il conseguimento di una pace sociale. Con il rinnovato tentativo della Turchia di emanare una Legge sul Pentimento, dopo che ciò in passato, già per ben sei volte, si è dimostrato inadatto al conseguimento di una soluzione, si perde soltanto del tempo e si compie un ulteriore doloroso passo indietro. Siamo al contrario convinti che la Turchia non possa permettersi di perdere nemmeno un singolo giorno". Gli stessi sindaci si sono anche resi disponibili ad appoggiare ogni passo del Parlamento e del Governo volto a una soluzione democratica. Il partito DEHAP ha fatto circolare, a tale proposito una lettera aperta indirizzata al premier turco Erdogan, affinché non cada nel vuoto l'iniziativa kurda. Anche, il KNK (Congresso Nazionale Kurdo), rappresentativo delle realtà politiche ed associative del Kurdistan nella sua interezza, ricorda che la questione kurda è una delle questioni regionali che richiedono una urgente risoluzione. "Di tutto il Medioriente, quali che siano le conseguenze della guerra irachena, noi desideriamo portare l'attenzione sulla Turchia. La Turchia ha la popolazione kurda più numerosa e ha intensificato i propri sforzi per imporre una politica di negazione contro i kurdi a tutte le altre potenze regionali. Noi crediamo che questo approccio stia minacciando tutti gli sforzi volti a una ristrutturazione democratica della regione. Conseguire una soluzione pacifica della questione kurda sarà un fattore di rafforzamento per il nuovo processo di democratizzazione nel Medio Oriente. L'insistenza della Turchia nella politica di diniego sospingerà la Turchia indietro rispetto al mondo che cambia e avrà un impatto negativo sugli sviluppi nell'area". Recentemente gli Stati Uniti hanno dichiarato che è necessario il disarmo delle forze del KADEK (Congresso per la Libertà e la Democrazia del Kurdistan). Questa dichiarazione reca ovviamente con sé un carico gravoso di responsabilità, in quanto crediamo che una guerra continuerà a meno che non vi sia per essa una soluzione pacifica. Se gli Stati Uniti puntano a disarmare il KADEK, dovrebbero allora impegnarsi a risolvere politicamente la questione kurda in Turchia. Facendo altrimenti, invece, concorrono a legittimare gli attacchi dell'esercito turco, costringendoci attualmente a cominciare di nuovo il conto delle vittime. A seguito di queste discussioni pubbliche funzionari del governo turco hanno iniziato a tracciare la bozza di una Legge sul Pentimento. Non è il primo tentativo da parte delle autorità turche di fare appello affinché i guerriglieri kurdi si arrendano sulla base di una Legge sul Pentimento. Dal 1985 i funzionari turchi hanno emanato 6 differenti Leggi sul Pentimento, tutte senza successo. I recenti tentativi della Turchia di emanare una nuova Legge sul Pentimento dimostrano chiaramente il suo persistere nella politica di diniego nei confronti dei Kurdi. E alla luce del nuovo processo in atto in Medio Oriente riteniamo tali tentativi una minaccia alla pace regionale. La Turchia dovrebbe far pace con i Kurdi; ma la Legge sul Pentimento è considerata dai Kurdi, che hanno perso migliaia dei loro bambini e delle loro case in 15 anni di guerra, come un insulto. Ai Kurdi che hanno combattuto per conseguire i loro più fondamentali diritti non può essere richiesto di pentirsi. Le parti in conflitto devono intraprendere passi verso la pace attraverso il dialogo, che condurrà alla riconciliazione dei popoli della Turchia e alla creazione di una società democratica ed egualitaria. Finché questi obiettivi non saranno ottenuti e i diritti dei kurdi riconosciuti pienamente la situazione in cui il popolo kurdo continuerà a vivere resterà preoccupante, continueremo a vedere impuniti gli aguzzini turchi, da sempre legittimati nelle loro barbarie e i kurdi e le kurde, sempre più disperate che digiuneranno e moriranno in esilio, senza riconoscimento alcuno. Roma, 20 giugno 2003 Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia
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