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No future: dai Sex Pistols a Hamas
- Subject: No future: dai Sex Pistols a Hamas
- From: lanfranco caminiti <lanfranco at apolis.com>
- Date: Mon, 16 Jun 2003 10:53:48 +0200
No future: dai Sex Pistols a Hamas lanfranco caminiti [www.lanfranco.org] Nella primavera del 1963, nel Vietnam del Sud, a Hué, nel corso di una manifestazione di protesta contro il governo del cattolico Diem appoggiato dagli americani, per il divieto di celebrare pubblicamente l'anniversario della nascita di Buddha, alcune persone furono uccise o ferite; seguirono scontri a Saigon e in altre città, mentre alcuni monaci buddisti, per richiamare l'attenzione sull'oppressione religiosa, si suicidarono pubblicamente bruciandosi vivi. Il primo monaco che si diede fuoco si sedette con molta calma nella posizione del loto e le fiamme lo divorarono quasi subito. Non si mosse per nulla, rimase lì mentre le fiamme lo avvolgevano. Dopo la sua morte, il corpo carbonizzato fu cremato in modo da poter disperdere le sue ceneri. Ma gli altri monaci scoprirono che il cuore non era ancora stato bruciato. Allora bruciarono il cuore a parte, ma non ci riuscirono. Era carbonizzato, ma intatto. Lo bruciarono tre volte prima di poterlo ridurre in cenere. Altri monaci imitarono il suo gesto, sedendosi in una piazza, versandosi della benzina addosso, lasciando compostamente il bidone vuoto accanto a sé e dandosi fuoco. Immobili. Il mondo era attonito e sgomento, guardava qualcosa di inimmaginabile, incomprensibile, mistico. In "Pastorale americana", Philip Roth fa dire allo Svedese, Seymour Levov: "… finché si ricorda dei monaci buddisti. Certo, allora Merry aveva appena dieci anni, forse undici, e negli anni trascorsi erano successe un milione di cose, a lei, a loro, al mondo intero. Anche se dopo era rimasta terrorizzata per settimane, piangendo per ciò che aveva visto quella sera alla televisione, parlandone, svegliata dalle immagini che tornavano a visitarla nei sogni, quella cosa non l'aveva bloccata di colpo. Eppure, quando se la ricorda là seduta a guardare quel monaco avvolto dalle fiamme [impreparata come il resto del paese alla scena che vedeva, bambina che una sera dopo cena guardava distrattamente il telegiornale coi genitori] lo Svedese è sicuro di avere scoperto la ragione di quanto è accaduto…" Quanto è accaduto è che Merry, dopo il liceo, ha messo una bomba nell'emporio di Old Rimrock e ha ucciso l'innocente dottore Fred Conlon. Quanto è accaduto è che ora Merry è "la Terrorista di Rimrock", così descritta nei mandati di cattura dell'FBI. Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968, Brezhnev ordina dal Cremlino l'invasione della Cecoslovacchia. Sono giorni cupi. La breve primavera di Praga inquieta Mosca. A Praga, migliaia di cittadini si confrontano nelle strade con i carri armati russi; giornali e radio libere trasmettono notizie in clandestinità. L'utopia di un socialismo dal volto umano viene schiacciata. Un gruppo di giovani decide una estrema protesta. Jan Palach è studente di filosofia, ha 21 anni. Si dà fuoco alle ore 15 del 16 gennaio 1969. Lascia una lettera, un breve testamento politico: "Considerato che i nostri due popoli si trovano sull'orlo della disperazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta in questo modo. Io ho avuto l'onore di essere estratto a sorte per primo, di cominciare ad essere la prima torcia." Morì dopo 3 giorni di agonia. In una tragica staffetta, altri 17 giovani cercarono il suicidio nelle giornate successive, almeno altri 2 morirono [una studentessa e un giovane operaio]. When there's no future / how can there be sin? [quando non c'è futuro / come può esserci peccato?] Stonavano così i Sex Pistols: era il 1977. Un anno cruciale. Un "annus horribilis". We're the future, no future, no future for me, no future for you. "Noi siamo il futuro". Se noi ci sottraiamo al futuro, non potrà esserci futuro. Non può più esserci futuro. E non può più esserci peccato. Jeffrey Eugenides ha scritto uno splendido libro, "Le vergini suicide", dove racconta la storia di cinque sorelle educate nel più rigido cattolicesimo e cresciute in una cittadina sub-urbana ordinata e tranquilla negli Stati uniti degli anni settanta. In un solo anno, le cinque sorelle Lisbon - Cecilia, Lux, Bonnie, Mary, Therese - si uccidono una dietro l'altra. Senza ragione. La prima e l'ultima tentano il suicidio due volte, vengono acciuffate per i capelli dalla morte, ma ci riprovano subito e ci riescono. Ad aprire la serie era stata Cecilia, la minore, di tredici anni appena, che si uccide nella vasca da bagno, stringendo forte tra le mani una immaginetta plastificata della Vergine Maria. Quando non c'è futuro come può esserci peccato? Suzy Gonzales, 19 anni, era una brillante studentessa del Red Bluff, college di Tallahassee, il cui futuro sembrava tracciato in un prossimo corso alla Florida State University, e che descriveva se stessa come né orribile né sovrappeso, pur non essendo una top-model. Al mattino del 23 marzo di quest'anno, dopo aver pulito l'appartamento e dato da mangiare ai gatti, Suzy si chiude nella stanza di un motel di Tallahassee, versa un veleno fatto in casa in un bicchiere, controlla il tasso di acidità del pH, e lo beve. Nel suo diario, alla data del 21 marzo, aveva scritto: "Oggi sto bene. Il sole splende, l'aria è calda. Sembrerebbe uno di quei giorni in cui ci si può stendere al sole. Domani mi ucciderò." Pochi minuti dopo la mezzanotte del 22 marzo, Suzy aveva mandato la sua ultima e-mail alla mailing list dell'associazione di cui faceva parte. Nel subject aveva scritto "Buonanotte" e poi "Arrivederci a tutti, ci vediamo dall'altra parte." "Buona navigata", qualcuno aveva risposto. "Ti seguirò presto", un altro aveva aggiunto. Il suicidio di Suzy Gonzales è il quattordicesimo confermato da una associazione che ha il suo gruppo di discussione on line. Questi 14 suicidi sono confermati dal gruppo come "con esito positivo" ma non possono essere verificati perché il gruppo è anonimo e rifiuta di svelare le vere identità, usano tutti un nickname, un soprannome. Il numero dei suicidi può essere più alto. Fondato nel 1990, il gruppo di discussione definisce la propria filosofia come "pro-suicidio". Gli associati considerano il suicidio un diritto civile che ciascuno deve essere in grado di esercitare a proprio piacimento, per qualunque ragione. Nel suo ultimo libro, "Cosmopolis", Don DeLillo fa pensare al suo protagonista, il giovane miliardario, anni-novanta, Eric: "Giacque completamente immobile, sforzandosi di pronunciare la parola che avrebbe spento le luci. Nulla esisteva intorno a lui. C'era soltanto il rumore nella sua testa, la mente nel tempo. Sarebbe morto ma non sarebbe finito. Il mondo sarebbe finito." Wafa Idris si è fatta esplodere il 27 gennaio del 2002 a Gerusalemme. La mattina, Wafa Idris aveva litigato con la madre Wasfiyeh: le aveva chiesto di svegliarla presto, alle cinque, ma l'anziana donna non ce l'aveva fatta, era andata a letto stanca. Wafa Idris è infuriata, e per dispetto mette la radio a tutto volume. Si veste in fretta, va verso Jaffa Street, a Gerusalemme ovest, una decina di chilometri da casa sua, e deve superare due posti di controllo dei militari israeliani per arrivarci. Ci arriverà. Ci arriverà e si farà esplodere tra la gente. Uccide Pinhas Toktaly, un signore di 81 anni che aspettava alla fermata dell'autobus, e ferisce decine di altri, mandando in frantumi tutti i vetri dei negozi intorno. Wafa è la prima donna a morire "come un uomo". E' stanca Wasfiyeh, la madre. Gliel'aveva detto un giorno Wafa Idris, "Tu non morirai, madre". Qui non muoiono le madri, qui sono i figli a morire. Qui le madri sopravvivono ai figli. Qui le madri sono orfane dei figli. Moura Shaloub il 25 febbraio attacca con un coltello un posto di blocco israeliano a Tulkarem, e viene uccisa. Aveva sedici anni. Darin Abu Aishe si è fatta esplodere con la dinamite a Maccabin, ferendo tre israeliani. Aveva ventun anni. Aayat Al Akhras si è fatta esplodere a Gerusalemme all'entrata di un supermercato nel giorno di Pasqua. Ha ucciso due israeliani, una guardia che sorvegliava l'ingresso e una donna che andava a fare compere. Aayat aveva sedici anni. La meglio gioventù palestinese muore così, facendosi saltare per aria e provocando stragi di innocenti. Il mondo finisce. Non c'è futuro. Per me, per te. Il mondo è sull'orlo della disperazione. Della barbarie. Dopo l'11 settembre, dopo le guerre. Non c'è più peccato. Come cresceranno i nostri figli, quelli che oggi hanno dieci anni, forse undici, e guardano distrattamente la televisione, i pullman che saltano in aria mentre portano la gente al lavoro a scuola, le bombe di guerre che devastano vite innocenti, le torri superbe che crollano? Dov'è la speranza? Il mondo si suicida, si uccide. Il mondo finisce. Non aspetta l'Apocalisse: si può fare in casa, controllando il pH, imbottendosi di diserbante pronto a esplodere. No future. Senza peccato. Roma, 14 giugno 2003
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