Headlines 2003/5



A: <info at peacelink.it> "Associazione PeaceLink"
Da: sjs.headlines at sjcuria.org

HEADLINES -- Notizie dall'apostolato sociale della Compagnia di Gesù -- 2003/5
...per scambiare notizie, condividere la spiritualità e favorire il lavoro
in rete...
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* Indigeni in Asia orientale: guardare avanti senza dimenticare il passato
* Africa: lobby per la pace
* El Salvador: memorie di marzo
* Belgio: non ciò che si fa, ma ciò che si è
* India: vedere per credere
* Le civiltà devono scontrarsi?
* Agenda
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* Indigeni in Asia orientale: guardare avanti senza dimenticare il passato

Gli indigeni di Sabah (Malaysia) hanno celebrato recentemente la
tradizionale festa del riso, ringraziando secondo le antiche usanze lo
spirito del riso per il buon raccolto. La presenza in tale occasione del
vescovo e di dieci gesuiti provenienti da Malaysia, Filippine, Taiwan e
Tailandia ha reso speciale l'evento. Riuniti nel terzo incontro dei
"Compagni di Gesù nell'Apostolato indigeno" (JCIM, Jesuit Companions in
Indigenous Ministries), i dieci partecipanti hanno comunicato che i gesuiti
rispettano le culture dei popoli indigeni, ma che, allo stesso tempo,
offrono un aiuto per il loro sviluppo. La rete JCIM intende lavorare in
solidarietà con gli indigeni nell'opera di tutela delle risorse naturali e
nella ricerca di giustizia e dignità. In questo processo, ricercando nel
dialogo un arricchimento reciproco, i gesuiti hanno tenuto un seminario sul
significato dello sciamanesimo a Sabah aperto anche a laici e altri
religiosi. E' un tentativo di portare la saggezza e i valori indigeni
nell'ambito della Chiesa e della società nel suo insieme attraverso la
ricerca, l'analisi e la riflessione teologica. A questo scopo sono stati
intrapresi quattro progetti: 1) un manuale di formazione da pubblicare alla
fine del 2004 per il Forum Sociale Mondiale di Bombay, India; 2) un
convegno sulle spiritualità indigene nel 2005, per teologi e istituti di
ricerca, organizzato dal Centro di Teologia aborigena dell'Università
cattolica Fujen (Taiwan); 3) corsi di formazione per gesuiti e
collaboratori, per imparare ad aiutare gli indigeni a tutelare i loro
diritti tradizionali sulla terra, l'acqua, le foreste e la gestione delle
risorse naturali, condotti nelle Filippine dall'Istituto di Scienze
ambientali per il cambiamento sociale (ESSC); 4) un miglioramento delle
tecniche di risoluzione dei conflitti, con cui affrontare la violenza che
colpisce i popoli indigeni, attraverso, ad esempio, una banca dati comune a
istituti, ONG e organizzazioni locali coinvolte. [HL30501]
Coordinatore di JCIM: Jojo Fung SJ <jojofung at hotmail.com>
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* Africa: lobby per la pace

I conflitti in Medio Oriente hanno messo in ombra la terribile situazione
in cui versa circa il 20 percento della popolazione in Africa, afflitta da
violenza e terrore. Dal 1994, nella sola Repubblica Democratica del Congo,
sono stati uccisi 3,5 milioni di persone e in altri Paesi africani sono
milioni quelli che muoiono, fuggono all'estero o devono sfollare. Queste
guerre sono il risultato di una potente combinazione di interessi interni
ed esterni legati al saccheggio delle risorse naturali e minerarie di
queste regioni. La Compagnia di Gesù ha protestato con forza contro tale
"cultura di morte" e dà un'alta priorità al problema della miseria e
dell'emarginazione dell'Africa. I gesuiti, insieme ad altre ONG e
istituzioni, hanno preso posizione contro il commercio delle armi e
condotto un'intensa azione di lobby a favore della pace. L'Hekima Peace
Forum (HPF), un gruppo di riflessione creato nel 1999 da studenti di
teologia dell'Hekima College di Nairobi (Kenya), ha condotto un seminario
di formazione sull'educazione alla pace per insegnanti dell'arcidiocesi.
Attraverso incontri mensili, ha creato uno spazio di incontro per teologi e
tutti coloro che cercano metodi di risoluzione dei conflitti che frantumano
l'Africa; inoltre tiene due volte l'anno un convegno per approfondire la
riflessione su questioni urgenti che tormentano il continente. [HL30502]
Coordinatore del HPF: Daniel Akau SJ <danielanyakwe at yahoo.com>
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* El Salvador: memorie di marzo

Marzo 2003 -- decimo anniversario della pubblicazione Rapporto della
Commissione Verità dell'ONU con i nomi dei responsabili delle atrocità
compiute nel Salvador durante 12 anni di violenze (1980-1992). Rutilio
Grande SJ (1977), Monsignor Oscar Romero (1980), Marianella García Villas,
Presidente della Commissione per i diritti umani (1983), furono tutti
uccisi in marzo. E (ironia della sorte) nel marzo del 1993 fu approvata una
"Amnistia generale per il consolidamento della pace" che graziava i
colpevoli elencati nel Rapporto dell'ONU, gli assassini di migliaia di
vittime senza nome, morti come se non fossero mai esistiti. In loro
memoria, l'Università Centroamericana (UCA) "José Simeón Ca-as" di San
Salvador organizza ogni marzo il "Festival Verdad", creando una occasione
di incontro per le vittime dell'esclusione e dell'intolleranza e tenendo
viva la memoria degli uccisi. La loro lotta per i diritti umani e la
giustizia è ricordata in questo evento accademico attraverso la
riflessione, l'arte e iniziative culturali. All'ultimo festival, un
Incontro centroamericano su "Verità, giustizia e pace" ha raccolto
personalità di 12 Paesi, che hanno offerto un piano d'azione. Esso intende
riscattare la dignità e l'onore delle vittime, diffondere la verità su
quanto è accaduto, consegnare gli assassini alla giustizia, chiedere a ogni
Paese di ratificare lo Statuto della Corte penale internazionale, e infine
lavorare per un nuovo concetto di pace. Nel 1985 Segundo Mozo Montes SJ
fondò l'Istituto per i diritti umani della UCA (IDHUCA). Quattro anni più
tardi fu ucciso da militari salvadoregni insieme ad altri cinque gesuiti e
due collaboratrici, ma il suo istituto accompagna ancora i poveri nella
loro lotta per la giustizia, chiamando le persone ad analizzare
consapevolmente le cause del degrado umano e sociale del Salvador e
indicare percorsi per superarle. Vedi <www.uca.edu.sv/publica/idhuca>
[HL30503]
Direttore di IDHUCA: Benjamín Cuéllar Martínez <minchocuellar at yahoo.com>
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* Belgio: non ciò che si fa, ma ciò che si è

Molte persone handicappate in Belgio hanno trovato un posto di lavoro,
spesso attraverso imprese alternative che usufruiscono di fondi pubblici.
Queste consentono a un disabile di sostenere un certo ritmo di vita grazie
a degli 'adattamenti' che gli permettono di realizzare un lavoro
produttivo. Il riconoscimento sociale arriva, non si può negarlo,
attraverso il salario. José Davin SJ, che è responsabile di un'équipe
pastorale che lavora con i disabili, è fermamente convinto della
possibilità di riabilitare queste persone inserendole nel mondo del lavoro
e della necessità di garantire il raggiungimento di questo obiettivo. Solo
la remunerazione per il lavoro svolto porta un vero senso di autonomia.
Forse non basta: questo tipo di integrazione è troppo condizionato dai
sussidi pubblici e dai capricci delle forze politiche che riservano poca
attenzione ai più deboli. Di conseguenza gli impieghi salariati sono
destinati solo a chi ha leggeri handicap fisici o mentali; altri disabili
più gravi devono accontentarsi di semplici occupazioni meccaniche. Ma chi
ben comincia a metà dell'opera, perché la realizzazione di questi compiti
quotidiani contribuisce a costruire un senso di autostima. In un dossier su
"Lavoro e handicap", pubblicato in marzo da "Évangile et Justice", la
rivista dei gesuiti del Centro AVEC di Bruxelles, P. Davin esprime la sua
ammirazione per il coraggio di coloro che, una volta inseriti nel sistema
produttivo, esigono il rispetto della propria dignità. Allo stesso tempo,
vorrebbe vedere un mutamento di valori. L'apprezzamento per l'utilità
sociale è legato a ciò che uno fa. Ma quale importanza si dà a ciò che uno
è? [HL30504]
Per contatti: José Davin SJ (fax) +32 082 610700
 "Évangile et Justice" <evangile.et.justice at skynet.be>
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* India: vedere per credere

Che percentuale dei nostri desideri è prodotta da un mercato avido e da
mezzi di comunicazione insaziabili? Non si tratta in fondo di una questione
di percezione? La percezione può essere modellata con secondi fini: è
l'intuizione che ha spinto l'Udayani Social Action Forum (USAF), il centro
sociale dei gesuiti a Calcutta, a spostare l'obiettivo del proprio lavoro
dalle promozione dello sviluppo e del miglioramento delle condizioni
sociali verso l'analisi culturale. USAF si propone di aiutare i poveri
delle campagne a guardare in modo più chiaro e critico, per basarsi sulle
proprie forze e resistere al consumismo che minaccia le loro radici.
"Udayan" in bengalese significa "aurora" e il Centro tiene fede al suo
nome: infatti nei villaggi i suoi animatori risvegliano i contadini a un
nuovo giorno in cui comprendere il danno causato dagli eccessi della
moderna tecnologia, la bellezza del proprio patrimonio culturale e
l'importanza dello sviluppo sostenibile. Attraverso il teatro e la danza,
USAF punta a renderli coscienti della pericolosità dei pesticidi e dei
fertilizzanti chimici, della bruttezza dei prodotti di plastica e
dell'inutilità dei cosmetici moderni, dicendo loro che i prodotti moderni
luccicano, ma non sono realmente oro, e che lo sviluppo moderno porta con
sé anche individualismo, competizione sfrenata e consumismo. Sottolinea
allo stesso tempo l'importanza del rimboschimento per la conservazione
dell'equilibrio ecologico, il valore delle tradizionali erbe medicinali e
dell'agricoltura tradizionale, nonché la vivace bellezza delle danze
tribali. "Diverse forme di ricchezza culturale sono state sacrificate
sull'altare dei cosiddetti modelli di 'sviluppo'", afferma il direttore, P.
Jeyaraj. Per controbilanciare il fenomeno, l'istruzione dei giovani insiste
sulla cultura indigena e la sua comprensione dell'ambiente. Il Centro ha
anche progetti in ambito urbano nelle baraccopoli di Calcutta e con i
lavoratori domestici. Attraverso ricerca, documentazione, pubblicazioni e
un corso di diploma per operatori sociali offerto dal St. Xavier's College,
USAF cerca di formare agenti di cambiamento sociale. [HL30506]
Direttore dell'USAF: Xavier Jeyaraj SJ <sjcentre at vsnl.com>
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* Le civiltà devono scontrarsi?

Il 7 maggio, i gesuiti dell'Istituto Stensen di Firenze hanno invitato
Samuel Huntington dell'Università di Harvard a partecipare a un dibattito
sulle posizioni geopolitiche dell'America, dell'Europa e della Chiesa
cattolica. La sua controversa teoria dello "scontro delle civiltà", secondo
cui alleanze e conflitti deriveranno d'ora in poi da affinità e differenze
culturali, ha suscitato forti reazioni in tutto il mondo. I critici
rilevano che essa trascura i motivi economici che stanno alla base delle
alleanze tra superpotenze occidentali e alcuni regimi di Paesi islamici.
Huntington afferma che gli scontri fra culture avverranno a livello
mondiale. Riferendosi al Papa, il quale ha fiducia che questi conflitti
possono essere evitati, si è augurato che ciò sia vero, pur sembrando
riluttante ad ammettere che sia una posizione realista. Parlando di Medio
Oriente, ha osservato che la minaccia rappresentata da Saddam Hussein non
era tale da giustificare un intervento militare e che permangono gravi
rischi, in particolare se fallisse una riorganizzazione federale dello
Stato iracheno. Sul conflitto israelo-palestinese, ha affermato che
entrambe le parti dovrebbero fare importanti concessioni per arrivare a una
pace duratura nella regione. Ha profetizzato che il prossimo concreto
rischio di escalation militare riguarderà l'Asia orientale, dove potrebbe
nascere un conflitto fra la Cina (antica civiltà) e gli Stati Uniti (la
prima potenza mondiale dal 1945) per ragioni politiche ed economiche.
[HL30506]
Direttore dell'Istituto Stensen: Ennio Brovedani SJ <ebrv at stensen.org>
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Agenda [HL30507]

7 giugno, Roma, Italia: incontro di fondazione della "Federazione Attività
Sociali dei Gesuiti Italiani" (FASGI). Coordinatore dell'Apostolato
sociale: Alberto Remondini SJ <remondini.a at gesuiti.it>

20-22 giugno, Bruxelles, Belgio: seminario sulla Convenzione europea per
studiare la proposta di Trattato costituzionale, organizzato dall'Ufficio
cattolico d'informazioni e d'iniziativa per l'Europa (OCIPE). Direttore:
Pierre de Charentenay SJ <pierre.decha at jesuites.com>

8-9 luglio, Quito, Ecuador: XIII incontro dei coordinatori latino-americani
dell'Apostolato sociale dedicato in particolare alla campagna contro l'Area
di Libero Commercio delle Americhe (ALCA). Organizzatore: Ricardo Antoncich
SJ <ricardoan at cpalsj.org>

14-21 luglio, Salamanca, Spagna: XI Settimana di spiritualità cristiana e
presenza laicale nel mondo, sul tema "Giustizia globale: modi e impegni per
renderla reale". Coordinatore: Alfonso Álvarez Bolado SJ
<bolado at interlink.es>
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