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Costruire la pace
- Subject: Costruire la pace
- From: <info at chiamafrica.it>
- Date: Sun, 1 Jun 2003 09:02:17 +0200
<http://www.chiamafrica.it> 31 maggio 2003 ARENA DI PACE. Per alcuni un evento, per altri un giorno come tanti, o peggio un motivo per ironizzare perché, come si dice, conta di più chi è più forte. E' comunque un appuntamento. Vorrei esserci e manifestare per la Pace come segno e frutto di relazioni tra i popoli legati da una comune dignità, per darci istituzioni mondiali capaci di creare e custodire condizioni di pace per tutti. E' l'obiettivo del secolo. E' bello manifestare con la bandiera arcobaleno riconosciuta da milioni e milioni di cittadini del mondo come aspirazione e simbolo di pace. Se anche i piccoli della terra ne vedono il bisogno vuol dire che i tempi sono maturi. Prima e dopo la guerra in Irak si è guardato all'ONU. Un' istituzione necessaria, ma nella forma attuale, inadeguata a rispondere alle attese e ai bisogni di oggi. Come il vestito di un bimbo addosso ad un uomo adulto. Penso che la società civile, insieme a politici, uomini di scienza, responsabili delle varie confessioni religiose, e quanti hanno a cuore il futuro dell'umanità, sia particolarmente investita della responsabilità di lottare e lavorare per creare o rinnovare istituzioni internazionali adeguate ai tempi di oggi. Sono troppi e pericolosi i vuoti che si sono creati nei vari ambiti dell'organizzazione della vita umana. Questo a vantaggio di alcuni gruppi di potere e a scapito di moti. Abbiamo preso coscienza del problema. Perché ci sia pace occorre un'estensione di democrazia e partecipazione. Beni e pesi, doveri e diritti. Ma per crescere, la democrazia ha bisogno di strumenti adeguati, a livello regionale come a livello mondiale. L'alternativa è il governo di una super-potenza e di gruppi di potere che controllano economia, informazione, armamenti con l'esclusione di una grande parte dell'umanità dai diritti fondamentali. Sto vivendo con altri compagni e amici il riflusso di un dolore immenso che scorre nel continente africano: diritti negati, massacri, milioni di morti. C'è chi è interessato, per esempio, alla continuazione della guerra in Congo, uno dei paesi più martoriati dell'Africa, per prolungare lo sfruttamento delle ricchezze. E' la denuncia fatta dal Consiglio di Sicurezza nel gennaio 2003. Uno studio sulla mortalità reso pubblico nell'aprile scorso calcola che a partire dallo scoppio della guerra nel 1998, fino a novembre 2002, data di completamento dello studio, ci sono stati almeno 3,3 milioni di morti (ma, forse, fino a 4,7 milioni) in più rispetto alle morti che si potevano prevedere normalmente per il periodo prese in esame. (fonte I.R.C., USA). "La guerra di nessuno", hanno scritto Dario Fo, Jacopo Fo e Franca Rame. E' sconvolgente! E' urgente ripartire da quelle vittime, come da tutti gli esclusi dalle libertà fondamentali e dai beni primari, medicine, acqua, istruzione, per ritrovare il senso e il gusto del diritto, la forza di volere per tutti un futuro diverso, dove ogni donna, ogni uomo, ogni popolo possa vivere e godere il dono della vita. Oggi chi porta la bandiera della pace non può dimenticare il dramma dell'Africa. Il movimento pacifista di questi anni vero soggetto della storia contemporanea, ha le mani libere e la forza innovativa per dare una risposta e un contributo importante alle aspirazioni di pace e di giustizia per tutti i continenti. E' quanto ci aspettiamo dall'Arena di Pace a Verona, dalla Perugina-Assisi in ottobre, dagli appuntamenti che saranno fissati dalla vita. La Pace è una realtà complessa, la bandiera resta un simbolo, è necessario molto lavoro personale e collettivo perché sia un frutto maturo del tempo della globalizzazione. E' indubbio, il futuro spinge verso una crescita di umanità. Bandiere sui balconi, bandiere sulle strade, un segno della volontà di superare i conflitti con il dialogo e non con la forza delle armi, ma anche un impegno a pagare il prezzo della Pace. Ho pensato al segno lasciato da Gesù che più rivela il suo modo di lottare: la croce. La parola diventa resistenza, fiducia nella vita, abbandono al padre. La croce che abbatte i muri delle divisioni, il segno del dono di sé sino al sangue versato. La pace possiamo e dobbiamo costruirla sull'apertura di noi stessi tradotta nel quotidiano con l'accoglienza, la solidarietà, il perdono come assunzione degli altri nel cerchio della nostra responsabilità. E' la condizione della maturazione del nostro essere. E' la sfida della fraternità. P.Silvio Turazzi
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