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PERSONALI RIFLESSIONI SULLA MODA MILITARE
- Subject: PERSONALI RIFLESSIONI SULLA MODA MILITARE
- From: tessclaudia at virgilio.it
- Date: Fri, 16 May 2003 15:57:03 +0200
PERSONALI RIFLESSIONI SULLA MODA MILITARE Con questo mi scritto vorrei proporre una riflessione in merito ai meccanismi di manipolazione, di condizionamento, di incanalamento dei gusti, delle abitudini, delle opinioni della popolazione. Osservando le regole dettate dalla moda estate 2003 mi sono resa conto che non soltanto i mezzi di informazione di massa e la pubblicità ci rendono liberamente schiavi di un determinato costume di vita, ma anche le multinazionali dell?abbigliamento possono influire sull?accettazione inconsapevole e passiva di un certo clima politico. Cerco ora di proporvi la mia tesi. I nostri governanti ci hanno detto che la guerra in Iraq era inevitabile, che ora è conclusa, che l?Italia ha inviato ed invierà le sue forze militari solamente per motivi umanitari. Possiamo quindi stare tutti tranquilli in pace, non c?è più ragione di dissentire. Possiamo tranquillamente riporre in naftalina la nostra bandiera arcobaleno. Volutamente non ci hanno detto che in Iraq si continua a morire, che molte sono le nazioni rette da governi dittatoriali ed oppressivi, che attualmente ci sono altre 27 guerre in corso nel mondo. Ipotizziamo che un 20% della popolazione sia fervente militarista non condizionabile e che un altro 20% sia fervente pacifista non condizionabile . Rimane da stabilire come convincere il restante 60% di indecisi manipolabili. Una delle due parti, peraltro molto frammentata, avanza le sue proposte di demilitarizzazione e di graduale passaggio da un esercito offensivo ad un esercito di tipo difensivo (vedi Svizzera) , di riduzione delle spese militari e di istituzione della contribuzione volontaria, di costituzione di corpi civili popolari di autodifesa pacifica per la diffusione di una cultura non violenta di risoluzione preventiva delle tensioni che possono generare conflitti, di attuazione dell?articolo 11 della costituzione attraverso una legge di iniziativa popolare, di introduzione del concetto di ripudio della guerra all?articolo 1 della Costituzione Europea, di boicottaggio, di disubbedienza. Tutte questo sono proposte sufficientemente difficili e complesse. L?altra parte semplicemente ci spaventa con la minaccia terroristica, sostiene l?aumento della spesa militare e la riduzione della spesa sanitaria ed educativa, ci convince della necessità di un rilancio dell?economia e del PIL attraverso l?attività delle aziende produttrici di armi. Tutto appare trasparente e relativamente semplice. Arrivano quindi i primi accenni di calura estiva, le vetrine dei negozi di abbigliamento propongono la nuova tendenza. Tutti ci sentiamo inadeguati in quanto non abbiamo nulla da metterci. Corriamo quindi nei centri commerciali ad acquistare pantaloni e magliette estive alla moda mimetica in varie tonalità per uomo, donna e bambino nonostante i nostri armadi siano pieni zeppi di capi estivi di ogni varietà e colore. Il problema etico non ci sfiora nemmeno : tanto è solo una moda , prima l?arcobaleno quindi il mimetico! La progettata manovra politico-commerciale è abilmente riuscita. Quel 60% di indecisi ha scelto inconsapevolmente che - Militare è bello- . Tutti comunque ci assuefaremo a questo genere e ci sembrerà naturale girare per le nostre città in assetto di guerra con scritte del tipo - US Army - . Personalmente mi chiedo come sia possibile non vedere oltre quella forma ed quei colori e non capire che quelle macchie verdi sono da sempre intrise di sangue, morte, dolore, effetti collaterali. Tutte queste cose i nostri padri costituenti, pur avendole conosciute, le hanno ripudiate. Chi indossa quei simboli e fortunatamente non ha conosciuto la tragedia di una guerra come può con tale leggerezza abbracciare quell?idea a tal punto da indossarla ? Mi chiedo come può una madre, mentre il nostro paese è di fatto ancora in guerra, vestire il proprio bimbo di due ? tre anni come un piccolo soldatino pronto per la guerra? Probabilmente il bambino avrà espresso il desiderio di fare il militare da grande. Immagino che la madre molto orgogliosa attenderà quindi con ansia il giorno in cui il suo pargolo potrà onorare la sua patria ed essere decorato come un eroe. Peggio sarebbe se quella madre non avesse la consapevolezza dei simboli che fa indossare a suo figlio e accettasse passivamente ed involontariamente quel modello culturale. Io personalmente suggerirei, a tutte quelle persone che da civili indossano con leggerezza un abito alla moda che di fatto è una divisa militare, di entrare profondamente in quelle vesti. Suggerirei loro per le imminenti vacanze estive di evitare le solite spiagge e montagne affollate e di fare un?esperienza diversa partendo per l?Iraq a sostegno delle missioni umanitarie. Oppure proporrei loro di andare in Congo, in Togo, in Palestina, in Cecenia, in Ruanda etc Mi piacerebbe, al loro ritorno, raccogliere le loro personali impressioni sul significato delle parole divisa, militare, guerra, sulle condizioni di vita e di morte dei civili e soprattutto dei bambini. Spero vivamente, con questo mio scritto, di aver innescato in alcuni una riflessione ed un approfondimento. Concludo inviando saluti di pace a tutti i militaristi ed a tutti i fans della moda militare. Pace, Shalom, Salaam Claudia Tessaro Via Santa Maria 36/C 33034 Fagagna Udine
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