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le bandiere della pace diventano tre !!!
- Subject: le bandiere della pace diventano tre !!!
- From: Vallinoto Nicola <n.vallinoto at datasiel.net>
- Date: Thu, 15 May 2003 12:02:48 +0200
Di seguito trovate un articolo di Vita sull'incontro organizzato dalla Tavola della Pace a Civitas il 3 maggio durante il quale è stata lanciata la proposta di affiancare alla bandiera della Pace anche quella delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea. Nicola Vallinoto === Fare l'Europa dipende anche da te. >> Appello per una Europa di pace www.mfe.it/pace >> Appello per una Europa democratica www.mfe.it/europa === link: http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=32035 Civitas tavolo della pace di Stefano Arduini (s.arduini at vita.it) 13/05/2003 Il dibattito sul movimento. A Padova, sotto un tendone si sono succedute decine di voci. Per preparare l'agenda da qui al 12 ottobre, giorno della marcia Perugia-Assisi. Così sventola il prossimo arcobaleno La bandiera arcobaleno non è più sola. Il popolo della pace ha trovato due ancelle, forse meno giovani e accattivanti (e anche un po' sbiadite, a dire il vero), da affiancare ai sette colori che stanno sventolando da mesi dai balconi degli italiani. Si tratta dei vessilli dell'Europa e di quella dell'Onu. Pace, Europa e Nazioni Unite, su questo triangolo si batterà la galassia arcobaleno, da qui ai prossimi mesi. Civitas è stata il teatro degli Stati generali del movimento, italiano e internazionale, che si è ritrovato a Padova il 3 maggio, su invito della Tavola della pace di Flavio Lotti, per "tracciare il cammino di pace, che porterà all'assemblea dell'Onu dei popoli in programma a Perugia dal 4 al 12 ottobre quando le bandiere della pace, quelle della Ue e dell'Onu, sfileranno nella Perugia-Assisi". Un'occasione di confronto unica considerata l'ampiezza del ventaglio degli interventi (una trentina, di cui di seguito riportiamo i passaggi più significativi), ma anche un modo per disegnare i contorni di un nuovo ordine internazionale pacifico e democratico, sostenuto ormai da gran parte della società civile italiana: "siamo maggioranza e dobbiamo rendercene conto", si è ripetuto in più passaggi. Anche se nel Palazzo della politica, (molti gli interventi che hanno sottolineato l'inadeguatezza di una maggioranza dal naso sempre più lungo e di un'opposizione opportunista e senza spina dorsale), i potenti si tappano occhi e orecchie. Come dimostra il corsivo del ministro degli Esteri, Franco Frattini pubblicato, neanche a farlo apposta, sul Corriere della sera del 3 maggio. Dalla lettura risulta che parlare di solidarietà per la Farnesina significa "solidarietà euro-atlantica" e che "un dialogo tra eguali presuppone un'Unione europea che rafforzi le proprie capacità operative nel campo militare", mentre "sarebbe positivo l'ingresso nella Nato di tutti i Paesi membri della Ue". La fotografia di un'Europa con il coltello fra i denti e in cordata dietro gli Stati Uniti che la società civile italiana (ma in buona parte anche americana) non vuole proprio scattare. Le proposte alternative? Eccole, in queste sintesi delle relazioni del convegno Un'Europa di pace per l'Onu dei popoli. AAA cercasi una giusta Europa Flavio Lotti (coordinatore nazionale della Tavola della pace) In questi ultimi mesi abbiamo fatto un ottimo lavoro, in tanta parte del Paese è cresciuta la consapevolezza. Il popolo della pace si è ingrandito, è diventato un patrimonio, un tesoro che dobbiamo mettere a frutto. La gente ha ritrovato lo spirito per esprimersi, per esporsi. Oggi però non basta più scendere in piazza a urlare slogan, è arrivato il momento di incidere sulla politica. Malgrado abbiamo a che fare con un governo che non dimostra interesse per la pace, è di pochi giorni fa la notizia del mancato rinnovo della convenzione fra gli enti locali, le associazioni e la scuola che aveva l'obiettivo di formare una cultura pacifista, e un'opposizione che si limita a galleggiare sull'onda del momento. La proposta della Margherita di istituire un esercito europeo che si andrebbe a sovrapporre a quelli nazionali, non solo grida vendetta, ma probabilmente prosciugherebbe le risorse al sociale. Sulle nostre spalle adesso abbiamo l'onere di costruire una agenda politica alternativa, che tolga il silenziatore a questioni che paiono lontane anni luce, ma che non sono mai state risolte, prima fra tutte la governance della globalizzazione. Guido Montani (segretario nazionale del Movimento federalista europeo) La Convenzione europea presenterà il suo progetto di Costituzione il 20 giugno. Il conflitto in Iraq ha evidenziato due aspetti: l'esistenza di una cittadinanza continentale (il popolo anti guerra) e l'inesistenza di una politica comune (l'Europa si è presentata divisa in Mesopotamia e continua a marcare visita in Palestina e Israele). All'unilateralismo americano dobbiamo contrapporre una democrazia internazionale. La Costituzione europea (imprescindibile un passaggio che contenga il ripudio della guerra da parte dell'Europa sul modello dell'art.11 della Carta italiana) dovrà quindi consegnare il volante dell'indirizzo politico alla Commissione, eletta direttamente dal popolo, e togliere potere ai singoli governi nazionali. I cittadini devono gestire un sistema a voce unica. Berlusconi, Blair e Chirac non possono più pensare di parlare al mondo da Roma, Londra e Parigi. Antonio Papisca (direttore del Master europeo in diritti umani, università di Padova) Due proposte concrete: facciamo in modo che fra i principi fondativi della Ue ci sia "il superiore interesse dei bambini" e spostiamo le Nazioni Unite a Gerusalemme. Per toccare i cuori, non solo le menti. In questo momento siamo nella giungla, vince la legge del più forte, fu così nel 91 durante la prima guerra del Golfo, nel 99 in Kosovo e lo è stato ora in Iraq. La bandiera della pace è il simbolo di una presa di coscienza. Da lì non si torna indietro. L'Onu va potenziata e democratizzata: il Consiglio di sicurezza è un organo superato, immagino le Nazioni Unite come il Parlamento dei popoli della terra. Se il Palazzo di Vetro resterà a New York, dove la corrutela nei confronti dei rappresentanti statali è all'ordine del giorno, tutto sarà più difficile. Tom Benetollo (presidente nazionale Arci) Il 65% della società civile italiana si è opposta alla guerra, mentre sulla stessa linea si è schierato solo il 35% dei parlamentari. Il pacifismo solo qualche mese fa era considerata una questione di serie C, oggi è diventato il pilastro della vita democratica di questo Paese. Welfare, pace e diritti devono essere per tutti, non ci sono più confini. Roberto Rambaldi (Caritas Europa) Non sopporto più chi dice "dove sono finiti i pacifisti?". Siamo qui e abbiamo le maniche rimboccate. Dobbiamo, però, prendere coscienza che il nostro continente è, a torto o a ragione, un modello per il resto del mondo. Anche se spesso ci dimentichiamo che l'Europa è anche Kosovo, Serbia, Paesi baschi, Cecenia. È imprescindibile imparare a conoscere e a farsi conoscere. Phillys Bennis (Istituto di studi politici di Washington) E' fantastico girare per Padova e vedere tutte queste bandiere arcobaleno. Siamo di fronte a un momento storico. Lancio un'idea, creare un coordinamento permanente fra i popoli della pace, e avanzo una considerazione: l'Onu fa parte a pieno titolo del popolo della pace. Vittorio Agnoletto (consiglio internazionale del Forum di Porto Alegre) Cos'è la democrazia nell'era della globalizzazione? Rispondo con un esempio. Pochi mesi fa gli zambiani si sono trovati di fronte all'alternativa se morire di fame o accettare gli aiuti internazionali a base di ogm. Dov'è la scelta? Dov'è la democrazia? Non mi interessa un'Europa competitiva con gli Usa in campo economico e militare. Voglio un'Europa dove le scelte di spesa, di dove impegnare le risorse siano appannaggio dei cittadini. Eveline Herfkens (coordinatrice della campagna Onu Millennium Development Goals) Una mucca europea riceve due dollari al giorno di sussidi. Più del reddito medio della metà della popolazione mondiale. L'esempio dell'Italia è spiazzante. Destina solo lo 0,13% del Pil agli aiuti allo sviluppo. Malgrado il governo abbia dichiarato di voler alzare la soglia allo 0,33% e gli italiani si dicano disposti a vedersi aumentare di un punto le tasse per contribuire alla lotta contro la fame e la mortalità infantile.
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