le bandiere della pace diventano tre !!!



Di seguito trovate un articolo di Vita sull'incontro organizzato
dalla Tavola della Pace a Civitas il 3 maggio 
durante il quale è stata lanciata la proposta di affiancare 
alla bandiera della Pace anche
quella delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea.

Nicola Vallinoto

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Fare l'Europa dipende anche da te.
>> Appello per una Europa di pace www.mfe.it/pace
>> Appello per una Europa democratica  www.mfe.it/europa

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link: http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=32035

Civitas tavolo della pace

di Stefano Arduini (s.arduini at vita.it)

13/05/2003

Il dibattito sul movimento. A Padova, sotto un tendone si sono succedute
decine di voci. Per preparare l'agenda da qui al 12 ottobre, giorno della
marcia Perugia-Assisi.

Così sventola il prossimo arcobaleno

La bandiera arcobaleno non è più sola. Il popolo della pace ha trovato due
ancelle, forse meno giovani e accattivanti (e anche un po' sbiadite, a dire
il vero), da affiancare ai sette colori che stanno sventolando da mesi dai
balconi degli italiani. Si tratta dei vessilli dell'Europa e di quella
dell'Onu. Pace, Europa e Nazioni Unite, su questo triangolo si batterà la
galassia arcobaleno, da qui ai prossimi mesi. Civitas è stata il teatro
degli Stati generali del movimento, italiano e internazionale, che si è
ritrovato a Padova il 3 maggio, su invito della Tavola della pace di Flavio
Lotti, per "tracciare il cammino di pace, che porterà all'assemblea dell'Onu
dei popoli in programma a Perugia dal 4 al 12 ottobre quando le bandiere
della pace, quelle della Ue e dell'Onu, sfileranno nella Perugia-Assisi".
Un'occasione di confronto unica considerata l'ampiezza del ventaglio degli
interventi (una trentina, di cui di seguito riportiamo i passaggi più
significativi), ma anche un modo per disegnare i contorni di un nuovo ordine
internazionale pacifico e democratico, sostenuto ormai da gran parte della
società civile italiana: "siamo maggioranza e dobbiamo rendercene conto", si
è ripetuto in più passaggi. Anche se nel Palazzo della politica, (molti gli
interventi che hanno sottolineato l'inadeguatezza di una maggioranza dal
naso sempre più lungo e di un'opposizione opportunista e senza spina
dorsale), i potenti si tappano occhi e orecchie. Come dimostra il corsivo
del ministro degli Esteri, Franco Frattini pubblicato, neanche a farlo
apposta, sul Corriere della sera del 3 maggio. Dalla lettura risulta che
parlare di solidarietà per la Farnesina significa "solidarietà
euro-atlantica" e che "un dialogo tra eguali presuppone un'Unione europea
che rafforzi le proprie capacità operative nel campo militare", mentre
"sarebbe positivo l'ingresso nella Nato di tutti i Paesi membri della Ue".
La fotografia di un'Europa con il coltello fra i denti e in cordata dietro
gli Stati Uniti che la società civile italiana (ma in buona parte anche
americana) non vuole proprio scattare. Le proposte alternative? Eccole, in
queste sintesi delle relazioni del convegno Un'Europa di pace per l'Onu dei
popoli.

AAA cercasi una giusta Europa

Flavio Lotti (coordinatore nazionale della Tavola della pace)
In questi ultimi mesi abbiamo fatto un ottimo lavoro, in tanta parte del
Paese è cresciuta la consapevolezza. Il popolo della pace si è ingrandito, è
diventato un patrimonio, un tesoro che dobbiamo mettere a frutto. La gente
ha ritrovato lo spirito per esprimersi, per esporsi. Oggi però non basta più
scendere in piazza a urlare slogan, è arrivato il momento di incidere sulla
politica. Malgrado abbiamo a che fare con un governo che non dimostra
interesse per la pace, è di pochi giorni fa la notizia del mancato rinnovo
della convenzione fra gli enti locali, le associazioni e la scuola che aveva
l'obiettivo di formare una cultura pacifista, e un'opposizione che si limita
a galleggiare sull'onda del momento. La proposta della Margherita di
istituire un esercito europeo che si andrebbe a sovrapporre a quelli
nazionali, non solo grida vendetta, ma probabilmente prosciugherebbe le
risorse al sociale. Sulle nostre spalle adesso abbiamo l'onere di costruire
una agenda politica alternativa, che tolga il silenziatore a questioni che
paiono lontane anni luce, ma che non sono mai state risolte, prima fra tutte
la governance della globalizzazione.

Guido Montani (segretario nazionale del Movimento federalista europeo)
La Convenzione europea presenterà il suo progetto di Costituzione il 20
giugno. Il conflitto in Iraq ha evidenziato due aspetti: l'esistenza di una
cittadinanza continentale (il popolo anti guerra) e l'inesistenza di una
politica comune (l'Europa si è presentata divisa in Mesopotamia e continua a
marcare visita in Palestina e Israele). All'unilateralismo americano
dobbiamo contrapporre una democrazia internazionale. La Costituzione europea
(imprescindibile un passaggio che contenga il ripudio della guerra da parte
dell'Europa sul modello dell'art.11 della Carta italiana) dovrà quindi
consegnare il volante dell'indirizzo politico alla Commissione, eletta
direttamente dal popolo, e togliere potere ai singoli governi nazionali. I
cittadini devono gestire un sistema a voce unica. Berlusconi, Blair e Chirac
non possono più pensare di parlare al mondo da Roma, Londra e Parigi.

Antonio Papisca (direttore del Master europeo in diritti umani, università
di Padova)
Due proposte concrete: facciamo in modo che fra i principi fondativi della
Ue ci sia "il superiore interesse dei bambini" e spostiamo le Nazioni Unite
a Gerusalemme. Per toccare i cuori, non solo le menti. In questo momento
siamo nella giungla, vince la legge del più forte, fu così nel 91 durante la
prima guerra del Golfo, nel 99 in Kosovo e lo è stato ora in Iraq. La
bandiera della pace è il simbolo di una presa di coscienza. Da lì non si
torna indietro. L'Onu va potenziata e democratizzata: il Consiglio di
sicurezza è un organo superato, immagino le Nazioni Unite come il Parlamento
dei popoli della terra. Se il Palazzo di Vetro resterà a New York, dove la
corrutela nei confronti dei rappresentanti statali è all'ordine del giorno,
tutto sarà più difficile.

Tom Benetollo (presidente nazionale Arci)
Il 65% della società civile italiana si è opposta alla guerra, mentre sulla
stessa linea si è schierato solo il 35% dei parlamentari. Il pacifismo solo
qualche mese fa era considerata una questione di serie C, oggi è diventato
il pilastro della vita democratica di questo Paese. Welfare, pace e diritti
devono essere per tutti, non ci sono più confini.

Roberto Rambaldi (Caritas Europa)
Non sopporto più chi dice "dove sono finiti i pacifisti?". Siamo qui e
abbiamo le maniche rimboccate. Dobbiamo, però, prendere coscienza che il
nostro continente è, a torto o a ragione, un modello per il resto del mondo.
Anche se spesso ci dimentichiamo che l'Europa è anche Kosovo, Serbia, Paesi
baschi, Cecenia. È imprescindibile imparare a conoscere e a farsi conoscere.

Phillys Bennis (Istituto di studi politici di Washington)
E' fantastico girare per Padova e vedere tutte queste bandiere arcobaleno.
Siamo di fronte a un momento storico. Lancio un'idea, creare un
coordinamento permanente fra i popoli della pace, e avanzo una
considerazione: l'Onu fa parte a pieno titolo del popolo della pace.

Vittorio Agnoletto (consiglio internazionale del Forum di Porto Alegre)
Cos'è la democrazia nell'era della globalizzazione? Rispondo con un esempio.
Pochi mesi fa gli zambiani si sono trovati di fronte all'alternativa se
morire di fame o accettare gli aiuti internazionali a base di ogm. Dov'è la
scelta? Dov'è la democrazia? Non mi interessa un'Europa competitiva con gli
Usa in campo economico e militare. Voglio un'Europa dove le scelte di spesa,
di dove impegnare le risorse siano appannaggio dei cittadini.

Eveline Herfkens (coordinatrice della campagna Onu Millennium Development
Goals)
Una mucca europea riceve due dollari al giorno di sussidi. Più del reddito
medio della metà della popolazione mondiale. L'esempio dell'Italia è
spiazzante. Destina solo lo 0,13% del Pil agli aiuti allo sviluppo. Malgrado
il governo abbia dichiarato di voler alzare la soglia allo 0,33% e gli
italiani si dicano disposti a vedersi aumentare di un punto le tasse per
contribuire alla lotta contro la fame e la mortalità infantile.