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Diario da Ankara: Intervento di Leyla Zana al processo
- Subject: Diario da Ankara: Intervento di Leyla Zana al processo
- From: "associazione culturale punto rosso" <puntorosso at puntorosso.it>
- Date: Fri, 18 Apr 2003 22:30:57 +0200
In aggiunta ai precedenti documenti relativi al processo a Leyla Zana e ai deputati curdi incarcerati in Turchia, inviamo l'intervento della stessa Leyla Zana al processo. Ankara, 28 marzo 2003, processo a Leyla Zana e agli altri tre parlamentari curdi in carcere dal 1994 Sintesi, da appunti, dell'intervento di Leyla Zana Non parlo molto bene il turco. Perciò leggerò un testo scritto. Siamo giunti al decimo anno della nostra carcerazione. Spero che il rifacimento del processo porti ad una conclusione diversa da quella del precedente processo. Ma il rifacimento del processo è anche un fatto molto significativo. Non è solo un fatto processuale ma anche una riforma, in concreto, del sistema giuridico: si tratta cioè della sanzione del diritto al rifacimento di un processo ingiusto. Si tratta anche di un passo importante sulla strada della democrazia: la conquista giuridica di un nuovo diritto è una conquista duratura. Noi qui presenti abbiamo l'onore di avere portato la Turchia a questa riforma. L'esito che avrà questo nuovo processo sarà anche un voto sulla democrazia in Turchia. La Turchia infatti con questo processo si è sottoposta ad un esame. E ci sono due possibilità: che la Turchia superi l'esame di democrazia, oppure che essa continui a far parte del novero dei paesi non democratici. Noi ci aspettiamo dai giudici e tutti quanti si aspettano dai giudici una buona decisione. Una buona decisione sarà importante per i popoli della Turchia e per l'opinione pubblica del mondo: vorrebbe dire che in Turchia la democrazia, i diritti umani e la pace non saranno più arrestati, torturati, condannati e privati della libertà. Vorrebbe dire che in Turchia ci sarà finalmente la possibilità di vivere una danza collettiva multicolore, secondo il carattere autentico della sua popolazione. Non si tratta solo, perciò, di avere giudici giusti. Si deve poter dire d'ora in avanti che in Turchia ci sono la giustizia e la democrazia. Questo ci importa di più della libertà personale. A suo tempo decidemmo di non essere profughi ma di rimanere in Turchia, quindi di andare in carcere, di pagare un prezzo assai alto per la nostra lotta. Volevamo, come vogliamo ancora oggi, continuare a lottare per il diritto a vivere liberi e con pari diritti in un paese appartenente a tutta la sua popolazione. La decisione del tribunale nove anni fa di condannarci fu una decisione in realtà presa in sede di potere politico. Questi affermò, in concreto, che condannarci era sua facoltà, che la nostra condanna non era di pertinenza giudiziaria. Si trattava, disse il potere, di espellere il PKK dal Parlamento. Quindi qualora il tribunale avesse voluto assolverci non avrebbe potuto farlo. I giudici allora, pèiù in generale, non erano liberi. Le accuse a nostro carico, di essere separatisti, erano del tutto false, e del tutto false le prove. Nove anni fa il nostro paese era un lago di sangue. Non c'era dialogo tra i suoi popoli, c'erano i morti e c'era una grande sofferenza perché c'erano i morti. Yta i popoli della Turchia c'era un rapporto tra sordi, tra ciechi. Ma noi volemmo essere eletti al Parlamento perché eravamo contro questa sofferenza, perché volevamo fermare lo scorrimento del sangue, perché volevamo rappresentare e dichiarare la fraternità tra i nostri popoli. E fummo invece accusati di essere dalla parte della violenza. In realtà fummo tra le vittime della violenza. Se il potere avesse accettato che mi esprimessi in curdo in Parlamento avrebbe capito che era questo che avevo detto. Avrebbe capito che volevo dare voce al mio popolo, un popolo fatto di povera gente. Avrebbe capito che volevo esprimere il cuore di un popolo che vive vicino a quello turco. Ma prima ancora che parlassi era già stato deciso tutto, il boia al potere aveva già deciso la nostra esecuzione. E' stato un periodo nel quale i partiti erano sciolti, i loro membri arrestati. E sono stata condannata anche perché donna. Molti anni fa lessi un libro intitolato "Uccidete le donne". Vi era scritto che per annientare gli oppositori un potere oppressivo comincia con l'ucciderne le donne. Il boia al potere quindi aveva deciso di annullare il nostro movimento attraverso l'eliminazione delle sue donne. E poi in questi nove anni siamo stati sommersi dalle calunnie. Abbiamo dunque pagato un duro prezzo personale. Ma il potere di allora adesso è nell'immondezzaio della storia. Io sono prima di tutto una donna, poi una madre, in ultimo una politica. Il mio cuore è dalla parte delle madri e dei loro figli. Oggi, io penso questo, come donna e come madre più che come politica, abbiamo bisogno in Turchia di tolleranza e di fraternizzare. Abbiamo bisogno di fraternizzare, in primo luogo, tra curdi e turchi. Abbiamo bisogno di essere fratelli e sorelle con i siriani e gli iracheni e gli altri popoli che confinano con la Turchia. Dovete abbandonare il proverbio che dice che il turco ha per amico solo il turco. Abbiamo bisogno di distruggere i pregiudizi nazionalisti. Dobbiamo fare ogni sforzo per capirci, per sviluppare sentimenti di fraternità tra i nostri due popoli e per sostituirli all'odio. Solo la fraternità potrà superare le ferite di una guerra durata 15 anni. La Turchia ha in sé l'eredità di due grandi rami della civiltà, quello dell'Anatolia e quello della Mesopotamia. Ha grandi tradizioni culturali. Si tratta di una buona base per progredire. La Turchia ora sta tentando di entrare nell'Unione Europea e non deve rinunciare a quest'obiettivo. L'Unione Europea, a sua volta, deve fare una sforzo maggiore nel negoziato con la Turchia, in modo da aiutarla di più a crescere democraticamente e, in questo modo, a entrare in essa. Se la Turchia non entrerà nell'Unione Europea la costruzione dell'Unione Europea sarà mutilata di una parte importante. Inoltre se la Turchia diverrà un paese democratico attirerà verso la democrazia tutto il Medio Oriente. Dopo la pioggia viene l'arcobaleno con i suoi colori. Nel 21° secolo noi possiamo avere l'arcobaleno e ballare sotto i suoi colori. Quale che sarà il risultato di questo processo, noi continueremo la nostra lotta. ---------------------------------------------------------------------------- ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO puntorosso at puntorosso.it FORUM MONDIALE DELLE ALTERNATIVE fma at puntorosso.it LUP - LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE lup at puntorosso.it EDIZIONI PUNTO ROSSO edizioni at puntorosso.it VIA MORIGI 8 - 20123 MILANO - ITALIA TEL. 02-874324/72016642 FAX 02-875045 http://www.puntorosso.it
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