01/05 Bologna: Rete, sapere, lavori al tempo della guerra



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Rete, sapere, lavori al tempo della guerra

Un 1° maggio organizzato dai lavoratori nati dopo l'Era industriale. Sono
cresciuti in questi ultimi dieci anni tra le onde, gli spruzzi e le schiume
della new economy. Seguivano il processo di una società che diceva di
abbandonare il petrolio e l'acciaio per dedicarsi ai saperi e alla cura
delle relazioni umane. Poi, col nuovo millennio i monopoli hanno preso
sopravvento. Siamo stati sottomessi  al dominio oligopolistico, le
tecnologie e le nostre intelligenze usate per la guerra. Questo cambiamento
di scenario ha portato via tutte le speranze e le prospettive aperte dallo
sviluppo della rete negli anni Novanta? Occorre spostare la nostra
attenzione verso le nuove possibilità di rilancio dell'alleanza tra lavoro
cognitivo e capitale finanziario? Oppure cercare nuove possibilità di uso
sociale dell'energia intellettuale?

 Dopo decenni di neoliberalismo, ognuno vive solo col proprio destino.
Flessibili, istruiti e precari, si ritrovano catapultati in un'epoca
preindustriale, quando sindacati e tutele sociali non esistevano. Ma alcuni
si riconoscono per il loro stile bohemien e si aggregano di nuovo. Sono
tanti, difficili da inquadrare per la statistica, forse più di 5 milioni in
Italia. Oggi sempre più smarriti e poveri, presi in mezzo dalla crisi
economica e sull'orlo di una guerra mondiale fatta a nome della paura e del
petrolio.. Le esperienze più dirompenti del Media Attivismo italiano si
incontrano con i gruppi di lavoratori cognitivi organizzati. Discutono e si
riappropriano di una net economy ormai spogliata dal suo fascino e senza
prospettive di sviluppo. Rivendicano accesso, spazi comunitari di
comunicazione, sfidano - con l'economia della conoscenza - il monopolio del
Presidente Padrone.











Dalle ore 15,00 alle ore 19,00
Seminario promosso da Quintostato, PopLab, Rekombinant:
RETE, SAPERE, LAVORI AL TEMPO DELLA GUERRA
Net economy, nuove tv e nuovi lavori: alcuni progetti tra Milano e Bologna
Introduce: Matteo Pasquinelli
Coordinana: Andrea Cusatelli
Intervengono:
Franco "Bifo" Berardi (Rekombinant)
Ambrogio Vitali (Telestreet/No-War Tv)
Anna De Manincor (Global TV)
Vito Di Marco (Urban TV)
Carlo Terrosi (Le Macchine Celibi)
Gabriele Battaglia (Tute Arancioni)
Lorenzo Guerra (Bread & Roses)
Riccardo Paccosi (PopLab)
Carlo Formenti (Quintostato)













Rete lavoro sapere in guerra

 spunti di discussione della giornata





Un 1° maggio all'insegna dei lavoratori che non sudano ma si stressano. E
il luogo dell'appuntamento pare non scelto a caso: Villa Serena
(<http://www.vserena.it/>www.vserena.it), il centro sociale del quartiere
Barca, nato un decennio fa da alcune occupazioni studentesche. Poi
ristrutturato e dato in gestione ad un collettivo di artisti e web designer
bolognesi. Si respira il fermento delle prime lotte operaie dell'Ottocento.
Quando ad ogni crisi ciclica delle manifatture, le città sulla via Emilia
respingevano ancora ai margini i vecchi lavoratori e i nuovi immigrati.
Allora, alcune teste calde e poche menti illuminate della borghesia si
incontravano per costruire quella che poi sarà la classe operaia. Formavano
società di mutuo soccorso e le prime cooperative. Sognavano una società
fondata sul lavoro per tutti. E davano vita a quelle istituzioni, come i
sindacati e le Camere del Lavoro, che hanno poi fatto la Storia del 900. Le
mani, la forza fisica, il sudore, pochi soldi e molti figli· e il paragone
storico finisce già.





Cose c'è oltre il lavoro? Come cantava la Boheme di Puccini: "cosa faccio?
Vivo. E come vivo? Scrivo". La chiamavamo sovrastruttura, un ambito
riservato ad artisti, intellettuali e politici. Per la tradizione tutta
gente che non ha capitali e non ha voglia di lavorare. Però un secolo di
trasformazioni bastano per creare i cortocircuiti più assurdi. L'uomo più
ricco del pianeta diventa Bill Gates, un venditore di programmi e linguaggi
per scrivere e codificare. In Italia va al potere Berlusconi, uno che
intrattiene la gente. Regala i suoi varietà demenziali in cambio di
attenzione per manipolare i consumi.

Negli anni Novanta si erano formate le condizioni di un capitalismo di
massa ad alta tecnologia, basato sull'alleanza tra lavoro cognitivo e
sezioni del capitale finanziario. Questa alleanza ha preso forma nel
proliferante esercito delle dot.com, nella sperimentazione di forme di
autoimpresa e di collaborazione in rete del lavoro cognitivo. Il lavoro
cognitivo poteva così farsi impresa, ed infiltrarsi nei circuiti di
formazione della tecnosfera, del mediascape. Plotoni di ingegneri creativi,
di programmatori libertari e di artisti, proletari dell'intelligenza,
persone che non possedevano altro che la loro forza lavoro cognitiva
poterono così intraprendere sul piano economico e sul piano creativo. In
realtà questa alleanza nascondeva forti differenze.  In quegli anni si
svolgeva una vera e propria battaglia tra l'intelligenza collettiva
diffusa, libertaria ed egualitaria, e gli oligopoli della new economy. Sul
piano economico l'alleanza si plasmava con l'ideologia neoliberista. Ma i
lavoratori delle dot.com erano veramente degli yuppie?



L'attività culturale, come del resto la ricerca scientifica, la formazione,
e l'attività di cura alle persone funzionano sulle complesse logiche della
comunicazione sociale. Per tutti questi lavoratori - o sarebbe meglio dire:
comunicatori - condividere il senso ed essere riconosciuti per il desiderio
del proprio fare, conta spesso più dei soldi. Le innovazioni e il lavoro di
rete è un opera collettiva.

I nuovi lavoratori flessibili e cognitivi aprivano nuovi campi di lotta.
Chi sfrutta i codici? Chi possiede i canali di comunicazione? Come funziona
il registro dei brevetti? Chi commercializza le ricerche scientifiche
durate decenni, finanziate con denaro pubblico e coinvolgendo migliaia di
ricercatori? Chi privatizza i dati per gestire i mercati? Chi incassa i
profitti del senso prodotto collettivamente? Pochi, sempre molto pochi,
rispondono i nuovi lavoratori cognitivi: gli stessi che stanno producendo
guerra e insicurezza per tutti.



Quando il movimento di Seattle nel 1999 comincia a criticare gli orrori del
mercato globale, ma soprattutto esprime le potenzialità democratiche insite
nelle nuove tecnologie di rete, le differenze emergono. Il Millennio inizia
con l'apocalisse immaginaria del millennium bug, e arriva alla crisi
economica generalizzata. Assistiamo così  nell'aprile del 2000 al collasso
degli indici di
Borsa, alla messa sotto accusa di Microsoft, la chiusura di Napster e
qualche mese dopo, alla vittoria di Bush (con brogli elettorali). La lobby
del petrolio e della guerra rompe dieci anni di concertazioni e alleanze,
ponendosi a paladini del grande Capitale Occidentale. Il dialogo finisce su
posizioni chiare. Da un lato, i vecchi e nuovi monopoli si identificano col
neoliberalismo, e ne esprimono la sua natura apertamente fascista: un
economia fondata sui rapporti di potere, la violenza, la mafia, la
menzogna, l'aggressività e il furto. Dall'altro lato, le masse di vecchi e
nuovi lavoratori che rivendicano un mondo sostenibile e un'economia
solidale e, perché no, partecipativa.



Lo scenario di questo conflitto è un classico dell'Ottocento. Lo stiamo
collettivamente rievocando. Ma intanto - ed è duro ammetterlo - il lavoro e
l'economia, così come l'abbiamo immaginati e regolati fin'ora, non centrano
più con la realtà che viviamo. Ereditiamo una società fondata sul lavoro e
lo sviluppo quantitativo misurato dal profitto. Le nostre sicurezze si
concentravano nei soldi accumulati o nel posto fisso, comunque sui ritmi
scanditi dalla fabbrica. La destra ha eliminato le sicurezze sociali, la
sinistra ha trasformato i processi di produzione, le tecnologie del
linguaggio esprimono potenzialità rivoluzionarie.  E ora che facciamo?





<http://www.vserena.it>

1° MAGGIO || oltre il lavoro
Villa Serena, via della Barca 1, Bologna



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a scriverci nel forum del sito http://www.vserena.it

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