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messaggio di un rifugiato kurdo vittima di tortura
- Subject: messaggio di un rifugiato kurdo vittima di tortura
- From: "Doriana" <g.doriana at autistici.org>
- Date: Sun, 13 Apr 2003 17:32:41 +0200
Questa testimonianza viene da molto vicino. E' di un curdo che vive nella nostra città. Vi invio questa dolorosa testimonianza nella speranza che Vi interessi, Vi emozioni, Vi indigni. Se potete, fatelo circolare. Grazie. LA TORTURA: riflessioni e testimonianza personale di Bawer Non credo che il torturatore infligga la tortura per estorcere la confessione del torturato perché comunque ci sono tanti modi non violenti per arrivare a questo. Il torturatore applica tali violenze alla sua vittima per destrutturare il suo sistema di significati, idee ed emozioni, abbrutendo cosi la sua personalità e distruggendo la sua umanità. Allontana la persona dal resto del mondo, la rende come un cadavere vivente. In questo modo il torturatore cerca di nascondere la meschina personalità sua propria e delle sue azioni. In Turchia, il popolo Kurdo non è considerato nemmeno al livello più basso delle classi sociali: semplicemente non viene concepita affatto la sua esistenza. La tortura sistematica inflitta agli uomini e alle donne di questa etnia cerca in modo terribile di cancellare le idee di libertà della popolazione Kurda. Se si viene arrestati per traffico di stupefacenti, comunque anche in questo caso, i poliziotti infliggono un certo tipo di tortura. Questo tipo di maltrattamenti e violenze oltre che in Turchia, vengono inflitti anche in altri paesi non democratici. Tre giorni fa è stato arrestato mio fratello ed è stato anche lui torturato. Nelle città turche, quando si è arrestati, il fermo di polizia dura al massimo 4 giorni, mentre nel Kurdistan questo periodo si allunga fra 7 e 30 giorni, se non di più. Questo tipo di tortura sistematico, specialmente dopo il colpo di stato del 12 settembre 1980 continua ad essere attuato anche adesso mentre vi sto parlando. Sono stati bruciati interi villaggi con le persone e gli animali, hanno bruciato macchine con dentro le persone. I cadaveri e le persone ferite sono stati poi trascinati per le strade dai carri armati come monito per gli altri. I militari turchi hanno addirittura fotografato e fatto pubblicare sui giornali come OBSERVER le teste mozzate dei guerriglieri Kurdi uccisi durante gli scontri armati. Queste foto e le altre esibizioni dei cadaveri nei villaggi, rappresentano anche esse una forma di tortura che tutta la popolazione testimone deve subire. Sono stato arrestato il 9 gennaio 1998 a Diyarbakir da alcuni poliziotti in borghese: ero insieme a due ragazze ed a mia figlia di 4 anni, anche loro sono state arrestate mentre eravamo in viaggio verso Batman. Mi hanno portato in un luogo, ma io ero bendato, probabilmente era una caserma perché si scambiavano parole d'ordine e usavano appellativi militari. Mi hanno denudato, poi legato per i polsi e sospeso da terra lasciandomi così il tempo di riflettere sulle mie idee di libertà ed aver paura per quello che avrei dovuto subire. Mi sembrava di essere da solo, se c'era qualcuno nessuno comunque parlava. Durante questi momenti pensavo alla mia vita ed a quello che avevo fatto per subire tutto ciò. Sempre bendato, mi hanno poi portato in un'altra stanza, il cemento a terra era freddissimo. Mi hanno cominciato a gettare addosso acqua fredda con la pompa, deridendomi. Sentivo così freddo che pensavo di star diventando un pezzo di ghiaccio. Non riuscivo a respirare e volevo fare solo quello. In quel momento le mie idee, la mia fede politica, la guerra, la libertà, il fascismo non avevano più nessuna importanza per me: volevo solo respirare, "essere quel respiro" ! Più tardi mi hanno condotto in un'altra stanza con il pavimento di plastica; c'era una panca su cui mi hanno costretto a distendermi. Non so quante persone c'erano ma ero completamente immobilizzato; poi uno di loro ha cominciato a torturarmi ma non vi dirò come. Quello che vi posso dire è che quando hanno iniziato, ho urlato con una voce che non avevo mai sentito. L'altra voce che non dimenticherò mai è quella del mio torturatore, la riconoscerei tra mille anche oggi. Ho passato così cinque giorni senza poter mai né mangiare né riposare. Voglio soltanto che nessuna persona provi più quello che ho provato io.
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