Otto miti americani sull'Iraq



Otto miti americani sull'Iraq
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L'Iraq responsabile dei suoi dolori, dei dolori altrui, di stragi di
minoranze, di costruire armi di distruzione di massa, dell'espulsione degli
ispettori e anche della morte dei suoi bambini.




IL PRIMO MITO AMERICANO SULL'IRAK
"Nel 1991 l'Irak ha massacrato alcuni sciiti che si erano ribellati al
regime. Secondo le stime del governo statunitense, da 30000 a 60000 sciiti
sono stati uccisi". Gli oppositori al regime irakeno hanno condotto
un'offensiva contro il potere nel 1991, dopo la campagna di bombardamenti
della coalizione internazionale. Ma, come testimoniano alcuni, tra cui Jawad
Bashara, simpatizzante del Partito Comunista Irakeno e membro del Forum
Irakeno che riunisce oppositori a Saddam Hussein, residenti a Parigi, "nel
1991 il sollevamento popolare aveva liberato quattordici grandi città e
mezza Bagdad, ma gli americani non volevano un potere alternativo (a Saddam)
dominato dagli sciiti, sotto il pretesto che essi avrebbero potuto
allearsi con l'Iran. Gli americani hanno quindi allentato il blocco attorno
alla guardia repubblicana e hanno permesso a Saddam di utilizzare le armi di
distruzione di massa, i missili terra-terra, l'aviazione, nonostante che
tutto ciò era stato proibito dagli accordi del cessate-il fuoco, per
reprimere il sollevamento nel sangue" [1].
La realtà è più complessa della propaganda. La politica degli Stati Uniti in
questa regione è dominata, dalla rivoluzione komeinista in poi, dalla
volontà di indebolire i movimenti sciiti in generale e l'Iran in
particolare. E' per questo che gli Stati Uniti hanno finanziato e armato il
movimento di Saddam Hussein affinché attaccasse l'Iran. Poi, dopo la guerra
del Golfo, essi hanno continuato a utilizzare il regime di Saddam Hussein,
questa volta per reprimere il movimento degli sciiti irakeni.
Obbiettivo: fare di Saddam un nuovo Stalin, attribuendo a lui la
responsabilità esclusiva di una repressione di massa

[1] L'Humanité du 20 novembre 2002 :
http://www.humanite.presse.fr/journ...11-20-003.html.
<http://www.humanite.presse.fr/journal/2002/2002-11/2002-11-20/2002-11-20-00
3.html.>

--- IL SECONDO MITO AMERICANO SULL'IRAK
"Saddam ha gassato più di 5000 Curdi a Halabja nel 1988"
La sola informazione di cui siamo sicuri è che una battaglia tra Iran e Iraq
ha avuto luogo nella zona di Halabja, che i due fronti hanno utilizzato armi
chimiche proibite e che alcuni civili curdi, presi tra i due fuochi, sono
stati uccisi da questi gas. Il massacro d'Halabja non aveva sollevato la
protesta della comunità internazionale,nel marzo 1988. All'epoca si era
detto che i civili erano stati uccisi "collateralmente" a seguito di un
errore di maneggiamento dei gas di guerra. Due anni più tardi, quando la
guerra Irak-Iran era finita, e gli occidentali avevano cessato di sostenere
Saddam Hussein, il massacro di Halabja fu attribuito agli irakeni. Un
rapporto dell'Army War College dimostrò, nel 1990, che questa accusa era
poco credibile. Il Washington Post del 4 maggio 1990 la riassume in questi
termini: "L'affermazione iraniana del 20 marzo [1990] secondo la quale la
maggior parte delle vittime d'Halabja è stata avvelenata da cianuro è stata
considerata come un elemento-chiave [...]. Noi sappiamo che l'Irak non
utilizza il gas cianuro. Noi abbiamo una buona conoscenza degli agenti
chimici che gli Irakeni producono e utilizzano e sappiamo quello che
ciascuno fa".
Recentemente, Stephen C. Pelletiere, un analista politico per l'Irak presso
la CIA durante la guerra Iran-Irak, in seguito professore all'Army War
College tra i redattori del rapporto [sopra citato], ricorda dalle colonne
del New York Times che il massacro d'Halabja era un crimine di guerra,
probabilmente commesso dalle armate iraniane, e non un crimine contro
l'umanità commesso dalle armate irakene. E, in ogni caso, non si tratta di
un assassinio deliberato della popolazione civile (vedere il riassunto di
Stephen C. Pelletiere nelle Tribunes
libres internationales).
Obbiettivo: fare di Saddam Hussein un nuovo Hitler, imputandogli crimini
contro l'umanità

--- IL TERZO MITO AMERICANO SULL'IRAK
"Bagdad pretende che in dodici anni l'embargo ha causato la morte di
centinaia di migliaia di bambini e di persone anziane, quando invece esse
sono state vittime del regime di Saddam Hussein"
I titoli della stampa sulle sanzioni inferte all'Irak cominciano spesso con
la seguente frase: "Saddam pretende che...".
Sull'argomento esistono in materia delle analisi precise provenienti da
organisi internazionali riconosciuti. A partire dal marzo 1996,
l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pubblicava un rapporto
allarmante sul degrado della situazione sanitaria in Irak
(Rapporto-Sintesi). L'OMS attribuiva direttamente alle sanzioni l'aumento
del 600% della mortalità giovanile e infantile dopo il 1990. L'OMS imputava
ugualmente all'embargo la riapparizione e lo sviluppo di malattie infantili
che erano in via di sparizione. L'UNICEF ha pubblicato un rapporto
nell'agosto 1999 che dimostra che le sanzioni contro l'Irak hanno
contribuito alla morte di 500.000 bambini.
Obbiettivo: mascherare la responsabilità degli Stati Uniti e del Regno Unito
nel mantenimento dell'embargo e occultare che ciò che viene mantenuto è un
crimine contro l'umanità. In una occasione, tuttavia, la responsabilità
statunitense era stata riconosciuta e assunta come dato di fatto. Ci si
ricorda in effetti che il 12 maggio 1996, Madeleine Albright, allora
segretario di Stato, era stata interrogata sulle conseguenze delle sanzioni
dalla giornalista Leslie Stahl, la quale le aveva domandato: "Noi abbiamo
saputo che mezzo milione di bambini [ne] sono morti. E' una cifra superiore
al numero dei bambini uccisi a Hiroshima. Tutto ciò ne valeva veramente la
pena?". La signora Albright rispose: "Io penso che sia stata una scelta
difficile, ma noi pensiamo che ne sia valsa la pena".[2]

[2] Emissione « 60 minutes » su CBS, 12 maggio 1996. Leslie Stahl : - We
have heard that a half million children have died. I mean that's more
children than died in Hiroshima. And - you know - is the price worth it ?
Madeleine Albright : - I think this is a very hard choice, but the price -
we think the price is worth it.

--- IL QUARTO MITO AMERICANO SULL'IRAK
"Malafede di Saddam Hussein: pretende che nel 1998 gli ispettori dell'ONU
fossero delle spie".
C'è anche quello che afferma il New York Times il 7 gennaio 1999: "Alcuni
ufficiali statunitensi hanno dichiarato oggi che alcune spie americane hanno
lavorato segretamente nella squadra degli ispettori delle Nazioni Unite".[3]
Il 6 gennaio 1999 il Boston Globe riportava che degli agenti segreti
statunitensi "hanno condotto un'ambiziosa operazione di spionaggio concepito
per penetrare i servizi informativi irakeni e seguire i movimenti del leader
irakeno Saddam Hussein, secondo quanto sostengono alcune fonti degli Stati
Uniti e dell'Onu". [4] Il Washington Post del 2 marzo seguente ha riportato
in prima pagina che gli Stati Uniti "hanno infiltrato degli agenti e del
materiale di spionaggio in tre anni tra le file delle équipes di ispezione
degli armamenti dell'ONU in Irak, al fine di controllare l'armata irakena,
all'insaputa delle Nazioni Unite". [5] L'informazione fu messa in dubbio, ma
quando la stampa ha richiesto una smentita ufficiale, "i portavoci della
CIA, del Pentagono, della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato hanno
rifiutato di smentire categoricamente (Washington Post, 2 marzo 1999). [6]
Già nel settembre 1991 l'ONU aveva indirizzato una "reprimenda pubblica" a
David Kay, un ispettore statunitense della commissione speciale di disarmo
in Irak, accusato di fornire delle informazioni direttamente a Washington
prima che all'ONU. [7]
Obbiettivo: fare credere che l'Irak non ha mai veramente accettato delle
ispezioni.

[3] « United States officials said today that American spies had worked
undercover on teams of United Nations arms inspectors. »
[4] « carried out an ambitious spying operation designed to penetrate Iraq's
intelligence apparatus and track the movement of Iraqi leader Saddam
Hussein, according to U.S. and U.N. sources ». [Copie de l'article sur
globalpolicy.org-
http://www.globalpolicy.org/securit...es/scomspy3.htm
<http://www.globalpolicy.org/security/issues/scomspy3.htm>]
[5] « Infiltrated agents and espionage equipment for three years into United
Nations arms control teams in Iraq to eavesdrop on the Iraqi military
without the knowledge of the U.N. agency. »
(http://www.library.cornell.edu/coll...deast/unspy.htm
<http://www.library.cornell.edu/colldev/mideast/unspy.htm>" Copie de
l'article)
[6] « spokesmen for the CIA, Pentagon, White House and State Department
declined to repeat any categorical denials », Washington Post, 2 marzo 1999
[7] (Le Monde, 3 octobre 1991, « Controverse à l'ONU sur la mission
nucléaire en Irak Les informations recueillies à Bagdad n'auraient pas dû
être transmises d'abord aux États-Unis »).

--- IL QUINTO MITO AMERICANO SULL'IRAK
Gli ispettori dell'ONU sono stati espulsi dall'Irak nel 1998"
Informato di una campagna di bombardamenti imminente, Richard Butler, il
capo degli ispettori dell'epoca, ha deciso di ritirare il suo personale
(Operazione "Renard del deserto" lanciata il 16 dicembre 415 missili
lanciati, 600 bombardamenti). Segnalando questo ritorno, il Washington Post
del 18 dicembre 1998 scrisse: "Butler ha ordinato ai suoi ispettori di
evacuare Bagdad, anticipando un attacco militare, marted' sera". [8]
Confermando che si trattava certamente di una partenza volontaria e non di
un'espulsione, USA Today del 17 dicembre 1998 riportò che "l'ambasciatore
russo, Sergei Lavrov, ha criticato Butler per la sua
evacuazione degli ispettori dall'Irak, mercoledì mattina, senza domandare
l'autorizzazione al Consiglio di Sicurezza". [9]
Obbiettivo: pretendere che Saddam Hussein abbia volontariamente interrotto
le ispezioni durante gli ultimi anni per ricostruire il suo arsenale al
riparo dalle ispezioni

[8] « Butler ordered his inspectors to evacuate Baghdad, in anticipation
of a military attack, on Tuesday night »
[9] « Russian Ambassador Sergei Lavrov criticized Butler for evacuating
inspectors from Iraq Wednesday morning without seeking permission from
the Security Council. »

--- IL SESTO MITO AMERICANO SULL'IRAK
Inizio 2003: l'Irak dispone di missili a lunga gittata
Nel corso di un incontro con Jose Maria Aznar, il 22 febbraio 2003, George
W. Bush ha evocato i missili irakeni Al-Samoud 2 come dei missili a lunga
portata. In effetti i missili incriminati figurano nella dichiarazione di
12000 pagine consegnata dall'Irak all'ONU, il 7 dicembre 2002. In
un'intervista al Monde, Corinne Heraud, un'ispettrice francese dell'ONU
spiega che già nell'ottobre 2002 Bagdad aveva dichiarato che alcuni test
avevano soprassato il limite di 150 km.
Quando, su richiesta di Hans Blix, un gruppo di esperti ha reso le sue
conclusioni sugli Al-Samoud 2, il 12 febbraio, John Negroponte, ambasciatore
degli Stati Uniti all'ONU, ha qualificato l'informazione come "scoperta" di
"missili che violano le risoluzioni dell'ONU", suggerendo che si trattava di
una scoperta inedita. Questa messa in scena, sotto forma di scoop, è stata
ripresa da numerosi media. Anzi, la RTBF o RFI tra le altre, presentavano il
12 febbraio come una rivelazione "esclusiva" ciò che non era che la conferma
ufficiale di quello che l'Irak aveva dichiarato parecchi mesi prima. Secondo
Associated Press, Hans Blix avrebbe annunciato in gennaio che 40 test erano
stati effettuati sui missili al-Samoud 2. Tre lanci avrebbero sorpassato i
150 km autorizzati dalla risoluzione 687, e solo un tiro avrebbe raggiunto i
182 km. Il superamento dei 150 km, è dovuto, secondo il vice premier irakeno
Tarek Aziz, sono stati effettuati con delle macchine non caricate (esse
possono trasportare fino a 300 kg di carico) e non equipaggiate dei
dispositivi di guida. L'ambasciatore irakeno presso le Nazioni Unite, ha
dichiarato il 12 febbraio che il suo geverno desiderava che una commissione
andasse a verificare la reale portata dei missili.
Obbiettivo: fare credere che l'Irak rappresenti oggi una minaccia per il
suoi vicini

--- IL SETTIMO MITO AMERICANO SULL'IRAK
"L'Irak non è autorizzato a sorvolare le 'zone di esclusione aerea' che
coprono i 2/3 del suo territorio"
Le zone di esclusione aerea che comprendono le parti dell'Irak situate a
Nord del 36° parallelo e a Sud del 32° parallelo sono state imposte da Stati
Uniti, Gran Bretagna e Francia 18 mesi dopo la guerra del Golfo.
Poi la Francia è ritornata sui suoi passi e ha denunciato queste zone.
Il 3 settembre 1996, gli Stati Uniti hanno deciso unilateralmente di
estendere la zona dal 32° al 33° parallelo. Per il diritto internazionale e
per l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, l'Irak conserva il
diritto di difendere il suo territorio nell'insieme, comprese le zone
dichiarate "d'esclusione aerea" dagli Stati Uniti.
Obbiettivo: dare un'apparenza di legittimità ai raids aerei angloamericani
contro le posizioni difensive irakene nella zona di esclusione aerea.

--- L'OTTAVO MITO AMERICANO SULL'IRAK
"La guerra permetterà di disarmare con efficacia l'Irak"
Da 1991 al 1998, la prima serie di ispezioni ha permesso di eliminare molte
più armi che le sei settimane di bombardamenti. Nel 1994, l'AIEA si
dichiarava "convinta che, attraverso la continuazione delle misure di
distruzione, rimozione e neutralizzazione che sono state prese fino a qui,
non è materialmente più possibile all'Irak di produrre delle armi nucleari o
dei materiali utilizzabili nelle armi nucleari". Secondo lo statunitense
Scott Ritter, ex ispettore dell'UNSCOM, "dal 1998 l'Irak è grosso modo
disarmato: dal 90 al 95% delle sue capacità in armi di distruzione di massa
sono state eliminate, e ciò è verificabile".
(Intervista in The Guardian).
Obbiettivo: giustificare l'attacco contro l'Irak


Numerose fonti riprese in questo articolo sono state trovate sul sito
del collettivo FAIR« Fairness & Accuracy In Reporting »