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Dieci buoni motivi perché George Bush non vinca la guerra
- Subject: Dieci buoni motivi perché George Bush non vinca la guerra
- From: "Radioitaliana" <news at radioitaliana.it>
- Date: Thu, 3 Apr 2003 20:32:02 +0200
Radioitaliana - notizie per pensare - Newsletter - n.1 - 3 aprile 2003 Questo bollettino non è commerciale, né vuol "spammare" prodotti, e non ha cadenza fissa. A meno di bombe atomiche (sic) non sarà inviato più di una volta alla settimana. Se lo ricevi è perché il tuo indirizzo, per ragioni spesso inspiegabili - in qualche caso incomprensibili davvero - è presente nel disco rigido del computer di Radioitaliana. Se non vuoi riceverlo inviaci un messaggio vuoto a <mailto:rimuovi at radioitaliana.it>rimuovi at radioitaliana.it. Se invece lo ricevi in più di una copia, dacci qualche info in più su come comportarci. In entrambi i casi ci scusiamo del fastidio. Dieci buoni motivi perché George Bush non vinca la guerra (o almeno la perda politicamente) di Gennaro Carotenuto en Radioitaliana este texto también en espa-ol E' un ricatto morale quello di chi difende la guerra contro la dittatura irachena. Gli argomenti sono gli stessi di sempre: l'appartenenza dei pacifisti ad un Occidente al quale devono benessere, una malintesa distanza dall'Islam, una spruzzatina di Huntington con il suo scontro di civiltà, il terrorismo e la statua della Libertà. Il tutto condito con il miele della gratitudine eterna agli Stati Uniti per "averci liberato" nel 1945. La novità, di fronte alla resistenza irachena è l'obbligo a desiderare una vittoria rapida angloamericana. E' un ricatto intollerabile. Quella in Iraq è l'ennesima guerra neoliberale. Le drammatiche, imperdonabili morti irachene, oggi oscurano le morti per sete, malattie curabili, fame, lavoro precario. Il trionfo anglo-americano in Iraq, a causa delle caratteristiche peculiari dell'amministrazione Bush, non è quindi il male minore. Per molti motivi non contingenti, ne elenchiamo dieci, solo un cessate il fuoco immediato può ristabilire la legalità internazionale e fermare la mattanza. 1. Mai come in questo caso l'argomento "anti-americanismo" è fuori luogo. L'attuale governo statunitense è probabilmente il più a destra in 230 anni di storia. Nella sua "Strategia della Sicurezza Nazionale", George Bush afferma testualmente (VI paragrafo) che il libero mercato sia un principio morale (sic) e che la prima libertà umana sia il profitto. Nonostante la solidarietà suscitata dall'11 settembre, il governo statunitense ha coscientemente diviso Onu, Nato ed Unione Europea inimicandosi alleati insospettabili. Non è successo per caso: le teste d'uovo di quel governo, i Daniel Pipes, i Paul Wolfowitz, i Robert Kagan, da decenni criticano da posizioni di ultradestra lo stesso Partito repubblicano, la Cia e perfino Henry Kissinger, uno dei più grandi violatori di diritti umani del XX secolo. Oggi, i neoconservatori sono al potere e la guerra preventiva combinata all'unilateralismo, risulta una riproposizione estremizzata del "Big Stick", il grande bastone di Teodoro Roosevelt, con il quale un secolo fa già si massacravano latinoamericani e si imponeva il regime coloniale sulle Filippine. segue in Radioitaliana Notizie per pensare - <http://www.radioitaliana.it> i titoli degli ultimissimi inserimenti The Indipendent, 3-4, Ci vorrà ben più del viaggio di Powell per sanare la frattura con la Turchia Molto più delle spaccature in Europa, è politicamente grave per gli Stati Uniti la crisi con la Turchia. Tutti gli scenari post-bellici prevedono come punto più caldo la frontiera Iraq-Turchia. Ma l'arroganza con la quale Bush figlio - a differenza di Bush padre - ha trattato l'alleato, rende tutto più difficile. La Stampa, La doppia ipocrisia italiana, 3-4, di Augusto Minzolini UN male sottile contagia la politica sulla crisi irachena. Un male ricorrente da noi, a sentire i detrattori del Bel Paese: governo, maggioranza, opposizione stanno peccando di ipocrisia. Kurdishmedia, 3-4, Manifesto per la creazione di un Kurdistan libero, indipendente ed unificato. L'autonomia promessa basta ai curdi per il nuovo Irak? Sicuramente non si può impedire ad un popolo di continuare a lottare. IRNA (agenzia iraniana) 3-4, I ministri degli esteri di Iran, Siria e Turchia per il cessate il fuoco ed il ritorno alle Nazioni Unite. La Repubblica, 3-4, Pietro Ingrao sfida la coalizione: "Dobbiamo aiutare l'Iraq" "Il presidente Usa è l'aggressore, non deve passarla liscia Non paragono Bush a Hitler, ma mi interrogo sulla superpotenza" di Goffredo de Marchis Lettera22, 2-4, Ancora polemiche sul dopo Saddam, di Emanuele Giordana Rivelazioni del britannico The Guardian sul piano dell'Amministrazione per il dopoguerra Da non perdere: Fonti indipendenti a Baghdad: Le corrispondenze - non verificabili, ma cosa è verificabile a Baghdad oggi? - di alcuni giornalisti freelance dalla capitale irachena pubblicati da Indymedia. SalamPax il blog di un cittadino iracheno che scrive da Baghdad. Il sito degli scudi umani in Iraq Selvas, 1-4, Petrolio e gas in Bolivia: condanna a morte per troppa ricchezza. di Giovanna Vitrano, 26-3 - I "consumatori " statunitensi NON devono sapere. In quattro tappe, la manfrina di CNN, denunciata da Radioitaliana, per occultare e censurare al pubblico statunitense le notizie sul primo massacro al mercato di Baghdad. 27-3 Traduttori per la pace, Il diario di Rachel Corrie, la pacifista ventitreenne americana, schiacciata e uccisa deliberatamente da una ruspa mentre tentava di impedire che l'esercito israeliano distruggesse le case nella striscia di Gaza. In una straordinaria serie di e-mail dirette alla sua famiglia spiega per quali motivi rischiava la vita. Il Manifesto, 28-3, Tempeste di false notizie, di Giulietto Chiesa Per la prima volta gli americani non hanno più il monopolio delle informazioni sulla guerra. Ma non mancano le televisioni fedeli a Washington, mentre quelle «nemiche» vengono bombardate. Radioitaliana - notizie per pensare - Newsletter - n.1 - 3 aprile 2003 http://www.radioitaliana.it
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