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"Petrolio: il sangue della guerra"
- Subject: "Petrolio: il sangue della guerra"
- From: "Agostino Spataro" <agspata at tin.it>
- Date: Tue, 1 Apr 2003 03:31:12 +0200
In un libro del 1937 il vero scopo della conquista dell'Iraq PETROLIO: IL SANGUE DELLA GUERRA di Agostino SPATARO * Confesso di essere stato colpito dall'analisi schietta e lungimirante che Arnaldo Cipolla svolge nel suo libro di viaggio "Sino al limite segreto del mondo" del 1937 che, nei giorni scorsi, ho trovato a Budapest, scartabellando sulla bancarella di un libraio antiquario. Alla luce della guerra angloamericana contro l'Iraq, le considerazioni di questo scrittore, un tempo molto popolare oggi completamente sconosciuto, acquistano, dopo 65 anni, un significato quasi profetico poiché, pur tra retorica e risentimenti di regime (fascista), ci propongono una verità sul petrolio irakeno valida per il triste passato del colonialismo e per questo opaco presente della globalizzazione. Lo scritto anticipa e rafforza un punto di vista oggi condiviso dalla quasi totalità dei cittadini, ma solo da pochi commentatori dichiarato: la guerra di Bush è stata scatenata innanzitutto per il controllo del petrolio iracheno. Tutto il resto non conta o viene dopo. Si sperava che i propagandisti del Pentagono (che nel mondo sono un esercito più numeroso di quello inviato contro Saddam) ci risparmiassero almeno questa penosa presa in giro della guerra "umanitaria". Ma così non è stato. Perciò ci conforta leggere quanto annotava Cipolla nel lontano 1936, durante il suo viaggio in Mesopotamia: " Noi vediamo e vedremo sempre l'Irak sotto l'aspetto petrolifero . Il primo accordo anglo-francese per i petroli dell'Irak data dalla grande guerra(1916)ŠL'accordo di San Remo finì per attribuire ai francesi la parte germanica sequestrata all'Armistizio, cioè il quarto della produzione dell"Irak Petroleum", mentre altri due quarti erano assegnati all'Inghilterra e l'ultimo quarto agli Stati Uniti d'AmericaŠ" ( 1 ) Poche righe che confermano un'amara realtà storica e culturale che, certo, non fa onore all'Occidente che ha sempre visto l'Iraq e il Medio Oriente come un immenso giacimento petrolifero su cui mettere le mani. Verità imbarazzante che ieri si tentava di mascherare (ma non tanto) sotto le bandiere della civiltà, oggi sotto quelle della democrazia. Com'è noto, le potenze vincitrici della prima guerra mondiale trovarono, a conclusione della conferenza internazionale di San Remo, un accordo per la spartizione delle ricchezze petrolifere irakene, già allora considerate di grande valore economico e strategico. Dal bottino venne esclusa l'Italia dei Savoia i quali- da lì a poco- l'avrebbero consegnata agli squadristi fascisti di Benito Mussolini. Il Cipolla, che è uno scrittore di regime, marchia tale esclusione con parole di fuoco: "Quando si parla della preda coloniale germanica della grande guerra che Inghilterra e Francia hanno carpito in Africa ed altrove non facendone menomamente partecipe l'Italia, loro alleata, anzi la vera salvatrice delle fortune dell'Intesa, si dimentica il petrolio dell'Irak il tesoro inesauribile dal quale l'Italia venne inesorabilmente esclusa. Egoismo più odioso di questo non si poteva attuare. Esso giustifica qualunque rivendicazione italiana nell'avvenireŠ" ( 2 ) A distanza di 80 anni, sulla scena mediorientale i "protagonisti" sono sempre gli stessi e sempre animati dallo stesso vorace proposito: accaparrarsi del petrolio iracheno; visto che già dispongono di quello dell'Arabia saudita e delle altre petromonarchie del Golfo. E' cambiato soltanto l'ordine (d'importanza), il ruolo guida fra le parti in causa. Chissà, se modificando l'attribuzione dei "quarti" (o magari dei "quinti") a favore degli Usa, nel frattempo divenuti l'unica superpotenza di riferimento, non si possa avviare, a partire da quel vecchio schema di ripartizione, un negoziato segreto per la futura ricostruzione e pacificazione dell'Iraq. Fantapolitica? In ambienti diplomatici si sussurra che nei mesi antecedenti la guerra si sia trattato su un'ipotesi di questo genere, senza tuttavia giungere ad un accordo. D'altra parte, non è questa la prima volta in cui le principali potenze occidentali rivaleggiano per il controllo delle immense risorse petrolifere irakene. Il petrolio - scrive Cipolla - è stato sempre considerato il bottino più prezioso: "Al di sopra di questa ricchezza sotterranea e ormai tangibile sulle rive del Mediterraneo, la vita biblica continua, semplice e frugale, le greggi e i tramonti e il vecchio pastore col suo cane. Il suolo è a loro e per poco. Ma non il sottosuoloŠ" ( 3 ) Nella sola regione del Golfo sono concentrate riserve petrolifere accertate per circa 700 miliardi di barili. ( 4 ) Non vi è dubbio che chi controllerà queste ingenti risorse potrà condizionare il mercato petrolifero e lo sviluppo economico mondiali per i prossimi decenni. Questo, e non altro, è il vero, inconfessabile obiettivo della guerra illegale scatenata da Bush e da Blair e dai loro (pochi) soci e manutengoli. In Iraq di petrolio c'è ne sempre stato in abbondanza e di ottima qualità e a basso costo ("La nafta a Kirkuk costa una lira sterlina a tonnellata"). Arnaldo Cipolla visitando nel 1936 la zona di Kirkuk (per il cui controllo in questi giorni è in atto una feroce battaglia fra tutte le parti belligeranti: anglo-americani, kurdi, tribù e forze fedeli a Saddam, reparti delle milizie integraliste di Ansar Al-Islam) rimase impressionato dall'eccezionale portata del pozzo di Rabu Gurgur : "Il rendimento del solo pozzo n. 1, sull'anticrinale chiamato di Kirkuk, gettò fuori una formidabile tromba di petrolio di 12.000 tonnellate giornaliere che inondò il territorioŠ In tutto a Kirkuk furono perforati 42 pozzi il cui "rendimento sorpassava talmente i bisogni che venne deciso di far lavorare soltanto 15 pozzi. Essi forniscono i 4 milioni di tonnellate annue che gli oleodotti inglese (lungo 750 km) e francese trasportano rispettivamente a Caifa (allora Palestina, oggi Israele n.d.r.) e a Tripoli di Siria." (oggi Libano n.d.r.) ( 5 ) Quant'è mutevole la geopolitica in Medio Oriente! Da sempre, disegnata a tavolino dalle potenze coloniali europee. Con riga e compasso. Un tempo queste potenze non si peritavano di reclamare la spartizione d'intere regioni dell'Asia e dell'Africa e l'appropriazione delle loro risorse minerarie. Il diritto coloniale, sancito da varie conferenze internazionali, s'incaricava di legittimare le stragi, l'occupazione militare, il protettorato, la rapina dei beni, lo sfruttamento bestiale degli uomini e delle risorse naturali appartenenti a popoli e Stati, colpevoli soltanto di essere poveri e quindi "destinati" a soccombere alle mire imperialistiche delle grandi e delle piccole potenze occidentali. Oggi, la coscienza democratica e anticoloniale delle nazioni costringe i governi, asserviti agli interessi delle grandi imprese multinazionali, a mimetizzare le loro mire di conquista sotto forma di guerre "umanitarie" e "preventive". Per rabbonire l'opinione pubblica si ricorre ai metodi più disparati: dalla censura alla disinformazione pianificata, dal fotomontaggio alla valanga mediatica (anche sulla TV "pubblica") che ci assilla con la bella frottola del nuovo "eroe metropolitano" (nelle cui vene scorre "il sangue della guerra" , alias il petrolio, come lo chiama Cipolla), partito per infidi deserti, dove rischia la vita per eliminare uno solo fra i tanti dittatori esistenti nei paraggi ed altrove, per esportare la "democrazia" dei miliardari e liberare il mondo da un terrorismo islamista che sembra essere stato creato e foraggiato a bella posta , per fare da sponda alle azioni più spregevoli. Concludo come ho cominciato, con un'altra efficace pennellata di Arnaldo Cipolla che mostra di avere capito, già allora, la causa principale dell'odierno conflitto. "Così dal cuore dell'Asia arriva in Europa il sangue della guerra, l'essenza dionisiaca della velocità, il petrolio di Kirkuk. Arrivare e combattere per il petrolio. Strike oil! Grido dell'americano del 1860, grido attuale di tutti gli uomini, grido delle brigate inglesi inviate in Palestina a salvaguardare il 30 per cento d'interesse netto che il petrolio largisce agli azionisti della City." ( 6 ) 29 marzo 2003. * Agostino SPATARO, cestumed at tin.it , è autore di vari saggi sul mondo arabo e sul Mediterraneo fra i quali: "I Paesi del Golfo", Edizioni Associate, Roma, 1991; "Il Mediterraneo", coautore B. Khader, Editrice internazionale, Roma, 1993; "Il fondamentalismo islamico- Dalle origini a Bin Laden", presentazione di Yasser Arafat, Editori Riuniti, Roma, 2001. Note: 1) Arnaldo Cipolla in "Sino al limite segreto del mondo", Edizioni Bemporad, Firenze, 1937, 2) A. Cipolla op. cit. 3) Ibidem 4) Nel dettaglio, vedi su www.infomedi.it (n. 17) il mio "Le vere ragioni della guerra di Bush" e l'articolo di Nicolas Sarkis "Iraq: una guerra per il petrolio"; 5) A. Cipolla op. cit. 6) Ibidem AVVERTENZA: Tutti i diritti riservati. Il presente articolo può essere pubblicato e/o diffuso, in tutto o in parte, purché vengano citati chiaramente il nome dell'Autore e il sito della rivista ondine da cui è tratto: www.infomedi.it
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