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Da "Qui", una proposta
- Subject: Da "Qui", una proposta
- From: "Massimo Parizzi" <massimoparizzi at tin.it>
- Date: Tue, 25 Mar 2003 01:51:47 +0100
Oggi è il 7 marzo e forse, quando riceverete questa lettera, o ancora prima, quando avrò finito di scriverla, sarà già scoppiata. Le guerre, infatti, scoppiano: uccidono, distruggono da un momento all'altro. Centomila persone che ora sono vive - prevede chi è addetto a prevedere - fra un po', se la guerra all'Iraq scoppierà, non lo saranno più. Ma, prima di scoppiare, e dopo, e anche durante l'esplosione, la guerra - la sua idea, la sua minaccia, la sua previsione, la sua realtà - si fa posto e strada, molto più lentamente, nei pensieri e nelle parole, nel senso di sé e degli altri. Nel senso dello spazio, il mondo, e del tempo, il futuro. Nel senso della sicurezza, quindi della propria vita privata e del proprio modo di vivere, della propria casa, dei propri cari. Quindi dell'egoismo e dell'altruismo. Si fa posto e strada anche fra le abitudini, fra le presenze consuetudinarie. Diventa una nostra compagna. Stiamo attenti al suo muoversi fra di noi e in noi: questo è l'invito che vi e mi rivolgo. Ed è anche - veramente, si parva licet... - la mia proposta per il prossimo e ottavo numero di "Qui". Perché? Perché, oltre a che cosa sta succedendo, bisogna che cerchiamo di capire che cosa ci sta succedendo. Perché, per giungere subito all'estremo, a un esempio estremo, da un certo momento in poi diventa impossibile capire - l'ha insegnato la Iugoslavia - come persone prima pacifiche, con il lavoro, i soldi, la famiglia, o le donne, o gli uomini, il divertirsi, in testa ai loro pensieri, diventino, poi, non solo disposte, ma spesso ansiose di farsi Ôattori della Storia', o burattini degli Stati. Da un certo momento in poi, sembra un mistero. Bisogna capirlo prima. Cominciamo allora - questa è la proposta - registrando. Registrando giorno per giorno parole che udiamo o leggiamo, atteggiamenti, comportamenti che notiamo, episodi cui assistiamo, pensieri, sensazioni che ci attraversano, riconducibili alla guerra: il Ôclima di guerra', si potrebbe dire. Ma a questa condizione: di escludere quello che della guerra viene già detto Ôin pubblico', non solo da giornali e telegiornali, ma anche da organizzazioni pacifiste e movimenti, da politici, partiti politici ecc., e ogni parola, sia pure Ôprivata', che ne sembri una ripetizione, un'eco. E di astenersi, sulla guerra, da analisi politiche, economiche, ideologiche ecc. Questo, è vero, renderà probabilmente il compito più difficile, ma più utile. A che cosa servirebbe ripetere quanto è detto abbondantemente altrove? A che cosa, presentare su "Qui" analisi cui si dedicano, con maggiori e migliori strumenti, tante altre pubblicazioni? Andiamo, invece, a cercare e riconoscere la guerra dove è più nascosta, nelle pieghe dei discorsi, delle attività, dei pensieri quotidiani. Facciamolo per due mesi, fino al 15 maggio 2003, qualunque cosa in questi due mesi avvenga. E facciamolo giorno per giorno, datando tutte le nostre osservazioni: che il risultato sia una sorta di diario collettivo, un'occasione, per chi lo leggerà, di ritornare e riflettere su quel che sarà avvenuto. Per chi lo scriverà potrà essere, tra l'altro, un esercizio di attenzione. Aspetto quindi, man mano o entro la metà di maggio, i vostri testi. Se, intanto, vorrete forwardare questa lettera, grazie. Massimo Parizzi, per "Qui - appunti dal presente", via Bastia 11, 20139 Milano, tel.-fax 57406574, e-mail massimoparizzi at tin.it, url http://web.tiscali.it/rivistaqui. Chi non desidera ricevere messaggi da "Qui - appunti dal presente" ci invii per favore un e-mail scrivendo in oggetto "cancellazione".
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