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STANNO FACENDO COME A GENOVA di Lorenzo Guadagnucci
- Subject: STANNO FACENDO COME A GENOVA di Lorenzo Guadagnucci
- From: "carlo" <ramku at libero.it>
- Date: Wed, 19 Mar 2003 21:07:35 +0100
STANNO FACENDO COME A GENOVA di Lorenzo Guadagnucci, autore di "Noi della Diaz", membro del Comitato Verità e giustizia per Genova (www.veritagiustizia.it) Non fate come a Genova. Non negate lâevidenza, non minimizzate, abbiate il coraggio di accertare i fatti con la massima trasparenza. E fatelo subito. Eâ un invito al questore, al prefetto, a chi ha responsabilità istituzionali. Lâorribile omicidio di Milano, lâassassinio di Davide Cesare e il ferimento di suoi due compagni, sono stati seguiti da un episodio inquietante allâospedale San Paolo. Le forze dellâordine ö secondo numerose denunce - avrebbero caricato gli amici di Davide, li avrebbero inseguiti per le scale e nelle stanze dellâospedale, colpendoli più volte. Abbiamo visto le chiazze di sangue per terra, le teste fasciate e ricucite di alcuni giovani. Il questore dice che sono stati feriti anche alcuni agenti. Lâoperazione, ha spiegato, era necessaria, perché gli amici di Davide volevano entrare nellâospedale e prelevare la salma del ragazzo. Ma chi può credere a una spiegazione del genere? E poi che cosa spiega? Non capiscono il questore, il prefetto, gli uomini delle istituzioni che devono stabilire con la massima chiarezza chi ha fatto cosa e perché? Eâ vero o non è vero che câè stata una carica davanti a un ospedale? Che molti ragazzi, pochi minuti dopo lâassassinio di un loro compagno, sono stati inseguiti e picchiati? Se non è vero, perché non lo dimostrano? Perché non spiegano che cosâerano allora quelle chiazze di sangue e perché quelle teste sono state rotte? E se invece le denunce sono credibili, come possono tollerare che uomini in divisa abbiano compiuto gesti simili? In questi mesi, parlando dei fatti di Genova, abbiamo detto mille volte che vogliamo verità e giustizia nellâinteresse della democrazia e delle stesse forze di polizia. Abbiamo detto che vogliamo una pubblica ammissione di responsabilità e una netta presa di distanza dalle aggressioni avvenute per strada, dai maltrattamenti di Bolzaneto, dallâirruzione alla Diaz, perché altrimenti dovremmo pensare che tutto ciò potrebbe accadere ancora. Molti ci dicevano: sono esagerazioni, le violenze di Genova sono irripetibili. Può darsi. Ma qualcuno ricorda che successe subito dopo il blitz alla Diaz? Anche quella volta si minimizzò, si diedero versioni di fantasia dei fatti (le molotov trovate nella scuola e in realtà collocate dalla stessa polizia, il fasullo accoltellamento di un agente, i misteriosi ferimenti di altri), si disse che eventuali eccessi erano responsabilità di singole mele marce. La polizia non fece unâindagine interna. Non prese le distanze. Addirittura disse il falso e successivamente non ha certo agevolato le inchieste della magistratura. Anche stavolta minimizzano. Non danno risposte precise alle denunce. Si giustificano indicando un ipotetico "ratto della salma". Forse contano di farla franca perché stavolta non câerano migliaia di persone di ogni tendenza, né fotografi o giornalisti, ma Îsoloâ ragazzi dei centri sociali. Magari pensano che nel clima di guerra e di insicurezza che siamo vivendo ci sia più spazio per lâuso della forza. Non capiscono che il fossato aperto a Genova fra società civile e forze dellâordine in questo modo si allarga ancora, proprio mentre la violenza politica torna sulla scena. In quel fossato stanno finendo i diritti di tutti. Fate qualcosa o fate come a Genova? Lorenzo Guadagnucci
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