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Affari di guerra
- Subject: Affari di guerra
- From: "italo.disabato at libero.it" <italo.disabato at libero.it>
- Date: Wed, 12 Mar 2003 11:27:15 +0100
Già pronta la corsa agli appalti, effetto preventivo della guerra a Saddam. Affari molto riservati. Accordo "strategico" miliardario (e non solo) tra Italia e Stati Uniti. Qualcuno dalla guerra ci guadagnerà, questo è certo. Ed è certo che a fare il pieno degli affari saranno i soliti noti: le grandi potenze, i maggiori gruppi internazionali, le multinazionali pronte a far ripartire il loro giro d'affari, inceppato dalle crisi di casa propria e da politiche economiche fallimentari, al di qua e al di là degli oceani. Così si affilano le armi e si preparano gli accordi strategici tra finanzieri d'assalto e grandi gruppi pronti a spartirsi la torta. Con le banche italiane in prima fila, a finanziare le operazioni prima di distruzione e poi di ricostruzione. Banca Intesa, Unicredito, Capitalia, SanPaolo-Imi, Banco di Napoli, Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro (qualcuno si ricorda lo scandalo di Atlanta e i finanziamenti occulti all'Iraq?) sono tutte lì, partner di ferro di Confindustria nella società per azioni Simest, controllata al 76% dal Ministero del tesoro, che lunedì ha firmato un "accordo strategico" con la sua omologa statunitense Overseas Private Investment Company (Opic), una agenzia "indipendente" istituita dal Congresso degli Stati Uniti. Accordo benedetto dal viceministro delle Attività produttive con delega al Commercio estero Adolfo Urso, uno degli emergenti di Alleanza nazionale, e dall'ambasciatore Usa in Italia, l'ex imprenditore dei supermercati Mel Sembler, fino a poco tempo fa presidente della Sembler Company, che ha svolto un ruolo di primissimo piano nella raccolta di fondi per le campagne elettorali presidenziali dei Bush padre e figlio. L'accordo di collaborazione economica siglato tra il presidente e il direttore generale della Simest, Ruggero Manciati e Massimo D'Aiuto, e il presidente dell'Opic Peter Watson «ha l'obiettivo di sviluppare verso paesi terzi iniziative comuni a favore delle piccole e medie imprese». Le aree di maggior interesse sono i Balcani e la Russia, il Mediterraneo, il Medio Oriente e i Paesi nordafricani. «Un evento di portata storica - ha detto Watson - che giunge in un momento in cui la partnership tra Italia e Usa è sempre più forte». «Nei territori della Palestina - ha affermato Manciati - sono pronti 15 progetti, tenuti vivi in attesa che la situazione permetta di far ripartire gli investimenti. Sono previsti inoltre investimenti in Arabia Saudita e altri paesi del Golfo». E il viceministro Urso ha precisato: «Siamo impegnati - ha detto - affinché in Medio Oriente si avvii un processo di pacificazione e stabilità. L'augurio è che la firma dell'accordo tra Italia e Stati Uniti possa permettere alle imprese di svolgere un ruolo attivo in questo processo. Un accordo che ha valenza economica, imprenditoriale e politica». E' la prima volta, sostengono il direttore generale e il presidente di Simest, che «l'Opic decide di fare un accordo in Europa, e per farlo ha scelto l'Italia, e quindi la nostra società, che da oltre dieci anni è impegnata nei processi di internazionalizzazione delle nostre imprese. Grazie a questo accordo svilupperemo progetti comuni e rafforzeremo la nostra presenza in aree strategiche per l'Italia come i Balcani, la Russia e i Paesi del Mediterraneo». Tutte aree che hanno subìto nel corso degli ultimi anni vicende belliche e scontri fratricidi che hanno raso al suolo quei territori, ridotto alla disperazione le popolazioni e prodotto milioni di profughi in fuga. Il testo dell'accordo, definito con un po' di esagerazione "un'alleanza storica", suggerisce infine una riflessione: da un lato, sulle reali intenzioni e i ruoli assunti dall'Italia e dagli Stati Uniti nel frangente "bellicoso" in cui il mondo si trova in questo momento; dall'altro, sulla natura e i compiti, non esattamente e non solo d'affari, che le due società si sono date. Il partner pubblico italiano e l'agenzia governativa americana hanno infatti fissato sei ambiti di cooperazione che nel testo diffuso sono puntualmente elencati: «Rafforzamento dei legami istituzionali (che compete ai governi e ai rispettivi parlamenti), scambio di informazioni generali (che compete ai servizi segreti), incremento e promozione degli investimenti, intensificazione della cooperazione a iniziative di sviluppo, cooperazione a livello progettuale, condivisione delle risorse». La guerra è in agguato, dietro l'angolo. Il partner italiano Nel sito della Società di investimenti sui mercati esteri www. simest. it si legge: «La SIMEST è la finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero. Istituita come società per azioni (legge n° 100 del 1990) ha iniziato a operare nel '91. Controllata dal governo italiano che detiene il 76% del pacchetto azionario, è partecipata da banche e imprese». In pratica il restante 24% del capitale - secondo l'ufficio stampa della stessa Simest - è in mano alla Confindustria, le Unioni industriali territoriali e le Federazioni categoriali, e alle principali banche italiane come Capitalia e Mediocredito, Intesa, Unicredito, SanPaolo-Imi e Banco di Napoli, Monte dei Paschi di Siena e Banca Nazionale del Lavoro. «Creata per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane e assistere gli imprenditori nelle loro attività all'estero, sottoscrive fino al 25% del capitale delle società estere partecipate da imprese italiane e agevola il finanziamento di quote sottoscritte dal partner italiano in società o imprese all'estero. Agevola i crediti all'esportazione, finanzia studi di prefattibilità, fattibilità e programmi di assistenza tecnica, finanzia programmi di penetrazione commerciale e spese di partecipazione a gare internazionali. Fornisce servizi di assistenza e consulenza per gli investimenti all'estero». Gli interessi italiani in ballo: . Gli interessi italiani in ballo: . Petrolio: l'Italia si approvvigiona dall'Iraq per il 10% dei suoi consumi energetici . Acqua: Oltre alla costruzione della rete di Bassora gli italiani sono in corsa per le opere di captazione, conduzione e distribuzione idrica . Costruzioni: le società Impregilo e Condotte sono interessate a tutte le attività di ricostruzione nella regione . Mercato: viene stimato che il mercato iracheno valga due miliardi di euro l'anno . Import-Export: L'Italia è tra i principali fornitori dell'Iraq. Prima della Guerra del Golfo era il quarto partner commerciale di Saddam Quanto valgono i grandi appalti: . 2.400 Quanto valgono i grandi appalti: . 2.400 chilometri di strade, autostrade e viadotti da ricostruire . 550 generatori elettrici di emergenza e il 15% della rete elettrica di ripristinare . il 40% della popolazione è senza acqua e impianti di acqua potabile. Serviranno impianti di potabilizzazione e di trattamento dotati di autogeneratori . 13 milioni e mezzo di persone sono in attesa di servizi sanitari, almeno un ospedale dovrà essere costruito nelle maggiori città . 12.500 scuole dovranno essere rifornite di arredi, libri e materiale scolastico e migliaia di aule dovranno esser completamente ricostruite . da 5.000 a 8.000 saranno le abitazioni da ricostruire nelle grandi città bombardate nella guerra del '91 e in quella che verrà . 900 milioni di dollari è valutato il giro del business postbellico Grandi gruppi americani interessati alla ricostruzione... Grandi gruppi americani interessati alla ricostruzione irachena del dopo-guerra . Halliburton: una società della holding si occuperà di bonificare i pozzi petroliferi . Bechtel: ha partecipato a importanti commesse nella ricostruzione in Bosnia e in Kossovo . Berger: è tra le più grandi compagnie al mondo che si occupa di costruzione di ponti, strade e autostrade . Fluor: si tratta di uno dei maggiori operatori mondiali nel campo delle costruzioni . Parsons: avrà il compito di far ripartire le comunicazioni, i trasporti, la viabilità e la sicurezza Fonti: Wall Street Journal, La Repubblica 12 marzo 2003 Prc Palata web www.prcpalata.org
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