Ancona, porto di guerra....



LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELL'AUTORITA' PORTUALE ALESSANDRO PAVLIDI

Egregio Presidente,

Le capiterà spesso, credo, di posare il suo sguardo sul bassorilievo di S.
Francesco, posto all'ingresso del nostro porto, e certo saprà che ricorda
la partenza del poverello di Assisi verso le terre degli "infedeli" per
portare lui, "giullare di Dio", una parola di pace, mentre feroci
predicatori e papi guerrieri incitavano crociate e la Guerra Santa. Questo
episodio lontano è la testimonianza che un porto può essere un luogo da
dove salpa e ove approda la pace, e che molte volte, nei suoi lunghi secoli
di storia, il porto di Ancona è stato una porta aperta verso gli altri
popoli.

In questi giorni di gelido vento di tramontana, ancor più tagliente spira
il soffio della guerra e il nostro governo ha deciso, già ora, che tutte le
nostre infrastrutture, quindi anche il porto di Ancona, possono essere
messe al servizio degli Stati Uniti d'America in caso di guerra all'Iraq.

Già alcuni anni orsono, ai tempi dell'attacco Nato alla ex-Jugoslavia, il
nostro porto ha ospitato, senza e senza ma, navi da guerra o infrastrutture
belliche. Oggi fortunatamente, grazie anche, e soprattutto, alla speranza,
nata due anni or sono, a Porto Alegre, di un altro mondo possibile,
vastissimo è il fronte di chi è contrario alla guerra, come la grande
manifestazione di Roma ha dimostrato, e questo schieramento è tanto
determinato quanto grande.

Spero, anzi credo, che anche lei condivida l'auspicio di pace di tante e
tanti anconetani e marchigiani. Proprio ieri l'altro il presidente
dell'Autorità Portuale di Genova ha dichiarato che quel porto è
indisponibile per le unità militari, navali e non, dirette verso il Golfo
Persico e l'Iraq e proprio in queste ore i sindacati e i rappresentanti
delle compagnie di quel porto, hanno dichiarato preventivamente "l'embargo"
alle attività di servizio alle merci e alle attività USA di supporto alla
guerra in Iraq.

Mi sembra evidente come tutto ciò, se ce ne fosse ancora bisogno, non solo
dimostri un sentimento di profonda e generale avversione a questa guerra,
ma soprattutto la forte volontà di realizzare azioni concrete contro di
essa, la volontà di non trincerarsi soltanto dietro un suo rifiuto etico,
la volontà, intima e fortemente sentita, di fermarla nella consapevolezza
di poterci riuscire. Per questo credo che sarebbe molto importante che
anche lei e il suo Consiglio, sappiate trovare la determinazione di
esprimervi inequivocabilmente, dichiarando il porto di Ancona indisponibile
alle attività militari. Certo troverete il sostegno e l'approvazione di
quanti nel porto lavorano, vivono e lo vogliono porta aperta di pace e
solidarietà.

GIULIANO BRANDONI - Segretario Regionale del PRC