GENOVA 01 di Fausto Paravidino al Teatro Manzoni di Pistoia



 TEATRO MANZONI PISTOIA

DA VENERDÌ 11 A LUNEDÌ 14 APRILE

(feriali ore 21, festivo ore 16)



Associazione Teatrale Pistoiese/Teatro del Tempo Presente

Direzione artistica: Cristina Pezzoli



"GENOVA 01"

di FAUSTO PARAVIDINO

con Filippo Dini, Simone Gandolfo e Antonia Truppo



Regia FILIPPO DINI

 Scene, Costumi, Luci e Proiezioni Laura Benzi

Musiche Michele Rabbia e Giovanni Maier




 Dalla penna del ventiseienne genovese Fausto Paravidino - pluripremiato
'talento' della giovane drammaturgia italiana contemporanea - una
coraggiosa riflessione, quasi un'orazione civile sui tragici fatti di
Genova (dagli entusiasmi del 'Movimento' al vertice G8, dalla morte di
Carlo Giuliani al terrore della Diaz e alla brutalità di Bolzaneto)per un
teatro che sia davvero "DEL TEMPO PRESENTE" .



LO SPETTACOLO SUL G8

di Filippo Dini

"Genova 01" racconta ciò che avvenne a Genova al di fuori della zona rossa
durante i giorni del G8. Il teatro non può mai essere mezzo di
qualcos'altro, né di un pensiero, né tanto meno di un'ideologia, può
soltanto essere espressione e tramite della metafora e in essa trova la sua
necessità. Il G8 di Genova è la metafora che raccontiamo. Non credo in un
teatro 'politico', credo invece nella possibilità di un teatro civile, in
quanto portatore di verità. Genova rappresenta per me, per gli attori,
l'autore, la scenografa, un appuntamento irrinunciabile con l'essere
artisti e l'essere uomini ora, qui, in questo paese, su questo pianeta.
Portare in teatro questa storia significa ricostruire completamente in noi
la necessità stessa della nostra arte oggi, creare i presupposti perché la
tragedia possa trovare liberamente espressione attraverso di noi. Per fare
questo non possiamo far altro che ricercare la verità, la verità nella
nostra arte e la verità nel profondo della materia che trattiamo. Una
ricerca fatta su due binari, che nel nostro lavoro si fondono in un unico
pensiero, ed è per questo che le menzogne di Piazza Alimonda, la
repressione nelle strade, l'assalto alla Diaz, le torture di Bolzaneto
offendono la nostra dignità, fanno a pezzi il nostro senso di giustizia e
impoveriscono i nostri desideri. Lo spettacolo è la mise en scene di tale
ricerca: incessante, senza pietismo e senza commenti; questa ricerca
ossessiva non può avere ripensamenti, non può avere punti di vista, non si
fanno dibattiti sulla verità; la sua luce ti attrae fino al baratro, dietro
al quale si palesa, nella sua agghiacciante semplicità. E da lì in poi
(davvero come Edipo) non resta che affrontare la pena e la tortura della
condanna che ci attendeva fin dalla nascita. Rappresentare questo testo,
per me è raccontare la lotta antica dell'uomo contro la dittatura, contro
qualsiasi forma di dittatura, da quella perpetrata negli scontri di Genova
a quella quotidiana, nascosta e apparentemente meno pericolosa dell'uomo
contro se stesso.  Credo che il G8 si possa riassumere in cinque grandi
argomenti. Quasi ricalcando la struttura dei cinque atti shakespeariani, il
primo racconta di come ambo gli eserciti si stanziarono nei rispettivi
accampamenti e di come l'uno cantò e ballò in nome di un altro mondo
diverso e possibile, portando negli occhi quella luce, quel sole che
difficilmente avrebbe visto un tramonto; l'altro osservò con fredda
circospezione. Quelle medesime motivazioni, quella stessa smania per la
verità, che già da molto tempo ormai hanno reso possibili le imprese più
straordinarie in tante parti del mondo, ebbene quei 'sogni' scintillavano
ancora negli occhi di quei valorosi all'alba del secondo giorno e per noi
secondo atto, ma ben presto ebbero a dover resistere, ebbero a dover
chiedere coraggio a se stessi e ai loro cavalieri, che cadevano sotto i
colpi della repressione. Questa giornata è la più difficile da raccontare
poiché è la più densa di avvenimenti, di orari, di immagini, di paura.
Questo è l'atto più propriamente raccontato, più 'narrato' proprio perché
ci sono tanti punti di osservazione e ognuno di loro necessita una
collocazione all'interno di quel caos, che troverà quiete soltanto nel
fragore di quei due spari, nel silenzio di quella morte. Il giorno e atto
successivo si aprono con il rancore e la paura di quelle trecentomila
persone che non sono più separate in tanti gruppi come ieri, oggi sono un
fiume, un enorme fiume che viene bloccato e fatto straripare. Una giornata
che si avvia verso la sera con troppa lentezza, e ancora con pestaggi e
violenze. Il quarto atto rappresenta ciò che non poteva essere né atteso né
previsto, come la foresta in Macbeth si anima e pare prendere vita, così
con lo stesso stupore e terrore credo siano stati accolti i massacratori
della Diaz. Di questa notte si sa poco, abbiamo solo un video che ci fa
vedere l'arrivo, ma cosa sia effettivamente successo lo sanno solo coloro
che erano presenti. Certo abbiamo anche, a testimonianza della tragedia, il
sangue, le fratture, le urla di quella notte. Qui la storia sembra
sprofondare nella tenebra del mistero, si vede sempre meno, e anche la
mente sembra non comprendere più quali siano le logiche che governano
l'universo, fino a perdere completamente coscienza nel quinto e ultimo atto
(i fatti di Bolzaneto) che completa questo viaggio forse catartico (?)
all'interno di ciò che più c'è di oscuro e terrificante nell'animo umano,
ovvero il suo istinto al predominio, alla brutalità, all'odio.



Note dell'autore al 2003

di Fausto Paravidino

Genova 01 è una interpretazione a puntate della tragedia. La tragedia segue
ineluttabilmente il suo corso, questo suo tentativo di interpretazione
arriva ora alla sua terza puntata, che potremmo chiamare Genova 03 (Genova
aggiornata al 2003). Cominciamo da Genova 01. E' il 2001, è luglio, non
sono a Genova, vengo a sapere, mi stupisco. Di fronte allo stupore inizio
lo studio perché non si può restare stupiti senza capire. Scopro tantissime
persone che stanno facendo la stessa cosa. Molti percorsi si uniscono. Lo
stupore si trasforma in indignazione, l'indignazione in sofferenza, la
sofferenza in esigenza di comunicazione, di rappresentazione, di
testimonianza. Nasce il piccolo testo Genova 01. è una tragedia di un
quarto d'ora in quattro atti. Gli atti corrispondono a quattro unità,
quattro blocchi di tempo e di azione: il giovedì con la manifestazione
tranquilla dei temi del movimento, il venerdì con la repressione di piazza
e la morte di Carlo Giuliani, il sabato con la repressione di piazza e la
Diaz (la repressione che entra in casa), la domenica (e giorni seguenti)
con la caserma di Bolzaneto (la repressione che fa dei prigionieri).
L'oscurità procede di pari passo con l'avanzare della tragedia: di venerdì
abbiamo un'overdose di immagini, la Diaz la vediamo da fuori, intravediamo
qualcosa dalle finestre, sentiamo le urla. Di Bolzaneto ci sono solo
racconti. Genova 01 viene letto in forma di orazione civile tra il 2001 e
il 2002 da un gruppo variabile di 'testimoni' del proprio stupore, della
propria indignazione, del proprio grado di consapevolezza della tragedia.
Hanno testimoniato Iris Fusetti, Fausto Paravidino, Simone Gandolfo, Carlo
Orlando, Aldo Ottobrino, Donatella Civile, Claudia Coli, Ketty di Porto,
Franco Ravera, Nicola Pannelli. Nel 2002 Filippo Dini inizia a lavorare
come regista (e attore) su Genova 02. Genova 02 è (ovviamente) diverso da
Genova 01. E' passato un anno. La testimonianza è sempre il cuore centrale
dello spettacolo ma non basta più, è necessaria una nuova interpretazione,
politica e artistica, un "senno di poi". Il testo si arricchisce a mano a
mano di nuove testimonianze, di nuovi punti di vista, un po' vengono da
fuori, dai nuovi fatti, dalle nuove 'scoperte' su Genova, e un po' vengono
da dentro, dalla partecipazione dei testimoni che hanno lavorato in Genova
01. In Genova 02 hanno lavorato Filippo Dini, Antonia Truppo, Simone
Gandolfo, Alessia Giuliani, Sara Bertelà, Iris Fusetti, Laura Benzi, Fausto
Paravidino. Genova 03 è all'inizio del suo viaggio. Si è arricchito
dell'esperienza di Genova 02 ed ha la responsabilità di ricordare il
passato e fare il punto sul presente, sul modo nel quale la repressione
continua, sul modo nel quale il movimento reagisce o non reagisce. Un paio
di coordinate estetiche: metafora e tragedia. Il teatro è il luogo della
metafora, il palcoscenico è la metafora della terra, gli attori sono la
metafora degli uomini, una commedia è una metafora della storia. Di solito
un'idea o un sentimento mi si trasformano in una metafora, una storia, che
diventa una commedia. In Genova 01 non succede perché il G8 a Genova mi è
apparso già in sé come metafora del mondo in questo momento. E' stato un
momento di compressione temporale che è avvenuto in un luogo preciso. Si
sono scontrati dei mondi, le persone che erano lì erano "rappresentanti",
rappresentanti del Capitalismo, rappresentanti della contestazione,
rappresentanti della tobin tax, rappresentanti dello Stato, rappresentanti
di se stessi. Ognuno di coloro che si trovavano lì, non si trovava lì come
si trova di solito nei posti: per caso. Si trovava lì per rappresentare
qualcosa. Quindi era una metafora coi suoi personaggi, i suoi attori, la
sua azione. Non si può inventare la metafora della metafora o il
personaggio del personaggio, quindi tutto ciò è 'riferito', non
'interpretato'. Quella di Genova 01 non è una scrittura ma una
trascrizione. Tragedia. Genova è la fine del melodramma e l'inizio della
tragedia. Non nella realtà, nella percezione della realtà. Non di tutti, ma
di molti. C'è chi percepiva la tragedia da prima, c'è che vive ancora in un
melodramma, noi siamo tra quelli che hanno percepito la tragedia con
Genova. Percepire la tragedia vuol dire farla finita con le cazzate,
mettersi nell'ottica di farla finita. Non vuol dire diventare migliori, ma
volerlo sì. La differenza tra la tragedia e il melodramma è che alla fine
della tragedia non cambi canale perché la tragedia sei tu. Continua dentro
di te. Noi facciamo apologia di tragedia, proselitismo tragico, non so se è
reato, spero di no. Se fosse non mi stupirei, si cerca di diventare grandi.

Roma, 13 dicembre 2002



 INFO: 0573/991609 - 27.112

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