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GENOVA 01 di Fausto Paravidino al Teatro Manzoni di Pistoia
- Subject: GENOVA 01 di Fausto Paravidino al Teatro Manzoni di Pistoia
- From: "Associazione Teatrale P.se" <atp.pistoia at dada.it>
- Date: Fri, 21 Feb 2003 19:19:01 +0100
TEATRO MANZONI PISTOIA DA VENERDÌ 11 A LUNEDÌ 14 APRILE (feriali ore 21, festivo ore 16) Associazione Teatrale Pistoiese/Teatro del Tempo Presente Direzione artistica: Cristina Pezzoli "GENOVA 01" di FAUSTO PARAVIDINO con Filippo Dini, Simone Gandolfo e Antonia Truppo Regia FILIPPO DINI Scene, Costumi, Luci e Proiezioni Laura Benzi Musiche Michele Rabbia e Giovanni Maier Dalla penna del ventiseienne genovese Fausto Paravidino - pluripremiato 'talento' della giovane drammaturgia italiana contemporanea - una coraggiosa riflessione, quasi un'orazione civile sui tragici fatti di Genova (dagli entusiasmi del 'Movimento' al vertice G8, dalla morte di Carlo Giuliani al terrore della Diaz e alla brutalità di Bolzaneto)per un teatro che sia davvero "DEL TEMPO PRESENTE" . LO SPETTACOLO SUL G8 di Filippo Dini "Genova 01" racconta ciò che avvenne a Genova al di fuori della zona rossa durante i giorni del G8. Il teatro non può mai essere mezzo di qualcos'altro, né di un pensiero, né tanto meno di un'ideologia, può soltanto essere espressione e tramite della metafora e in essa trova la sua necessità. Il G8 di Genova è la metafora che raccontiamo. Non credo in un teatro 'politico', credo invece nella possibilità di un teatro civile, in quanto portatore di verità. Genova rappresenta per me, per gli attori, l'autore, la scenografa, un appuntamento irrinunciabile con l'essere artisti e l'essere uomini ora, qui, in questo paese, su questo pianeta. Portare in teatro questa storia significa ricostruire completamente in noi la necessità stessa della nostra arte oggi, creare i presupposti perché la tragedia possa trovare liberamente espressione attraverso di noi. Per fare questo non possiamo far altro che ricercare la verità, la verità nella nostra arte e la verità nel profondo della materia che trattiamo. Una ricerca fatta su due binari, che nel nostro lavoro si fondono in un unico pensiero, ed è per questo che le menzogne di Piazza Alimonda, la repressione nelle strade, l'assalto alla Diaz, le torture di Bolzaneto offendono la nostra dignità, fanno a pezzi il nostro senso di giustizia e impoveriscono i nostri desideri. Lo spettacolo è la mise en scene di tale ricerca: incessante, senza pietismo e senza commenti; questa ricerca ossessiva non può avere ripensamenti, non può avere punti di vista, non si fanno dibattiti sulla verità; la sua luce ti attrae fino al baratro, dietro al quale si palesa, nella sua agghiacciante semplicità. E da lì in poi (davvero come Edipo) non resta che affrontare la pena e la tortura della condanna che ci attendeva fin dalla nascita. Rappresentare questo testo, per me è raccontare la lotta antica dell'uomo contro la dittatura, contro qualsiasi forma di dittatura, da quella perpetrata negli scontri di Genova a quella quotidiana, nascosta e apparentemente meno pericolosa dell'uomo contro se stesso. Credo che il G8 si possa riassumere in cinque grandi argomenti. Quasi ricalcando la struttura dei cinque atti shakespeariani, il primo racconta di come ambo gli eserciti si stanziarono nei rispettivi accampamenti e di come l'uno cantò e ballò in nome di un altro mondo diverso e possibile, portando negli occhi quella luce, quel sole che difficilmente avrebbe visto un tramonto; l'altro osservò con fredda circospezione. Quelle medesime motivazioni, quella stessa smania per la verità, che già da molto tempo ormai hanno reso possibili le imprese più straordinarie in tante parti del mondo, ebbene quei 'sogni' scintillavano ancora negli occhi di quei valorosi all'alba del secondo giorno e per noi secondo atto, ma ben presto ebbero a dover resistere, ebbero a dover chiedere coraggio a se stessi e ai loro cavalieri, che cadevano sotto i colpi della repressione. Questa giornata è la più difficile da raccontare poiché è la più densa di avvenimenti, di orari, di immagini, di paura. Questo è l'atto più propriamente raccontato, più 'narrato' proprio perché ci sono tanti punti di osservazione e ognuno di loro necessita una collocazione all'interno di quel caos, che troverà quiete soltanto nel fragore di quei due spari, nel silenzio di quella morte. Il giorno e atto successivo si aprono con il rancore e la paura di quelle trecentomila persone che non sono più separate in tanti gruppi come ieri, oggi sono un fiume, un enorme fiume che viene bloccato e fatto straripare. Una giornata che si avvia verso la sera con troppa lentezza, e ancora con pestaggi e violenze. Il quarto atto rappresenta ciò che non poteva essere né atteso né previsto, come la foresta in Macbeth si anima e pare prendere vita, così con lo stesso stupore e terrore credo siano stati accolti i massacratori della Diaz. Di questa notte si sa poco, abbiamo solo un video che ci fa vedere l'arrivo, ma cosa sia effettivamente successo lo sanno solo coloro che erano presenti. Certo abbiamo anche, a testimonianza della tragedia, il sangue, le fratture, le urla di quella notte. Qui la storia sembra sprofondare nella tenebra del mistero, si vede sempre meno, e anche la mente sembra non comprendere più quali siano le logiche che governano l'universo, fino a perdere completamente coscienza nel quinto e ultimo atto (i fatti di Bolzaneto) che completa questo viaggio forse catartico (?) all'interno di ciò che più c'è di oscuro e terrificante nell'animo umano, ovvero il suo istinto al predominio, alla brutalità, all'odio. Note dell'autore al 2003 di Fausto Paravidino Genova 01 è una interpretazione a puntate della tragedia. La tragedia segue ineluttabilmente il suo corso, questo suo tentativo di interpretazione arriva ora alla sua terza puntata, che potremmo chiamare Genova 03 (Genova aggiornata al 2003). Cominciamo da Genova 01. E' il 2001, è luglio, non sono a Genova, vengo a sapere, mi stupisco. Di fronte allo stupore inizio lo studio perché non si può restare stupiti senza capire. Scopro tantissime persone che stanno facendo la stessa cosa. Molti percorsi si uniscono. Lo stupore si trasforma in indignazione, l'indignazione in sofferenza, la sofferenza in esigenza di comunicazione, di rappresentazione, di testimonianza. Nasce il piccolo testo Genova 01. è una tragedia di un quarto d'ora in quattro atti. Gli atti corrispondono a quattro unità, quattro blocchi di tempo e di azione: il giovedì con la manifestazione tranquilla dei temi del movimento, il venerdì con la repressione di piazza e la morte di Carlo Giuliani, il sabato con la repressione di piazza e la Diaz (la repressione che entra in casa), la domenica (e giorni seguenti) con la caserma di Bolzaneto (la repressione che fa dei prigionieri). L'oscurità procede di pari passo con l'avanzare della tragedia: di venerdì abbiamo un'overdose di immagini, la Diaz la vediamo da fuori, intravediamo qualcosa dalle finestre, sentiamo le urla. Di Bolzaneto ci sono solo racconti. Genova 01 viene letto in forma di orazione civile tra il 2001 e il 2002 da un gruppo variabile di 'testimoni' del proprio stupore, della propria indignazione, del proprio grado di consapevolezza della tragedia. Hanno testimoniato Iris Fusetti, Fausto Paravidino, Simone Gandolfo, Carlo Orlando, Aldo Ottobrino, Donatella Civile, Claudia Coli, Ketty di Porto, Franco Ravera, Nicola Pannelli. Nel 2002 Filippo Dini inizia a lavorare come regista (e attore) su Genova 02. Genova 02 è (ovviamente) diverso da Genova 01. E' passato un anno. La testimonianza è sempre il cuore centrale dello spettacolo ma non basta più, è necessaria una nuova interpretazione, politica e artistica, un "senno di poi". Il testo si arricchisce a mano a mano di nuove testimonianze, di nuovi punti di vista, un po' vengono da fuori, dai nuovi fatti, dalle nuove 'scoperte' su Genova, e un po' vengono da dentro, dalla partecipazione dei testimoni che hanno lavorato in Genova 01. In Genova 02 hanno lavorato Filippo Dini, Antonia Truppo, Simone Gandolfo, Alessia Giuliani, Sara Bertelà, Iris Fusetti, Laura Benzi, Fausto Paravidino. Genova 03 è all'inizio del suo viaggio. Si è arricchito dell'esperienza di Genova 02 ed ha la responsabilità di ricordare il passato e fare il punto sul presente, sul modo nel quale la repressione continua, sul modo nel quale il movimento reagisce o non reagisce. Un paio di coordinate estetiche: metafora e tragedia. Il teatro è il luogo della metafora, il palcoscenico è la metafora della terra, gli attori sono la metafora degli uomini, una commedia è una metafora della storia. Di solito un'idea o un sentimento mi si trasformano in una metafora, una storia, che diventa una commedia. In Genova 01 non succede perché il G8 a Genova mi è apparso già in sé come metafora del mondo in questo momento. E' stato un momento di compressione temporale che è avvenuto in un luogo preciso. Si sono scontrati dei mondi, le persone che erano lì erano "rappresentanti", rappresentanti del Capitalismo, rappresentanti della contestazione, rappresentanti della tobin tax, rappresentanti dello Stato, rappresentanti di se stessi. Ognuno di coloro che si trovavano lì, non si trovava lì come si trova di solito nei posti: per caso. Si trovava lì per rappresentare qualcosa. Quindi era una metafora coi suoi personaggi, i suoi attori, la sua azione. Non si può inventare la metafora della metafora o il personaggio del personaggio, quindi tutto ciò è 'riferito', non 'interpretato'. Quella di Genova 01 non è una scrittura ma una trascrizione. Tragedia. Genova è la fine del melodramma e l'inizio della tragedia. Non nella realtà, nella percezione della realtà. Non di tutti, ma di molti. C'è chi percepiva la tragedia da prima, c'è che vive ancora in un melodramma, noi siamo tra quelli che hanno percepito la tragedia con Genova. Percepire la tragedia vuol dire farla finita con le cazzate, mettersi nell'ottica di farla finita. Non vuol dire diventare migliori, ma volerlo sì. La differenza tra la tragedia e il melodramma è che alla fine della tragedia non cambi canale perché la tragedia sei tu. Continua dentro di te. Noi facciamo apologia di tragedia, proselitismo tragico, non so se è reato, spero di no. Se fosse non mi stupirei, si cerca di diventare grandi. Roma, 13 dicembre 2002 INFO: 0573/991609 - 27.112 http://www.pistoiateatri.it Se nel futuro non desiderate ricevere altro materiale, vi preghiamo di inviare un messaggio vuoto indicando il vostro indirizzo e-mail e sarete cancellati dal ns. indirizzario. Grazie in anticipo per la collaborazione!!
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