processo a PeaceLink, ecco com'è andata ( per ora)



Ciao a tutti!
Ieri mattina - presso l'aula H del tribunale di Taranto - è cominciato il processo a PeaceLink i cui particolari sono sul sito http://www.peacelink.it/emergenza

Si è avviata così una causa civile che durerà anni (cinque dicono i più ottimisti, oltre i sette i pessimisti). Ieri ci si è limitati a comparire in tribunale e vi è stata quindi la costituzione delle parti. Non abbiamo fatto ai giornalisti il nome del consulente Nato in quanto - per problemi di procedura - non si è ancora costituita l'ingegnere elettronico Marina Berati, accusata di aver inserito un messaggio lesivo dell'immagine e della carriera del suddetto consulente; a costituirci eravamo io e Giovanni Pugliese in quantità di presidente e segretario di PeaceLink. L'8 luglio vi sarà la costituzione anche di Marina.

Ci ha confortato la presenza di padre Michele Stragapede, missionario comboniano, di padre Gianni Capaccioni, superiore della comunità dei comboniani di Bari, di Maria Teresa Tarallo (mia moglie) e di Giovanni Matichecchia, uno degli amici che sta animando il nuovo sito http://www.tarantosociale.org su cui PeaceLink punta per coinvolgere - con l'architettura aperta di PHPNuke - le associazioni locali. Questi amici hanno, di fronte ai giornalisti, testimoniato la loro solidarietà a PeaceLink in questo momento "difficile".

Notevole è stata l'attenzione dei giornalisti, il cellulare ha squillato in continuazione ed è stata una "diretta" continua.

Era prevista anche la consegna della bandiera della pace alla Procura della Repubblica, ma è slittata ad oggi in quanto il procuratore dott.Aldo Petrucci era impegnato in un incontro con la Commissione Antimafia. La bandiera è stata consegnata oggi, assieme al messaggio, che riporto in coda.

Infine va detto che stanno pemvenendo molteplici attestazioni di solidarietà e di sostegno e che - con una stima approssimativa - si è vicini nella raccolta fondi ad un 10% della somma totale (50 mila euro); forse entro fine anno la somma raccolta può arrivare attorno al 50%. Al fine di destinare - in caso di vittoria della causa - tale somma ai bambini di strada africani (ci si è orientati sulla comunità di Kivuli a Nairobi) si è costituito un Comitato dei Garanti che farà da monitoraggio della raccolta fondi e che sceglierà e gestirà la destinazione finale dei fondi. Ne fanno parte:
- Amani e padre Kizito
- Nigrizia
- Aifo
- Comunità dei Missionari Comboniani di Bari.

Infine: il morale è alto nonostante l'enorme quantità di tempo che questa vicenda sta portando via (almeno a me); infatti da un punto di vista legale occorre seguirla con attenzione e quindi è più il tempo che ho passato dall'avvocato che quello che ho dedicato a seguire la mobilitazione contro la guerra. Ma forse era proprio questo lo scopo che "qualcuno" si proponeva...

Un cordiale saluto a tutti e un particolare ringraziamento a chi ci sta sostenendo con tanto entusiasmo, passione e generosità.

Alessandro Marescotti


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Al Procuratore della Repubblica di Taranto


Siamo felici di poter donare alla Procura della Repubblica di Taranto la bandiera della pace, simbolo della speranza di milioni di uomini che ripudiano la guerra. Vogliamo ossequiare la nostra Costituzione con questo gesto semplice.

Non chiediamo alla Procura di esporla. Il nostro è un omaggio simbolico a chi è garante della legalità.

Doniamo questa bandiera alla Procura della Repubblica perché per noi la legalità è garanzia non solo di giustizia ma anche di pace; la legalità infatti permette al più debole di far valere - senza ricorrere alla guerra - le proprie ragioni e di vincere. Viceversa la guerra dà garanzia di vittoria unicamente al più forte e non necessariamente a chi ha ragione.

Noi operatori di pace vogliamo un ordine internazionale in cui la forza sia posta al servizio del diritto e quindi del più debole, di chi patisce un'ingiustizia, di chi vive nella condizione di oppresso, di minacciato, e ha bisogno di aiuto.

Ed è per questo che ripudiamo la guerra che si pone al di sopra del diritto e lo infrange, sostituendo al diritto internazionale il diritto del più forte e attribuendo a quest'ultimo tutte le ragioni e tutti i pretesti per esercitare il suo dominio.

E' per questo motivo inoltre che la nostra Costituzione all'articolo 11 ripudia la guerra come offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, prevedendo per esclusione l'uso legittimo della forza per difesa, mai per attacchi preventivi.

Il "ripudio" della guerra va ben oltre la semplice non partecipazione ad essa; il ripudio della guerra ha valori educativi, morali, esprime ripugnanza, sdegno e condanna, il ripudio è parola dai significati linguistici impegnativi: il ripudio è opposizione.

La nostra Costituzione pertanto chiama tutta l'Italia all'opposizione alla guerra, ed il ripudio è costituzionalmente affidato non solo allo Stato ma dell'intera comunità civile: "L'Italia ripudia la guerra…", recita l'articolo 11.

Se le parole hanno un significato, se la Costituzione ha un valore, ecco allora che ci sembra importante rinsaldare - anche con il semplice dono della bandiera della pace - il ponte che collega chi si impegna per la pace a chi si impegna per la legalità.

Cogliamo infine l'occasione per consegnare una nostra documentazione giuridica sulla base della quale a noi risulta non essere reato l'esposizione della bandiera della pace dal Municipio.

(segue allegato)

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Alessandro Marescotti, Giovanni Pugliese, p.Michele Stagapede, p.Gianni Capaccioni, Giovanni Matichecchia, Maria Teresa Tarallo